Esoterismo

Il segreto di Villefranche tra Celti e Templari

Stampa
17 Ottobre 2011

L’hotel Welcome di Villefranche sur Mer in una foto d’epoca

« J’habite un endroit bizarre, l’Hôtel Welcome, une boîte complètement suspendue aux dernières branches d’un arbre de Noël étincelant... »
Jean Cocteau


L’Hotel Welcome di Villefranche-sur-Mer sembra una porta dimensionale su una realtà d’altri tempi. A prima vista è semplicemente un delizioso piccolo albergo affacciato sulla baia, ma a poco a poco si rivelerà qualcosa di sconosciuto e strano.

Tanto per cominciare, i frequentatori. E’ difficile vedere insieme, in una piccola cittadina sul mare della Provenza, tante persone provenienti da posti così distanti fra loro. Australiani, scandinavi, americani, sembra che da tutto il mondo si diano appuntamento qui.

I personaggi illustri che hanno sostato al Welcome non si contano. Pittori come Picasso, Graham Sutherland, Setsu Nagasawa, scrittori come Aldous Huxley o Somerset Maugham, artisti, musicisti sembravano darsi appuntamento in questo albergo per far nascere nuove opere. Stravinsky vi compose la musica di Oedipus Rex; la famosa modella Kiki de Montparnasse vi risiedette per molto tempo.


La Rue Obscure nella Vieille Ville, risalente al XIII secolo

L’artista che più legò il suo nome all’albergo fu Jean Cocteau, il controverso esoterista che abitò al Welcome per diversi anni, nella stanza 22. Cocteau lasciò a Reine e Guy Galbois, i genitori dell’attuale proprietario Gérard Galbois, un disegno riprodotto a mosaico all’entrata dell’hotel, con la dedica: “Al mio carissimo Welcome, dove ho passato il meglio della mia vita”.

Molte le celebrità, come Errol Flynn, Liz Taylor e Richard Burton, Gerard Butler, o i personaggi politici come Winston Churchill, che al Welcome si incontrava con amici e collaboratori.


La statua della Vergine Nera, alta 11 metri e mezzo, presso la Chapelle Saint Hospice

Il “Wine Pier” del Welcome sembra un po’ il bar di Star Trek, dove si può trovare gente di ogni razza e si sente parlare in lingue diverse e sconosciute. Insomma il posto ideale per convegni segreti che possano passare inosservati.

Ma qual è il segreto del Welcome?

L’anima misteriosa di questo albergo che ha richiamato personaggi emblematici di tutti i tempi è intimamente legata alla storia del paese che lo ospita.

L’hotel Welcome, che una volta si chiamava “Hôtel de l'Univers”, ha una storia antica di ben nove secoli. La parte più antica dell’edificio risale al XIII secolo, ed ospitava un convento e una cappella, dimora dei pellegrini che vi sostavano per ritemprarsi. La Chapelle Saint Pierre, proprio di fronte all’albergo, è stata restaurata da Jean Cocteau con dipinti a dir poco inquietanti. Dietro l’albergo si sono scoperti dei resti di sepolture di data incerta, che sono stati attribuiti ad un antico cimitero.

Proprio dietro l’hotel Welcome vi è la famosa “Rue Obscure”, un passaggio a volta, classificato monumento nazionale, della stessa epoca dell’antico edificio, XIII secolo. Una via che percorre tutta la Vieille Ville, suggestiva e misteriosa per l’atmosfera che evoca un passaggio dimensionale, dove sembra di poter incontrare qualsiasi creatura dell’altro mondo.

Nel “Testamento di Orfeo” di Jean Cocteau, un film autobiografico in cui l'autore si circonda dei personaggi che hanno segnato la sua vita (Picasso, Dominguin, Sagan, Bardot, Brynner, Lifar), appare la Rue Obscure, dove il regista ha voluto ambientare l’incontro con il suo “doppio”. La pièce da cui è stato tratto il film è stata scritta da Cocteau all’hotel Welcome.

