Il blog di Giancarlo Barbadoro |
Dio & meditazione |
08 Maggio 2015 |
È inevitabile chiedersi se la comparsa del nostro universo a mezzo del Big bang sia stata un fenomeno casuale o abbia seguito la "volontà" di un qualche "Ente" che molti potrebbero chiamare Principio di Ogni Cosa, Dio, G.A.D.U. o chissà che altro. In merito, chi pratica meditazione, sempre affacciato all'Invisibile che contiene la fisicità del vissuto quotidiano, ha ben ragione di porsi alcune valutazioni. 1. Andiamo al principio delle cose. Valutiamo per prima cosa come, secondo la "teoria inflazionaria", di A. Guth, ad un certo "momento" nel cosmo ci sia stata una modifica di stato del Vuoto primordiale (l'Invisibile, lo Shan degli antichi druidi) un "vero vuoto" (privo di energia rapportabile al nostro universo) che si è trasformato in "falso vuoto", condizione in cui secondo i principi della fisica quantistica, è comparsa l’energia che esplodendo ha dato vita al Big bang e quindi all'universo che ci consente di esistere. Il Vuoto primordiale ha seguito evidentemente delle leggi, già esistenti, che erano intrinseche alla sua natura. La domanda inevitabile è "chi" abbia dato queste leggi al Vuoto primordiale... Potrebbe essere stato un fenomeno casuale che si è manifestato nel Vuoto e ha prodotto un fenomeno altrettanto casuale come l'universo e le sue forme di vita intelligente? In questo caso non ci sarebbe vera intelligenza ma solamente quello che noi, nella nostra familiarizzazione di specie, crediamo che lo sia… Possibile? 2. Ma andiamo oltre. Valutiamo come l'esito del Big bang abbia creato il sistema pianeti-sole che è servito da supporto alla vita che poi in seguito, seguendo un apparente disegno logico, è apparsa dando origine agli umani, agli animali e ai vari non-umani. Vita che non si è limitata ad apparire in una forma puramente meccanica, ma addirittura è giunta a dotarsi della proprietà senziente che adesso le consente di interrogarsi su quello che è successo, perché c'e qualcosa invece di niente e dove si trovi a esistere... La domanda inevitabile è "chi" abbia dato questa meravigliosa possibilità senziente... O è stato semplicemente un caso di una evoluzione fortuita dell'universo? Ovvero, la coscienza è sempre e ancora un fattore materiale? 3. Ma non finisce qui la serie di interrogativi. Parliamo del caso della meditazione e delle sue implicazioni esperienziali. Chi la pratica solamente sul piano olistico, realizza un innegabile benessere psicofisico e una altrettanto evidente armonia nella natura che può assumere valori eterici e stratosferici. Ma niente di più. Spesso anche "sogni pindarici" e messianici della newage più talebana. Ma chi va oltre questo piano di uso psicofisico della meditazione, si rende conto di realizzare una esperienza semplice e comune ad altri meditanti, ma che è difficilmente descrivibile. Una esperienza che non appartiene alle percezioni del corpo né tanto meno all'immaginazione della mente ma che è ben concreta e che può esprimersi unicamente nella coerente creatività personale. Lo sciamano direbbe che è possibile riconoscerla solamente "nell'arte del gesto". Questa esperienza porta al Vuoto primordiale, porta allo Shan e consente di realizzare una armonia e una conoscenza che l'esperienza olistica non potrà mai eguagliare. È il concetto di "kemò-vad", ovvero "essere nel vento nel vento", nella sua forza archetipale e nella sua natura invitta. Rappresenta l'ottenimento della "pietra filosofale" degli antichi alchimisti che intendevano mutare simbolicamente la pietra grezza in oro, ovvero portare, come fece Fetonte, la luce della conoscenza sul mondo. Proposito ben descritto nel simbolismo, ancora una volta ancora alchemico, del Graal, la pietra di conoscenza giunta dal cielo per aiutare il pianeta il cui acronimo citava: "Gnosis Rececipita Ab Antiqua Luce". La meditazione condotta sul piano del trascendente porta il meditante all’esperienza di entrare in simbiosi con la natura mistica del Vuoto, riuscendo ad uscire dalla bottiglia fenomenica rappresentata dall'universo, che manifesta l'energia del Big bang in percezione materiale, in cui si trova ad essere imprigionato e che non è vera esistenza, ma solo illusione dei sensi e della mente. Ora, a questo punto, la rinnovata e inevitabile domanda è "chi" possa aver donato questa "scala di salita al trascendente" o questo "salvagente" a quanti, in questa ovvietà quotidiana rimodellata dai figli di Caino in un mondo dal sapore di inferno dantesco, vogliono uscirne. Uscire non per assecondare una fuga dal quotidiano, ma per trovare finalmente gioia di vita per loro stessi e da utilizzare per ritrovare Madre Terra nella sua vera natura di Armonia e di amore universale per ogni forma di vita e oltre. Ancora una volta può trattarsi di un caso? Che il processo interiore della meditazione appartenga ad una fenomenologia ancora sconosciuta dell'universo materiale e che si nasconde nei meandri ancora inesplorati del nostro cervello? Ma come si può ricondurre solo a questo la percezione dell'indescrivibile? Eppure è là, fuori dalla soggettività della dimensione umana, che si incontra l'impossibile... Da provare! |