Megalitismo

Una Ziggurat nel Mediterraneo

Stampa
11 Aprile 2011

Il sito di Pozzomajore con la costruzione a gradoni

Cronaca di una scoperta



L’impressionante numero di collegamenti tra la Sardinia (l’antico nome della Sardegna) e la Mesopotamia e il Medio Oriente intero ci porta a conferme continue sulla nostra teoria riguardo le “Genti che uscirono da Ur”, gli Urim. In Sardegna abbiamo persino una ziggurat. Una ziggurat che stranamente è situata a Nord dell’Isola. Ciò non è logico, perché l’approdo di genti venute da Oriente avviene naturalmente a Sud-Est. Logico sarebbe se le ziggurat fossero più d’una e sparse per l’Isola. Almeno una a Sud, una al Centro e l’altra (Akkodi) a Nord. Trovarne almeno due sarebbe per noi la conferma finale.


Un giorno di gennaio del piovoso inverno del 2010...

Oggi stiamo fremendo nell’attesa di fissare il giorno della partenza per l’esplorazione. Si, perché nel frattempo abbiamo rintracciato Tonino, l’amico sindaco che, oltre a essere felice nell’avere ritrovato un antico compagno di studi, si dice contento che qualcuno finalmente si interessi a quello che anche lui giudica essere qualcosa di insolito e di molto importante per il suo ridente paesello. Egli ci ha indirizzato a un amico (Mariano) appassionato di volo e di archeologia. Possiede un “ultraleggero” per le foto aeree. Lui stesso ha eseguito dei raid aerei e ci ha mandato delle foto molto, molto stimolanti. Speriamo bene.


Pozzomajore (SS)
Cominciamo a vedere come si presenta lo strano sito. Osserviamo che la costruzione più importante ha una forma a noi ben nota. Una forma che ricorda altri piccoli tempietti presenti in Sardinia a forma di nave e riproducenti le Esedre delle Tombe di Giganti. Nel mezzo del recinto vediamo una sorta di linea separatrice. Proprio a questo livello si trova la costruzione a gradoni che riteniamo sia una Ziggurat. Nelle foto vediamo meglio quanto ipotizziamo. Teniamo presente che l’illustrazione riguarda la parte centrale dell’insediamento. Il terreno intorno è però cosparso di altre costruzioni, alcune a forma di nuraghe.


Particolare del sito di Pozzomajore

Recinzioni di mura spesse anche 5-6 m. sono sotto il lentischio e gli alberi di leccio. Un complesso che ha un’estensione ragguardevole e che ci ha fatto pensare addirittura a una città, di quelle per intenderci di stile mesopotamico, con al centro l’Esagila con la Ziggurat ove soggiornava il Dio della città. E’ il “Trono” in cui si insediò Nabu quando fu mandato in esilio nelle Isole dell’Occidente a fine del terzo millennio? I Testi sumeri raccontano che “Nabu navigò verso il Grande Mare”. E aggiungono: “Nabu fuggì in un’isola del Grande Mare”. Insomma, esaminando i fatti che raccontiamo, pare che Nabu (e forse suo nonno Enki) visitassero quest’isola “in mezzo al Grande Mare” (Mediterraneo Occidentale, n.d.A.) più volte. Di sicuro intorno al 2000-2100 a.C. Nabu dovette fuggire dall’ira del fratello e del cugino di suo padre Marduk (Nergal e Ninurta). Costoro si allearono contro Marduk che richiedeva la supremazia sugli Dei. Ne conseguì un conflitto che inizialmente vide Marduk soccombere, ma la controffensiva delle sue armate guidate dal figlio Nabu fecero cambiare le sorti della guerra. Nabu riuscì a conquistare le terre dell’Occidente e a costituire un’alleanza di regni che si scontrarono sovente con le città sumere guidate dagli Enliliti Nergal e Ninurta.

