Musica

Ottodix e il Robosapiens

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19 Novembre 2011

Al quarto album Alessandro Zannier e la fantascienza musicale tra Kubrick e Asimov


Il progetto Ottodix, al secolo Alessandro Zannier, porta in dote in questi ultimi mesi dell’anno una nuova prova discografica intitolata “Robosapiens”, la quarta, che esce per la Discipline. Artista  che spazia le sue sonorità nella ricerca elettro pop e musica d’autore. Zannier è un artista visivo oltre che musicista, arrangiatore e autore, e col suo particolare immaginario tesse le sue articolate trame, tra musica, testi, arrangiamenti e immagini. Tant’é che nel prossimo 2012 Zannier & Band saranno in tour per presentare “Sogno di un Avatar”, un progetto che viaggia tra spettacolo, musica e teatro multimediale.

Il nuovo album “Robosapiens” riconosce al suo scrittore-musicista tutta la verve poetica condensata da un'atmosfera tecnopop molto particolare e futurista: "Dalla vita lo sai, vivo non ne uscirai, e per questo sarai egocentrico"... "Ho guardato incredulo finire un'epopea, e il 2001 che passava tra le torri, senza nessuna odissea...".


Il brano guida, che poi è il cosiddetto singolo che ha dato il là all’uscita dell’album, ha il sapore fantascientifico visto che non si può non pensarlo dopo aver letto il titolo: “La Guerra dei Mondi”. In realtà poco ha a che fare con Ufo e marziani, ma è un brano sull’intolleranza reciproca, sull'inquietudine esistenziale e contro la chiusura dell'uomo all’interno del proprio branco, esaltato dalla prova raffinata e allusiva del regista Marco Marchesi, che con questo video restituisce al testo di Alessandro Zannier (Ottodix) il suo significato più vero, al di là delle metafore sulla fantascienza che caratterizzano tutto il nuovo lavoro. Il videoclip girato nella periferia di Oporto (Portogallo) coglie momenti di vita di due giovani gang rivali, "Lights" e "Shadows", in un futuro post atomico immaginario appena accennato, ispirato a certe b-moovies di fantascienza degli anni '70 e '80.

In questo nuovo capitolo “Robosapiens” Ottodix conferma quanto di buono ha saputo fare negli anni passati, ovvero la sua vitale quanto lapalissiana teoria: se c’è passione, non c’è crisi (discografica o non) che possa arginare la creatività.

12 brani di raffinato e scorrevole elettropop dove i suoni contemporanei si mescolano a echi vintage, grazie all’uso di theremin, organi elettrici, moog ed effettistica tipica dei film di genere "space" anni '60/'70 prendendo a piene mani dalla fantascienza classica del cinema e della letteratura, trovando spunti musicali sia che si parli di  Kubrick o di Asimov.


Dalla conquista spaziale, alle intelligenze artificiali, attraverso la guerra fredda; dall'atomico al post atomico fino agli "ufo robot" giapponesi che negli anni '70 hanno cresciuto le generazioni dei trenta/quarantenni di oggi con il mito della tecnologia e di un futuro fantascientifico, che solo in parte si è realizzato, più nel male che nel bene. E' proprio a questa generazione che Ottodix dedica l'album, utilizzando queste metafore per sottolineare il disagio esistenziale degli "uomini di mezzo", cresciuti a cavallo del velocissimo balzo (iper spaziale) tecnologico ed oggi eterni indecisi, spaesati di fronte ai mutamenti e alle incertezze quotidiane. “Quelli troppo vecchi per giocare ancora, troppo giovani per invecchiare ora".

La title track auspica in modo provocatorio l'avvento di robot dall'intelligenza e dalla sensibilità pari a quella umana, ma eticamente più saggi, a cui affidare le decisioni ormai impellenti per la sopravvivenza del pianeta, dall'equità sociale all'eco-sostenibilità. Oltre a  “La Guerra dei Mondi” si impone in una sorta di rock spaziale l’omonima canzone che dà il titolo all’album, “Robosapiens”, quando attacca con le chitarre che si incuneano elegantemente nella maestosità del sinth e Ottodix canta: “Dopo una notte lunghissima erotica tra la genetica e l’arte robotica, nascerà. Robosapiens, tu sarai matematica sopra di noi, dove sbagliano i santi ed i supereroi. Robosapiens, superstar, liberaci dal male, ora liberaci da noi….” La successiva “Ufo Robo Generation”  è una canzone  leggerissima e soffice legata ad una sonorità pop accattivante: “…. Sono atterrati  di colpo gli alieni ora  coi piedi per terra, adolescenti, perenni ventenni, reduci senza una guerra. Anni settanta la grande lusinga, figli dei manga…Quelli troppo vecchi per giocare ancora, troppo giovani per invecchiare ora”. Passa veloce  “La Legge della rosa”, romantica song classicheggiante, un vero inno all’amore e  alla donna, per approdare ad “Aliena” una ballad dai suoni elettronici intriganti: “…lei . sovrumana come Dio, non è di questo mondo, e da distanza siderale sa cosa dorme nel tuo io. E per inseguirla, si sfida la morte, si manderà l’uomo sui cieli di Marte, verso  la voce che ci ripeteva: ”Mordi la mela di Eva, sirena, sirena, sirena aliena, aliena bellissima e extraterrestre…la luce della verità…”.


La donna della fantascienza di Ottodix si chiama Aiko, la prima donna robot creata ad uso “personale” per soli uomini: “ciao, Aiko sono io, la donna replicante, la geisha robot. Io erotipokemon, oppure la tua vergine, casta Maria. E so pulire, lavare, stirare, gridare, facendo l’amore con te, e se domani mi volti le spalle non chiedo perché..” Poi Zannier si sofferma sulla reale vita dell’uomo in  “Fantasmi”:  “fantasmi noi che siamo vivi e vegeti, colpevoli di aver dormito comodi nel Grand Hotel con camera con vista sull’inferno…”. “Colonia umanoide di Fukushima”  un intermezzo di suoni elettronici che portano a viaggi infiniti universali e astrali. Unico brano strumentale dell’album. Imponente poi arriva “La Fortezza” con un testo forte, così come candido e spaziale è invece “Alpha Centauri”. Suoni cristallini che fanno vivere atmosfere sognanti: “Bella e nebulosa è come spuma di galassia e alimenta la follia di chi la contempla...”. Chiudono l’album “Camaleonte” e “Odissea tra le stelle” che confermano la bellezza nei testi di questo bravissimo artista che lega intimismo letterario e elettro wave in uno spazio cosmico musicale.