Megalitismo

La piramide Templare di Falicon

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28 Maggio 2020
La Piramide di Falicon

La Piramide di Falicon

Il mistero di un’opera dalle origini sconosciute a cui si intreccia il destino dei Cavalieri del Tempio


Nel sud della Francia, precisamente nella Regione delle Alpi-Marittime, a 10 km a Nord dalla famosa località turistica e balneare di Nizza, c’è un piccolo paesino, chiamato Falicon, nel cui territorio si trova una piramide di pietra, in parte erosa che, un tempo, misurava circa sei metri e quaranta.

Si trova a 430 metri di altitudine su un monte chiamato Monte-Calvo, il cui nome e la cui morfologia ricordano il ben noto Monte Golgotha di Gerusalemme là dove venne crocifisso Gesù di Nazareth, secondo la tradizione cristiana.

Infatti, questo Monte rievoca simbolicamente un martirio e, come nel racconto evangelico, in ebraico, vuol dire, appunto, cranio-calvo. È un luogo tanto ameno quanto affascinante.

In questa porzione di territorio ci sono elementi di forte suggestione che ci dicono che il luogo è davvero speciale. Per esempio, possiamo trovare il diavolo della Torre di Tonnerre e la Rocca dell’Aquila con la testa di Roccia, al di sotto della quale c’è un’immensa caverna che è rimasta inesplorata da più di 70 anni dove si possono ammirare graffiti, uno dei quali rappresenta un guerriero templare che casca brandendo la sua spada. Non è un caso, quindi, che il mistero della piramide di Falicon si intreccia indubbiamente con l’epopea dell’Ordine del Tempio che ne fu proprietario durante il Medioevo, per poi passare nelle mani di un’antica famiglia nobile del luogo ed infine, nel 1803, fu acquistata, assieme al terreno su cui sorge, da un certo Rossetti, avvocato e poeta al quale il Comune di Nizza ha dedicato pure una via.

La piramide e il relativo appezzamento di terreno su cui si erge, a tutt’oggi non sono nelle disponibilità del Comune e, da quello che si può comprendere, non è una costruzione molto gradita alla popolazione locale, forse perché nel passato ha avuto una fama di “luogo magico”, talvolta “sinistro”, che ha inevitabilmente attirato ogni sorta di gruppo, specialmente dalla Gran Bretagna. Cosa assai curiosa, inoltre, è la presenza nel territorio di Falicon di un’antica chiesa medievale di proprietà della Confraternita dei Penitenti Blu che, a Nizza, ha la sua roccaforte, oltre che una chiesa-Madre al cui interno vi è un affresco murale sul quale compare un simbolo gnostico, un serpente su una croce a forma di TAU.

Come scrivono gli autori inglesi Picknett & Clive, che si sono dedicati allo studio del mistero di Rennes-Le-Chateau, i Penitenti Blu sono un “curioso gruppo che ha legami con la Massoneria di Rito Scozzese Rettificato e con la nobile famiglia dei Chefdebien” i quali avevano come precettore di famiglia, guarda a caso, il parroco Alfred Saunière, fratello del più noto sacerdote Berengère.

Ma torniamo al racconto. Da parecchi decenni la cima di questa Piramide è stata letteralmente tranciata dai vandali, all’altezza dei tre metri e molte pietre sono state asportate da mani ignote.

Al di sopra della piramide, cioè nello spazio aereo sovrastante, nel 1994, avvenne un fatto assai curioso del quale parlarono per lungo tempo i media locali. Il pilota, l’equipaggio e i passeggeri di un aereo di linea dell’Air France con volo Nizza-Londra videro nel cielo un oggetto volante simile ad una lente affiancarsi al velivolo.  Di quell’oggetto non identificato non si è saputo niente di più di quello che hanno riportato i giornali locali che hanno collegato questo avvenimento a strane presenze UFO nella zona di Falicon tanto che il CNES, cioè il Centro Nazionale di Studi Spaziali francese, ha dato attenzione al fatto.

La Piramide di Falicon nella sua forma originale
La Piramide di Falicon nella sua forma originale

La piramide è costruita su una cavità di una grotta, la Ratapignata, ed è situata su una proprietà privata sconosciuta. In provenzale e in dialetto sardo, Ratapignata significa grotta dei pipistrelli o dei vampiri. La grotta, dopo circa dodici metri di discesa in verticale, sbocca su una sala sotterranea. Qui, un tempo, si trovava una specie di piattaforma rettangolare su cui erano incisi sette strani simboli magici. Accanto alla piattaforma, c’era una colonna stalagmitica sulla quale si poteva intravedere un viso umanoide con le corna che può ricordare la testa barbuta che adoravano i Templari durante le loro cerimonie segrete e notturne, il Bafomett.

