Misteri

L’incredibile storia delle Korovy di Chernobyl

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11 Ottobre 2021
La dismessa centrale nucleare di Chernobyl
La dismessa centrale nucleare di Chernobyl

Magie del mondo animale - e non solo - ai confini della vita…


La Criptozoologia, nei suoi tanti aspetti, è uno sguardo sul mondo che non cessa mai di stupire… Questa volta scriviamo di un evento tanto drammatico quanto pieno di interrogativi e speranze. Per farlo, ci rechiamo in un luogo dove, oggi come oggi, all’Homo Sapiens è praticamente vietato recarsi. Un luogo che è esso stesso simbolo di mistero e che è diventato un mondo a sé stante, decisamente ai confini della vita… Parliamo dell’area in cui era attiva, un tempo, la centrale nucleare di Chernobyl.

Ovviamente tutti sono a conoscenza del disastro nucleare che passò alla storia con il nome di questa città, che allora si trovava in territorio russo mentre oggi appartiene alla Repubblica Ucraina ed è situata all’estremo nord della stessa, a poca distanza dal confine con la Bielorussia. La notte del 26 aprile 1986 alle ore una, 23 minuti e 45 secondi una instabilità nella potenza del reattore innescò una reazione a catena che portò all’esplosione del reattore stesso. Una nuvola enorme di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su una vasta area intorno alla centrale, contaminandola pesantemente. Le città di Pripyat e di Chernobyl furono devastate. Pripyat, in particolare, oggi non esiste più mentre Chernobyl è sopravvissuta con pochissimi abitanti. Un altro centinaio di piccoli agglomerati rurali è stato spazzato via.

Le Korovy di Chernobyl
Le Korovy di Chernobyl

Fu il più grave incidente nella storia del nucleare civile e l'unico, insieme a quello di Fukushima, in Giappone nel 2011, a essere classificato con il settimo livello, il massimo, della cosiddetta scala di catastroficità INES (International Nuclear and Radiological Event Scale), un parametro riconosciuto a livello mondiale per classificare gli incidenti nucleari e radiologici. Furono evacuate circa 400.000 persone che non tornarono mai più nelle loro case e le nubi radioattive si spinsero fino a tutta l’Europa e al Nord America. Ci furono quantità incalcolabili di decessi - si parla di circa 30.000 - e di patologie riconducibili ai danni da radiazioni, e si può ben dire incalcolabili perché questi dati sono a tutt’oggi molto controversi, tra quanto dichiarato dalle autorità locali e quanto invece constatato o ipotizzato da vari organismi internazionali.

In ogni caso, la natura e le conseguenze di questo evento disastroso sono ben note.

Ma quello che non tutti sanno è che la vita, in tutti i suoi particolari, si è sviluppata su queste rovine in modo enigmatico e davvero straordinario. Tutte le forme di vita sopravvissute, sia del mondo vegetale sia del mondo animale. Ed è al mondo animale che guardiamo con stupore, perché vi scopriamo eventi criptozoologicamente davvero particolari.

Uno su tutti: le Korovy di Chernobyl sono diventate selvatiche e sembrano vivere in una nuova e sconosciuta condizione di libertà e di soddisfazione, di felicità potremmo dire. Chi sono le Korovy? Sono le mucche, korova è “mucca” in russo.

Alce, foresta di Chernobyl
Alce, foresta di Chernobyl

Ma partiamo dall’inizio: furono moltissimi gli animali non umani lasciati alla loro sorte durante l’evacuazione delle città di Pripyat e di Chernobyl. Tantissimi vennero addirittura uccisi, per la paura che diffondessero il contagio da radiazioni. Una catastrofe nella catastrofe. Non ci è dato di sapere quanti di quegli esseri senzienti subirono sorti tragiche, si ammalarono, morirono di patologie o di fame o furono sterminati.

Ma, in quello che sembrava essere diventato soltanto più uno scrigno di morte, l’avventura della vita ci ha riservato non poche sorprese. E tra queste sorprese ci sono appunto le korovy, le mucche, perché, tra le mucche abbandonate di Chernobyl, le sopravvissute non hanno tentato di fuggire o di allontanarsi dalle zone rurali in cui vivevano. Sono rimaste lì, tenacemente, sono incredibilmente sopravvissute nutrendosi di vegetali contaminati e … si sono rifatte una vita, sicuramente molto più naturale, per quanto possibile in quell’area e sicuramente impensata dal punto di vista etologico. In una parola, le mucche di Chernobyl sono come diventate - o ritornate - selvatiche e appaiono piuttosto a loro agio in questa nuova condizione: sono libere, non hanno più umani che spadroneggiano su di loro, allevandole per sfruttarle e per mandarle a morte.

