Esobiologia |
Ufo ed Extraterrestri a Torino - 3 |
05 Aprile 2011 | |||||||||||||
Testimoni, comparse, fatti e fattacci incredibili La casistica torinese Come si accennava nella prima parte, l’uomo ha la sua importanza per il tipo di reazione e di spiegazione che dà a fronte di fenomeni di questo genere, ed il territrorio su cui si trova diviene teatro principale di questa regia. Ormai si può parodiare, paese che vai, UFO o Extraterrestre che trovi, ma le differenziazioni del territorio torinese ci sono e possiamo descriverle, ripercorrendo anche la storia dell’interesse ufologico torinese, oltre che raccontare alcuni fatti curiosi e strani accaduti a Torino. Vi sono testimonianze di avvistamenti nel Torinese sin dal 1808 con segnalazioni di corpi luminosi sfreccianti nel cielo di Perosa Argentina nel Pinerolese il 2 aprile, e su Torre Pellice il 18 aprile, dove il signor Sismondi, segretario del giudice di pace del tempo, venne svegliato da un acuto ronzio che non accennava a smettere, e affacciandosi alla finestra testimoniò di aver visto alzarsi dal prato di fronte un disco luminoso che si allontanava a fantastica velocità. Nel 1932 poi abbiamo informazioni di un disco in movimento tra Torino e la collina, in direzione di Pino Torinese, che variava cangiantemente di colore. Questi forse gli esempi d’avvistamento di dischi diurni più antichi, riguardo le testimonianze pervenuteci. Ma dagli anni ’50 in poi, gli avvistamenti si sono sempre presentati, seppur sporadici, in grande stile e in determinati periodi, tanto che gli ufologi, studiosi di questo fenomeno, hanno identificato un termine per spiegare i periodi in cui in un determinato territorio avvengono molti avvistamenti significativi e segnalazioni di Ufo, fenomeni luminosi, velivoli con occupanti strani ritenuti di origine extraterrestre e quant’altro. Questo termine, in inglese è “Flap”, in italiano è Ondata. Il territorio torinese viene interessato in modo eclatante da importanti ondate nel 1950, 1954, 1973, via via scemandosi di quella parvenza spettacolare, dagli anni ’90 in poi. Oggi, almeno per quanto riguarda le informazioni che provengono a CISU e CUN, come minimo un avvistamento al giorno viene registrato per il territorio piemontese, fenomeno che dà adito a varie interpretazioni, tra cui quella che porta ad una nuova attenzione individuale dell’uomo verso quello spazio particolare che è il cielo del suo ambiente di vita. Infatti il CISU ha pubblicamente affermato che oltre 15.000 segnalazioni di avvistamenti per quanto riguarda fenomeni aerei anomali fanno parte del suo archivio nazionale per un arco di tempo compreso tra il 1900 e il 2004.
Abbiamo inserito alla fine di questo articolo una esplicativa lista di casi segnalati nel Torinese, per cercare di definire come le logiche fenomenologiche siano state descritte ed archiviate, in questo caso in un lasso di tempo che spazia dagli anni ’50 ad oggi, senza peraltro far sì che sia esauriente e completa a livello quantitativo, ma che almeno sia degna di nota per tipologia descrittiva. Normalmente, è il tipo di “stranezza” che rende interessante e conosciuto un caso di avvistamento, che attua i suoi riscontri quanto più viene citato su giornali, reti televisive, telematiche e radiofoniche. Per l’ondata del 1973, troviamo una quantità di titoli di avvistamento interessanti per il Torinese. Sulla Stampa e su Stampa Sera del periodo che va dal 1° al 5 dicembre del 1973, leggiamo titoli di questo tenore: “Un oggetto volante nel cielo di Caselle: racconto del pilota torinese che inseguì il disco volante. Gli diede la caccia con il suo Piper sino a Voghera, poi l’Ufo sparì con un’impennata verticale. Le sue parole sono confermate dal comandante dell’aeroporto militare.” (Da Stampa Sera del 1° dicembre 73). “Un altro disco volante avvistato ieri sera a Torino? Sembrerebbe di sì. C’è in proposito la testimonianza di tre persone. Dice la signora Dina Calosso, 32 anni, insegnante: Abito in un attico di via Tiziano 4. Alle 19,30 dalla terrazza vedo un oggetto luminoso attraversare lentamente il cielo e dirigersi verso la Valle di Susa.” (Stampa Sera del 3 dicembre ’73). “ Uno studente universitario racconta la sensazionale avventura. Ha fotografato il disco volante fra i monti della Valle di Susa. L’oggetto era immobile nel cielo, poi scomparve, filando a velocità vertiginosa verso Bardonecchia.” (Stampa Sera del 3 dicembre ’73). “Assoluto segreto militare sull’avvistamento di Caselle. Messi in allarme anche i caccia per intercettare il misterioso UFO. I piloti dicono: Non abbiamo mai visto una cosa simile.” (Stampa Sera del 3 dicembre ’73). “La scorsa notte riapparso un disco su Torino.” (Stampa Sera del 3 dicembre 1973). “Psicosi collettiva o sensazionale realtà? Rivisto sopra Caselle. L’UFO fotografato non era il solo: alle tre di questa notte il disco volante era ancora nel cielo di Caselle. E’ stato notato dal personale civile e militare dell’aeroporto. Ha sostato per una decina di minuti e in molti hanno potuto osservare le evoluzioni impossibili del globo luminoso.” (Stampa Sera del 3 dicembre ’73).
