Esobiologia |
UFO in Liguria - 1 |
11 Luglio 2012 | ||||||||||||||
I dischi volanti solcano il cielo genovese?
Sembra che da sempre gli UFO si siano interessati del territorio genovese, in un periodo decisamente anteriore a quello convenzionalmente loro attribuito, che iniziò intorno agli anni ’40. Prima di riportare la cronaca degli eventi e delle relative testimonianze che risalgono ai tempi più vicini a noi, non ci si può esimere dal narrare un fatto avvenuto a Genova nel 1600: un evento straordinario, ante litteram nella letteratura ufologica, che possiamo definire un caso di Microstoria del fenomeno UFO. Il CUN di Genova lo ha studiato rilevandone i fatti salienti: “1608, agosto – Genova - Nizza – Nel mare genovese vengono visti affiorare fino all'ombelico esseri con figura umana e braccia coperte di squame con 2 serpenti volanti in mano. Molti colpi di cannone non sortiscono alcun effetto. Avvistati nello stesso periodo a Nizza "strani oggetti nel cielo che gettano sangue sulla terra". “1608, 15 agosto – Genova – Nel porto appaiono 3 carrozze, ognuna trainata da 6 figure di fuoco simili a draghi con serpenti che lanciano urla spaventose. Le chiese si riempiono di supplicanti, vengono indetti digiuni e processioni.” Lo studioso Giorgio Pattera, biologo e ufologo del CUN di Parma, in un articolo pubblicato su “Edicola Web” alla fine degli anni ‘90 dal titolo “Spaventosi segni sul mare”, riporta la descrizione del fatto tratta da un resoconto provenzale del 1608, intitolato “Discorso sui terribili e spaventosi segni sparsi sul mare di Genova”. “Ai primi d'Agosto del 1608 avvennero due grandi prodigi: la pioggia di sangue caduta su Nizza e altre località costiere della Provenza, e l'apparizione in cielo di due uomini, duellanti più volte tra loro. Questi ultimi sono stati osservati per tre giorni, con grande stupore, sull'isola di Martigues, a cinque leghe da Marsiglia. I prodigi che ci sono apparsi, sono senza dubbio opera di messaggeri celesti, che preannunciano future disgrazie e ci invitano a correre ai ripari, mediante preghiere e digiuno, al fine di placare l'ira di Dio, che ogni giorno offendiamo. Perfino gli antichi romani, non appena scorgevano presagi celesti, facevano sacrifici agli dei per placarne la collera. E noi che siamo cristiani (e quindi allevati in una migliore scuola), dobbiamo pentirci e supplicare umilmente l'Onnipotente affinché perdoni i nostri errori e affinché i castighi, preparati dalla giustizia divina, siano allontanati dalla Santa Misericordia.”
Giorgio Pattera, che ha personalmente curato la traduzione del manoscritto dal provenzale, cita altresì una cronistoria dell’evento elaborata dal Group d'Etudes des Objects Spatiaux (G.E.O.S.). “Sul fare del tramonto del 5 Agosto 1608, gli abitanti di Nizza vedono comparire in cielo tre forme luminose che si muovono molto velocemente, dirigendosi sulla città. Giunte sulla verticale della fortezza, le tre luci si fermano di colpo e scendono lentamente, compiendo evoluzioni, fino a un metro circa dalla superficie del mare. (...) Stazionando praticamente immobili sopra le onde, i tre oggetti, di forma ovoidale allungata e piatta e sormontati da una specie di pennone (che oggi potremmo chiamare antenna), fanno come ribollire l'acqua, con intensa emissione di vapore color arancio-ocra; il tutto accompagnato da un grande fragore”.
