Esobiologia

Incontri Ravvicinati nell’Antichità

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07 Giugno 2011

Crocifissione, affresco del XIV secolo nel Monastero di Visoki, in Kosovo. Il dipinto mostra strani oggetti nel cielo simili ad astronavi



Spesso ci si pone la domanda: esistono gli extraterrestri? E se esistono, ci fanno periodicamente visita? Ma forse dovremmo anche chiederci: da quanto tempo visitano il nostro pianeta? Se consideriamo l’ipotesi che i miti in molti casi narrano di eventi accaduti nel lontano passato, la conclusione inevitabile è che gli extraterrestri ci visitano da tempi immemorabili.

Parlare di alieni, UFO, civiltà extraterrestri non è sempre facile a causa di pregiudizi che vogliono collocare l’argomento tra le cose strampalate, inutili e vagamente da fanatici. È vero che una vasta editoria non sempre attendibile ha contribuito ad alimentare questo luogo comune, e in più, i tanti personaggi poco razionali che si dedicano all’argomento non fanno altro che dare ragione a chi pensa che l’ufologia non sia una materia da trattare con rigore scientifico.

Ma non è così in tutte le culture.

In tutti i continenti esistono i Popoli naturali, quei popoli nativi che hanno conservato le loro tradizioni, la loro scienza e hanno una spiritualità non dogmatica, basata sul contatto diretto con la Natura. Questi popoli non hanno barriere culturali e la loro mentalità, se pur pragmatica, è aperta a tutti quei fenomeni che sfuggono dall’ordinario.

Per quanto riguarda il confronto con possibili civiltà aliene, i Popoli naturali conservano nelle loro tradizioni dei miti che parlano di contatti con esseri che sembrano non provenire dal nostro pianeta. Nei miti dei Popoli nativi di tutti i continenti sono descritti incontri con esseri di sembianze non umane, dotati di poteri soprannaturali, a cui spesso vengono attribuite caratteristiche divine. Ed è proprio a questi incontri straordinari che fanno risalire l’origine delle loro tradizioni.


Particolare dell’affresco di Visoki

È da precisare che non stiamo parlando di tradizioni di popoli estinti, ma di culture e popoli ben vivi e vitali, i quali conservano nel loro bagaglio storico fatti che si tramandano generazionalmente.


Gli alieni nel passato dei Popoli della Terra

Tra le tradizioni dei Nativi americani gli Hopi, ad esempio, narrano dell’arrivo su questo mondo dei Katchina, esseri misteriosi di sembianze non umane, provenienti dalle stelle e in particolare da una Stella Blu. Questi esseri erano sapienti e trasmisero agli Hopi tutte le loro conoscenze. I Katchina sarebbero tuttora presenti e avrebbero la loro dimora all’interno del St. Francisco Peak, considerata la montagna sacra degli Hopi.

Secondo il mito Hopi, i Katchina regalarono loro anche una pietra magica con poteri straordinari. Ancora oggi gli Hopi tramandano questo mito e insegnano ai bambini la tradizione Hopi attraverso le bambole Katchina, degli oggetti totemici, ognuno dei quali rappresenta una divinità con specifiche caratteristiche e qualità.

Sempre presso gli Hopi esiste la leggenda che riguarda il dio barbuto del Meteor Crater, in Arizona, che sarebbe disceso dal cielo con grande fragore per insegnare la conoscenza agli Hopi. Stranamente il cratere, che viene attribuito all'impatto con un meteorite di grandi dimensioni, ha una forma quadrata, fatto che smentirebbe l’ipotesi meteorica. Ma allora ci si può chiedere: che cos’è che ha provocato il cratere?

Un altro popolo misterioso della cultura dei Nativi americani è quello degli Anasazi. Un popolo nel cui nome c’è già un enigma: il nome Anasazi, nella lingua Navajo, vuol dire “antichi alieni”.


Questa incisione di Samuel Coccius, conservata nella Zurich Central Library, illustra l’avvistamento di un oggetto simile ad un UFO sopra Basilea, Svizzera, nel 1566. I testimoni affermarono che “grandi globi neri” apparvero nei cieli

Gli Anasazi abitavano nei territori del nord-ovest americano, ed erano diffusi tra il Colorado, l’Arizona, lo Utah, il New Messico. Tutte le nazioni indiane del nord-ovest, tra cui gli Apache, si considerano discendenti degli Anasazi.