Tutti questi personaggi sembrano aver lasciato un po’ della loro anima in questo albergo. E forse non solo in senso poetico. Esistono racconti e testimonianze di presenze invisibili che visiterebbero periodicamente l’hotel. Si parla cautamente di fantasmi, vi sono ospiti dell’albergo che affermano di essere stati “visitati” nella notte da presenze luminose.


L’endroit

La baia di Villefranche è uno dei porti naturali più profondi del Mare Mediterraneo, e costituisce un riparo sicuro per navi anche di grandi dimensioni, arrivando a profondità di 95 metri. I confini della città si inerpicano su per le colline, raggiungendo ripidamente i 520 metri in corrispondenza del Mont Leuze. Da qui si può godere lo spettacolo delle tre “Corniches”, le strade principali che collegano Nizza all’Italia passando per Villefranche.

Villefranche-sur-Mer ha una storia antica e complicata.

Situata nella regione Provenza-Costa Azzurra, fino al 1861 apparteneva all’Italia con il nome di Villafranca Marittima. Villafranca costituiva la più importante base navale del Ducato di Savoia: di qui partivano le navi che presero parte nel 1571 alla battaglia di Lepanto contro l'espansione dell'Impero ottomano.


La Chapelle Saint Pierre restaurata da Jean Cocteau. Ogni disegno nasconde un significato esoterico

Per difendersi dagli attacchi, nel 1557 il duca Emanuele Filiberto di Savoia eresse due fortezze: un forte sul Mont Alban alle spalle dell'abitato, e l'imponente articolata Cittadella bastionata di Saint Elme, in posizione elevata sulla rada.


Il busto di Jean Cocteau di fronte all’Hotel Welcome

Oggi la Cittadella ospita numerosi musei ed eventi famosi in tutta la Francia, come il Museo Volti, dedicato allo scultore che ha indirizzato le sue opere alla figura femminile intesa come simbolo di Madre Terra, e che ha ricoperto tutta Villefranche (sua città di adozione) di sculture raffiguranti sensuali nudi femminili.

O come il Salon de la BD (Bande Dessinée), prestigiosa fiera di fumetti, la cui seconda edizione ha avuto luogo il 3 ottobre scorso e dove si potevano trovare delle autentiche perle, come “Les Cathares” e “Les Templiers”, storie romanzate a fumetti dei Templari e dei Càtari di Fabio Bono.

Luogo di villeggiatura fin dai primi dell’ottocento per l'aristocrazia russa ed inglese, la rada di Villefranche offre riparo alla sesta flotta degli Stati Uniti alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nell’ambito dell'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) fra 1945 e 1966.

La rada di Villefranche è un riparo naturale, protetto da un anfiteatro di montagne che fin dall’antichità è servito da ancoraggio alle navi greche e romane. Il sito è tuttavia vittima di attacchi barbari ripetuti. Gli abitanti abbandonano la costa e si rifugiano sulle montagne, fondando un altro villaggio, Montolivo.

Nel 1295, Charles II d'Anjou, conte della Provenza, comprende l'importanza strategica di questo luogo situato alle frontiere del suo territorio. Per incoraggiare gli abitanti a popolare la costa concede loro una franchigia sulle tasse. Il villaggio è così battezzato Villa Franca.

Alcuni autori e storici si sono chiesti il motivo per cui questo paese con enormi potenzialità abbia impiegato tanto tempo a decollare, e ancora oggi sia così difficile da raggiungere, tanto da sembrare di voler scoraggiare chi cerca di avvicinarsi. La zona è stata definita come un pezzo di “Cinque Terre” in Provenza. Non vi è una uscita diretta dall’autostrada; le vie che portano a Villefranche sono impervie, male illuminate e soprattutto, le indicazioni sembrano fatte per portare fuori strada.


