Esobiologia |
Extraterrestri sulla Terra |
01 Novembre 2011 | ||||||||||||
Siamo visitati da migliaia di anni?
Parlare di UFO ed esseri extraterrestri in visita sul nostro azzurro pianeta può sembrare fantascientifico, eppure eseguendo una ricerca più approfondita si ha l'impressione di trovarsi di fronte alla classica punta dell'iceberg. La storia dell'umanità e della sua origine sembra veramente affondare nel più profondo dei misteri. Andando indietro nel tempo, scopriamo infatti che i contatti alieni non sono un fenomeno recente, anzi, sembrano accompagnare la storia dell'umanità fin dagli albori. Tutte le civiltà antiche fanno risalire le origini dell'umanità a cosiddetti “dei” venuti dal cielo, che avrebbero generato l'umanità, per poi donarle conoscenze spirituali e tecnologiche. Solo per citarne alcune: Egizi, Maya, Aztechi, Inca, Celti, Vichinghi, Babilonesi, Sumeri, Cinesi, Indiani, ecc... A queste si aggiungono le leggende e le tradizioni dei Popoli Naturali di tutto il pianeta: dagli Aborigeni Australiani ai Nativi Americani, passando per i popoli dell'Africa, come i Dogon del Mali, e dell'Europa. Tutte queste popolazioni, distanti sia geograficamente che cronologicamente, ci raccontano la stessa storia: nell'antichità ancestrale, delle creature cui furono attribuiti connotati divini, scesero sulla Terra, incontrando i progenitori della razza umana. Furono proprio queste creature a dare origine alla stirpe dell'uomo, insegnandogli i segreti del fuoco, dell'agricoltura, dell'alchimia, della metallurgia, dell’architettura ecc... Una volta completata la loro opera di civilizzazione, queste creature “divine”, facilmente interpretabili come extraterrestri, abbandonarono il nostro mondo, lasciando l'umanità libera di padroneggiare il proprio destino, consegnando ai loro allievi una base culturale, con il compito di diffonderla sulla Terra.
I Popoli Naturali di tutto il pianeta, che hanno mantenuto intatta nei millenni questa cultura all'interno della tradizione sciamanica, fondano la loro identità su questa base culturale, che risulta comune a tutti i Popoli, indipendentemente dalla loro collocazione storico-geografica. Un esempio è costituito dal simbolo della ruota forata, presente in tutte le culture del pianeta, così come la figura benevola e dispensatrice di saggezza e conoscenza del drago (in Europa demonizzato dal Cristianesimo), oppure dalle costruzioni megalitiche, uniformemente diffuse sul globo. La sacralità che riveste l'astronomia presso questi popoli è provata dall'orientamento astrale delle opere megalitiche. Si potrebbe andare avanti all'infinito, perché di fatto ci troviamo di fronte alla stessa cultura, che assume differenze formali ma non sostanziali da una zona geografica all'altra, proprio come due piante della stessa specie si svilupperanno secondo modalità diverse, ma portando entrambe ben chiari i tratti distintivi della specie. Passando alla cultura cosiddetta “maggioritaria” delle grandi religioni storiche, troviamo anche qui svariati riferimenti alla visita che esseri non umani prestarono ai nostri progenitori. Molti testi induisti ci raccontano la stessa storia dei Popoli Naturali, con svariati riferimenti a macchine volanti e altre tecnologie, interpretabili come aliene alla luce dell'ingegneria moderna. Così anche la Bibbia ci parla dei Nephilim, progenie dei “figli degli dei” che si sarebbero accoppiati con donne umane, mentre nel libro di Ezechiele viene chiaramente descritto un disco volante.
Nell'apocrifo libro di Enoch si racconta che i “figli degli dei” erano in realtà un gruppo di 200 angeli definiti come Grigori, i quali civilizzarono l'umanità. Si potrebbe andare avanti giorni interi solo con le citazioni da libri dell'antichità, come le Metamorfosi di Ovidio, in cui si racconta di Fetonte, figlio del Sole precipitato con il suo carro nell'Eridano (il Po), trovando riferimenti nei miti dello sciamanesimo druidico ancora presenti in Piemonte, secondo cui in tempi antichissimi un dio discese dal cielo e all'interno di un cerchio di pietre insegnò le scienze agli uomini, dando vita alla mitica città di Rama (che "casualmente" è anche il nome di una divinità induista). Anche Platone ci parla di questo mito, relativamente ad una visita di Solone presso la Tebe egizia, dove un sacerdote gli ricordò l'importanza del mito di Fetonte, sottolineando che non si trattava di una storiella, ma della cronaca di un fatto realmente accaduto. Platone lega questo racconto al mito della civiltà di Atlantide e alla sua distruzione, perché lo stesso sacerdote aveva in precedenza raccontato di un'antica e grandiosa civiltà e di come fosse andata distrutta. Ma non è solo a mezzo di miti e leggende che le antiche civiltà ci raccontano questa storia che pare fantascientifica, vi sono infatti una serie infinita di pitture, petroglifi, bassorilievi, statuette e interi monumenti che portano avanti questa memoria. Ne citiamo alcuni: in Italia abbiamo i dipinti della Val Camonica, che sembrano rappresentare una coppia di astronauti, datati 10.000 a.C.
