Il blog di Giancarlo Barbadoro

Sognando un mondo senza il Rasoio di Occam

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11 Ottobre 2013


Mi capita di pensare come sarebbe il nostro mondo se il famigerato principio del “rasoio di Occam” non fosse mai stato ideato e tenacemente applicato da una certa parte della società.
Oggi scienza e scientismo si affrontano e si confrontano in una querelle senza sosta in cui spesso la prima viene ipotecata dal secondo vanificando il progresso e le libertà individuali.

Il principio del “rasoio di Occam” nasce nel 1400 a seguito dell’idea di un frate inglese, Guglielmo d’Occam, che preoccupato per l’ingerenza esagerata della Chiesa del tempo, con la sua visione dottrinale del mondo, nella vita dell’uomo cominciò a predicare l’importanza che quest’ultimo doveva avere quale creatura di Dio e che meritasse di avere, in maniera prevalente sulla dottrina, una attenzione prioritaria. Celebre è la sua massima: “entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”, ovvero "le entità non vanno moltiplicate oltre il necessario".
Il clero secolare non gradì per nulla questa affermazione che toglieva potere alla Chiesa e minacciò il monaco di eresia e di mandarlo al rogo, cosa che portò Guglielmo d’Occam a rivedere i termini del suo principio umanitario capovolgendolo nel significato di: “occorre tagliare via tutte le cose che non servono all’essenziale” (ovvero alla visione divina promossa dalla Chiesa).
Nacque così un tenace principio conservatore delle idee che si poteva contrapporre, con un briciolo di apparente buon senso, a tutte le nuove idee che potevano dare respiro all’umanità aprendola ad un futuro non ipotecato da ogni possibile convinzione preconcetta.
Il principio del “rasoio di Occam” si sostiene propriamente sulle idee preconcette, su quello che viene definito dagli occamisti come “buon senso”. Del resto come si potrebbe asserire che una cosa va tagliata via se prima non c’è l’idea di che cosa deve essere tolto?
Nel tempo questo principio è stato applicato da tutti quei sistemo sociali di stampo totalitario, ideologico e religioso che volevano mantenere “razionalmente” il loro status quo.
Paradossalmente l’hanno usato gli illuministi della rivoluzione francese impedendo ad esempio che il popolo potesse vedere nelle teche dei musei le meteoriti custodite poiché avevano sempre asserito che dal cielo non poteva cadere nulla e avevano sempre deriso questa credenza popolare definendola come pura superstizione.
Per via di questo principio conservatore nel 1922 venne addirittura rifiutata dalla Reale Accademia delle Scienze di Torino la candidatura di Albert Einstein giudicando le sue teorie come strampalate dal punto di vista del rigore scientifico. Eh sì, sempre per via del “buon senso” e per il “rigore scientifico”, dimenticando l’esortazione alla sperimentazione di Galileo Galilei.
E che dire, tra i tanti esempi dell’imperversare del dogmatismo occamista, del caso del premio Nobel per la Fisica del 1923, Robert Andrews Millikan, che affermò: "L'uomo non riuscirà mai a sfruttare l'energia dell'atomo... Gli elementi che compongono il mondo non possono essere manomessi dall'uomo, né disintegrandoli l'uomo potrebbe trarne alcuna energia"...
Ancora oggi l’occamismo, in nome del suo “benpensatismo”, propone una sua “antiscienza” costituita da piattaforme cognitive monolitiche e incrollabili approvate dai vari “maîtres à penser” del caso che tuttavia si accrescono progressivamente dei risultati di quei coraggiosi ricercatori che, sfidando la macchina del fango, procedono comunque nel loro lavoro di ricerca.
Addirittura nel nostro secolo si sono costituiti movimenti occamisti, definiti come “movimenti skeptics”, che raccolgono materialisti convinti, fondamentalisti religiosi e opportunisti di ogni genere. Movimenti che ad esempio, a parer mio, in Italia portano a ipotecare la ricerca i tutti i suoi campi imperversando soprattutto nelle Università dove si spingono i giovani ad abbracciare il principio del “rasoio di Occam” per sconfiggere l’ignoranza e la superstizione del popolino.
Mi capita proprio di pensare che, ad oggi, senza la presenza mortificante dell’occamismo, potremmo avere una diversa e migliore società, improntata alla ricerca della felicità individuale, non gerarchizzata e libera, medicinali più efficaci, tecnologia d'avanguardia, risorse energetiche ecosostenibili e una concreta e libera ricerca che potrebbe migliorare la condizione del genere umano. Senza la censura imposta dall’occamismo a Galileo Galilei, oggi l’umanità, oltre che sulla Luna, probabilmente avrebbe già messo piede anche su Marte in anticipo di almeno un secolo.
L’occamismo non è tuttavia un problema del nostro tempo. Come riporta il filosofo medievalista Antonio Poppi nella sua Introduzione all'aristotelismo padovano: "... La situazione culturale veneta della seconda metà del Trecento proietta riflessi sinistri nell'epistolario del Petrarca, ove rimbalza l'eco della sua vivida preoccupazione per le deleterie conseguenze del nuovo aristotelismo degli occamisti..."


 

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