Uno dei dipinti esoterici di Jean Cocteau all’interno della Chapelle Saint Pierre

Il paesaggio però è da favola: dai paesini montani della Provenza attraversati dalla Grande Corniche si “precipita” (quasi letteralmente) sul bordo del mare in un dedalo di stradine tortuose e a senso unico, e quando si sono quasi perse le speranze, compare una baia da sogno con viuzze e casette abbarbicate ai piedi delle montagne. Proprio per questa sua conformazione, Villefranche è praticamente costituita da infinite gradinate con centinaia di scalini che la percorrono in verticale.

Il fascino di questa cittadina provenzale è indiscutibile, sarà forse per questo che artisti importanti come i Rolling Stones hanno scelto proprio Villefranche per creare il loro album “Exile on Main Street”. Bono degli U2 possiede una villa nella zona e Madonna è una frequentatrice abituale del posto.

Ma la fama di Villefranche è legata soprattutto a Jean Cocteau, un personaggio emblematico e controverso.


Chi era veramente Jean Cocteau?

Jean Maurice Eugène Clément Cocteau (1889 –1963) è stato un saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore francese.

Cocteau si considerava soprattutto un poeta e un filosofo. Un intellettuale controcorrente che ebbe grande influenza sui lavori di altri artisti, compreso il circolo musicale di Montparnasse, conosciuto come "Gruppo dei Sei". A Montmartre stringe amicizia con Guillaume Apollinaire, Roland Garros, Max Jacob, Pablo Picasso, Erik Satie e Amedeo Modigliani, che lo ritrarrà in un famoso dipinto.


La fortezza “Citadelle de Saint Elme”

Tuttavia la fama di Jean Cocteau era quella di essere un intellettuale maledetto che cercava la spiritualità attraverso le frequentazioni di circoli esoterici, ma senza mai trovare veramente quello che cercava. Secondo alcuni era iscritto alla Massoneria, ed è un dato di fatto che il suo nome figuri nell’elenco dei Gran Maestri del Priorato di Sion, la società segreta ammantata di misteri, legata ai Rosacroce.

L’inquieto Cocteau approdò a Villefranche nel 1924 al culmine di una vita tormentata, dopo la morte del suo più caro amico, lo scrittore Raymond Radiguet. Prese dimora all’Hotel Welcome, nella stanza 22, che da allora divenne la sua seconda casa. Nel turbinìo della sua vita dissoluta, Cocteau periodicamente si rifugiava in quella che per lui era un’oasi di pace, fino a trascorrervi l’ultimo periodo della sua vita.

Che cosa lo spinse proprio in quell’angolo di mondo, lui che era abituato a girovagare senza mai fermarsi, e cosa lo trattenne per così tanto tempo? La sua ricerca spirituale e la sua vita sregolata lo portarono ad isolarsi dal mondo per trovare finalmente se stesso. Negli anni che trascorse all’Hotel Welcome ospitò numerosi artisti, filosofi e scrittori, con cui intratteneva lunghe discussioni filosofiche.

Cocteau restaurò la Chapelle Saint Pierre che divenne da allora un museo dedicato all’artista. Dopo il restauro di Cocteau, più che una cappella ora sembra un tempio massonico. Le sue decorazioni diedero all’antica cappella un volto pagano, iniziatico, e piuttosto inquietante, come se in quell’opera egli trasferisse la sua inquieta ricerca e cercasse attraverso di essa una risposta ai suoi interrogativi.


Una croce nel cimitero Templare, con il classico simbolo dell’Ordine

Jean Cocteau fu nominato cittadino onorario di Villefranche e proprio davanti al suo amato Hotel Welcome, di fronte alla Chapelle Saint Pierre, venne eretto un busto in suo onore.

Perché scelse Villefranche? E cosa trovò in quel luogo?


Le Madonne Nere

Anticamente, l’intera zona era abitata da Greci e Romani. Ancora prima, dai Celto-liguri, che occupavano un vasto insediamento che si estendeva dall’attuale Villefranche a Saint Jean Cap Ferrat.