La stessa datazione è stata data ai petroglifi del sito di Karahunj, in Armenia, proprio in prossimità di un imponente sito megalitico, costituito da ben 203 lastre di basalto, di cui 85 recano dei fori che punterebbero verso astri di particolare interesse. Al centro del sito si trova un cerchio di pietre. In alcune pietre a pochi metri di distanza dal sito sono rappresentate delle figure umanoidi, ma due in particolare sono molto diverse dalle altre, tanto da essere state interpretate come figure aliene - vista la somiglianza con i “grigi” - che tengono in mano un disco. Ci sono dei veri e propri aeroplani in miniatura rinvenuti tra i tesori delle civiltà Centro-Americane (Maya e Inca), perfettamente aerodinamici. Sempre queste civiltà ci riportano tantissime raffigurazioni di quelle che sembrano astronavi, astronauti e alieni. In quest'area geografica sono inoltre presenti le Linee di Nazca, visibili solo dal cielo. Troviamo raffigurazioni di astronavi ed esseri apparentemente extraterrestri anche presso gli Egizi, così come in Mesopotamia, Cina, Giappone, India e Nord-America, solo per citarne alcune. Proprio sulla base di questi ritrovamenti è nata una vastissima bibliografia, comunemente etichettata come teoria degli “antichi astronauti”. Possiamo inoltre esaminare il sempre crescente numero di Ooparts (Out of place artifacts, letteralmente artefatti “fuori luogo”) ovvero tutti quegli oggetti che rivelano una conoscenza tecnologica più avanzata di quella attribuita all'epoca a cui appartengono. Famoso è il caso dell'orologio di Antikythera, un complessissimo calcolatore dei cicli lunari e solari, ritrovato a bordo di una nave commerciale affondata al largo della Grecia nell'87 a.C. Si stima che risalga almeno al 100-200 a.C. La storiografia ufficiale non attribuisce ai greci, né a nessun popolo dell'epoca, le conoscenze tecnologiche necessarie alla realizzazione del manufatto. Potremmo andare avanti giorni a catalogare tutti gli Ooparts rinvenuti nel mondo. Mi limiterò a citare la pila, o batteria, di Baghdad, risalente alla dinastia dei Parti (150 a.C. - 226 d.C.) e scoperta nel 1936 a Khujut Rabu, presso Baghdad, Iraq. Si tratta di una vera e propria pila, capace di creare corrente elettrica. Per renderla operativa basterebbe riempirla di una soluzione elettrolitica.
Nonostante la sensazionalità di questi oggetti, i ritrovamenti non trovano riscontro nelle ricerche scientifiche. Un caso emblematico è quello delle Piramidi di Visoko, in Bosnia. Sembrerebbe impossibile negare l'esistenza di un complesso di almeno tre piramidi dalle dimensioni enormi, eppure l’archeologia ufficiale riesce in questa ardua impresa. Anche in questo caso, nonostante le prove schiaccianti, gli enti di ricerca si rifiutano di prendere atto della scoperta; le principali motivazioni addotte sono: 1) Semir Osmanagich, direttore degli scavi e "scopritore" delle piramidi, non è un archeologo professionista, non ha cioè completato il corso di studi in archeologia (ma non era così anche per Schliemann, lo scopritore di Troia?) 2) La scoperta riscriverebbe la storia, stravolgendo la ricerca svolta finora (questo non è dogmatismo?) 3) Gli scavi sono svolti da volontari e le fotografie reperibili non rispettano gli standard dell'archeologia accademica, non sarebbero quindi affidabili come prove (ma un ricercatore curioso, appassionato e imparziale non dovrebbe osservare di persona il fenomeno, prima di dare la sua opinione?) 4) Non ci sono elementi che dimostrino che le piramidi non siano una formazione naturale (ma le analisi effettuate presso i laboratori del Politecnico di Torino su richiesta della Ecospirituality Foundation hanno confermato che il materiale ritrovato nelle piramidi è cemento, molto simile a quello usato dagli antichi romani). Insomma, l'ostracismo del mondo accademico non riesce a produrre delle prove convincenti per smentire Osmanagich, quindi si aggrappa ai dogmi autoreferenziali e all'autorità che esercita sui "profani", per insabbiare una scoperta che rivoluzionerebbe il mondo dell'archeologia e riscriverebbe la storia.
Sforzi comunque vani: sono sempre più numerosi i ricercatori indipendenti, distaccati dal mondo accademico, che portano alla luce reperti ad avallare teorie in grado di cambiare per sempre l'idea che l'umanità ha del suo passato. E' interessante notare come proprio in questi ambiti "dilettantistici" si segua il metodo scientifico in maniera più rigorosa rispetto a quanto accade negli ambiti accademici, troppo legati a gerarchie che mal si coniugano con la fluidità di opinioni e la libertà di indagine tipiche di una ricerca scientifica. Quest'ultima infatti non dovrebbe guardare all'autorevolezza dei ricercatori, all'importanza dei loro nomi o al posto che occupano nelle gerarchie; la vera ricerca scientifica guarda ai fatti empirici, questi valgono più di mille teorie. Un vero scienziato, di fronte alla scoperta di Osmanagich, dovrebbe partecipare o almeno vedere gli scavi, prima di formulare una tesi. I "luminari", invece, preferiscono starsene in poltrona a difendere le loro verità acquisite, mentre tutti i sottoposti si adeguano alla loro versione. D'altronde un sistema culturale e storiografico che ancora calcola gli anni partendo dall'anno della nascita di Cristo, della cui esistenza non esiste alcuna prova storica, è chiaramente ipotecato e condizionato da un sistema ideologico-morale di stampo religioso basato sul dogmatismo. Insomma, ci sono tutti i presupposti per riscrivere la storia, eppure chiunque provi a discostarsi dalla “versione ufficiale” viene deriso. Provate a presentarvi ad un esame di storia antica all'università sostenendo che probabilmente gli Egizi ebbero contatti con entità extraterrestri, oppure che si svilupparono civiltà tecnologicamente avanzate millenni prima di Cristo, parlate degli Ooparts o delle Piramidi della Bosnia... Non importa quante e quali prove portiate dalla vostra parte, difficilmente supererete l'esame. |