Anche Alfredo Lissoni si è occupato del caso in “Notiziario UFO”, traendo spunto da un documento degli Archivi Municipali di Nizza che così si apre: “Inizio di agosto dell'anno di grazia del Signore 1608, sul mare di Genova si è visto il più orribile segno che di memoria d'uomo se ne sia parlato o scritto, che il Signore ci protegga.” Segue la narrazione del fatto, così come è riportato negli annali storici di Nizza da un cronista del tempo, che appare piuttosto scosso nel descrivere le mostruose apparizioni, a giudicare dalla ridondanza di aggettivi e verbi: “(…) gli uni erano con figura umana, ma con le braccia che sembravano coperte di squame e che tenevano in ciascuna mano degli orribili serpenti volanti che si attorcigliavano attorno alle braccia; apparivano solo dall'ombelico in su fuori dal mare, lanciando dei gridi orribili che era cosa del tutto spaventevole; certe volte si tuffavano e ne riuscivano poi in altri punti, sempre gettando dei gridi così spaventevoli che molta gente ne rimase ammalata di paura. Certi sembravano avere figura di donna, altri con forma umana ma con il corpo tutto coperto di squame e con la testa che sembrava quella di un drago. La Signoria della città fece portare dei cannoni, e con la speranza di farli scappare dal luogo gli sparò qualche cosa come 800 colpi, ma invano. Le Chiese si riunirono e per trovare un rimedio fecero molte processioni e comandarono il digiuno. I buoni frati Cappuccini ordinarono le 40 ore di penitenza... Il quindicesimo giorno del detto mese, apparvero sul mare tre carrozze, tirate ciascuna da sei figure tutte in fuoco e con somiglianza di draghi, e correvano le dette carrozze tirate dai detti draghi, accompagnate da quelli che avevano sembianze umane con i loro serpenti attorcigliati attorno alle braccia e continuando i loro gridi spaventevoli. Dopo che le dette spaventevoli cose ebbero fatto tre volte il giro del porto, e che ebbero lanciato dei gridi così potenti che fecero risuonare le montagne del circondario, si persero tutti dentro nel mare, e poi non se ne seppe più nulla. Questo fatto spaventevole, apportò molto danno a molti cittadini di Genova e molti ne morirono di paura, tra questi il figlio del Sor Gasparino de Loro, e anche il fratello del Sor Antonio Bagatello; molte donne anche ne sono state afflitte e hanno avuto una tale paura, che qualche d'una ne è morta.
Da allora si continua a cantare il Te Deum, e sono tutti spariti; delle grandi piogge di sangue sono state registrate subito dopo in tutta la regione, e anche fino in Provence. Altra cosa degna di memoria, successa quasi nello stesso tempo nella città de l'Isle de Martègue. Il ventiduesimo giorno di agosto apparvero due uomini in aria avendo ciascuno armi e scudo, e si batterono in maniera tale da meravigliare i cittadini spettatori. Dopo che si furono a lungo battuti, si riposarono per un certo tempo, poi ricominciarono a battersi per circa due ore. L'ultima volta si batterono in tal maniera da sembrare due forgiatori che battessero sull'incudine. Il giorno dopo sembrava che tutti due avessero vinto una battaglia contro una fortezza, talmente sembravano contenti, e dopo essersi guardati l'uno verso l'altro ci fu un grande rumore come spari di cannone; il rumore era cosÏ spaventevole che sembrava agli uditori che fosse giunta la fine del mondo, e continuò quel rumore per circa sette ore, poi a un tratto una nuvola spessa apparve nel cielo, e per due ore non si vide che nuvole e nebbia nera e si sentì una gran puzza di zolfo. Quando l'aria si fu purificata, niente fu rivisto di quelle chimere. Questi prodigi meravigliosi hanno toccato l'anima di molti cristiani i quali, avendo considerato le meraviglie di Dio, e sapendo che egli solo è potente e con la sua bontà infinita ha voluto avvertirci, prima di mandare il castigo che ci è dovuto, si sono gli uni resi religiosi, e gli altri fanno penitenza per calmare le sue ire, ché il Santo Spirito ci assista in questa buona azione. Così sia. “