Le tracce di questo arcaico passato non sono visibili, eppure non si spiega, nell’ottica di una zona dedicata quasi esclusivamente al turismo, la presenza di Madonne Nere la cui esistenza non viene né spiegata né pubblicizzata.

Il culto della Madonna Nera è associato alla Grande Madre, un simbolo pagano che risale al Neolitico, se non addirittura al Paleolitico, viste le numerose figure di donne dai seni prosperosi ed il ventre gonfio che si ritrovano un po' ovunque in Europa.

La Madonna Nera, o Vergine Nera, è un simbolo apparentemente cristiano, ma il colore nero non è spiegato dalla chiesa e lascia supporre che il cristianesimo nascente abbia soppiantato i culti esistenti, in particolare i culti primigeni della Grande Madre, sostituendoli con quello della Vergine Maria. La Dea Madre, ovvero Madre Terra, la Natura, venne così raffigurata come la Vergine Nera, nera come la terra fertile che deve essere fecondata.

Innumerevoli sono le statue della Madonna Nera in tutto il mondo, e quasi sempre attorno a questo simbolo sono presenti tradizioni pagane ancora vive, sopravvissute all’avvento delle grandi religioni.


La ruota forata davanti alla Chapelle Saint Hospice

A Villefranche esiste la Chapelle de la Madone Noire, che deve il suo nome ad una grande tavola posata sull’altare principale, in cui sono raffigurati una vergine con il suo bambino, entrambi neri.

Questa cappella è molto nascosta e attualmente irraggiungibile: infatti, nonostante vi sia addirittura una fermata dell’autobus denominata “Madone Noire”, e la chiesa sorga sulla sommità di una collinetta al termine dello Chemin de la Madone Noire, la strada è bloccata e non vi è nessuna indicazione per una strada alternativa, neppure pedonale.

Ma fino a pochi anni fa, in questa cappella si celebravano riti propiziatori e protettivi a cui partecipavano persone provenienti da tutte le campagne circostanti, celebrazioni dedicate soprattutto a coloro che si accingevano a partire per missioni lontane e difficili. Un volto segreto e inedito di Villefranche che è difficile associare alla cittadina balneare dedita soprattutto al turismo.

Poco distante, nel paese attiguo di Saint Jean Cap Ferrat, la sorpresa è grande nel veder apparire come dal nulla una statua gigantesca raffigurante una Madonna Nera con il bambino.


Le tre statue della Chapelle des Anges Gardiens, posizionate come nel simbolo druidico del tribann

La statua è alta la bellezza di 11 metri e mezzo, è di bronzo, e sorge vicino alla Chapelle Saint Hospice, edificata nel XI secolo sulle rovine di un antico santuario. Davanti all’entrata, a fianco della Vergine Nera, è posata, senza uno scopo apparente, una grande ruota forata, anch’essa un simbolo pre-cristiano, di origini druidiche. La cappella deve il suo nome ad un santo, Hospitium, che visse verso l’anno 550 e che condusse una vita da eremita in una torre. La cappella fu per molto tempo un luogo di pellegrinaggio ed aveva la fama di esaudire i voti di chi vi si recava.

La grande Vergine Nera è stata eretta infatti nel 1904 a cura di un ricco negoziante di Nizza dopo l’esaudimento di un voto.

Chi era in realtà Hospitium? Un druido che cercava di proteggere la sua tradizione? E perchè la grande Madonna eretta fu voluta di colore nero? Un culto pagano che sta discretamente proseguendo, nascosto dall’immagine appariscente del turismo locale? Realtà invisibili che si celano nella discrezione, come la Massoneria locale, con numerose logge in Costa Azzurra.

Scopriamo che la zona fu per molto tempo anche un insediamento Templare. Accanto alla cappella, e alla grande Vergine Nera, vi è infatti un cimitero templare, con la presenza di grandi croci sia dei Cavalieri del Tempio che celtiche. Parlando con persone residenti in zona, scopriamo che i Templari, in Provenza, sono tuttora presenti anche se non si manifestano apertamente. Sappiamo che la tradizione dei Templari deriva dai Celti, un ramo celtico che si è salvato dalle persecuzioni.