Questo processo rivoluzionario è accuratamente monitorato dagli operatori della Chernobyl Radiation and Ecological Biosphere Reserve (Riserva dell’area radioattiva e della biosfera ecologica di Chernobyl), un organismo scientifico istituito nel 2016 dal Governo Ucraino con l’obiettivo di proteggere e promuovere il ritorno alla normalità della natura e dell’ambiente nella tristemente famosa “zona di esclusione”, l’area circostante l’ex centrale nucleare in cui è ancora oggi assolutamente vietato accedere. Un’area che comprende zone urbane così come ambienti naturali.

Lupo, foresta di Chernobyl
Lupo, foresta di Chernobyl

E con le informazioni che vengono diffuse da questo ente arrivano dati sorprendenti. Le mucche, essendo numerose e molto intraprendenti, sono tra gli animali non umani più studiati nella zona di esclusione, ormai da cinque anni a questa parte: è così che abbiamo potuto capire che non solo si sono adattate a vivere allo stato brado ma si sono letteralmente organizzate in una mandria spontanea e mostrano comportamenti decisamente differenti da quelli che assumerebbero nelle condizioni di cattività tipiche degli allevamenti domestici.

La mandria di questi bovini, mucche e tori che ormai possiamo considerare reinselvatichiti, è infatti radicalmente diversa dalla solita mandria che siamo abituati a vedere nelle campagne prossime agli allevamenti: è un vero e proprio clan, una società libera, strutturata, con una sua definizione, una sua integrità che si autoprotegge, appare agire con una evidente armonia tra i comportamenti dei vari individui, ha la sua riproduzione e attua dei sistemi di protezione dei piccoli con grande attenzione e precisione.

Sembra quasi che siano sempre stati discosti dall’uomo, appaiono come animali con loro comportamenti peculiari, non obbligati e del tutto naturali.

Ad esempio, i vitelli sono seguiti incessantemente sia dalle mucche sia dai tori: questi ultimi non se lo sognano neanche di fare una cosa simile negli allevamenti … A loro volta, i vitelli scelgono autonomamente di stare nel cuore del clan, occupando fisicamente un posto tra uno dei tori adulti e i gruppi di mucche, un posto dove sono accuditi e protetti da ogni pericolo.

Poi, contrariamente a quanto previsto negli allevamenti gestiti dall’uomo, korovy e byki (i tori) di Chernobyl si adattano bene al freddo, che in quella regione può essere davvero tagliente: i controlli effettuati dopo gli inverni nevosi e gelidi della zona dai ricercatori ucraini hanno potuto evidenziare che tutti i bovini erano in buone condizioni di salute.

Bisonte europeo, campagna di Chernobyl
Bisonte europeo, campagna di Chernobyl

Altra cosa: quello che sembra essere il toro “capo”, il capo clan, probabilmente il toro più anziano e con più forza manifesta, non cerca di emarginare gli altri tori più giovani o più deboli, anzi, pare compiere dei movimenti per tenerli in mezzo al gruppo, quasi a mo’ di protezione e sicuramente per organizzarsi contro eventuali predatori o pericoli vari.

Tutti esempi di armonia naturale, di sintonia con Madre Terra e con il Mistero che dà origine alla vita e che fa evolvere le forme della vita stessa: comportamenti ben diversi da quelli indotti nel mondo dell’animale umano e dei lager in cui l’uomo costringe a vivere le altre forme di vita animale, tipo allevamenti, zoo, circhi, acquari e via di questo passo.

Osservare in natura, seppure una natura devastata, un clan di esseri davvero liberi è un’esperienza meravigliosa, che ha incantato gli operatori della riserva e gli scienziati che lavorano per il recupero della zona (tra gli altri, i ricercatori ucraini Sergey Gashchak, Serhiy Zhyla e Denys Vyshnevsky, l’Università inglese di Salford e l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente).

