Scienze

Il robot-poliziotto a Dubai

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13 Giugno 2017
Il robot-poliziotto a Dubai

Alla Gulf Information Security Expo presentato l’agente che dovrebbe affiancare quelli in carne e ossa entro il 2030. Riconosce le facce, legge le emozioni e i documenti. Può ascoltare il cittadino grazie a un avanzato sistema di riconoscimento vocale


Robocop è arrivato. Chi ha programmato una vacanza a Dubai lo incontrerà per la strada. Non spaventatevi, non è un extraterrestre ma un vero robot disponibile ad ascoltarvi senza difficoltà, conosce ben sei lingue.

«È il primo robot al mondo ad entrare in servizio come poliziotto», ha precisato con orgoglio Khalid Nasser Al Razzouqi, direttore generale dei «servizi intelligenti» della polizia della capitale di uno dei sette Emirati. Con il berretto d’ordinanza come i colleghi umani, si presenta ben piantato nel suo peso di cento chilogrammi e un’altezza di un metro e settanta. Non ha gambe, e si muove su ruote. Impressiona, però, per le sue facoltà. State attenti ai gesti perché li riconosce e li interpreta. E non solo: guardandovi in faccia legge le vostre emozioni e capisce se siete felici, tristi o sorridenti. Inoltre ha l’abilità di cambiare espressione del viso a seconda di ciò che gli state raccontando e di salutarvi alla fine dell’incontro.

Robocop ha fatto il suo ingresso sulla scena della Gulf Information Security Expo mentre Al Razzouqi sottolineava che il suo impiego nei quartieri rappresenta un passo importante nella prospettiva di far diventare Dubai la città leader mondiale nelle tecnologie delle smart cities.

Oltre ad ascoltare con un avanzato sistema di riconoscimento vocale dell’Ibm, con il robot si potrà anche interagire grazie al touchscreen sistemato sul petto. Leggerà poi i vostri documenti e accetterà il pagamento delle multe.

Il programma è di sostituire almeno il 25 per cento dei poliziotti umani con altrettanti robot entro il 2030. «Non hanno bisogno di assicurazione medica o addestramento, sono subito pronti a interagire con i residenti e con i milioni di turisti che camminano nelle nostre vie» ha precisato il poliziotto.

Dal famoso film di Paul Verhoeven sono passati trent’anni ma il momento previsto è giunto. «È solo un primo passo perché entro una quindicina d’anni convivremo normalmente con i robot» dice Giorgio Metta, il padre del robot «iCub» dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. «In fabbrica - aggiunge - usciranno dalle gabbie in cui sono spesso confinati per lavorare vicino ai tecnici nelle operazioni più pesanti, mentre l’interazione col pubblico inizierà presto nei supermercati, negli hotel e nelle banche».

I primi compiti saranno di sorveglianza, per passare in seguito al ruolo di accompagnatori nelle corsie dei grandi magazzini, spiegando e suggerendo, oppure tenendo per il braccio gli ammalati durante gli spostamenti negli ospedali o controllandoli nella notte.

«Infine - aggiunge Metta - li accoglieremo in casa, giocheranno con i nostri figli e li aiuteranno fare i compiti. I robot, ormai, sono usciti dalla fantascienza».


(Dal Corriere della Sera del 23 maggio 2017 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera