Recensioni

Val Susa, la mitica città di Rama

Stampa
07 Luglio 2020
“Rama. Antica città celtica”, di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero,  Edizioni L’Età dell’Acquario. Una nuova edizione con aggiornamenti e ampliamenti è prevista per gennaio 2021, sempre pubblicata da L’Età dell’Acquario.
“Rama. Antica città celtica”, di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, Edizioni L’Età dell’Acquario. Una nuova edizione con aggiornamenti e ampliamenti è prevista per gennaio 2021, sempre pubblicata da L’Età dell’Acquario


Quello che Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero ci propongono nel libro «Rama. Antica città celtica» (Edizioni L’Età dell’Acquario) è un viaggio in sospensione tra storia, mito, folklore e passione… Passione per la ricerca di radici lontane, passione per l’indagine tra le pieghe delle tradizioni, passione per una terra (il Piemonte) in cui gli autori sono certi di individuare tracce di un passato celtico.

Entrambi impegnati da molti anni negli studi sulla spiritualità a trecentosessanta gradi, Barbadoro (recentemente scomparso) e la Nattero hanno provato a smontare e poi rimontare tutta una serie di tracce del passato lontano presenti in aree piemontesi (Valle di Susa, soprattutto), al fine di suggerire, seguendo un modus operandi anche alternativo, soluzioni spesso in controtendenza, ma degne di essere ascoltate.

Focus la mitica città di Rama: luogo che riaffiorò dal passato attraverso la storiografia e l’archeologia della fine del XIX secolo, trovando poi una nuova giovinezza negli anni Settanta del Novecento. Furono molti gli studiosi che provarono a scandagliare le tracce di questo luogo, avendo come referente un libro scritto nel 1893 - metodologicamente allineato al periodo - da Matilde Dell’Oro-Hermil e intitolato «Roc-Maol e Mompantero. Sue leggende e suoi abitanti». L’autrice guardava soprattutto al folklore, concedendosi comparativismi allora molto diffusi: sul suo percorso teorico gli studiosi successivi hanno cercato di trovare tracce concrete per dare un senso storico a Rama.

Operazione effettuata avvalendosi di tutta una serie di testimonianze di pietra: massi erratici, incisioni rupestri, gruppi litici effettivamente antropizzati in vari periodi storici, presenti nell’area indagata dai due autori di «Rama. Antica città celtica» e proposti suggerendo legami tra quei territori e un lontano universo celtico.

Quanto è certo che la maggioranza dei tanti esempi riportati, dal sito di Borgone di Susa alla «Pera cunca» di Cossano Canavese, dal singolare ‘altare’ di Viù al discusso complesso di Braglia, occupano una parte importante delle tradizioni autoctone, avendo acquisito un significato molto preciso nel folklore, con riverberi ancora evidenti ai nostri giorni.

Il tema della città scomparsa (il qualche caso il soggetto è un intero continente, come l’Atlantide di Platone) è un leitmotiv che ha affascinato scrittori e lettori di tutti i tempi, rispondendo al bisogno dell’uomo di individuare in un tempo lontano (simile a quello del «c’era una volta» delle fiabe e favole) le proprie radici ataviche. Radici profondamente situate in un periodo in cui gli uomini vivevano in armonia con l’ambiente e con i propri simili: poi, per varie motivazioni, questi universi equilibrati sono crollati, lasciando solo flebili tracce nelle mitologie di tanti paesi.

In altri casi, sul piano storico, la loro scomparsa è attribuita all’avanzata di popoli conquistatori: la fi ne di Rama - così come nell’altrettanto caso dell’evanescente Cordela, città dei Salassi - è attribuita all’espansione romana in direzione delle Alpi. Mancano le fonti, ma la ricerca continua…


Recensione pubblicata da “La Voce e il Tempo” di Domenica 21 Giugno 2020