Per lo studioso francese ed astrologo Maurice Guinguand, la testa in questione, sarebbe invece quella di un cane e rappresenterebbe il dio egizio Thot, il cinocefalo dio della Luna.

Nell’antico Egitto, il metallo che corrispondeva appunto alla Luna era l’argento, per via della sua fredda lucentezza. Un racconto popolare di Falicon, risalente al 1600, dice infatti che un raggio di luce argenteo, in certi giorni dell’anno, si abbatte sulla piramide.

Inspiegabilmente poi la piramide è allineata sulla costellazione dello Scorpione e nella sala in cui si trova la stalagmite, c’è un buco che conduce ad un passaggio sotterraneo lungo venti metri. Questo cunicolo permette di arrivare ad una seconda sala, più piccola della prima ed è da lì che parte un ulteriore passaggio che, attualmente, è impercorribile. Si dice, poi, che alla fine di questo cunicolo ci sarebbe una stanza-tomba dove i Templari si riunivano per svolgere i loro riti durante i Capitoli segreti.

Non si sa bene se i Templari trovarono la piramide in questione oppure la costruirono loro stessi su vestigia celto-liguri. È un dato certo che i Templari, ritornando feriti dalla settima Crociata, quella combattuta con San Luigi, zio di Filippo il Bello, intorno al 1260, sbarcarono a Montecarlo per poi andare a Beaulieu dove furono presi in consegna dagli ospedalieri antoniani, per essere portati in questa zona chiamata anche la Valle delle Meraviglie.  Il nome deriverebbe dal fatto che a causa di talune forze che provengono dal sottosuolo, il luogo sarebbe estremamente curativo tanto da essere caro sia a Goffredo di Buglione che ai Lusignano, re di Gerusalemme.  Questi nobili, infatti, avrebbero utilizzato il luogo come deposito di alcuni segreti e di un tesoro della cui custodia furono poi incaricati i Templari della zona.  Il tesoro sarebbe stato nascosto sotto ad una pietra a forma di testa di toro. A mezzanotte del 24 dicembre, quando Sirio si trova davanti all’ entrata della piramide, la testa di toro guarda la costellazione ed Orione indica dove è nascosto l’agognato tesoro. Anche su questa testa di toro ci sarebbe inciso il numero sette, forse in ricordo, appunto, della settima crociata.

I Templari, ritornando feriti da questa crociata avrebbero deciso di costruire la piramide per amplificare le forze sotterranee del luogo e guarire dai loro malanni, in particolar modo dalla peste che colpì poi tutta la Regione.

Quei poveri cavalieri di Cristo che vissero nella Valle delle Meraviglie, avrebbero scoperto che i processi di putrefazione ed infezioni delle ferite in battaglia potevano essere rallentati stando per qualche tempo all’interno della grotta Ratapignata, poiché, come si sa, all’interno delle grotte non vi sono né batteri né virus e i corpi, quindi, si conservano più a lungo. Pare che lo stesso fenomeno si verifichi anche all’interno delle strutture piramidali. Queste tecniche di conservazione hanno origine nella medicina egizia e ci rimandano alle tecniche di conservazione dei corpi dei faraoni in sarcofaghi all’interno delle piramidi, veri monumenti funebri costruiti con tecniche ingegneristiche avanzate. Alcuni hanno anche ipotizzato che i Templari ritenessero che quel tipo di costruzione tridimensionale emanasse forze curative e che fosse una specie di catalizzatore di forze telluriche in grado di donare guarigione a chi vi si ponesse al centro. Anzi ancor di più. Quel poliedro sarebbe in grado di far rivivere i corpi. La storia della piramide comincia a diffondersi solo nel 1803 quando l’avvocato e poeta italiano Rossetti, il 24 marzo, viene nella Valle delle Meraviglie per trovare alcuni amici, tra cui il consigliere della prefettura Giacomo Vinay, dopo aver visitato St. Martin Vesubie, luogo in cui i templari portarono la celebre statua della Madone de Finestre per farne un santuario. Esso fu saccheggiato dai briganti che uccisero i Templari di guardia; i loro fantasmi, si racconta ancora oggi, vagherebbero per la zona ululando come lupi mannari e come i venti gelidi che soffiano da quelle parti.

