Esobiologia

Alla ricerca di intelligenze diverse

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05 Luglio 2018
Alla ricerca di intelligenze diverse

Alieni tra di noi: confronto con le altre forme di intelligenza del nostro pianeta e oltre


"...Il contatto diretto con civiltà aliene non escluderebbe effetti rivoluzionari.

Gli schedari antropologici contengono numerosi esempi di società, sicure del loro posto nell'universo, che si sono disintegrate quando hanno dovuto associarsi con società che prima ignoravano, abbracciando idee differenti e diversi modi di vita; le civiltà sopravvissute a questa esperienza, normalmente ne hanno pagato il prezzo sacrificando valori, atteggiamenti e comportamenti validi fino allora.

Poiché una vita intelligente può venir scoperta in qualsiasi momento attraverso la ricerca radiotelescopica oggi in atto, e poiché non si possono al momento prevedere le conseguenze di una simile scoperta, data la nostra limitata conoscenza su reazioni a circostanze anche solo vagamente così drammatiche, si possono raccomandare due ordini di ricerca:

1. Continuazione degli studi per determinare la comprensione e gli atteggiamenti emotivi e intellettuali (e le eventuali successive alterazioni) riguardo alla possibilità e alle conseguenze della scoperta di una vita extraterrestre intelligente.

2. Studi storici ed empirici del comportamento di popoli e dei loro capi di fronte a eventi drammatici e inconsueti o a pressioni sociali.

La NASA dovrebbe tener conto delle reazioni delle masse alle burle o alle notizie di "dischi volanti" e ad incidenti come la trasmissione radiofonica sull'invasione dei marziani. Dovrebbe studiare la maniera di annunciare al pubblico un eventuale contatto, oppure di nasconderglielo se ritenuto più opportuno. L'effetto sulle relazioni internazionali potrebbe essere rivoluzionario perché la scoperta di esseri forestieri "potrebbe condurre a una maggiore unità degli uomini sulla terra, basata sull'unicità dell'uomo o sull'antico presupposto che ogni estraneo costituisce una minaccia..."

Dagli atti del Comitato di Studio della Brookings Institution alla NASA, 1960


Alla ricerca di intelligenze diverse

"...se gli extraterrestri attaccassero la Terra, sicuramente accantoneremmo i nostri contrasti e ci alleeremmo contro di loro. Dimenticheremmo subito le nostre divergenze e ci renderemmo conto di essere tutti uomini della stessa specie che devono vivere insieme su questo pianeta...”

Ronald Reagan, 40º Presidente USA, Dic. 1985


È naturale essere curiosi. È per via di questa innata facoltà che ci guardiamo intorno alla ricerca di esperienze che ci aiutino a capire meglio noi stessi e lo scenario dell’universo in cui viviamo, dal nostro quotidiano al mistero che sembra animarlo.

La prima cosa che ci viene da fare è quella di cercare confronti con altre forme culturali da cui possa scaturire il nostro stato d’essere al di là delle certezze in cui spesso ci adagiamo per abitudine, per convinzioni acquisite o per mancanza di altri stimoli d’iniziativa.

Le abitudini e le certezze acquisite possono purtroppo portarci ad un confronto generalizzato che si ritorce all’infinito dentro alla nostra cultura etnica. È come se ci si guardasse dentro ad uno specchio ignorando un vero confronto con gli altri, che costituiscono una vera ed effettiva occasione di reciproco scambio di esperienze e di valutazione critica della propria esperienza di vita.

Dobbiamo andare a cercare il confronto al di fuori degli impedimenti e della contaminazione culturale che avvengono nei sistemi di status quo, per cercare nuovi stimoli di esperienza che possano appagare la nostra curiosità di esseri viventi e coscienti che aspirano al sapere.

Sulla base delle credenze della società maggioritaria la nostra specie si è arrogata il diritto di autodefinirsi come l’unica forma di vita intelligente presente sul pianeta, negandone la possibilità ad ogni eventuale altra sua manifestazione naturale.

Ma come poter ignorare la natura considerandola come una manifestazione di una esistenza aliena alla nostra individualità abituale, che si contrappone con i suoi fenomeni alle nostre abitudini conformate? Senza cercare di esplorarla per spingerci sempre più in là, oltre i confini dell’ovvio, per trovare le risposte che andiamo cercando?

