Arte

Tracce di mondi perduti

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03 Febbraio 2014

Una delle opere di Angela Betta Casale

Una piacevole chiacchierata d'arte con la pittrice torinese Angela Betta Casale, camminando tra le sue opere, in occasione della mostra personale presso la galleria Unique di Torino


La pittura rappresenta da sempre uno degli strumenti creativi più dirompenti e primigeni a disposizione dell'uomo. Nel corso della storia si sono alternati diversi stili, mode e temi ricorrenti, ma in termini generali, si può dire che l'arte pittorica ha sempre vissuto in equilibrio tra due vocazioni: quella figurativa, volta a replicare il mondo circostante (un evento, una persona, un paesaggio...) e quella simbolica, che si avvale di simboli e allegorie per trasmettere un significato, sia esso filosofico, sociale o puramente emozionale.

È proprio dall'incontro tra queste due anime che sono nate molte delle opere più celebri ed apprezzate. Una su tutte la Mona Lisa: partendo da un ritratto, svela agli osservatori più attenti una serie di simboli ed enigmi che, ancora oggi, continuano ad affascinare gli appassionati d'arte di tutto il mondo. Possiamo anche citare le ninfee di Monet, in cui l'artista riproduce un elemento naturale fino ad imprimervi una propria intuizione, che va ben oltre il soggetto iniziale. O ancora i dipinti di Van Gogh, dove il colore si fa materia e i paesaggi diventano pretesto per esprimere lo stato d'animo dell'artista. E così via ogni opera può essere interpretata attraverso questa chiave di lettura.

Ovviamente questo è solo uno dei tanti punti che costituiscono l'opera creativa del pittore, ma ho scelto di sottolinearlo perché, muovendomi tra i dipinti di Angela Betta Casale, ho percepito questa dicotomia; una tensione artistica che permea le opere di questa eccezionale artista torinese.

“Dal punto di vista figurativo - ci spiega Angela Betta Casale – lavoro quasi esclusivamente sui visi, che per me sono il compendio della persona: il corpo è caduco, invecchia e appassisce, mentre il viso pur invecchiando conserva la sua vitalità.


Angela Betta Casale intervistata da Marco Petrillo

Tutta l'anima passa attraverso gli occhi e il viso.” Molti dei quadri di Angela Betta Casale propongono volti in primo piano, il cui tratto distintivo risiede nella profonda espressività dello sguardo, che porta lo spettatore a creare un vero e proprio contatto con questi personaggi, spesso mitologici, portati in vita dal tratto della pittrice. Accanto alle figure si sviluppa poi la componente più simbolica, in cui l'artista libera tutta la sua creatività, accostando intrecci di spirali, sperimentazioni cromatiche e un polimaterismo mai scontato, includendo nell'opera oggetti di ogni tipo, trasformandoli così in simboli, elementi funzionali all'espressività artistica. “Dal punto di vista artistico, fin dall'inizio della mia carriera professionale, nel 1999, ho sempre fatto grandi riferimenti all'arte celtica. Perché mi ci ritrovo e la sento mia; la simbologia celtica è, per me, la simbologia universale: la spirale e il triskel, con il suo significato di vita, morte e rinascita, corrispondono al mio modo di vedere le cose. Mi piace molto lavorare su strati diversi, un po' perché è nel mio modo di essere, un po' perché penso che sia una metafora della vita: siamo una serie di stratificazioni. Anche i nodi celtici sono una rappresentazione della vita, siamo pesantemente intrecciati gli uni agli altri: per me ogni quadro ha questo tipo di rappresentazione.”

In una mostra dedicata alle “Tracce di mondi perduti”, non possono ovviamente mancare vedute paesaggistiche, che la pittrice torinese definisce come “una parte molto particolare del mio lavoro: per dipingere un paesaggio, lo devo veramente sentire...”. Anche in queste opere la vena creativa di Angela Betta Casale mantiene i suoi elementi distintivi, pur cambiando decisamente il soggetto. Come nel bellissimo “Oblivion”, in cui un paesaggio notturno, dominato dalla luna piena che squarcia letteralmente le tenebre, diventa allegoria del labirinto esistenziale della vita dell'uomo moderno, intrappolato in città in cui gli spazi aperti sono un'aspirazione.

I “mondi lontani” non si limitano ai paesaggi, ma spuntano in ogni opera; intorno a personaggi mitici e antiche leggende si sovrappongono diversi piani di lettura, proprio come le lamine e i tessuti che l'autrice inserisce nei suoi quadri. Esempio lampante è “Il principe”, vero e proprio simbolo della mostra, che raffigura un giovane dallo sguardo duro e fiero, contornato da lamine dorate. Un simbolo di bellezza, potere e regalità, in cui però si insinuano ovunque crepe, mentre le garze applicate in strati successivi sembrano ricordare che “anche per lui ci sono alti e bassi, chiari e scuri, rappresentati anche dalle tele irregolari.”


La pittrice Angela Betta Casale illustra una delle sue opere

Niente è lasciato al caso nell'opera: tutto nasce da un'intuizione: “Cerco di lasciar fluire il più possibile uno stato d'animo profondo, non mi pongo troppe domande, non faccio quasi mai bozzetti: il quadro lo vedo nella testa e lo butto giù, poi lo modifico in corso d'opera.”

Parlando con Angela Betta Casale emerge subito la sua grande, genuina passione per il suo lavoro, non solo il lato concettuale, ma anche e soprattutto quello artigiano, di chi passa ore e ore nel proprio laboratorio, sperimentando sempre nuove soluzioni da mettere al servizio della propria creatività.

“Io adoro sperimentare – ci racconta Angela Betta Casale – fa proprio parte di me. Preferisco non usare tele tradizionali, ad esempio qui ho usato un'antica tela di lenzuolo in lino, oppure quello è un vecchio tavolino, su cui poi ho applicato delle terre d'ocra in polvere, alcuni di questi sono dipinti su teli di juta... Ma la mia vera passione è il legno, è quasi il pezzo di legno vecchio che trovo, ad ispirarmi, non sto tanto a farne un processo razionale, cerco piuttosto di rendere un'idea. Ogni cosa è messa per ottenere un certo risultato, è come piegare la materia alla mia creatività, per rendere il senso tattile dell'idea che voglio comunicare.”

In fondo lo scopo dell'arte è proprio quello di comunicare, in maniera schietta, con passione e semplicità. senza troppi fronzoli o manierismi. Godere di un'opera d'arte, significa instaurare un intimo dialogo con l'artista e la sua opera; un dialogo che io ho avuto la fortuna di svolgere di persona, ma che chiunque può intraprendere semplicemente muovendosi tra i quadri di Angela Betta Casale.


www.angelabettacasale.it


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