Un enigma ancestrale ci parla dal profondo dei boschi

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21 Aprile 2024
Il sottobosco, regno del Physarum Polycephalum (Credit Wikipedia)
Il sottobosco, regno del Physarum Polycephalum (Credit Wikipedia)

L’incredibile realtà del Physarum Polycephalum


Continuando il nostro criptozoologico viaggio tra le meraviglie del mondo animale non umano, andiamo questa volta a dare uno sguardo su qualcosa di davvero enigmatico.
Immaginate un essere vivente che ragiona e ricorda ma non ha un cervello.
Che assume cibo prendendolo dall’esterno ma non ha occhi.
Che inghiotte e digerisce questo cibo ma non ha stomaco né altri organi deputati al metabolismo.
Che si muove fisicamente verso direzioni a lui chiarissime ma non ha arti di nessun tipo che lo possano portare in giro né organi di senso.
Impossibile? Sembrerebbe … e invece no. Un individuo del genere esiste.
È il Physarum Polycephalum. Nessuno, a tutt’oggi, sa chi o che cosa sia.
Gli scienziati moderni l’hanno, per così dire, scoperto una quarantina d’anni fa e, da allora, non sono ancora riusciti a classificarlo.
Beninteso, si è trattato di una scoperta come quella dell’America da parte di Cristoforo Colombo, una “non scoperta”, nel senso che circa quarant’anni fa biologi e neurologi hanno iniziato a studiarlo ma il Physarum Polycephalum è, si può dire, sempre esistito, o perlomeno, secondo gli studi filogenetici, dovrebbe essere comparso sulla Terra più o meno un miliardo di anni fa.
E credo che tutti possiamo averlo visto almeno una volta nella vita, perché è diffusissimo negli ambienti ombreggiati, freschi e umidi, tipo i sottoboschi, in particolare dove si trovino foglie o tronchi in decomposizione. Il suo aspetto è quello di una sorta di muffa giallastra, non compatta bensì ramificata, una specie di reticolo con dei noduli, delle parti più inspessite.

È una bizzarra forma di vita, composta da migliaia di organismi unicellulari che tendono ad aggregarsi e a crescere in colonie che ingrandiscono fino a somigliare appunto a strati di muffa o ad agglomerati di piccolissimi funghi.

Ma attenzione: come dicevo prima, a quale regno appartenga il nostro Physarum è ancora un mistero. Possiede elementi della vita animale e altri della vita vegetale ma non ha tutte le caratteristiche delle piante né dei funghi né degli animali e non è un batterio: di lui (o lei) sappiamo solo che si presenta come un insieme di organismi unicellulari che formano un’unica creatura, dotata di una propria volontà che si esprime in azioni e in abilità precise.

Colonia di Physarum Polycephalum
Colonia di Physarum Polycephalum

Possiamo segnalare che è stato, per così dire, “relegato” nel regno dei cosiddetti Protisti, regno massimamente eterogeneo, dove trovano posto i più svariati organismi che paiono avere come unica caratteristica distintiva quella di non essere in maniera definita né animali né piante né funghi.
Ma molto dell’animale il nostro Physarum ce l’ha eccome. E se lo tiene ben nascosto. Se volessimo fare dello spirito potremmo dire che se la tira da criptozoologico, tanto che scienziati di varie nazionalità continuano ad esserne stupiti, hanno fatto e stanno facendo ricerche su ricerche per venire a capo della natura e dell’identità di questo quasi-animale, visto che, per dirla davvero in breve, è un essere vivente che scavalla tra regno animale e regno vegetale, con caratteristiche davvero misteriose.
Allora, partiamo dalle peculiarità più strettamente fisiche, premettendo che il Physarum Polycephalum è molto facilmente osservabile in natura e studiabile dal vivo.
Il nostro Protista non ha arti di nessun tipo, gambe, zampe, ali, pinne o quant’altro; non ha nemmeno meccanismi che lo portino a muoversi strisciando, come ad esempio i serpenti. Eppure si muove, a una velocità standard di circa un centimetro all’ora, che può arrivare fino a 4 centimetri all’ora quando, per qualche motivo spesso a noi ignoto, senta il bisogno di fare più strada. Richiamato da stimoli chimici ambientali? Può essere, rimane il fatto che sa perfettamente cosa fare e dove andare.
Nonostante non abbia occhi né alcun altro tipo di organo deputato alla visualità, è in grado di rilevare lo stato dell’ambiente circostante e in particolare la presenza di cibo: si nutre di spore fungine e microbi, di cui letteralmente si appropria emettendo degli pseudopodi, cioè delle sorte di piccole appendici tubolari che portano il cibo all’interno della cellula.
Qui, nonostante non abbia bocca, né stomaco né altri organi interni, è in grado di ingerire il cibo, aggredirlo producendo enzimi, digerirlo e metabolizzarlo.