 L’UFO fotografato da George Adamski nel deserto dell’Arizona il 20 novembre 1952. Lo accompagnavano altri tre testimoni che confermarono l’avvenuto incontro con gli alieni
L’UFO fotografato da George Adamski nel deserto dell’Arizona il 20 novembre 1952. Lo accompagnavano altri tre testimoni che confermarono l’avvenuto incontro con gli alieni

Come poter ignorare tutte le forme animali che ci affiancano e che rivelano anch’esse una forma di intelligenza spesso simile a quella umana? Solamente i preconcetti possono spingerci a respingerla.

E come possiamo ignorare il messaggio portatore di vita rappresentato dalle meteoriti che contengono segni di attività organica nello spazio? Come possiamo trascurare l’inquietante fenomeno degli UFO, che sembra rivelare la manifestazione di una vita intelligente che non è sicuramente di natura terrestre e probabilmente neppure del nostro sistema solare?

Come possiamo ignorare quanto ci hanno tramandato i miti di ogni tradizione del pianeta da cui affiorano le vestigia di antiche civiltà, anche molto evolute, che hanno preceduto i nostri tempi?

Perché no? Perché non dar spazio alla nostra curiosità di conoscenza?

Logico pertanto rivolgerci alla natura in cui siamo immersi e che rappresenta l’intero cosmo, alla ricerca di eventuali altre forme di vita intelligente che possono esistere al di fuori dei confini della nostra specie e dei nostri limiti culturali. La nostra curiosità si viene così a concretizzare in una vera e propria ricerca di natura “esobiologica”.

Etimologicamente la parola “esobiologia” mostra il significato di scienza della “vita diversa” da quella della specie umana, e nel luogo comune la si riferisce a quella scienza che studia le possibilità di vita nello spazio. Tuttavia, addentrandoci nel campo della “vita diversa” dall’ordinario dettato dalla cultura maggioritaria, ci imbattiamo in elementi di altra vita intelligente che portano ad estendere inevitabilmente il significato del concetto di esobiologia.

Di fronte alla complessità del fenomeno dell’intelligenza, in tutte le sue manifestazioni, dobbiamo intendere in ogni caso l’esobiologia, senza interpretarla esclusivamente come la scienza della vita al di fuori della Terra, ma anche come la scienza che si trova a studiare tutte le altre forme di vita intelligente che sono poste al di fuori del nostro tempo, della nostra mentalità e dei nostri costumi.

Il nostro attuale tempo sembra essere un vero e proprio pianeta chiuso, bloccato in una dimensione spazio-temporale che ci rende disgraziatamente unici, senza poter vantare legami diretti con altre civiltà che ci hanno preceduto, anch'esse sacche storiche divenute veri e propri mondi alieni, lontani da noi nella storia nell'equivalente di migliaia di anni luce.

La sfida più concreta che possiamo condurre nella ricerca di altra vita intelligente la possiamo fare al di là delle sacche culturali che esistono all’interno della nostra specie. Possiamo comunicare con gli animali, l’altra forma di vita con cui condividiamo il pianeta? Riusciremo a comprendere la loro cultura e la loro esperienza? Siamo soli nell'universo? Esiste altra vita nello spazio? E se esiste, come possiamo comunicare?

 Il 13 marzo 1997 un gigantesco UFO, di forma triangolare e di circa un chilometro e mezzo di larghezza, venne avvistato dalla popolazione dell'Arizona mentre sorvolava da Nord a Sud l'intero Stato. Nelle città di Prescott, Phoenix e Tucson si fermarono le partite di football: giocatori e spettatori rimasero a guardare stupiti l’enorme UFO che transitava nel cielo sopra di loro. L'oggetto percorse, in silenzio e a velocità costante, per 106 minuti, il cielo dell'Arizona. I testimoni furono decine di migliaia ed esistono moltissime riprese video dell'oggetto sconosciuto. Le reti TV americane mostrarono sbigottite l'UFO alla popolazione di tutti gli Stati Uniti.
Il 13 marzo 1997 un gigantesco UFO, di forma triangolare e di circa un chilometro e mezzo di larghezza, venne avvistato dalla popolazione dell'Arizona mentre sorvolava da Nord a Sud l'intero Stato. Nelle città di Prescott, Phoenix e Tucson si fermarono le partite di football: giocatori e spettatori rimasero a guardare stupiti l’enorme UFO che transitava nel cielo sopra di loro. L'oggetto percorse, in silenzio e a velocità costante, per 106 minuti, il cielo dell'Arizona. I testimoni furono decine di migliaia ed esistono moltissime riprese video dell'oggetto sconosciuto. Le reti TV americane mostrarono sbigottite l'UFO alla popolazione di tutti gli Stati Uniti.

