Antartica |
Vivere in Antartide |
07 Giugno 2011 | ||||
Intervista a Giorgio Deidda del “Progetto Antartide”
“Quando ci si purifica da tutto ciò che avvolge la nostra anima capiamo chi siamo, perché esistiamo e cosa sia davvero importante nella nostra vita” Giorgio Deidda dal 2007 al 2011 ha fatto parte delle spedizioni in Antartide della Base Concordia. Ha partecipato ai Winterover 2008 e 2010. Il Wintover è l’Inverno Antartico, un periodo di nove mesi in completo isolamento dal resto del mondo. Il Winterover a Concordia è studiato dall’Ente Spaziale Europeo (ESA) per le sue similitudini con un possibile futuro viaggio su Marte. Perché hai deciso di accettare un incarico al Polo Sud? Che cosa ti ha spinto a farlo? Ho deciso di accettare l'incarico al Polo Sud perché adoro viaggiare e cucinare. Con il mio mestiere da Chef Internazionale ho lavorato in diverse parti del mondo, ma l'Antartide era sempre stato un sogno. Chi conosce la legge d'attrazione, sa bene che quando si desidera qualcosa dal profondo del cuore, prima o poi si avvererà. Ricordo che da adolescente c'era un concorso in cui se si raccoglievano le prove d'acquisto di un particolare tipo di caramelle si poteva vincere un viaggio al Polo Sud. Nonostante abbia tentato più volte non ci fu nulla da fare, ma circa quindici anni dopo fui contattato per partire verso una delle basi polari dove si raggiungono le temperature più estreme (-84,7 la più bassa). Non esitai quindi a cogliere un’occasione unica per praticare il mio amato mestiere e visitare un continente difficilissimo da raggiungere. È stato necessario seguire un training di preparazione prima di arrivare a Base Concordia? Tutti gli italiani che si accingono a raggiungere l'Antartide tramite il Progetto Antartide, devono obbligatoriamente superare le visite mediche di idoneità. Successivamente occorre partecipare a un corso di preparazione. La prima parte del corso (circa una settimana) si svolge presso il lago Brasimone, sull’Appennino bolognese. Qui si svolgono addestramenti e un corso di primo soccorso, oltre che di antincendio, e ci si prepara a tutte le evenienze, in quanto in Antartide non ci sono vigili del fuoco né ambulanze: occorre essere in grado di sapersela cavare in tutte le situazioni.Vigili del Fuoco e Corpi speciali dell’Esercito e della Marina preparano i neofiti con questo scopo. Successivamente ci si trasferisce in un ghiacciaio del Monte Bianco dove gli istruttori del Corpo degli Alpini conducono un corso di sopravvivenza all’ambiente Antartico. Ho riassunto al massimo, ma ci vorrebbero pagine e pagine per raccontare tutto. Posso dire che solo il corso di preparazione è stato una delle cose più avventurose che io abbia mai fatto. Quali sono stati i periodi della tua permanenza in Antartide? Sono stato in Antartide la prima volta dal dicembre 2007 al dicembre 2008. Successivamente, dal dicembre 2009 al febbraio 2011, partecipando quindi alle campagne estive 2007/2008, 2008/2009, 2009/2010, 2010/2011 e i Winterover 2008 e 2010. Sono stato anche il primo cuoco Italiano a fare un Winterover in Antartide. Winterover sta per Inverno Antartico, cioè un periodo di nove mesi in completo isolamento dal resto del mondo. E qui occorre soffermarsi un attimo perché c'è una differenza enorme tra periodo estivo ed invernale. Tutte le operazioni di trasferimento di viveri, materiali e carburanti si svolgono durante la campagna estiva, quando il sole è presente 24/24, e le temperature a Concordia sono di -20 –30 °C, mentre sulla costa sono vicine allo zero. Durante l’estate, è aperta anche la base costiera Mario Zucchelli, e in Antartide transitano tantissimi scienziati e ricercatori oltre che personale logistico. Durante la fase invernale invece a Concordia restano solo 13 persone di cui metà sono francesi, e le temperature arrivano a sfiorare i -84,7 °C. Concordia è una base italo-francese. Com’è la dimensione sociale e organizzativa di Base Concordia? La dimensione sociale e organizzativa di base Concordia è prevalentemente basata sul lavoro. Si lavora tanto in quanto i progetti di ricerca sono numerosi e richiedono molto sforzo sia da parte del personale scientifico che di quello