La storia riportata da Lissoni benché simile in alcune parti, si diversifica da quella riportata da Pattera: non compaiono i tre oggetti di forma ovoidale, allungata e piatta, sormontati da una specie di pennone, ma tre carrozze, tirate ciascuna da sei figure tutte di fuoco e simili a draghi, oltre ad una serie di giganteschi mostri marini che si danno battaglia. Da questi due studi, Diego Cuoghi nel 2006 prende spunto per approfondire la ricerca, individuando presso l’archivio storico di Genova un’ unica notizia su questo fatto, estrapolata da un decreto del Senato datato domenica 24 agosto 1608: è quella che informa di un fulmine che avrebbe provocato grossi danni a Savona nella seconda ora della notte. Secondo il Cuoghi l'opuscolo pubblicato a Troyes e intitolato “Discours au vrais des terribles et espouvantables signes aparues sur la Mer de Genes” non sarebbe altro che una specie di storia fantastica, probabilmente simile ai moderni racconti di fantascienza. Egli giunge alla conclusione che tutte queste descrizioni di prodigi “spaventevoli” appartenevano a un genere letterario di gran successo all’epoca. A dimostrazione della sua tesi, egli cita e mette a confronto una vasta gamma di segnalazioni di eventi assai simili: - Segni meravigliosi e spaventosi apparsi in cielo sulla città di La Rochelle, il 28 aprile, col combattimento di due uomini in aria. Parigi, A. Champenois;
- Descrizione della grande, orribile meteora, e visione prodigiosa di due armati in aria al di sopra del Castello Charlon in Francia, Contea di Borgogna, giovedì 8 del mese di marzo 1590, da parte del signor Guyot Maillard; - Descrizione d’una meravigliosa orribile e prodigiosa cometa, e apparizione di uomini d’arme combattenti nell’aria sul nostro orizzonte di Costentin in Normandia, da M. Jean Brohon (Constances, 28 oct. 1568); - Discorsi meravigliosi e spaventosi dei segni e dei prodigi apparsi nel cielo sulla città di Genova il 21 dicembre 1578 . (Questo è il titolo di una plaquette pubblicata da G. Stadius, matematico del duca di Savoia e astronomo noto del tempo. Vi sono descritti fenomeni strani che si sarebbero prodotti nel cielo di Genova: anche in questo caso una cometa, sormontata da una piccola croce); - Mirabile e prodigioso arrivo in Normandia di grandi quantità di uccelli selvaggi mai visti prima, che hanno divorato tutti i frutti e infettato parecchie città e villaggi con grandissimo orrore delle popolazioni; - Storia memorabile e spaventosa, giunta nel castello di Bissestre presso Parigi, con apparizioni di spiriti e fantasmi che sono stati visti nelle cantine e nelle camere (Parigi, 1623). Tutti questi documenti, denominati "canard", non vengono presi in considerazione come veritieri, bensì considerati alla stessa stregua dei racconti fantastici. "Discours pitoyable", "Accident espouventable", "Histoire prodigieuse", "Effroyable rencontre", non sono che alcuni dei titoli che costuiscono nel XVI e XVII secolo il genere di "canard", breve relazione stampata di un fatto strano, naturale o criminale, ma sempre sensazionale. Le apparizioni mostruose e prodigiose, che occupano un posto importante nella tipologia degli avvenimenti segnalati, altro non sarebbero che gli strumenti attraverso i quali Dio avverte gli uomini affinché si pentano.
