Valle d’Ala.
Sarà forse che la sensibilità nei confronti dell’ambiente naturale si è via via affinata, ma ad un occhio attento non può sfuggire come ormai il paesaggio sia invaso da intrecci di cavi sempre più invadenti e ormai anche un po’ antipatici. Se per decenni l’installazione di tralicci e fili ha rappresentato l’arrivo ed il rafforzamento della modernità anche nei luoghi più isolati, oggi, nell’era del Wi-Fi, tutto questo appare più come un’infestante e obsoleta presenza. Cavi elettrici e telefonici in particolare, lacerano il territorio e si insinuano tra centri storici e beni culturali senza alcun rispetto dell’esistente. Spesso è la mancanza di manutenzione a renderli così insopportabili, lasciati a penzolare senza dignità tra scheletri di brutti pali piegati dall’incuria. Aree di pregio e talvolta di successo, convivono con tristi impalcature che, con un po’ di buon senso e probabilmente con un conseguente ritorno mediatico, potrebbero scomparire, almeno in parte, mediante un provvidenziale interramento delle strutture. Ne trarrebbe giovamento il paesaggio, e probabilmente sarebbe anche un’ottima operazione dal punto di vista turistico. Bellissime le nostre zone, ma provate a inquadrare un’immagine cercando di escludere questi invasivi testimoni della nostra epoca: vedrete come non sarà così facile né immediato. Ogni giorno ci passiamo vicino, ma solo se guidiamo qualcuno a visitare le nostre contrade, ci accorgiamo dell’inopportuna presenza. Questione certo non facile da risolvere, ma non per questo meno importante. A volte, prima di aggiungere quel che riteniamo utile, è altrettanto significativo investire per togliere qualcosa. Semplicemente migliorando, anche esteticamente, ciò che abbiamo. |