logistico: parliamo di un luogo dove non ci si può "allacciare" alla rete elettrica o dell’acqua, occorre far fronte a tutti i fabbisogni, quindi i tempi degli svaghi sono prevalentemente gli orari dei pasti e il dopo cena. Anche se pochi, i momenti sociali a Concordia sono estremamente interessanti e all’avanguardia. A migliaia di chilometri dall’Europa ricercatori e lavoratori europei convivono in armonia e lavorano spalla a spalla per risolvere i vari problemi che nascono da un ambiente così estremo, comunicando in inglese, francese o italiano a seconda dei casi. Come puoi descrivere l’ambiente del continente? L'ambiente Antartico varia secondo le zone in cui ci si trova, ma lo si può facilmente dividere in due zone principali, cioè la costa e l'entroterra. La costa è la parte più calda in quanto vicina al mare, ed è qui che si trovano le foche, i pinguini e tutta la fauna Antartica. Mentre la zona dell’entroterra è quella più fredda e raggiunge anche un’altezza molto importante. Concordia infatti si trova a quasi 4.000 metri d'altezza, è situata a 1.200 chilometri dalla costa. Sotto la base, prima di trovare la terra ci sono 3,8 chilometri di ghiaccio! L'aria è molto secca (paradossalmente come nel deserto) e a causa della quota si fa fatica a respirare. A causa delle temperature mai al di sopra dei -20 gradi non ci sono forme di vita esterne alla base, nemmeno batteri (oltre all'uomo ovviamente). È un po’ come trovarsi su un grande infinito foglio bianco ed essere un puntino nel mezzo. Il Winterover a Concordia è studiato dall’Ente Spaziale Europeo (ESA), proprio per le sue similitudini con un possibile futuro viaggio su Marte. Monocromaticità dell'ambiente esterno, lunghissimo periodo di isolamento, possibilità di uscire dalla base solo se adeguatamente vestiti, insomma è proprio come essere su un altro pianeta. Qual è stata la tua esperienza interiore nella permanenza sul continente antartico? Che impressioni hai vissuto? Quando l'ultimo aereo bimotore lascia la pista di Concordia a febbraio, 13 persone, di solito 6 italiani, 6 francesi e un medico ESA di un’altra nazione europea, restano isolati per nove mesi. Si resta lontani dalla famiglia, collegati attraverso il mondo solo con le e-mail che a volte nemmeno arrivano, così come le telefonate, a causa di problemi satellitari. Non c'è la televisione, Internet è accessibile solo in caso d'urgenza sanitaria e per scaricare le e-mail. In questo periodo dunque la spiritualità viene fuori automaticamente e da sola.
Quando ci si purifica da tutto ciò che avvolge la nostra anima (televisione, pubblicità, telefonino, l'auto, il traffico, i soldi e altro ancora), per resistere ci si ritrova a dover attingere ad una forza che è dentro ognuno ma che viene fuori solo in pochissime circostanze. Si tratta dell'essenza di noi stessi, capiamo chi siamo, perché esistiamo e cosa sia davvero importante nella nostra vita. Così, quando si torna nel "mondo civile", si apprezzano di nuovo cose che prima erano sempre date per scontate, come ad esempio prendere il fresco nella terrazza di un bar o in casa, ma infinite altre ancora che non sto ad elencare. Si moltiplicano gli affetti per le persone care, e si dà meno importanza a cose o eventi che precedentemente facevano perdere la pazienza. In definitiva, si vive meglio e si rispettano di più la vita stessa, gli altri e tutto ciò che ci circonda. Tra le persone che fanno il Winterover ci si conosce veramente in profondità, e la chiave della riuscita di una missione sta proprio nel capire la bellezza della diversità degli esseri umani. Nel mio caso, essendo cuoco, dovevo fare in modo che i gusti e le tradizioni di tutti fossero rispettate. E la mia soddisfazione più grande è stata proprio quella di essere apprezzato da tutti, sia italiani che francesi. Da chi era vegetariano o mussulmano, da chi faceva la dieta perché lavorava dentro la base, come da chi aveva bisogno di un regime più calorico in quanto lavorava all'esterno. Insomma in nessun altro posto al mondo dove avevo lavorato in precedenza la cucina aveva un’importanza così alta, ed era spesso l'ago della bilancia per una serenità così provata dall’isolamento.