Questi conflitti sono raccontati anche dalla Bibbia nell’epopea di Abram. La storia della guerra dei cinque re (fra cui i re di Sodoma e Gomorra) contro i quattro re “assiri” nel 2040 a.C. circa fa parte di questa epopea. Ciò non significa necessariamente che due Dei, Nabu ed Enki, arrivassero fisicamente nell’isola di Sardinia, ma che popoli che seguivano il loro culto approdassero nell’isola! La presenza di Enki è indicata dal proliferare del suo culto, quello dei pozzi sacri fuori dalla Mesopotamia. L’archeologa bulgara Dimitrina Mitova descrive il pozzo sacro di Jarlo a 50 km da Sofia, l’antica Sardica, identico a quelli sardi, cretesi, egizi, palestinesi e... mesopotamici. La presenza di Nabu è invece molto probabilmente fisica. Nabu non era un Dio, ma un semidio, né più né meno come i vari Eracle, Gilgamesh, Sargon, Perseo, Romolo  ecc. Suo padre era Marduk e sua madre una terrestre di nome… Sardanit (Sarpanit)! Perché dunque non possiamo sostenere che Nabu arrivò in Sardinia? Fondando magari una città, oggi sommersa dal mare? Ne abbiamo i contorni da foto aeree e altre riprese con Google Earth. Anche qui dovremo eseguire altre esplorazioni con il nostro Gruppo Ricerche Sardinia (GRS). Il sito sommerso è vicino agli scavi archeologici dell’antica città shardana di Nabui che oggi è impropriamente chiamata Neapolis.

Nei pressi è stato individuato anche un agglomerato di costruzioni (templi o nuraghi?), anch’essi sommersi, oggetto di studio e di esplorazioni da parte del GRS.

La città sommersa di Nabui che si intravede dal satellite. La parte sommersa è oggetto di esplorazioni da parte degli amici del Gruppo Ricerche Sardinia, su nostra segnalazione.


Nabu in Sardegna, gli indizi

I Testi sumeri affermano che Nabu "Salpò verso il Grande Mare"… "fuggì in un’isola del Grande Mare"

Il nome Nabu è presente in Sardinia nei toponimi e in nomi di città antiche, come Nabui.


Bronzetto Shardana del II millennio a.C.

La presenza di due ziggurat nell’Isola di Sardinia, al momento le uniche fuori dalla Mesopotamia, confermano che l’isola del Grande Mare, per ora, è identificabile solo con la Sardinia.

Akkodi/Akoddi è il nome di una delle ziggurat nei pressi di Sassari che ricorda chiaramente il nome Akkad, la patria mesopotamica dei Shardana.

Il culto di Enki/Ea e dei pozzi sacri è presente in Sardinia in modo massiccio, come del resto il nome stesso di Ea Con il significato di acqua. L’altro nome di Enki, Eyah, è presente nel linguaggio dei Sardi ancora oggi con lo stesso significato affermativo (Si) del nome Amon/Amen per gli Egizi (e oggi per i Cristiani)… una sorta di Si rafforzativo, come Amen (così sia!). Enki era il nonno e il capostipite della famiglia di Nabu.

I bronzetti shardana del II millennio raffigurano sovente personaggi della mitologia mesopotamica e analcolica. Uno di questi è Marduk. Il figlio di Enki, padre di Nabu era alle volte rappresentato con quattro occhi, quattro braccia e elmo con le corna. Un bronzetto in particolare, da noi battezzato Shardana in “I Popoli del Mare”, ci pare ricordi assai esaurientemente la descrizione di Marduk.

Trovare quindi un’altra Ziggurat in Sardinia, lo abbiamo sempre detto, metterebbe fine a ogni illazione e negazione riguardo le nostre teorie che sostengono l’arrivo da Ur in Sardinia delle genti che gli antichi popoli del Bronzo chiamavano Shardana. Certo si obietterà che la ziggurat di Monte d’Akkodi è datata intorno al 3000 dagli archeologi e l’arrivo dei shardana risulta successivo. Ma noi parliamo in questo caso di arrivo di Nabu, precedente all’arrivo dei Shardana e soprattutto non parliamo della fondazione di Akkodi. Probabile che, come spesso accadeva, la ziggurat di Akkodi sia una sovrapposizione a fine del III millennio su un culto precedente del IV millennio a.C. circa. Quanto alla datazione abbiamo dei dubbi legittimi dovuti anche all’architettura. Architettura che risulta successiva anche ai nuraghi, costruzioni megalitiche, quelle nuragiche, da sistemare in era precedente a queste ziggurat. Precedenti anche a quelle mesopotamiche, che risultano essere posteriori al diluvio del 4500 a.C. datato da Leonard Wooley.