La “rete” del Physarum Polycephalum (Copyright Natalie Andrew)
La “rete” del Physarum Polycephalum (Copyright Natalie Andrew)

È poi in grado di mettere in atto processi di autoguarigione anche repentini: se ferito o danneggiato riesce ad autoripararsi nel giro di un paio di minuti e addirittura a ricomporre le parti della propria colonia che per qualche motivo si erano staccate le une dalle altre; è in grado di rispondere ad avversità climatiche (ad esempio una condizione di siccità) o alla mancanza di cibo o ad altre situazioni potenzialmente dannifiche attuando un meccanismo di addormentamento che ricorda da vicino il letargo degli animali che ben conosciamo: una sorta di sonno che lo rende inerte e lo fa permanere in uno stato di assoluta quiete anche per tempi lunghissimi, tenendo però sempre desta la sua attenzione, perché ai primi sintomi di ripresa delle condizioni favorevoli, il Physarum Polycephalum si risveglia e
riprende a vivere come se niente fosse successo. Molti ricercatori ritengono che, laddove il suo ambiente non venga irrimediabilmente distrutto, il Physarum Polycephalum sia considerabile come un essere praticamente o, almeno potenzialmente, immortale.
Seguiamolo nei suoi “viaggi”: per espandersi o formare altre colonie o semplicemente riprodursi emette delle spore che si depositano nell’ambiente circostante e, quando ritengono che il momento sia favorevole, si aprono per generare nuovi individui. Quindi, le spore stesse non solo vegetano ma percepiscono e intendono e decidono: da dove proviene questa straordinaria capacità strategica? Senza contare che la diffusione delle spore all’esterno segue un ben preciso modello matematico infatti non sono emesse a caso, ma seguono un vero e proprio programma: Physarum crea delle reti interconnesse simili, né più né meno, a quelle progettate dall’Uomo in ambito informatico, per la trasmissione di informazioni. Reti che sono state ampiamente studiate e si sono rivelate sorprendentemente simili alle ramificazioni con cui, ad esempio, è stata realizzata la metropolitana di Tokio o sono stati progettati alcuni computer così come i collegamenti stradali negli Stati Uniti. Una vera e propria intelligenza matematico-informatica. Stupefacente.

Ma non è finita. Se incontra un qualcosa di repellente (ad esempio un elemento minerale salino, che non gli garba) o un ambiente pericoloso o per qualche motivo sfavorevole stai pur certo che ne fa tesoro e non si lascia più fregare. È infatti in grado di sviluppare una tecnica di assoluta precisione che consiste nell’emettere una secrezione che viene depositata sul luogo ritenuto insalubre e che funziona come un vero e proprio divieto d’accesso: segnala e segnalerà sempre allo stesso o ad altri Physara Polycephala che quel punto, quel posto, quel percorso non sono più da frequentare. Così pure, è in grado di “marcare” percorsi adatti ai propri spostamenti e quindi ripetibili. Una sorta di memoria esterna che consentirebbe a questo magico Protista di ricordare i percorsi già esplorati e farne tesoro per i successivi viaggi: questa è capacità di apprendere dati utili e ricordarli, di decidere e risolvere problemi, di trarne esperienza e rapportarsi conseguentemente all’ambiente…

Physarum Polycephalum (Copyright David VILLA SCIENCEIMAGE CBI CNRS)
Physarum Polycephalum (Copyright David VILLA SCIENCE - IMAGE CBI CNRS)

Opere come “Alla ricerca di intelligenze diverse” o “Uomini, robot e dei”, entrambe di Giancarlo Barbadoro, esplicitano con chiarezza che tutte queste azioni caratterizzano il fenomeno dell’intelligenza: e qui, curiosamente, siamo di fronte ad un organismo assolutamente privo di un’architettura neuronale. Non possiede niente di paragonabile a un sistema cerebrale, eppure ha un’intelligenza creativa davvero straordinaria e sviluppata a più livelli operativi: riesce ad imparare dall’esperienza fatta (cosa che non è detto che accada nel genere umano) ed è in grado di trasmettere conoscenza ai suoi simili. Infatti, l’immagazzinamento dell’informazione avviene per le cellule che per prime hanno operato la secrezione così come per tutte le altre della stessa colonia o di altre colonie che entrano in contatto tra loro: c’è evidentemente una profonda capacità di comunicare e c’è un processo, a noi del tutto sconosciuto, di trasmissione della conoscenza. Da dove arriva tutta questa intelligenza connettiva?
Anche se non ci piace l’utilizzo di esseri viventi in studio, possiamo citare ancora un risultato di laboratorio: posto un frammento di Physarum Polycephalum all’interno di un percorso artificiale in forma di labirinto e lasciato a sé stesso, non ci ha messo granché ad uscire dal labirinto stesso percorrendo la via più breve, quasi come se fosse guidato da un invisibile ed inconoscibile filo di Arianna. Un senso dell’orientamento magistrale, un evento che ci fa rimanere attoniti, anche perché le opzioni per uscire dal labirinto erano circa 60.000. Come ha fatto a trovare subito la più efficace?
“Il Physarum Polycephalum è un essere vivente che appartiene a uno dei misteri della natura” ha dichiarato Bruno David, direttore del Museo di Storia Naturale di Parigi, che si è occupato a lungo degli studi su questo inimmaginabile individuo. E la natura, possiamo aggiungere, è sempre sorprendente e trova il modo di stupirci ogni giorno, con la sua immensa creatività. Sicuramente, anche se non sappiamo ancora con certezza se si tratti di un animale non umano o cosa, di certo sappiamo che il Physarum Polycephalum è un vero e proprio essere alieno, che da centinaia di milioni di anni è nostro fratello di vita sul Pianeta e assiste, forse impassibile, alle vicende e all’evoluzione della Terra.


Elio Bellangero, ricercatore della Ecospirituality Foundation, conduce la trasmissione “Animali ed Enigmi” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it