C'è chi si oppone vibratamente a queste domande ribadendo che, dal momento che tali quesiti non servono a risolvere i problemi pratici e politici, né tantomeno quelli di interesse economico, è assolutamente inutile occuparsene. Tuttavia una certa parte della stessa scienza e dell'opinione pubblica non è d’accordo con questa visione e si interroga sollecitando una precisa ricerca in questo campo di interesse.

Coraggiosi tentativi di comunicazione con gli “animali” vengono attualmente condotti attraverso molte università. Gli USA e a suo tempo l’ex URSS hanno investito ingenti capitali e enormi risorse tecniche per sviluppare la ricerca nel campo della vita extraterrestre.

Esistono prove incoraggianti sulle probabilità dell’esistenza di altra vita nello spazio fornite dalle esplorazioni spaziali della NASA. Grazie ad esse sono stati rilevati numerosi pianeti extrasolari in grado di poter ospitare la vita e sono state rilevate tracce di forme di vita nelle meteoriti e sui pianeti visitati.

Ma cosa e chi possiamo attenderci di incontrare? Il fenomeno dell'intelligenza potrebbe essere comune nello spazio, ma come identificarla e quantificarla? Potrebbero esserci forme di vita intelligente oltre ogni nostra possibile comprensione e capacità di comunicazione.

Nello spazio, nel corso delle loro missioni, gli astronauti hanno incontrato oggetti non identificati di apparente natura intelligente, su Marte le sonde della NASA hanno rilevato tracce che potrebbero essere attribuite all’attività di creature intelligenti e a Terra sono stati ricevuti, provenienti dallo spazio, messaggi musicali inspiegabili.

Non solo, ma da millenni a memoria d'uomo, oggetti volanti sconosciuti non identificati si mostrano nel cielo del nostro pianeta: dobbiamo pensare alla manifestazione di visitatori dello spazio che provengono da altri pianeti? L'opinione pubblica li ha definiti dischi volanti, patillos voladores o soucoupes volantes. È oramai classica la definizione che troviamo sulle enciclopedie sotto la voce UFO, Unidentified Flying Objects, oggetti volanti non identificati.

Essi sono stati visti e osservati da astronauti e da scienziati. Li hanno fotografati e intercettati i dispositivi militari. E non si può pensare neppure che si tratti di una follia allucinatoria del nostro tempo tecnologicizzato, poiché sono stati osservati già nel lontano passato della storia.

Nel nostro tempo non si contano i testimoni: in Brasile venne addirittura sospesa una partita di football perché gli spettatori erano tutti con il naso per aria a veder passare uno di questi oggetti, e un enorme oggetto triangolare ha sorvolato l’intera Arizona facendosi vedere e filmare da centinaia di migliaia di persone.

 Il libro “Alla ricerca di intelligenze diverse” di Giancarlo Barbadoro, Edizioni Triskel
Il libro “Alla ricerca di intelligenze diverse” di Giancarlo Barbadoro, Edizioni Triskel

Oggi le autorità militari indagano con discrezione sul fenomeno degli UFO e le religioni si interrogano sul senso dell'uomo e sui suoi eventuali fratelli nello spazio. Eppure l'opinione pubblica viene spinta a diffidare dell'argomento. Quando i media ne parlano lo fanno con ironia. Avviene anche che quando una astronomo di credito internazionale si permette di dire, durante una intervista televisiva, che secondo lui è possibile che esista altra vita nello spazio, egli si trovi ad essere contestato dal tal giornalista o dal ricercatore parascientifico di turno che l'accusano di dire cose contrarie alla “scienza” stessa. Se questa fosse scienza non avremmo il telefono, il computer e altro ancora. Saremmo rimasti all’idea che è il Sole a girare intorno alla Terra.