Anche Gilles Durand che, in "Motifs du discrédit de certains rapports d’ observations anciennes", presenta le ricerche compiute dalla francese Association pour l'Investigation Historique des Phénomènes Insolites (AIHPI), tra i tanti casi segnala (p. 373) che un testo comparso nel 1578 su eventi celesti avvenuti nella zona di Wurtenburg il 5 dicembre 1577 fu riprodotto in francese nel 1620 quando gli stessi eventi sarebbero però avvenuti a Ginevra. Dunque lo stesso fatto prodigioso poteva essere riciclato, semplicemente cambiando luoghi e date. Il XX secolo è comunemente ritenuto il periodo degli UFO, per l’interesse che l’uomo ha dimostrato e tuttora dimostra verso questo fenomeno e l’ ampia gamma delle sue interpretazioni. Oggetti volanti non identificati, UFO in inglese o OVNI in italiano, poco importa. Hanno a che fare con extraterrestri o sono fenomeni prettamente legati alla nostra realtà terrestre? Dal 1947, anno della prima osservazione sugli UFO citata dai media, avvenuta in America sullo stato di Washington, si è detto di tutto e di più. Le interpretazioni e le ipotesi non mancano, ve ne sono di ogni tipo e per ogni gusto: prototipi di aerei militari di nuova concezione, fenomeni atmosferici e magnetici non ancora chiariti dalla scienza ufficiale, oggetto di visioni e deliri di tipo psicotico o allucinazioni collettive, proiezioni di desideri, condizionamenti culturali, oppure velivoli che vengono da molto lontano, pilotati da… extraterrestri. Quest’ ultima è l’ipotesi più affascinante, va detto; quella più ricca di curiosità e che ha alle spalle decine di migliaia di testimoni ormai, sparsi su tutto il pianeta. L’ ipotesi extraterrestre è molto complessa e ricca di aneddoti e casi eterogenei. Il presunto avvistamento di un UFO viene studiato e classificato in base a rigorosi parametri e accurate metodologie d’ indagine. Oggetti diurni e luci notturne vengono catalogati per l’aspetto (forma, dimensioni, colori) e per il comportamento (forti velocità, rapidi movimenti e tipo di manovre). I cosiddetti “incontri ravvicinati” sono suddivisi in diversi tipi, in base al rapporto tra oggetto volante e presunto occupante dell’oggetto. Al primo tipo, definito in gergo IR1, appartengono i casi in cui c’è la presenza di effetti temporanei sull’ambiente; al secondo tipo IR2, quelli in cui vi sono tracce fisiche durevoli al suolo; al terzo, IR3, quelli in cui vengono descritti gli occupanti, quando cioè vi è presenza di presunti umanoidi. La saga delle eventualità continua con racconti legati a quello che i presunti occupanti possono fare, interagendo con gli uomini nel luogo dove sarebbero atterrati, via via fino alle narrazioni di contatti diretti, rapimenti di testimoni, mutilazioni di animali con tecniche chirurgiche di altissima tecnologia, e via discorrendo.
Dal punto di vista fenomenologico e tecnico, l’ indagine sugli oggetti volanti diviene trascurabile e poco significativa se si restringe l’analisi a un microterritorio geografico, come può essere quello regionale, in special modo perché si parla di un fenomeno che può addirittura uscire dai confini planetari! Tuttavia acquista rilevanza nell’evidenziare il rapporto tra la persona che ha rilevato il fenomeno e il territorio in cui vive, la cultura del luogo. In Italia, a partire dagli anni ’50, quando si riscontrò un discreto numero di avvistamenti sul fenomeno, l’organismo ufficiale preposto alla prima catalogazione è il quinto stormo dell’aeronautica, che ha il compito di prendere atto delle testimonianze. In quanto organismo che vigila sull’ ordine e la sicurezza, il Corpo dei Carabinieri ha il dovere di acquisire le testimonianze, effettuare indagini in loco e inoltrare le pratiche all’ufficio dell’ aeronautica. Da anni però esistono anche alcuni centri civili specializzati in analisi e indagini. In Italia ve ne sono circa una decina: il CUN, Centro Ufologico Nazionale; il CISU, Centro Italiano Studi Ufologici; il CAU, il CUFOR, il CRAU, il MOSAC, STARGATE, OZMA, CUFOS, più altri, indipendenti nello studio e nelle ricerche. Nella storia degli organismi