Hai delle esperienze in particolare da raccontare? Avrei tantissime cose da raccontare, sto cercando di sintetizzare tutto altrimenti impiegherei dei giorni interi. Però una cosa davvero bella l'ho vissuta durante i tre mesi di buio totale. Il cielo a Concordia, essendo privo di particelle in sospensione e di altre luci per migliaia di chilometri all’infuori della base, è incredibilmente nitido, tanto che diversi telescopi scrutano il cielo e fanno parte di diversi importanti progetti scientifici. Mi capitò una volta di sentirmi un po’ giù, a causa della notizia ricevuta per telefono della morte del mio adorato cane (di 19 anni!!!). Quindi decisi di "vestirmi" e uscire ad ammirare le stelle (attraverso la maschera). Camminai per qualche centinaio di metri, ma ero demoralizzato e stavo camminando per inerzia, guardando solo il suolo. Quando mi ricordai che il motivo per cui ero uscito era quello di vedere le stelle, così alzai lo sguardo e sopra di me una magnifica aurora Australe brillava di una verde luce magica. Era come se una forza superiore o la natura stessa avesse capito quanto ero triste e mi avesse voluto regalare quello spettacolo che porto ancora impresso dentro di me. E che mi incoraggiò a riprendermi subito. Hai avuto occasione di visitare altre basi? Per raggiungere Concordia Base ci sono diverse vie, una di queste è attraverso la base costiera francese DdU, che si raggiunge dopo circa 6 giorni di navigazione nell’oceano Antartico su una nave oceanografica, tra albatros, orche e balene. Fu il mio primo viaggio in Antartide, con partenza da Hobart in Tasmania. Lavorai inoltre due settimane a Base Prud’homme, un'altra piccola base sulla costa, dove si preparano i materiali che vengono mandati a Concordia. Ho anche visitato due volte la base americana di McMurdo, che in estate ospita circa 2.000 persone ed in inverno 110. Ho avuto occasione di visitare anche Scott Base, la base Neozelandese che si trova accanto a McMurdo. E alla fine dell’ultima campagna estiva ho lavorato nella base italiana costiera Mario Zucchelli. Com’è il rapporto tra le basi delle nazioni che stazionano in Antartide? Il rapporto tra le basi Antartiche è di reciproca collaborazione oltre che di cordialità. Mi è capitato di cucinare per coreani, tedeschi, americani e tanti altri di diverse nazionalità, che erano di passaggio a Concordia o a Mario Zucchelli, ma sono stato a mia volta ospite degli americani o dei francesi. L'Antartide è un continente esclusivamente dedicato alla scienza (regolato dal trattato Antartico) e tutte le nazioni vivono in pace e in collaborazione. Nel periodo del 21 giugno c'è una intera settimana di grande festa, in quanto si festeggia la MID WINTER, la festa di mezzo inverno, ed è tradizione che tutte le basi (ma non solo) si scambino gli auguri via radio o via e-mail con scambi anche di foto. È possibile a chiunque visitare l’Antartide e con quali modalità può accedervi? Per chi viaggia per turismo è possibile visitare solo alcune zone dell’Antartide con le crociere che fanno tappa in Antartide o tramite un volo che parte da Hobart e arriva alla base Australiana di Casey. Il turismo in Antartide in questi ultimi anni sta subendo un aumento esponenziale, ma sono del parere che la presenza umana ci dovrebbe essere solo per motivi seri, come la ricerca, perché pur facendo il massimo per avere un impatto tendente allo zero, la presenza umana può creare inquinamento nell'unico luogo al mondo ancora puro. Hai intenzione di ripetere l’esperienza? Mi sono candidato per una nuova esperienza in Antartide. L’ho fatto perché ormai sono profondamente legato a questo continente, e nessun altro lavoro è mai stato per me così adatto, sia per le lingue richieste che per l’esperienza precedente. Il solo pensiero di non vedere mai più l'Antartide mi fa star male. Inoltre, avendo già vissuto due inverni al Polo Sud ho capito quanto ogni esperienza in quella terra possa apportare di bello nella mia vita. Spero davvero che la mia candidatura sia accolta e che io possa rivedere di nuovo quei firmamenti stellati e quei tramonti di un mese, con la speranza che un giorno, rientrando nel mondo civile, io possa trovare la stessa solidarietà, fratellanza e pace che esiste tra i cittadini del mondo che lavorano e studiano in Antartide. Per contattare Giorgio Deidda: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. |