Il blog di Stefano Milla

Cronache dalla Città degli Angeli

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02 Dicembre 2013


“Whaaat?”: è una delle prime abitudini dalle quali sono stato contagiato da queste parti. Spalancando un po’ gli occhi e tirando un po’ la testa indietro: “Whaaat?”. Lo si dice quando qualcosa sembra troppo strano o esagerato da essere vero.

Los Angeles dà l’impressione di essere un’enorme astronave atterrata su un pianeta alieno. Estesa e immensa, va dall’oceano alle montagne dove proprio come dal lato del mare, finisce improvvisamente, con un confine netto. Soprattutto di notte è impressionante vedere le lunghissime linee luminose dei boulevard che creano una fitta e immensa rete oltre la quale regna il “wild”, come lo chiamano. Una terra ancora inesplorata e selvaggia dove la natura regna ancora con le sue regole e i suoi pericoli.

Capita così di passare da uno dei luoghi più civilizzati a un mondo inesplorato, tracciando un sottile confine tra due tipi di sopravvivenza: quella reale, fisica e tangibile con quella più complessa di una civiltà che si è costruita priorità diverse, più “frivole” e abbaglianti ma nella stessa misura che nel “wild” pronte ad attaccarti come un serpente a sonagli, o a lasciarti senza risorse vitali.

E’ più o meno lì che mi sto stabilendo. Da una finestra posso vedere il bagliore notturno di una città che malgrado sia sulla West Coast non “dorme mai”; dalla finestra opposta invece vedo le montagne che separano LA dal deserto. Montagne aspre, secche, ma che come ogni montagna nascondono un’anima.

Solo una volta sono per adesso riuscito ad addentrarmici ma subito ho percepito qualcosa. Non come la sensazione di “dejavu” quanto una strana “affiliazione”. Non mi ricordano luoghi nei quali sono cresciuto ma non so perché qualcosa mi è arrivato e non solo dalla loro natura: una magia strana, diversa ma comune.

Poi ho aperto Wikipedia.

E’ così che ho scoperto che quel lato di astronave è calato come un maglio su qualcosa di antico ma non solo: Sierra Madre affonda le sue radici in una cultura di 2500 anni fa il cui nome significa “Popolo della Terra” (Tongva) e che parlava lo “Shoshoniano”, lingua derivata degli… Atzechi.

Whaat?!

Lascio un lato del mondo partendo da un luogo sacro ai Celti per atterrare in una zona dove nello stesso periodo il Popolo della Terra viveva probabilmente più connesso con la cultura Celtica di quanto forse non lo siano ora il popolo americano con quello europeo…

Scendo da questa enorme astronave luminosa per crearmi una nuova storia, ma al primo passo ne trovo una antica.

Che meraviglia rendersi conto di percorrere le spirali del proprio Triskel!!!