Indigenous Peoples

L'importanza delle leggende in Africa

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10 Novembre 2014

Una scuola per la vita


In Africa, l'educazione e l'istruzione del bambino passano per svariati sentieri.

Uno di questi grandi sentieri era il racconto. I bambini si ritrovavano in qualsiasi momento intorno ai loro nonni o nonne per ascoltare dei racconti e delle leggende. Questi ritrovi di bambini avevano diversi significati. Permettevano ai bambini di ritrovarsi, di creare dei rapporti di stima tra di loro e di apprendere il senso della coabitazione una volta superata quell'età. Dava ai bambini la voglia di ritrovarsi a fianco degli anziani per imparare tante cose sul passato e sull'avvenire.

Il racconto in Africa aveva il grande obiettivo di educare i bambini e di aprire la loro intelligenza, in modo che sapessero la differenza tra la bontà e la malvagità così da poter optare per il bene ed evitare il male.

Il racconto insegnava al bambino il senso della collaborazione, dell'amicizia e del patriottismo. Inoltre creava nel bambino la stabilità che risvegliava in lui il senso dello spirito di famiglia.

Il bambino africano, a fianco dei suoi nonni, imparava a fare e a parlare così da riuscire a vivere al meglio ovunque si trovasse, sia nel suo paese che all'estero.

Il racconto contribuisce inoltre al risveglio della coscienza nell'adulto perché si possa servire dei racconti del passato per costruire il presente e l'avvenire.

Per questo, invito i lettori di questo nostro spazio culturale a scoprire questa leggenda africana intitolata:


L'albero che cantava

Molto, molto tempo fa, un vecchio stregone intraprese un lungo viaggio.

Un giorno, dopo aver camminato tanto da non sentirsi più i piedi, decise di cercare un luogo in cui riposarsi.

Fu allora che sentì improvvisamente cantare. Non era un canto come quello degli uccelli, né come quello del vento attraverso le foglie, ma una voce chiara, che pronunciava parole che lui non riusciva a comprendere.

Proseguendo il suo cammino, arrivò ad una radura. Proprio al centro c'era un albero maestoso, le cui foglie brillavano al sole. Si dice che fossero d'oro!

Allora, lo stregone sentì di nuovo il canto, ma questa volta più forte che in precedenza. Guardandosi attorno, non vide nessuno. Lì c'erano solo le fronde dorate dell'albero, e qualche topino grigio che correva nell'erba.

Lo stregone si sedette contro l'albero per riposarsi un poco. Pensò che sarebbe stato saggio fare un sonnellino prima di rimettersi in cammino. Ma il canto non lo lasciava dormire! Innervosito, si guardò ancora intorno, senza notare nulla di strano.

“Devo trovare questo cantante – si disse – Mi piacerebbe proprio che se ne stesse zitto, così che io mi possa riposare.”

Il vecchio stregone si alzò e osservò i paraggi attraverso le foglie dell'albero. Così facendo, poggiò le mani sul tronco e sentì la corteccia vibrare. Comprese allora che il canto proveniva dall'albero stesso.

“Caspita! Era da tanto tempo che non sentivo più un albero cantare! - borbottò – Ma fortunatamente conosco ancora il modo di farlo smettere!”

Tirò fuori dalla tasca del suo lungo mantello un pezzo di corda e lo lanciò in aria mormorando una formula. La corda si torse per un po', poi si attorcigliò due volte intorno al tronco. Lo stregone pronunciò quindi altre parole magiche, poi terminò facendo un grosso nodo alla corda. Presto l'albero cessò di cantare.

“Finalmente potrò riposarmi”, sospirò lo stregone prima di stendersi sull'erba.

Ma a quel punto scoprì dei fili di fumo che s'innalzavano dalle radici dell'albero. Poco a poco, il fumo si fece più spesso, fino a formare una grande nube grigia, che cambiava progressivamente colore. Divenne prima grigio scuro e quindi nera.


D'un tratto... si mise a girare sopra di lui e si trasformo in un orribile spiritello dalle lunghe orecchie, con un grande naso ricoperto di verruche, delle braccia enormi e mani grandi come pale!

“Hahaha! Hihihi!- rideva lo spiritello – Che stupido stregone sei tu? Anni fa uno dei tuoi confratelli mi rinchiuse in questo albero. Ma ora che tu gli hai chiuso il becco, sono libero! E ho una gran voglia di divorarti!”

Così dicendo, lo spiritello prese il vecchio stregone per la barba.

Fortunatamente, quest'ultimo sapeva che gli spiriti dei boschi sono sempre idioti! E quello lì sembrava ancora più stupido degli altri...

“Mi cuocerai a fuoco lento o mi farai arrosto? - domandò allo spiritello – Sai che i vecchi stregoni non si mangiano crudi? Avresti dei terribili crampi allo stomaco!”

L'orrido spiritello ci pensò su per qualche istante.

“Farò un grande fuoco e ti legherò ad un ramo. Poi, ti farò arrostire sulle fiamme” dichiarò tutto contento.

“Ma così potrei fuggire mentre tu accendi il fuoco”, insinuò lo stregone.

“E' vero... - ammise lo spiritello – allora... ehm... allora...”

“Perché non mi leghi? - suggerì lo stregone – Così, non potrei fuggire.”

“Ottima idea! - esclamo lo spiritello – Ma a cosa ti potrei legare?”

“A quest'albero, ovviamente – rispose lo stregone – Usa quindi la corda che avevo stretto intorno al tronco per farlo tacere!”

Convinto, lo spirito dei boschi cominciò a slegare la corda.

Iniziò a sciogliere il nodo... proprio come aveva sperato lo stregone. In effetti, quando fu sciolto il nodo della corda, l'incantesimo venne rotto.

L'albero si rimise a cantare e lo spiritello, da viola che era, divenne di color porpora scuro. Poi, molto lentamente, si ritrasformò in fumo nero, poi in fumo grigio, per sparire infine in sottili fili di vapore bianco.

Lo stregone rimise allora la corda nella tasca del suo grande mantello. Prima di rimettersi in cammino, pronunciò alcune parole magiche, e né animali né uomini, neanche uno stregone poté più risvegliare il genio dei boschi.


Storia tratta dai racconti degli anziani.


Ange Yvon Hounkonnou, Poeta dell'ecospiritualità e divulgatore dell'ecospiritualità nell'Africa dell'Ovest. Presidente della Ecospirituality Foundation BENIN