Ambiente

E mio nonno diceva: la montagna crollerà

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24 Aprile 2020
E mio nonno diceva: la montagna crollerà

Cronaca di un disastro annunciato


Ho passato tutte le estati della mia infanzia e giovinezza a Giampilieri. Alla fine d'agosto e con l'inizio di settembre iniziavano le piogge: il campo di calcio nel letto della fiumara che dalle colline sbuca a mare, veniva spostato, per la “gioia” di mia nonna che poi ci controllava e richiamava dal balcone, nel piazzale della chiesa romanica abbarbicata nel centro del paese: era il modo con cui gli “antichi” proteggevano i loro piccoli da uno dei pochi pericoli cui potevano andare incontro all'epoca.
Bene, anzi, malissimo: oggi il letto di quel canale è disseminato di case, palazzi, ville a schiera e parcheggi per auto. E non parliamo delle colline che stringono il paese in un abbraccio mortale, con ville e villettine qui e là ad incombere sul vecchio nucleo del paese. Le campagne a terrazze dove ognuno aveva la campagna con gli agrumeti, che spesso ospitavano qualche capanno per gli attrezzi agricoli, ora sono magioni dove passare pasquette e fare scampagnate.
Qualcuno ci voleva e forse lo ha pure fatto, costruire una piscina e alcuni campi da calcetto. Certo che mio nonno che si era fatto pure problemi a costruire, abusivamente, un forno in campagna dove fare il pane e posizionare una conigliera era in confronto un poveraccio. Onesto, ma poveraccio per gli altri notabili del paese dal mattone facile.
Oggi, dopo ventenni di dissesto idrogeologico, vivere a Giampilieri è un pericolo costante, e non solo se vivi vicino alla fiumara.
Le foto dell'alluvione del 25 ottobre del 2007 dimostrano che si è trattato dell'ennesimo allarme inascoltato. Già all'epoca si parlò di disastro annunciato, ma per fortuna non vi furono vittime come invece in questo caso. Disastro annunciato perché la situazione morfologica di quelle colline e la speculazione edilizia degli ultimi 20 anni hanno reso la zona drammaticamente simile a quelle già teatro di tragedie in Campania.

Nonostante l'alluvione del 2007 la Regione - come dimostrano le reiterate proteste dei cittadini in questi anni- non ha predisposto nulla affinché si mettessero in sicurezza le aree più a rischio. Anzi, quelle belle colline di macchia mediterranea che scivolano dolcemente verso il mare dello Stretto e che costituiscono l'inizio della catena montuosa dei Nebrodi, sono state oggetto, anche in questi due ultimi anni, dell'ennesima cementificazione selvaggia.
Ovviamente, ogni estate che io ricordi, gli incendi, quasi sempre dolosi, hanno fatto il resto...
Mio nonno, che sapeva e pensava come gli “antichi” e che si era fatto tutta la campagna d'Africa fino alla disfatta di El Alamein, mi diceva già qualche anno fa - è morto nel 2003 a 90 anni - che quando sarebbero scomparsi gli ultimi filari di vegetazione da un certo crinale che potevamo notare dal terrazzo della sua casa nel centro di Giampilieri, sarebbe venuto giù l'inferno; che la montagna, una volta ferita a morte, non avrebbe perdonato.
Purtroppo, aveva ragione.
E il problema è che pure ora che è morto, non è al sicuro: il cimitero è sopra Giampilieri, tra i paesi di Molino e Altolia. Cos'altro potrà succedere ancora? Un' ulteriore beffa che lui e gli altri "antichi" non meriterebbero davvero. La storia non insegna proprio nulla.


Da “La Repubblica” – Per gentile concessione dell’Autore


Antonello Micali, giornalista, dirige Il Risveglio, è cronista per La Repubblica e collaboratore di Shan Newspaper