Anche gli Anasazi si consideravano figli di una stirpe proveniente da un altro pianeta. Questo popolo misterioso ha lasciato molto poco di sé, ma soprattutto ha lasciato un grande mistero: l’improvvisa scomparsa, avvenuta verso la fine del XIV secolo.

La popolazione Anasazi si estinse o emigrò in circostanze misteriose nel raggio di una sola notte. Un intero popolo scomparso in una notte. Molto spesso è stata fatta l’ipotesi, presso gli stessi Nativi, che fossero stati rapiti dagli alieni, o che fossero tornati sul pianeta d’origine.

Gli Aymara sono un antico popolo della Bolivia che conserva una lingua misteriosa con poteri magici, considerata la più antica lingua del mondo.

Gli Aymara conservano dei miti molto particolari. La loro divinità è chiamata Orejona (grandi orecchie). Il mito racconta che milioni di anni fa, quando sulla Terra non c’erano uomini ma solo grandi animali, una nave brillante come l’oro si posò sul lago Titicaca. Da questa nave discese un essere simile alle donne terrestri, ma con la testa conica, grandi orecchie e mani palmate, a quattro dita. Il suo nome era Orejona e proveniva dal pianeta Venere. Orejona camminava diritta, era dotata di intelligenza superiore ed aveva il compito di creare l’umanità.

Alla stirpe di Orejona i Nativi boliviani attribuiscono la creazione del maestoso complesso di Tiahuanaco sulle rive del lago Titicaca, con la sua complessa Porta del Sole. E in effetti, nonostante gli archeologi ritengono che sia stata costruita dagli Incas, al tempo della conquista di Pizzarro, gli stessi Incas affermarono di aver conosciuto la città quando era già in rovina.

La tribù che ancora abita le rive del lago Titicaca è rimasta fedele al mito di Orejona. Questo mito è considerato il punto di partenza per le civiltà preincaiche.


Un graffito preistorico ritrovato in India che ricorda un disegno in cui compaiono navicelle spaziali e un astronauta

Altre leggende legate al lago Titicaca parlano di dèi giunti dal cielo sulle ali d’immensi "condor". Gli Indios raccontano anche di quando i loro antenati volavano su grandi "piatti d’oro" mossi da vibrazioni sonore.

Presso i Maya esiste il mito di Quetzalcoatl, una divinità considerata il “dio della stella del mattino”, "il signore della stella e dell'alba". Il potente dio Quetzalcoatl, il cui nome significa “serpente piumato”, era identificato con il pianeta Venere.

II Serpente Piumato rappresenta la massima divinità dei Popoli nativi del Messico. Quetzalcoatl è il dio benefico che ha scoperto e introdotto l'agricoltura e l'industria. Sebbene fosse raffigurato nell'inquietante aspetto del serpente piumato, Quetzalcoatl era una figura tutt'altro che demoniaca: il suo culto non esigeva sacrifici, né offerte di sangue, e la sua figura ispirava nei devoti pietà, benevolenza e saggezza. Secondo le leggende Maya, Quetzalcoatl era un sacerdote disceso dal cielo che comunicava con le stelle a mezzo di una gemma verde.


Una enorme sfera dorata e riccamente decorata è sospesa nel cielo e sovrasta la scena di una miniatura tratta da un'edizione manoscritta di "Le Livre Des Bonnes Moeurs" di Jacques Legrand del 1490

Nei miti Navajo esistono gli Hav-musuv, esseri divini che viaggiavano a bordo di canoe volanti, che si muovevano con un suono ronzante ed erano forniti di armi manuali a forma di tubo, capaci di stordire.

I Nativi americani Chippewa invece narrano che Wakon (da Wako, che significa sacro) scese tra gli uomini tra una moltitudine di Uccelli del Tuono.

I Lakota si considerano discendenti da un popolo proveniente dalle Pleiadi. Nella loro mitologia esiste la figura della Donna Bisonte Bianco, proveniente dalla costellazione delle Pleiadi, che fece dono ai Lakota della sacra pipa, usata sia per la cerimonia della pace che per la trasmissione della profonda spiritualità che essa esprime.