“Anche stanotte a Caselle il solito oggetto misterioso. Grande viavai di dischi. Ufficiale Nato giunto ieri a Torino dal comando di Napoli per indagare sugli UFO avvistati nei giorni scorsi.” (Stampa Sera del 4 dicembre ’73). “Le testimonianze di chi l’ha visto: era un globo luminoso velocissimo.” (Stampa Sera del 4 dicembre ’73). “Piemonte, dischi volanti. Da qualche giorno appaiono frequenti in cielo. Li hanno visti a Caselle, osservati sugli schermi radar, inseguiti vanamente con aerei. Le dichiarazioni dei testimoni oculari. Strano oggetto celeste fotografato da un amatore a Rivalta.” (La Stampa del 4 dicembre ’73). “I dischi volanti avvistati in Piemonte. UFO al limite del credibile. Si accavallano le testimonianze di chi ha visto globi che vibrano ed emettono fasci cangianti. Nel capoluogo piemontese le apparizioni si contano a centinaia. Tutte le descrizioni coincidono. Si tratta di satelliti, palloni sonda, astronavi extraterrestri o, più semplicemente, di fulmini globulari?” (La Stampa del 5 dicembre ’73). “Le misteriose apparizioni viste e fotografate in Valle di Susa. Dicono i testimoni: una sfera di luce bianca, rossa, blu pulsava come un cuore. Una donna ha udito uno strano rumore: sembrava un aereo disperso che volesse atterrare. Ha aperto una finestra: una visione arcana. Ma c’è ancora chi lavora di fantasia: un’orma lunga 40 cm, con 10 dita.” (La Stampa del 5 dicembre ’73). “Caccia in cielo agli UFO. Stanotte sono intervenuti aerei dell’aviazione militare. Susa, 5 dicembre. Sembra l’inizio della guerra fra due mondi in un film di fantascienza: due reattori sbucano alle ultime luci del tramonto dietro lo Chaberton, procedono a velocità ridotta in un volo di ricognizione. All’improvviso uno dei due si stacca dall’altro, ha un’impennata verso l’alto, poi un mezzo giro della morte, e giù in picchiata verso il bosco. Cosa ha visto il pilota? Dalle pendici del Rocciamelone assistiamo alla scena con il binocolo. Un bagliore improvviso rossastro, una luce intensissima: un attimo dopo, su in alto, si accende una striscia di fuoco, come il getto di un razzo, e un punto luminosissimo bianco, perfettamente circolare, più simile ad un piccolo satellite che ad un disco volante, ad altissima quota, in direzione opposta a quella dalla quale sono comparsi i caccia, sparisce all’orizzonte, dietro le montagne.“ (Stampa Sera del 5 dicembre ’73).
A Torino, il caso più eclatante degli ultimi anni, è quello avvenuto nella notte tra il 28 e 29 settembre del 2002 presso l’Interporto Sito, nel comune di Orbassano. Il vigilante notturno di Nichelino che presidiava l’area, Paolo, 27 anni, addetto alla sorveglianza notturna, ha dichiarato ai giornalisti di aver visto dal posto di guardia scomparire completamente ogni immagine dai monitor. Tutto si è spento all’improvviso come un black-out. Il cancello elettrico si è poi aperto improvvisamente da solo, ed allora il sorvegliante, insospettito, esce dal gabbiotto, e fatti pochi passi, di fronte all’ingresso dell’interporto, sente prima un sibilo alle sue spalle e poi viene inondato da una luce fortissima che proviene dall’alto. Vede quindi sopra di lui un oggetto circolare che ruota sopra un lampione, luminosissimo, largo circa 3 metri di diametro. Riesce a osservarlo per alcuni secondi, poi l’oggetto scatta repentinamente allontanandosi a velocità incredibile. Erano le 4.27 del mattino. Casi incredibili, strani, quasi evanescenti per il tempo velocissimo in cui impattano sull’animo dell’osservatore per poi scomparire senza lasciare traccia. Ma in molti testimoni, il ricordo rimane vivo, come un’ossessione. Una tipologia di fenomeni imputati agli E.T. e che va per la maggiore in Italia dai primi anni del terzo millennio, anche se in Gran Bretagna si presenta già da più di vent’anni, è il fenomeno cosiddetto dei cerchi nel grano (“Crop circle” in inglese), o degli agroglifi. Enormi disegni generalmente di forma rotonda che compaiono nella maggioranza dei casi in campi coltivati con cereali, perché ovviamente il calco rimane con maggiore consistenza. Questo calco prende anche delle forme di disegni simbolici che sembra abbiano riscontro nella storia umana, come conformazioni stellari o a braccio di candelabro ebraico, o ancora a forme concentriche perfettamente simmetriche che ricordano simboli atomici e chimici. Quest’ultima famiglia di rappresentazioni è quella che più risalta sui campi italiani e per quanto ci riguarda, quelli piemontesi e torinesi.