Quindi la Ziggurat, la seconda ziggurat, l’abbiamo finalmente trovata. Dalle immagini che forniamo si può già capire che si tratta di costruzione a gradoni, cosa che scarta discorsi di altre costruzioni. A cosa poteva servire una costruzione a gradoni in piena campagna nel centro Sardinia?

Dalle indagini fatte nel territorio e nel paese nel cui territorio ricade la costruzione (Pozzomajore-SS), risulta che la costruzione è precedente alla seconda guerra mondiale. Cosa che esclude alcune ipotesi azzardate sull’uso militare fatto dall’esercito italiano o tedesco. Vero è che Monte d’Accodi fu usato a questo scopo(!), ma Monte d’Accodi è vicino alla costa e in prossimità del molo di Portotorres. L’importanza militare di questo sito e di questa zona è pari allo zero. E poi, Monte d’Accodi è una ziggurat usata a scopi bellici (purtroppo) e nella fattispecie per l’installazione di una contraerea, mentre questa costruzione di Pozzomajore sarebbe stata una postazione inutile costruita a mò di ziggurat. Assurdo. Comunque gli anziani del paese confermano che nel ‘45 la costruzione esisteva già da tempo. E in Sardinia come noto gli anziani hanno mediamente un centinaio di anni...

L’altra ipotesi di costruzione medioevale è scartata dall’architettura e dall’inutilità di un eventuale fortificazione in un luogo così poco popolato, se di fortificazione (o castello) si trattasse. Ma vediamo che non è né l’una, né l’altro.


Ziggurat di Monte d’Akkodi, Sassari

L’aspetto è di Tempio. Per un tempio di quelle proporzioni si può ipotizzare: o un grande centro urbano o un’epoca in cui i templi fiorivano numerosi anche in piccoli centri. A questo, qualcuno ha riferito la possibile origine romana. Se pur abbiamo trovato tracce di un uso in periodo romano (cocci di vasi e di anfore), escludiamo anche questa ipotesi per il materiale impiegato e per il tipo di edilizia e architettura dell’intero insediamento. Del resto i Romani riutilizzarono anche diversi nuraghe. Riutilizzarono, appunto.

Ci sarebbero i periodi storici dei Cartaginesi e dei Fenici. Sappiamo però che questi popoli erano interessati unicamente agli insediamenti costieri. Sempre che in Sardinia ci siano stati veramente.

Rimangono i Nuragici. Dobbiamo dire che abbiamo rilevato in alcuni punti della ziggurat un basamento con massi del tipo nuragico. Solo il basamento, non la costruzione. Rimane da attribuire quindi la costruzione a un popolo antico quanto basta per essere successivo ai Nuragici e precedente ai Romani. Di quel periodo definito “buio” ci è noto un unico popolo che conosceva le ziggurat e proveniva dalla terra che le ideò: i Shardana. O se preferite, i Sandanidi o Sargonidi. Se a costruire queste ziggurat non furono i Shardana del 1900 a.C. identificati con Sardo/Eracle, furono sicuramente i loro antenati identificati con Nabu/Eracle.

Il nostro amico di Pozzomajore, oltre ad aver rilevato le bellissime foto aeree, è riuscito a procurarci delle preziose immagini degli anni ‘50 riferite alla costruzione. In quegli anni era in uso la “scampagnata domenicale” nei siti di importanza storico mitologica per il paese. In ogni paese vi era una Domus de Jana o un Nuraghe o una grotta sacra, dove ci si recava in compagnia per la gita domenicale. Le foto indicano che il sito di Pozzomajore è uno di questi. Non solo, ci fornisce anche una visione della Ziggurat più pulita e quasi senza la vegetazione che oggi la ricopre. In più,  vediamo chiaramente alcune persone posizionate nei gradoni, e nelle entrate che ci erano sfuggite nel sopraluogo.


La seconda Ziggurat di Pozzomajore

Un ulteriore studio della zona ci ha convinti che il sito è senza dubbio un’Esagila. Una zona sacra delimitata da:

-Un enorme recinto con uno spiazzo per il popolo (Sagrato

-La Ziggurat con in cima un tempietto circolare, a ricordare quello in cima alla ziggurat mesopotamica, dove Marduk soggiornava. Questo è circolare, forse per rispetto alle usanze del popolo che già viveva nell’isola: i Nuragici. 