Dall’altra parte della Terra, gli aborigeni australiani hanno miti analoghi.

Tra i miti dei Nativi australiani ricorre spesso il concetto di un’origine extraterrestre. Le leggende aborigene narrano di creature che arrivarono dai cieli e trasformarono in uomini e donne degli esseri che non erano ancora finiti.

I Namumaurkunjurkunju sono considerati dagli aborigeni gli antenati-lucertola venuti dallo spazio per diffondere la Conoscenza. Questi antenati avevano al seguito degli Esseri noti come "Numbakulla". Le tradizioni delle popolazioni autoctone australiane parlano di esseri molto diversi da noi: avevano palpebre calate sugli occhi, orecchie chiuse, membra incollate su un corpo informe poiché risultavano essere uniti l'uno con l'altro. I Numbakulla intervennero separandoli e dando loro libertà di membra. Questi esseri continuerebbero tuttora a sorvegliare e proteggere dall'alto gli aborigeni.

Sempre in Australia, presso la tribù Aranda, in epoche ancestrali gli uomini furono visitati da esseri divini che insegnarono loro il mistero del Tempo del Sogno. Questo mito, il Dreamtime, è il fondamento essenziale della spiritualità di tutti i Nativi australiani.

Spostandoci nel continente africano troviamo i Dogon, un popolo del Mali, i quali rivendicano il loro nome e le loro origini da un popolo delle stelle, proveniente dalla costellazione di Sirio, della quale gli stessi Dogon, già all’inizio del secolo scorso, senza l’ausilio di telescopi o altri strumenti, davano un’accurata descrizione.

Sostenevano anche che la stella Sirio era composta da due stelle, in effetti oggi conosciute come Sirio A e Sirio B (quest’ultima, una stella nana, assolutamente invisibile ad occhio umano) e che la durata di orbita della seconda rispetto alla prima era di cinquant'anni (come esattamente è).

Essi sostengono anche l’esistenza di un dodicesimo pianeta, da cui sarebbero provenuti gli antichi progenitori.

In Giappone troviamo invece un mito le cui origini sono tuttora misteriose: il mito dei Kappas. Nonostante delle tradizioni del Giappone non si conosca molto, questo mito è tramandato ancora oggi e lascia trapelare la presenza di creature non appartenenti alla specie umana. Secondo quanto affermato da Kitamura, archeologo e storiografo giapponese, i Kappas erano delle creature strane che negli antichi testi vengono descritte come simili all’uomo, ma caratterizzate da gravi malformazioni, poiché appaiono con arti palmati o munite di tre dita terminanti con artigli. La loro pelle è bruna. La loro testa sottile e le orecchie grosse, con occhi triangolari. Sulla testa portano sempre un curioso cappello dal quale fuoriescono quattro lunghi aghi ed il loro naso ha l’aspetto di una proboscide che si appoggia sulle spalle terminando indietro, dove si congiunge ad una specie di gobba a forma di cassetta. (Sembra la descrizione di una tuta spaziale).


A Palenque, in Messico, è stata rinvenuta una lastra di pietra dal peso di cinque tonnellate, che copriva il sarcofago di un re Maya di nome Pacal vissuto nel VII secolo d.C., con incisa una scena che ricorda un essere intento a pilotare una nave spaziale

Il Giappone ha alle spalle una storia misteriosa. Un altro mito giapponese racconta che circa 10.000 anni fa un progredito popolo dagli occhi azzurri e i capelli biondi provenienti da stelle lontane arrivò sulla Terra. Era un popolo perfetto, utilizzava un'alta tecnologia, possedeva una grande scienza, aveva una grande base spirituale e morale, possedeva eccellenti doti naturali quali telepatia, capacità di guarire, capacità di volare e forza sovraumana.

I membri di questo popolo si stabilirono in Giappone diventando signori degli Anui. Questo mito si intreccia con quello dei Kappas: questi ultimi infatti sarebbero gli aiutanti dei signori degli Anui, una sorta di servitori ai quali si attribuisce la costruzione della città sommersa di Yonaguni.