L’Autrice davanti al busto di Jean Cocteau presso la Chapelle Saint Pierre

Le croci celtiche del resto non mancano neppure nel cimitero di Villefranche, al centro della città alta. Croci recenti, che fanno intuire un culto mai morto.

Echi celtici che ritroviamo anche nel nome Gal, l’antica famiglia di Villefranche che diede i natali al mecenate che fece erigere la Vergine Nera della Chapelle Saint Hospice. La famiglia Gal fece anche costruire a Villefranche una cappella isolata e poco conosciuta, la Chapelle des Anges Gardiens (la cappella degli Angeli Custodi).

Anche questa cappella è particolare. Colpisce innanzitutto che sia priva di effigi cristiane: non vi sono né croci né crocifissi, ma solo quadri con angeli e una statua della Madonna. Lo stile, spoglio e esoterico, ricorda la chiesa di Tréhorenteuc nella foresta di Brocéliande in Bretagna, anch’essa priva di simboli cristiani ma densa di messaggi druidici.

A Villefranche la chiesa principale è quella di Saint Michel, anch’esso un simbolo stranamente presente in molti luoghi dove persistono credenze pre-cristiane. Nella chiesa di Saint Michel di Villefranche vi è una statua di Saint Roch insieme ad un cane che gli porge un pane. Saint Roch è un santo dall’identità molto controversa, di origini incerte, a cui vengono associati poteri taumaturgici, dedito al rapporto con la natura e con gli altri esseri viventi, spesso raffigurato insieme ad animali. Un santo che per via delle leggende di cui è ammantato può far pensare alla figura del druido. La leggenda racconta che un cane gli salvò la vita portandogli ogni giorno un pezzo di pane, dopo che egli fu scacciato perchè contagiato dalla peste.


La statua di Saint Roch nella chiesa di Saint Michel

Tornando alla Chapelle des Anges Gardiens, nell’entrata principale si è accolti da tre statue che sembrano raffigurare dei druidi. Sono poste allineate, con quella centrale (femminile) un po’ più in alto rispetto alle altre, rispecchiando il simbolo druidico del tribann o del siv’nul (il candeliere a tre braccia dei Celti).

E’ da notare che anche la figura dell’angelo custode, così come la Madonna Nera, è stata associata a simboli pagani cooptati dal cristianesimo. L’angelo custode può essere facilmente associato allo spirito-guida presente in molte tradizioni native.

In questa cappella, non compresa nei percorsi turistici, scopriamo che i riti vengono officiati da Père Tschann, nome, anch’esso, che può ricordare l’antico termine druidico Shan, con cui i druidi definivano la Natura nel suo aspetto immateriale.

Come collegare tutte queste apparenti anomalie nella realtà di Villefranche, una realtà dominata dai riti sociali imposti dal turismo e dalla vita balneare che lasciano poco spazio alla fantasia e all’immaginazione?


E qui torniamo al punto di partenza: l’Hotel Welcome, apparente centro nevralgico della nostra ricerca. Secondo alcuni autori, le sepolture rinvenute dietro l’albergo sarebbero da attribuire ad un antico cimitero templare.

La presenza dei Templari potrebbe forse darci una spiegazione sui misteri di Villefranche. Potrebbe costituire il trait d’union tra le antiche origini celtiche della zona e l’attuale esoterismo, che trapela palesemente dalle opere di Jean Cocteau.

Forse Jean Cocteau, nei dipinti con cui ha decorato il suo amato hotel e la cappella adiacente, ha nascosto un messaggio da decifrare, destinato a chi lo sa interpretare. Forse ha lasciato ai posteri la testimonianza di un culto pagano sopravvissuto, nascosto dietro la facciata multicolore del turismo.