civili, da un primo periodo di parcellizzazione dei centri, risalente agli anni sessanta, si è passati negli anni settanta, ottanta e novanta ad una unificazione di essi nel CUN e nel CISU (quest’ultimo nato nell’84 da una scissione del CUN), mentre ai giorni nostri si è verificata una ulteriore suddivisione secondo una logica indipendentista della ricerca. I centri civili lavorano sull’opinione pubblica, informandola e cercando di renderla sensibile al fenomeno, per scardinare i fitti e delicati giochi di potere che legherebbero la politica a una parte della cosiddetta “intellighenzia” scientifica, vincolata a una totale strategia del silenzio che tenta di occultare ogni studio e riferimento al fenomeno degli UFO. Secondo le dichiarazioni di Roberto Pinotti, presidente del CUN, la classe politica cominciò a occuparsi del problema attorno al 1950 in seguito a un’interrogazione parlamentare del senatore Piemonte del Partito Socialdemocratico. Nel 1979 l’onorevole Falco Accame rivolse una nuova interrogazione al ministro della Difesa Ruffini e al presidente del Consiglio dei Ministri Andreotti. Il 15 gennaio del 1979, il portavoce del CUN (dott. Pinotti) fu convocato presso il gabinetto del ministro, ricevendo formale comunicazione che il governo italiano intendeva istituire una commissione ufficiale di studio sul fenomeno. La commissione non fu mai formata e il compito venne delegato, come già accennato, all’aeronautica militare, che mantenne un buon rapporto con il CUN.
In Italia sono state sino ad ora raccolte dagli ufologi oltre 10.000 segnalazioni solo nell’arco degli ultimi cinquant’anni. I periodi che gli esperti definiscono “flap” o “ondate”, ovvero quelli durante i quali il numero degli avvistamenti cresce in modo significativo e non costante nel tempo, sono stati registrati negli anni 1950, 1954, 1962, 1973 e 1979. Le due principali ondate ufologiche avvenute in Italia sono quelle del 1954 e del 1978, ma si possono ritenere interessanti anche quelle degli anni 1950 e 1952 (periodo nel quale il fenomeno UFO non riscuoteva ancora l’interesse del grande pubblico). L’intero periodo 1973–1979 è stato caratterizzato da un’intensa attività di avvistamenti testimoniali di UFO, ma l’apice fu toccato nel 1978 con più di mille segnalazioni raccolte in tutta la penisola. Dopo un periodo di calma (1980–1982), si è registrata una ripresa delle segnalazioni che, culminata nell’ondata dell’estate del 1985, si è assestata negli anni successivi sulla media di circa cento avvistamenti l’anno, e ha quindi avuto una nuova ripresa a “flap” nel 1993, 1996 e 1997. Il numero annuo delle segnalazioni, quasi sempre inferiore ai 100 casi negli anni ’60, è progressivamente cresciuto negli anni ’70, con l’apice massimo raggiunto nel 1978, per poi decrescere bruscamente all’inizio degli anni ’80. Dopo il minimo del 1982, negli ultimi anni il numero delle segnalazioni si è stabilizzato intorno ai 100 – 200 casi all’anno. Nella cosiddetta prima ondata del 1954, per quanto riguarda la provincia genovese, uno dei casi più celebri è quello avvenuto il 27 luglio 1954 a Casella, un borgo montano a 35 chilometri da Genova. La signora De Negri e altri 3 testimoni vedono intorno alle 23,30 un punto luminoso che si avvicina a velocità elevata, sino ad apparire come un globo che emette una intensa luce azzurrina. Sembra sostare sopra un monte limitrofo, distante non più di mezzo chilometro, per poi spostarsi fin sopra la casa della signora. È perfettamente visibile ai 4 testimoni, e li sovrasta con la sua gran massa di colore opaco. Il velivolo appare delimitato da due cerchi concentrici e sembra emettere una luce fredda da due fessure. Poco più tardi si allontana verso Genova. L’archivio del CUN di Genova, che documenta cinquant’anni di avvistamenti sul territorio genovese, dimostra come l’interpretazione del fenomeno sia molto vario e legato in qualche modo alla cultura del testimone e del territorio stesso. Un certo modo di approcciarsi e credere a questo strano fenomeno. 1 - continua
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