L’Isola di Pasqua è anch’essa depositaria di antiche tradizioni. Per i Nativi dell’Isola di Pasqua, Rapa Nui, la cerimonia più importante è quella che ricorda l’arrivo dell’uomo uccello sull’isola. L’uomo uccello è la divinità a cui i Nativi di Rapa Nui attribuiscono le loro origini e la costruzione dei Moai, i grandi mascheroni antropomorfi.

I Sumeri invece erano convinti di essere i discendenti di un popolo proveniente da un pianeta che passava vicino alla Terra, la cui orbita era talmente grande da incrociarsi con quella della Terra a distanza di tempi per noi quasi incalcolabili.

Il loro uomo-pesce Oannes arrivò dal cielo su di una "perla lucente", e distribuì moltissime conoscenze agli uomini che risiedevano nel territorio sumero. Il dio Oannes, secondo lo storico assiro-babilonese Beroso, emergeva ogni giorno dal Golfo Persico per insegnare le scienze agli uomini del tempo.


Antico disegno dei Sioux Oglala che sembra mostrare uomini in compagnia di un essere venuto dallo spazio

Nella mitologia cinese si parla di Houang-Ti, il figlio del cielo, che sarebbe sceso sulla Terra circa nel 2500 a.C., prendendo dimora nel bacino del fiume Houang-ho. Secondo gli antichi testi che riportano la vicenda, questa divinità celeste aveva a sua disposizione complessi carri che funzionavano senza essere trainati e ottanta servitori di metallo con quattro occhi e sei braccia, che si nutrivano di pietre e di sabbia. Dopo aver vissuto sul nostro mondo per tre secoli, Houang-Ti ritornò alla stella da cui era venuto, che si trovava nella costellazione del Leone.

Gli Egiziani consideravano il Faraone l’incarnazione di Amon-Ra, Dio proveniente dalla Cintura di Orione. Secondo i miti Egizi, i Faraoni e tutti i loro familiari non morivano realmente, ma 'spiccavano il volo' verso Orione.

Sono moltissime le citazioni contenute nella Bibbia che possono essere attribuibili a “incontri ravvicinati” con entità aliene. Ad esempio la Bibbia parla di patriarchi, come Enoch, che vengono rapiti in cielo da oggetti volanti misteriosi, e dell’apparizione ripetuta di uomini misteriosi al servizio di Dio che sono dotati di alta tecnologia. Nel libro di Enoch si narra di persone che vengono portate nello spazio dove incontrano Angeli che mostrano loro la Terra vista dallo spazio, ed altri esseri “bianchi” simili ma non uguali agli uomini. E inoltre vi è l'episodio nel quale Abramo di notte vide passare nel cielo due misteriosi veicoli che lui descrisse come una fiaccola ardente e un forno fumante.


Questi graffiti della Valcamonica soprannominati “gli spaziali” raffigurano uomini che sembrano indossare caschi spaziali

Il profeta Elia camminando vicino le rive del fiume Giordano vide un "carro di fuoco" che volava nel cielo. Isaia, nella citazione della Bibbia, disse: "Chi mai sono costoro che volano sopra una nuvola, come piccioni che volano verso la loro piccionaia?"


Gli extraterrestri nei miti dei Nativi Europei

Anche in Europa esistono popolazioni autoctone che conservano le loro tradizioni e la loro spiritualità, al fianco della società maggioritaria disegnata dalle grandi religioni.

Nelle tradizioni di origine druidica esiste un mito attorno cui è sorta tutta la cultura celtica: il mito del Graal. In questo mito sono contenuti gli stessi simbolismi che, al pari dei principali miti dei popoli nativi di altri continenti, fanno riferimento ad una antica conoscenza proveniente da una dimensione parallela.

Il mito del Graal è stato raccontato in molti modi, a seconda dell’epoca storica in cui veniva trasmesso, ed è stato oggetto di interpretazioni a più livelli di approfondimento.

Tuttavia possiamo sintetizzare i punti salienti della leggenda sulla base del simbolismo più conosciuto per ragioni storiche, ovvero l’interpretazione dell’esoterismo cristiano.

Il mito del Graal narra di una creatura semidivina, Lucifero, che in tempi antichissimi precipitò dal suo trono celeste. Nella caduta, lo smeraldo che adornava la sua fronte si staccò e cadde sulla Terra.