Potremmo quasi dire che le korovy di Chernobyl sono risalite ai tempi magici degli uro, i loro progenitori. Nome scientifico Bos taurus primigenius, è stato l’antenato di tutti i bovini attualmente viventi sul Pianeta Terra: era originario dell’India, dove si sviluppò circa due milioni di anni fa e, attraverso migrazioni successive, era giunto a popolare le foreste europee intorno ai 250.000 anni orsono. Era un individuo libero, che scomparve dall’Europa nel 1600 a causa, ovviamente, delle malversazioni umane: la caccia, l’affermarsi degli allevamenti, le malattie trasmesse dal bestiame addomesticato, la riduzione degli habitat naturali.

Cavalli di Przewalski, liberi nei dintorni di Chernobyl
Cavalli di Przewalski, liberi nei dintorni di Chernobyl

L’ultimo uro europeo di cui si ebbe notizia, una femmina, fu trovata morta nel 1627 nella foresta di Jaktorow, in Polonia.

Oggi è fantastico poter dire, o quantomeno immaginare, che gli ultimi discendenti di questa specie estinta siano ritornati alla loro vita originaria, con una sapienza mai dimenticata e con un’intelligenza a noi aliena che affascinano e rincuorano.

Possiamo concludere con una nota di grande speranza criptozoologica: anche se gli allarmi sugli effetti radioattivi non sono certamente ancora cessati, le korovy di Chernobyl per ora ce l’hanno fatta, hanno vinto contro i disastri causati dall’Uomo.

E, insieme con loro, sono sempre gli interessanti rapporti della Chernobyl Radiation and Ecological Biosphere Reserve a testimoniare il fatto che, nella famigerata zona di esclusione di Chernobyl (pressappoco una trentina di chilometri tutto intorno alla ex centrale), sono ben 339 le specie di animali vertebrati che sono riusciti a sopravvivere e a rifarsi una vita, oppure a ritornare nelle foreste stesse o lungo il corso dei tanti fiumi che attraversano la zona: parliamo di 60 specie di pesci, 12 specie di anfibi, 7 specie di rettili, 202 specie di uccelli e 58 specie di mammiferi. Il quadro d’insieme è davvero criptozoologico e a suo modo magico.

Un quadro dove la criptozoologia incontra la criptobotanica … La stessa area infatti è diventata, imprevedibilmente, la terza più grande riserva naturale d’Europa, con innumerevoli specie non solo animali ma anche vegetali che hanno resistito e si sono diffuse. Alcuni esempi: le conifere hanno “parato il colpo”, si sono ridotte di numero ma ora si stanno riproducendo alla grande; i girasoli sono in grado di assorbire materiali radioattivi dal terreno e immagazzinarli negli steli e nelle foglie, che poi possono essere smaltiti senza danni per le radici, contribuendo così ad un continuo risanamento del terreno; alcuni funghi sono addirittura in grado di assumere sostanze radioattive dall’aria e dalla terra e trasformarle in elementi utili al loro metabolismo …

Farfalle e margherite sui prati di Chernobyl
Farfalle e margherite sui prati di Chernobyl

Nel mondo animale, possiamo citare tra tutte le avventure dell’Orso bruno, che non si vedeva in queste terre da oltre un secolo e oggi è ricomparso oppure i tentativi riusciti di reintrodurre in sicurezza, nelle zone dove la radioattività è sotto le soglie di rischio, il Bisonte europeo e il Cavallo selvatico di Przewalski, originario della Mongolia e fino a pochi anni fa quasi estinto.

Non cantiamo vittoria contro il disastro nucleare ma, come sempre, assistiamo a miracoli del mondo animale non umano. E continuiamo a chiederci: ma dove siamo veramente? Chi sono davvero i tanti alieni con cui condividiamo da sempre la vita sul Pianeta Terra? Quali conoscenze e capacità hanno?

Mistero. L’incredibile mistero dell’entanglement di e con Madre Terra, di cui tutti siamo figli.



Nota sulle immagini: tutte le fotografie riportate provengono dal sito ufficiale (http://chornobyl-gef.com) e dalla pagina Facebook della Chernobyl Radiation and Ecological Biosphere Reserve e rappresentano esempi di vita animale e vegetale nella Zona di Esclusione di Chernobyl



Elio Bellangero, ricercatore della Ecospirituality Foundation, conduce la trasmissione “Animali ed Enigmi” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it