Il libro “La Religione Segreta dei Templari” di Michele Allegri disponibile in e-book
Il libro “La Religione Segreta dei Templari” di Michele Allegri disponibile in e-book

Rossetti visitò altri “luoghi magici” della zona, dalle Bar su Loup a Les Arcs dove c’è la cappella dedicata a Santa Rosalina di Villanuova morta il 17 gennaio, figlia del crudele Arnaud, detto il lupo mannaro. La statua di Santa Rosalina, guarda ancora il caso, è presente nella chiesa di Rennes-Le Chateau!

Nel corso di queste escursioni, Rossetti salì sul Monte Calvo per ammirare il paesaggio brullo ma ameno su cui, a quel tempo, si dispiegavano tre case, un mulino, una cisterna ed una torre.

La zona era divenuta “bene nazionale” fin dal 1791 cioè da quando i rivoluzionari confiscarono ai privati quei terreni.  Nonostante però l’avversione dei sanculotti francesi ai luoghi di culto e delle religioni, stranamente, a dispetto di altri luoghi sacri distrutti per atteggiamento ideologico, quella piramide non venne abbattuta. Rossetti venne a sapere che i rivoluzionari avevano sequestrato il terreno e la piramide alla nobile famiglia dei Peyre de la Coste, i cui membri, secondo Marcellin Rodange, storico locale, erano iniziati ad una società segreta molto potente in Francia che, dalla fine del 1500, radunava sotto le sue insegne nobili ed artisti e il cui nome era Società Angelica.

Una sorta di gruppo esoterico che aveva interessi diversi, dalla magia al “mondo sotterraneo”, dall’alchimia alle tombe, al Graal, alla mummificazione e alla “resurrezione dei corpi”.

Tra le nobili famiglie che possedettero il terreno su cui si erge la Piramide è menzionata anche quella dei Tontudi de l’Escarène, anch’essa appartenente alla Società degli Angeli. Sul blasone di famiglia compaiono elementi incontrovertibili di quest’appartenenza: due chimere ed una piramide aperta. Nel 1804, Rossetti rimase sconcertato per aver visto quel raggio argentato che si dirigeva verso la grotta Ratapignata, illuminandone il fondo. Decise allora di scendere nell’antro, rischiando la vita, poiché il passaggio, sono le sue parole, “era angusto ed impervio”.

Innamoratosi di quel luogo, comprò la tenuta e vi si stabilì fino alla morte. Nel corso del periodo della sua permanenza a Falicon, Rossetti scrisse un poema di 1300 versi che fu pubblicato a Torino, con il fine di propagandare il culto di questa grotta e di questa piramide. Il poema s’intitola “La grotta di Monte Calvo” e descrive con enfasi le formazioni calcaree scoperte nella “grotta bianca come neve”, menzionando l’esistenza di questa piramide, descritta poi puntualmente con termini misteriosi ed iniziatici.

Il frontespizio del poemetto ci presenta un disegno di Sophie Lederck in cui è rappresentato l’avvocato Rossetti vicino alla grotta del Monte Calvo, il 24 marzo del 1803, circondato da due piccoli monumenti: la casa di campagna e la piramide che egli indica con un dito. All’interno di questa poesia che potremmo definire “alchemica”, oltre che della piramide, il Rossetti ci parla dell’albero dell’immortalità, della luce iniziatica, di “serpenti fumanti”, di “vulcani”, della “pietra di luce”. Dopo la diffusione della sua lirica, altri libelli turistici menzioneranno la piramide e la grotta Ratapignata, dal 1812 fino al 1890.  Ed è solo con il professor Jean Robert Salifard che, nel 1888, fu organizzata la prima grande spedizione all’interno della grotta.  Il risultato fu l’elaborazione di un documento scientifico di 657 pagine manoscritte che aprì uno studio approfondito e serio su quest’Enigma. Tra le citazioni più importanti di questo studio, una frase di DuValgay che nel libro “Le ricerche sull’’origine e la destinazione della piramide”, nel 1812 scrisse:

“Le piramidi sono il luogo in cui gli angeli ribelli e i giganti, loro discendenti, si sarebbero occultati al momento del diluvio universale”.