Solo per quanto concerne la provincia di Torino, dal maggio del 1993 sino ad oggi, sono stati riscontrati ben 13 casi degni di nota. Studiati, fotografati, analizzati con sistemi per identificare traccie di elettromagnetismo anomalo o radiazioni, anche trattando i singoli nodi delle spighe dei cereali piegati, non si è ancora raggiunto un verdetto positivo o negativo su presunti autori extraterrestri delle opere rappresentate. Nel torinese sono stati riscontrati nella primavera del ’93 a Valdellatorre, paese non lontano dalle pendici del Musinè, nel giugno del 2003 a Giaveno, Vische e Perosa Canavese, nel giugno del 2004 a Pinerolo, Druento e Venaria, nel novembre del 2004 a Carmagnola e da maggio a luglio del 2005 a Macello, Mazzè, Airasca, Strambino, e Monteu da Po. Una bella serie di rappresentazioni, che, sebbene quelle torinesi non abbiano l’esclusiva italiana e tanto meno mondiale, lasciano aperte le congetture più fantasiose e intriganti. Il periodo pionieristico dell’informazione ufologica torinese lo troviamo attorno agli anni ’50, quando il console Alberto Perego, grande appassionato e studioso del tema ufologico, scrittore di diversi libri chiave italiani del fenomeno, come “Rapporto sull’aviazione elettromagnetica” (1957) e “Sono Extraterrestri” (1958), e fondatore a Roma del Centro italiano Studi Aviazione Elettromagnetica, venne a Torino e trovò terreno così fertile nell’informare e scoprire persone interessate, tanto da fondare una succursale del suo centro studi di Roma. Con la seconda guerra mondiale finita da una decina d’anni, in piena guerra fredda e nel bel mezzo della ricostruzione dell’Europa, il fenomeno di oggetti volanti inusuali non poteva che prendere una piega politica e militare. La cosiddetta ipotesi del disco volante “dadi e bulloni”, di matrice tecnologica. Come ebbe a dire Perego all’ambiente politico del tempo: “Noi abbiamo diritto di essere informati e i nostri dirigenti hanno il dovere di esserlo. Non è più possibile governare senza conoscere questo gigantesco fatto politico, perché la presa di contatto di popolazioni esterne con noi terrestri è un fatto politico, e il controllo delle nostre armi atomiche da parte di un’aviazione esterna, è un fatto militare. Controllando le nostre armi atomiche, questa aviazione controlla e condiziona la nostra difesa militare, e di conseguenza la nostra capacità politica.”
Nel 1965 giunse a Torino l’ingegnere tedesco Andrea Epp, che aveva lavorato durante la guerra al progetto dei missili V2, fomentando il convincimento che i dischi volanti sono di fattura terrestre, voluti e accapparrati dalle grandi potenze per acquisire una capacità bellica superiore. Dichiarò che egli costruì il suo primo disco volante nel 1942, un apparecchio di un metro di diametro, che inviò al Ministero tedesco per l’aviazione, a Berlino, e che poi fu inviato a Peneemunde, il centro di costruzione dei V2, dove fu analizzato anche da Von Braun che lo approvò per poterne costruire uno in dimensioni reali che potesse funzionare e librarsi in aria. Torino visse quindi anche il momento della convinzione tecnologica per una nuova tecnologia dei cieli intrisa anche di elementi extraterrestri. Probabilmente da questo particolare momento ideologico, nacquero le basi per formare gli studiosi ufologi del futuro. Non dimentichiamo comunque che Torino è da decenni la sede dell’Alenia Spazio che costruisce satelliti e tecnologia spaziale. Questo, per riflettere che i condizionamenti non si creano mai per caso. Uno dei fatti aneddotici più curiosi e incredibili della “Torino Ufologica” avenne nell’autunno del 1973. Tutti i giornali italiani riportavano il fatto che un enigmatico personaggio di 256 anni che si faceva chiamare il Grande Maestro Absu Imaily Swandy, fosse sbarcato e poi ripartito con la sua astronave, nei pressi di San Maurizio Canavese il 30 novembre verso le 18. La sua descrizione mostrava un vegliardo che portava lunghi capelli argentei con lo stile da asceta. Vi fu pure la testimonianza di un comandante dell’Alitalia, Giovanni Mezzelani, che durante l’atterraggio su Caselle con un DC9 da trasporto passeggeri, disse di aver visto un oggetto che sprigionava luce.
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