Coloro che studiano il fenomeno UFO affermano che questi comportamenti che contraddicono la realtà del fenomeno siano da attribuire ad un debunking, una congiura del silenzio, dettata dalla paura dei governi e delle grandi religioni storiche di vedere sconvolgere lo status quo corrente da parte di nuove idee.

Questa ipotesi potrebbe essere anche vera visto che esiste, ad esempio, un documento della NASA stessa che invita i suoi astronauti alla censura su ogni possibile contatto con civiltà aliene per paura che si possa ripetere lo sconvolgimento culturale perpetrato dal Cortez in America Latina all’epoca delle conquiste coloniali spagnole.

Oggi, come ieri del resto, i media non danno notizie utili e coordinate dell'argomento, né è possibile orientarsi in materia senza scadere nel sensazionalismo giornalistico. Una coltre di fitta nebbia di scetticismo e disinformazione sembra scendere continuamente su questo scabroso tema, per alimentare l'ostracismo e depistare i curiosi.

La curiosità di voler penetrare questa barriera culturale ha portato pertanto a redarre questo lavoro al fine di stabilire nuovi paletti di ricerca che siano utili per una indagine antropologica sull’intelligenza, dentro e al di fuori della specie umana, e per quanto la sua manifestazione aliena possa rappresentare e comportare sul piano individuale e sociale.

Scoprire nuove forme di vita intelligente e rapportarsi ad esse può produrre effettivamente lo sconquasso culturale? Speriamo di no. Comunque potrebbe sempre rappresentare una occasione di rinnovamento.

Questo lavoro si prefigge di offrire a tutti coloro che possono essere interessati all'argomento un riferimento utile che introduca ai punti principali della manifestazione esobiologica, e possa consentire lo stimolo per lo sviluppo di una libera ricerca personale.

Forse è proprio come qualcuno teme: guardare allo spazio e sognare umanità sorelle può portare a relativizzare le abitudini, la violenza, i condizionamenti e gli interessi di parte del nostro mondo, per suggerirci come migliorare concretamente la nostra qualità di vita.

Peggio ancora è riconoscere dignità agli “animali”, sottraendoli al loro ruolo di schiavi al servizio della società maggioritaria, e ammettere che possano avere anch’essi un’anima. Come si potrebbe ancora commercializzare e mangiare una bistecca se si pensasse che è stato ucciso un altro come noi stessi, e si è tormentata la sua vita e si sono violati i suoi sogni?

La conferenza di Giancarlo Barbadoro intitolata “Alieni tra di noi” all’Ecovillaggio di Dreamland, Piemonte. Con lui: Gianluca Roggero e Valerio Vivaldi
La conferenza di Giancarlo Barbadoro intitolata “Alieni tra di noi” all’Ecovillaggio di Dreamland, Piemonte. Con lui: Gianluca Roggero e Valerio Vivaldi

La vita “aliena” che noi cerchiamo nella natura, sulla Terra e nello spazio, si intreccia con quella di altre dimensioni e di altri tempi, entrambe misteriose ed affascinanti.

Ed è qui che l'esobiologia si rivela veramente come la scienza che può studiare la vita diversa dalla nostra, non solo quella possibile su altri pianeti o degli eventuali occupanti degli UFO, ma anche quella di realtà spazio-temporali lontane da quella ordinaria. Dimensioni che possono trovarsi a distanza di milioni di anni di tempo terrestre, o in altre dimensioni fisiche, ma che possono sussistere anche nella nostra stessa contemporaneità, nella pluralità di mondi sociali paralleli che si intersecano al nostro che stiamo vivendo.

Un giapponese che usa l’altro emisfero cerebrale, un seguace di una setta fondamentalista che è chiuso nella sua visione dogmatica della vita, il gatto di casa che usa un linguaggio fondamentalmente diverso dal nostro, un possibile extraterrestre di Alpha Centauri... Chi può essere il più alieno tra di loro?

A confronto di ciascuno di loro, ognuno di noi può essere altrettanto alieno.

Se comprendiamo ciò, quali valori possiamo ancora dare a quelli che abbiamo trovato d’ufficio nella cultura in cui siamo nati? È questo un segno dello sconquasso culturale? È per questo che i media irridono coloro che nella loro ricerca si discostano dal politically correct?




www.giancarlobarbadoro.net