Altre creature semidivine lo raccolsero, modellandolo a forma di coppa, e lo consegnarono ad Adamo nell'Eden affinché lo custodisse e se ne avvantaggiasse grazie al suo potere.


La Caduta di Fetonte in un dipinto di Luigi Mussi del 1700

La coppa del Graal, chiamata anche la coppa della conoscenza, è stata l’oggetto principale di tutte le saghe celtiche. Un oggetto proveniente da una dimensione al di fuori della terra, dispensatore di conoscenza e benessere.

La maggior parte dei miti celtici ha origine dal mito del Graal. Il mito irlandese dei Tuatha De Danann riecheggia lo stesso simbolismo: i Tuatha De Danann erano una stirpe proveniente dall’esterno del nostro pianeta, che avrebbe donato ai primi Re d’Irlanda (gli Ard-Rì) in epoche remote quattro oggetti magici, tra cui il più prezioso era il Graal.

Un analogo mito, sempre della tradizione dei Nativi europei, è quello di Fetonte, simbolo principale delle tradizioni autoctone europee, la cui origine è fatta risalire alle leggende dei territori delle valli piemontesi.

Il mito ha avuto ampio risalto anche nella mitologia greca, a cui si deve il racconto con il quale è maggiormente conosciuto.

Nelle Metamorfosi di Ovidio si parla infatti di Fetonte, figlio del dio Sole, che salì sul carro del padre per provare a guidarlo pur essendone incapace, e finì per perdere il controllo avvicinandosi troppo alla Terra e incendiandola. Zeus, per salvare la Terra, lo fulminò provocando la caduta di Fetonte che precipitò al suolo e cadde nel fiume Eridano.

Tuttavia le interpretazioni di questa leggenda da parte del celtismo autoctono delle valli piemontesi riportano il mito in maniera diversa: parlano non di una caduta ma di una discesa. Fetonte sarebbe “sceso”, anziché “caduto”, nella Valle di Susa dove avrebbe incontrato una consorteria che praticava il culto del fuoco. Alcune leggende accostano la figura di Fetonte al simbolismo del Drago.

A questo mito si collega anche la leggenda di Rama, l’antica città ciclopica che sarebbe sorta nella Valle di Susa, costruita a seguito dell’incontro con una civiltà proveniente dal di fuori della Terra.


Un dipinto aborigeno australiano che ricorda un astronauta

Il dio sceso nella Valle di Susa avrebbe insegnato alle popolazioni autoctone la fusione dei metalli, l’astronomia e l’agricoltura e varie altre conoscenze tra cui l’alchimia. La divinità insegnava all’interno di un cerchio di pietre che aveva fatto erigere dai suoi aiutanti, due creature di metallo dorato come quelle che nella mitologia greca assistevano il dio Vulcano. Prima di ritornare da dove era venuto, il dio avrebbe fatto realizzare dai suoi aiutanti di metallo una grande ruota d’oro, forata al centro, che racchiudeva tutta la conoscenza donata agli uomini.

Nel luogo dove avvenne l’incontro tra la consorteria rappresentata da Fetonte e gli umani si sarebbero formati i primi druidi, gli Ard-rì, che avrebbero portato in seguito su tutto il continente europeo la scienza appresa dal dio e contribuito a creare le basi della cultura celtica.


In definitiva, è impossibile non notare come presso tutti i popoli della Terra, e in ogni epoca storica, siano esistiti miti e leggende che sembrano volerci raccontare un evento preciso. Possiamo considerarla una pura coincidenza? Secondo Platone i miti nascondono, dietro l’allegoria, eventi storici e planetari ben precisi. Proprio Platone interpreta il mito di Fetonte come un evento che avrebbe cambiato i destini dell’umanità.

Può sembrare folkloristico vedere negli antichi miti dell’umanità incontri con esseri di altri mondi. Ma non possiamo fare a meno di interrogarci sul vero significato della presenza, in tutti i miti, di un elemento “alieno”. E non possiamo neppure trascurare le testimonianze di quei popoli a cui si deve la conservazione e la trasmissione delle tradizioni in cui questi miti si collocano, ovvero i Popoli naturali, ancora presenti sulla scena della storia, che asseriscono che gli incontri di cui si parla nei loro miti non sarebbero cessati, ma continuerebbero in maniera costante.