Animalismo

Io e l'Africa

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24 Maggio 2016
L'intervento di Licia Colò durante la presentazione del libro "Io e l'Africa" di Jane Goodall presso il Museo Civico di Zoologia di Roma. Al tavolo con lei: Massimo Di Forti e Daniela De Donno Mannini, presidente del “Jane Goodall Institute Italia”
L'intervento di Licia Colò durante la presentazione del libro "Io e l'Africa" di Jane Goodall presso il Museo Civico di Zoologia di Roma. Al tavolo con lei: Massimo Di Forti e Daniela De Donno Mannini, presidente del “Jane Goodall Institute Italia”

Jane Goodall, "la scienziata che incanta"


Il libro “Io e l'Africa” nasce da una serie di incontri ed alcune interviste tra il giornalista Massimo Di Forti e la grande scienziata Jane Goodall. Racconta l'Africa di ieri e di oggi, tra emozionanti conquiste scientifiche e drammatici problemi ambientali, grandi cambiamenti e purtroppo conflitti.

Attualmente presentato in tutte le maggiori città italiane, è stato presentato per la sua prima uscita al Museo Civico di Zoologia di Roma il 5 maggio scorso. Sono intervenuti Licia Colò, Massimo Di Forti, Daniela De Donno Mannini, presidente del “Jane Goodall Institute Italia" e autrice della postfazione, ed è intervenuta via Skype la stessa Autrice.

Jane Goodall, etologa ed antropologa britannica, oggi è diventata una leggenda vivente perché ha rivoluzionato e ampliato le conoscenze etologiche sul comportamento degli animali.

Come testimonia la stessa scienziata, fin da bambina aveva una speciale passione per gli animali e sognava l'Africa come meta per realizzare le sue profonde aspirazioni. Un sogno ad occhi aperti che si è concretizzato con l'apprendimento di verità che hanno lasciato dei segni indelebili per tutta la sua esistenza.

“Io e l'Africa”, Jane Goodall intervistata da Massimo Di Forti. Postfazione di Daniela De Donno Mannini. La copertina raffigura Jane Goodall molto giovane con David Greybeard, il primo scimpanzè che si fece avvicinare all'inizio delle sue ricerche e che viveva nella riserva di Gombe, in Tanzania
“Io e l'Africa”, Jane Goodall intervistata da Massimo Di Forti. Postfazione di Daniela De Donno Mannini. La copertina raffigura Jane Goodall molto giovane con David Greybeard, il primo scimpanzè che si fece avvicinare all'inizio delle sue ricerche e che viveva nella riserva di Gombe, in Tanzania

Quando finalmente negli anni cinquanta riuscì a realizzare il suo sogno e sbarcò nel continente, a Città del Capo, rimase traumatizzata dall'inconcepibile atteggiamento razzista dei bianchi nei confronti dei neri, nonostante la non conflittualità delle popolazioni locali, infatti i guerrieri zulù vestiti con i loro costumi accoglievano le persone che scendevano dalla nave di Jane proveniente dall'Inghilterra. Ed era ovviamente inaccettabile l'incolmabile contrasto tra questa realtà sociale e la magia dei luoghi, della generosa natura, dei magnifici animali che lì vivevano.

Dal 1960 il bioantropologo Louis Leakey la portò con sé in Kenia dove iniziò i suoi studi con le osservazioni nella foresta di Gombe per comprendere da vicino la vita sociale e familiare degli scimpanzé. Una ricerca durata quarant'anni. Fu lei a scoprire che gli scimpanzé, come gli uomini, utilizzano gli utensili per le loro attività quotidiane; ad esempio adoperano degli stecchini per prendere le termiti all'interno dei loro nidi o il miele dagli alveari, si servono di pietre per rompere i gusci dei semi più duri. A questo proposito aggiungo un passo esplicativo di Daniela De Donno Mannini: “La scoperta, quasi immediata di Jane Goodall che gli scimpanzé di Gombe, in Tanzania, possono modificare oggetti per farne un uso consapevole impressionò Louis Leakey che invitò la comunità scientifica a ricollocare l'umanità, o lo scimpanzé, nella giusta prospettiva… osservare una comunità di scimpanzé liberi nel proprio ambiente naturale è un po' come puntare un cannocchiale nel nostro passato, e ricordare a noi stessi chi siamo”.

Gli studi sugli scimpanzé nel parco di Gombe hanno fornito delle importanti prove sulle differenti personalità, sull'uso del pensiero razionale, sulla capacità di risolvere i problemi e di astrazione, sull'empatia e le capacità intuitive che permettono loro di comprendere gli stati d'animo e i bisogni dei loro simili, fino ad arrivare ad individuare nella “danza” della pioggia un comportamento religioso.

Jane Goodall è intervenuta all'evento tramite Skype
Jane Goodall è intervenuta all'evento tramite Skype

Essi provano emozioni come la gioia ed il dolore, la paura e la disperazione, ed infine la sofferenza mentale e fisica. Scrive Jane Goodall: “Come dovremmo rapportarci a esseri che si riconoscono allo specchio, che piangono i loro compagni e possono morire di dolore, che hanno coscienza di se stessi?”

