Indigenous Peoples

ONU: il lago Turkana del Kenya è in pericolo

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25 Febbraio 2019
Il lago Turkana e il fiume Omo, fonte di vita per molti popoli indigeni, si stanno prosciugando a causa di una grande diga (Image: Nicola Bailey/ Survival)
Il lago Turkana e il fiume Omo, fonte di vita per molti popoli indigeni, si stanno prosciugando a causa di una grande diga (Image: Nicola Bailey/ Survival)

L’UNESCO ha aggiunto il lago Turkana del Kenya alla lista dei Patrimoni dell’Umanità in Pericolo, dimostrando così di ritenere che la sopravvivenza del celebre lago sia a rischio


Secondo gli esperti il lago si sta prosciugando principalmente a causa della diga Gibe III, costruita a monte del fiume Omo in Etiopia e ultimata nel 2016.

Per le otto diverse tribù che vivono nella bassa valle dell’Omo in Etiopia, la diga Gibe III e il piano agroindustriale ad essa associato hanno già avuto un impatto devastante. La diga ha permesso infatti alle autorità locali di dirottare acqua dal fiume Omo per irrigare immense piantagioni di canna da zucchero.

Sfrattati a forza dalla loro terra, molti indigeni hanno perso non solo le loro case, ma anche il loro intero stile di vita. La diga, costruita dall’italiana Salini Impregilo, ha messo fine per sempre alle esondazioni naturali del fiume da cui i popoli della regione dipendono per l’agricoltura da recesso, privandoli anche dell’accesso al fiume per le coltivazioni e la pesca.

Survival International ha ricevuto notizie preoccupanti secondo cui i popoli indigeni soffrono la fame, e continuano a subire abusi e intimidazioni se denunciano la situazione. Molte comunità subiscono pressioni per trasferirsi nei villaggi costruiti dal governo, una politica che la maggior parte di loro avversa.

La diga sta creando problemi anche alle migliaia di indigeni che vivono nel Kenya settentrionale, attorno al lago Turkana, e che pescano nelle sue acque per il proprio sostentamento.

Una famiglia Hamar davanti alla sua casa, valle dell’Omo, Etiopia. La diga Gibe III distruggerà i mezzi di sussistenza del suo popolo (Image: Magda Rakita/Survival)
Una famiglia Hamar davanti alla sua casa, valle dell’Omo, Etiopia. La diga Gibe III distruggerà i mezzi di sussistenza del suo popolo (Image: Magda Rakita/Survival)

Secondo Ikal Ang’elei, direttrice dell’ONG Friends of Lake Turkana, che si è battuta per anni contro la diga di Gibe III, "le vite delle comunità locali sono ormai in bilico poiché le loro principali fonti di sostentamento rischiano di esaurirsi. Questa decisione del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità UNESCO dovrebbe servire come monito all’Etiopia affinché cancelli i progetti di ulteriori dighe lungo il fiume Omo.”

Già nel 2010, un esperto aveva previsto che la diga avrebbe ridotto l’afflusso d’acqua al lago di circa il 50% e che la sua profondità sarebbe arrivata a soli 10 metri. “Il risultato potrebbe essere un disastro come quello del lago di Aral" aveva ammonito.

Il Comitato per il Patrimonio dell’Umanità UNESCO ha ora riconosciuto che la diga ha portato a un “rapido declino generale dei livelli d’acqua”, provocando così la “brusca interruzione” delle piene stagionali. Di conseguenza, il Comitato concorda sul fatto che "l’interruzione del regime delle esondazioni naturali potrebbe avere un impatto negativo sulla popolazione ittica del Lago Turkana, che a sua volta potrebbe danneggiare l’equilibrio dell’ecosistema, i mezzi di sussistenza delle comunità di pescatori locali e le pianure alluvionali, che sostentano le specie erbivore.”

La decisione dell’UNESCO arriva dopo anni di battaglie contro il progetto da parte di organizzazioni indigene e internazionali.

Le tribù della Valle dell’Omo non hanno dato il loro consenso libero, previo e informato al progetto idroelettrico Gibe III, un fatto che Survival International ha sottolineato nelle istanze presentate alla Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli, e al Punto di Contatto Nazionale OCSE per l’Italia.

Nonostante le crescenti prove del grave impatto di Gibe III sui popoli indigeni di Etiopia e Kenya, il governo etiope sta attualmente costruendo un’altra diga sul fiume Omo chiamata Koysha – o Gibe 4.


La diga Gibe III

Nel luglio del 2006, il governo etiope ha affidato alla società italiana Salini Costruttori, oggi Salini Impregilo, la realizzazione del più grande progetto idroelettrico mai concepito nel paese, la diga Gibe III. Il contratto è stato concluso senza gara d’appalto in violazione delle leggi etiopi.

I lavori sono iniziati nel 2006 subito dopo la firma della commessa da 1,4 miliardi di euro. La diga è stata completata e il governo ha iniziato a riempire il bacino della diga nel 2015. Questo ha messo fine alle esondazioni naturali del fiume. Nel 2015 non sono state rilasciate esondazioni artificiali, mentre quelle rilasciate nel 2016 sono state troppo ridotte per poter dare sostentamento alle coltivazioni delle tribù.

I Karo (o Kara), contano circa 1000 - 1500 persone e vivono lungo le rive orientali del fiume Omo, nell'Etiopia meridionale. (Image: Eric Lafforgue/Survival)
I Karo (o Kara), contano circa 1000 - 1500 persone e vivono lungo le rive orientali del fiume Omo, nell'Etiopia meridionale. (Image: Eric Lafforgue/Survival)

La diga ha sbarrato il corso centro-settentrionale dell’Omo, il fiume che scorre impetuoso per 760 km dall’altopiano etiope fino al Lago Turkana, al confine con il Kenya. Il fiume attraversa i parchi nazionali Mago e Omo e, nel 1980, il suo bacino è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco per la sua particolare importanza geologica e archeologica.

Secondo gli esperti la riduzione del flusso del fiume causerà l’abbassamento del livello del lago Turkana di circa due terzi. Questo distruggerà le riserve ittiche da cui dipendono centinaia di migliaia di indigeni.

Le leggi ambientali etiopi vietano la realizzazione di progetti che non siano stati preventivamente sottoposti a complete valutazioni di impatto ambientale e sociale (Environmental Social Impact Assessment – ESIA). Nonostante questo, l’Authority etiope per la protezione dell’ambiente (EPA) ha approvato retroattivamente le valutazioni d’impatto della Gibe III solo nel luglio 2008, con quasi due anni di ritardo.

Gli studi di impatto della diga Gibe III (ESIA) sono stati effettuati dall’agenzia milanese CESI per conto dell’azienda energetica etiope EEPCo e della società costruttrice Salini. Pubblicati in versione definitiva nel gennaio 2009, i suoi risultati sono saldamente favorevoli al progetto, il cui impatto sull’ambiente e sulle popolazioni interessate viene valutato come “trascurabile” o addirittura “positivo”.

Secondo numerosi esperti indipendenti, la diga, le piantagioni e i canali di irrigazione avranno un enorme impatto sui delicati ecosistemi della regione modificando le esondazioni stagionali del fiume Omo e riducendone drammaticamente il volume. Questo causerà l’inaridimento di molte aree a riva e farà scomparire la foresta ripariale.


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