Mount Graham, la Montagna sacra degli Apache, continua ancora a far parlare di sé. L’osservatorio internazionale, al cui progetto hanno contribuito il Vaticano e l’osservatorio italiano di Arcetri, continua a operare ignorando e calpestando le tradizioni degli Apache che da sempre hanno considerato questa montagna (Dzill Ncha'si An, la "Grande Montagna Seduta", ovvero seduta in meditazione) come un luogo sacro per la loro identità culturale. Un luogo antico, frequentato da innumerevoli generazioni di sciamani Apache. La sua presenza mistica è citata anche nei millenari canti rituali di questo popolo.
La costruzione dell’Osservatorio sulla sommità di Mount Graham rappresenta un vero spregio alla cultura degli Apache. Il fatto potrebbe essere paragonabile alla costruzione di un osservatorio astronomico costruito al centro di piazza San Pietro che impedisca ai fedeli di potersi riunire per le varie celebrazioni cristiane.
I gesuiti, inoltre, sono stati molto precisi nell’affermare che Mount Graham non poteva essere considerato un luogo sacro poiché non esistevano prove della sua sacralità. Aggiungendo che gli Apache non avevano alcun diritto di praticare una religione non cristiana che risultava inesistente.
Oggi, per proteggere l’accesso all’osservatorio, è addirittura impedito agli Apache di frequentare gli antichi luoghi rituali, dove veniva raccolta l'acqua sorgiva e le erbe per la loro terapeutica naturale.
Non sono serviti i numerosi appelli all'ONU che denunciavano lo scempio, non è servito l’esempio di altri partner dell'iniziativa che si sono rapidamente allontanati per non essere coinvolti nell’efferatezza culturale.
I soliti universitari di matrice skeptics e vari gesuiti hanno anche affermato che i nativi si sono opposti alla costruzione dell’osservatorio perché erano contro il progresso della scienza. E questa affermazione suona come il solito cavallo di battaglia degli skeptics quando tengono le loro crociate contro il presunto oscurantismo del “popolino ignorante”.
Nulla di più falso per quanto riguarda gli Apache. Essi dicono semplicemente, e a ragion veduta, che gesuiti, Università ed enti italiani potevano andare a costruire il loro osservatorio da qualche altra parte e non proprio dove loro hanno il proprio tempio spirituale. Del resto esistono montagne vicine che già ospitano collaudati e validissimi osservatori astronomici che hanno prodotto, tra l'altro, la scoperta del primo pianeta extrasolare.
La notizia apparsa su La Stampa pochi giorni fa celebra la scoperta di due debolissime galassie, più piccole della nostra Via Lattea, che risalgono a 800 milioni di anni dopo il Big Bang e questa scoperta è stata resa possibile proprio grazie al Large Binocular Telescope di Mount Graham in Arizona. La cosa che stupisce di questa notizia è che durante un meticoloso sopralluogo, effettuato alcuni anni fa, si poté osservare distintamente, e in diverse escursioni, come il cielo notturno di Mount Graham fosse costantemente coperto da foschia, e a volte anche dalla nebbia, prodotta dallo scambio di calore tra il caldo diurno del deserto e il freddo notturno che porta la ricca vegetazione che ricopre la montagna a rilasciare la sua umidità.
Magari è cambiato il clima. Oppure è accaduto un miracolo (se c’entrano i gesuiti potrebbe anche essere possibile) a forza di provare e di riprovare, attendendo qualche squarcio nell’impietosa nebbia notturna.
Forse si sarebbe risparmiato qualcosa nell’attuale spending review voluta dal governo italiano dismettendo questo arnese pseudo-astronomico per andare a ricostruirlo da qualche altra parte, più utile per delle serie ed effettive osservazioni astronomiche.
O forse non era il caso che gli Apache continuassero ad avere tutta per loro questa leggendaria montagna che sottolineerebbe forse troppo l’identità nativa da contrapporsi alla cultura maggioritaria?
Secondo il mito, la montagna sacra avrebbe accolto dentro di sé, in tempi remoti della storia del pianeta, il dio Ga’an, un essere divino che sarebbe disceso dal cielo, come viene narrato nel mito di Fetonte, per insegnare al popolo Apache la danza sacra che portava alla libertà e alla saggezza interiore. |