Nel preparare il primo resoconto della sua attività Jane Goodall stupì il mondo accademico dando dei nomi umani ai suoi scimpanzé, diversamente dagli altri che li identificavano con numeri di serie. Non a caso la Goodall è tra gli ideatori del “Progetto Grandi Scimmie Antropomorfe” che punta a riconoscere per loro i diritti fondamentali a livello internazionale.

Come ci dice Daniela De Donno, le ricerche di Jane Goodall hanno profondamente modificato il nostro modo di vedere questi animali: “Orango che usano grandi foglie come ombrelli, gorilla che saggiano il terreno paludoso con un bastone, scimpanzé che si abbracciano dopo una lite, bonobo che si amano guardandosi negli occhi.”

Appunto, come non vedere l'intelligenza nei loro occhi?

Jane Goodall in senso letterale parla con gli scimpanzé, utilizzando i loro suoni gutturali ed il loro linguaggio del corpo, tanto che è stata chiamata “la donna che sussurra agli scimpanzé”. Durante la presentazione del libro nel suo intervento tramite collegamento Skype ha parlato anche con questi suoni gutturali ed il pubblico presente l'ha lungamente applaudita.

La scimpanzè Wounda è arrivata al Jane Goodall Institute del Congo in fin di vita a causa dell'uccisione della madre per mano dei bracconieri. Dopo la riabilitazione è stata rimessa in libertà nell'isola di Tchindzoulou. Questo è il suo commovente abbraccio a Jane Goodall nel momento della sua liberazione
La scimpanzè Wounda è arrivata al Jane Goodall Institute del Congo in fin di vita a causa dell'uccisione della madre per mano dei bracconieri. Dopo la riabilitazione è stata rimessa in libertà nell'isola di Tchindzoulou. Questo è il suo commovente abbraccio a Jane Goodall nel momento della sua liberazione

Dal 1977 ha fondato i “Jane Goodall Institute” dislocati in diversi paesi del mondo che si occupano dello studio e della protezione dei primati, dei programmi di sviluppo e rispetto dell'ambiente in differenti zone dell'Africa. Nel 2014 è venuta nel nostro paese in un convegno a Bussolengo nel “Parco Natura Viva” che ospita la più grande colonia della specie in Italia, dove disse: “Studiare e difendere gli animali significa soprattutto studiare e difendere noi stessi”, e aggiunse “avrei continuato volentieri a vivere in mezzo ai miei scimpanzé, ma mi sono resa conto che il mondo stava cambiando, che anche nella mia Africa l'intervento umano stava danneggiando l'ambiente e gli animali. E ho capito che dovevo tornare nel mio mondo e raccontare i danni che la nostra specie stava facendo all'intero ecosistema”.

Ci racconta il giornalista Di Forti: “Negli ultimi anni Jane Goodall è diventata così il simbolo itinerante delle cause di tutti gli ambientalisti e animalisti del pianeta da salvare. A suo dire, l'aiuta il fatto di avere il dono della comunicazione che le viene costantemente riconosciuto. Ma questo è vero solo a metà o è troppo poco. Perché Jane non comunica. Incanta. La sua sola presenza ha questo potere ipnotico che trasmette in un istante…”

Ha ottenuto svariati e prestigiosi riconoscimenti, tra cui Messaggera di Pace per le Nazioni Unite, Comandante dell'Impero Britannico, Legion d'Honeur al Kioto Prize (equivalente giapponese del Nobel), dal 2011 è Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, e tanti altri ancora.

Licia Colò intervistata da Ivana Pizzorni
Licia Colò intervistata da Ivana Pizzorni

La Goodall è convinta che per costruire un mondo diverso “ognuno di noi conta, ognuno di noi fa la differenza”, si prodiga ad aiutare le popolazioni locali africane, difende i diritti degli animali e sostiene un approccio di attenzione nei confronti dell'ambiente, anche con denunce e azioni sul campo, consapevole che ognuno di noi rappresenta un esempio concreto. In Tanzania ha intessuto splendide relazioni umane con le popolazioni locali ed ha salvato e protetto tanti bambini orfani come anche tantissime vite animali.

Licia Colò nel suo intervento ha dichiarato di voler portare la sua testimonianza invitando le persone a leggere questo coinvolgente libro, per conoscere il lavoro di questa grande scienziata che ha veramente cambiato la storia dell'umanità gettando una nuova luce sul mondo animale. Ricorda ancora la Colò che lei ha visitato l'Africa in anni recenti, mentre questa coraggiosa donna per le sue ricerche si trovava in questo continente negli anni sessanta quando era diversissimo da come è oggi, ovvero un ambiente molto più ostile e con pochissime persone.

Afferma Licia Colò: "Il libro 'Io e l'Africa' racconta la vita di una donna ancora operativa sul campo, che ha fatto grandi battaglie ed ha anche pagato dei prezzi personali molto importanti. Ma che si è fatta conoscere a livello internazionale per far comprendere il mondo animale sconosciuto alla maggior parte delle persone".


www.sos-gaia.org
www.janegoodall-italia.org



Ivana Pizzorni è responsabile della sede romana di SOS Gaia





 

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