-Un cortile interno per i sacerdoti dietro la ziggurat. Una sorta di Sacrestia odierna. 

-Un recinto inaccessibile, con guardiole a ogni angolo del massiccio muro a forma di torri nuragiche. Molto probabilmente per il corpo di guardia a custodia del tempio stesso. Da questo recinto di forma triangolare, i sacerdoti accedevano direttamente alla ziggurat, risalendo la rampa e senza passare in mezzo al popolo che ne era impedito dai muri di recinzione. Gli altri recinti con mura meno imponenti, pensiamo servissero per il bestiame dei sacrifici altre necessità.

Quanto alla ziggurat, vediamo di fornire un’altra immagine con i contorni dettagliati a mano, per avere un riferimento più chiaro. Certo che, una volta ripulita la zona, le immagini saranno molto più esplicite. Per ora ci accontentiamo dei sopralluoghi e delle immagini aeree, abbastanza esplicative. Dalla foto vediamo che si contano 4-5 gradoni con in cima il tempietto circolare, ma potrebbero esserci ancora altri livelli nascosti dalla vegetazione. Se pensiamo che la scoperta dell’altra ziggurat, quella di Accodi, fece litigare gli archeologi perché era poco chiaro se fosse o no un un nuraghe, questa è una scoperta davvero eccezionale per la facilità nell’identificare una piramide mesopotamica a gradoni. Avendo visto entrambe le costruzioni diverse volte, possiamo anche dire che l’imponenza della Ziggurat da noi scoperta è di gran lunga maggiore della precedente.


L’iscrizione

Contemporaneamente alla scoperta della Ziggurat, alcuni amici del posto ci mostrarono la foto di un coccio trovato nelle vicinanze del sito con incisi dei segni che a prima vista ci ricordarono i petroglifi scoperti nel Negeb da Emanuel Anati e da altri studiosi presso nuraghi e pozzi sacri qui in Sardinia.


La misteriosa iscrizione sul reperto ritrovato a Pozzomajore

Fra questi amici studiosi che stanno portando avanti una battaglia sull’identità dell’antico popolo sardo del periodo del bronzo, vi è il prof. Gigi Sanna. “Convertito” alla causa shardana dopo aver decisamente contestato le nostre tesi, ma ha ammesso pubblicamente di essersi sbagliato, virtù oggi molto rara. Abbiamo pensato di affidare a lui, che oggi si occupa attivamente della scrittura shardana, il compito di decifrare la scritta. Lasciamo che sia lui stesso a spiegarci cosa contiene nel nostro libro di prossima pubblicazione.

Forniamo qui l’immagine del coccio che al momento non sappiamo se si trovi nel museo del Comune, o in attesa di essere classificato se non tradotto nel museo archeologico di Sassari o conservato da qualche parte. Speriamo non faccia la fine dei Giganti di Monti Prama, lasciati ad ammuffire negli scantinati del museo archeologico di Cagliari per trent’anni, prima che fosse resa nota la loro esistenza nel 2005 nel libro “Shardana i Principi di Dan”. Oggi sono in restauro nel laboratorio di “Li Punti” (Sassari).

Abbiamo chiesto al prof. Gigi Sanna di anticiparci almeno alcuni tratti della traduzione, anche se noi stessi avevamo intravisto in cima al testo la scritta SRDN. Pensavamo però a un abbaglio, per il semplice fatto che la scritta SRDN è scritta proprio così, da sinistra a destra e con caratteri che ci erano sembrati “moderni”, mentre negli altri documenti (stele di Nora) è scritta da destra a sinistra, in perfetto stile proto kananèo. La spiegazione del prof. Sanna è contenuta nel capitolo dedicato a questa scoperta, all’interno del libro Shardana, Jenesi degli Urim, Atto Finale dei dubbi sull’identità dei Popoli del Mare.



Leonardo Melis, scrittore e ricercatore, ha pubblicato numerosi volumi sulla storia antica e le origini celtiche della Sardegna, tra cui “Shardana: i popoli del mare”.