Indigenous Peoples

Uccidi l'Indiano che c’è nel bambino

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03 Settembre 2012

Grand Chief Edward John della Tl'azt'en Nation, First Nations del Canada

In Canada le scuole gestite da varie confessioni della Chiesa hanno strappato i bambini Indigeni alle loro famiglie, alle loro comunità, li hanno privati delle loro culture e lingue per “civilizzarli” e assimilarli


Il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU ha emesso una risoluzione che autorizza l’Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples (EMRIP) a preparare un rapporto sulle lingue e le culture Indigene allo scopo di promuovere e proteggere i diritti dei Nativi e per mantenere vivo questo argomento cruciale.

Lo studio è stato completato con analisi e conclusioni. Il rapporto, completo di sostanziali e costruttivi commenti da parte delle delegazioni, ora deve essere preso in considerazione, supportato e messo in opera. La volontà politica richiesta e le azioni concrete sono i prossimi importanti passi per assicurare che le lingue Indigene, e quindi le loro culture, sopravvivano e prosperino. Sono incoraggiato dai molti interventi positivi su questo importante argomento ma sono profondamente preoccupato laddove le lingue Indigene non sono supportate in nessun modo significativo e c’è il concreto pericolo che vengano perdute per sempre.

Le lingue sono una importante base per l’espressione del diritto dei Popoli indigeni all'autodeterminazione, ed è essenziale facilitarne la pratica.

Perdonatemi se mi riferisco ad alcuni di questi argomenti da un punto di vista molto personale.


Elders della Heiltsuk Nation in British Columbia, Canada, con i loro nipoti (UN Photo/John Isaac)

In Canada e negli Stati Uniti ci furono deliberati tentativi di sopprimere le lingue e culture indigene.

In Canada ad esempio lo Stato introdusse politiche, pratiche e istituzioni intenzionali e ingiustificabili, per “uccidere l'Indiano che c’è nel bambino”. Le scuole costruite in tutto il Canada, gestite da varie confessioni della Chiesa, ora soggette all’indagine di una Commissione nazionale denominata “Truth and Reconciliation Commission”, hanno strappato i bambini indigeni alle loro famiglie, alle loro comunità, li hanno privati delle loro culture e lingue per “civilizzarli” e assimilarli.

Nel frattempo, venivano istituite altre iniziative per impossessarsi delle terre, dei territori e delle risorse dei Popoli indigeni. Le autorità e i sistemi di governo indigeni sono stati sistematicamente rimpiazzati, attraverso l'Indian Act, con sistemi di governo sui cui lo Stato aveva controllo legislativo. Inoltre queste leggi determinavano anche chi era e chi non era “Indiano” - uno status legale imposto. Tutto questo, insieme ad altri sforzi di supporto, era progettato per implementare la cosiddetta “discovery doctrine”.

Noi, i bambini indigeni di queste “Indian residential schools”, eravamo destinati ad essere gli strumenti di una politica dello Stato, che attraverso di noi doveva distruggere i nostri linguaggi, le nostre culture e anche interi popoli con culture e stili di vita ben distinti. Il risultato è che ora molte delle nostre lingue Indigene fanno fatica a sopravvivere. Alcune sono già estinte.

Quando il governo del Canada si è scusato per le sue azioni, dopo contenziosi lunghi che hanno richiesto molto tempo per determinare le responsabilità, lo Stato si è limitato a mettere a disposizione delle risorse finanziarie estremamente esigue per le comunità indigene al fine di riparare e ricostruire le basi linguistiche.


Grand Chief Edward John celebra una cerimonia totemica tradizionale chiamata “Totem pole ceremony”

Senza le nostre lingue, come conosceremo veramente le nostre abitudini? La nostra storia? Le nostre credenze? Le nostre terre? Come ci conosceremo l'un l'altro? Il nostro Creatore? Per molti Popoli indigeni le terre sono una parte centrale della nostra identità, di chi noi siamo. Se le politiche assimilazioniste venissero completamente realizzate e noi fossimo privati delle nostre lingue, diventeremmo la mera ombra dei nostri antenati.

Il Linguaggio è l'essenza delle nostre culture, della nostra sopravvivenza, dignità e benessere come Popoli indigeni. Da bambini abbiamo imparato e vissuto le nostre lingue e la nostra cultura come una quotidianità della famiglia e della comunità. Certo, da bambini non lo sapevamo, ma si trattava di un processo significativo di apprendimento dai nostri genitori, dai nonni e da molti altri nelle nostre comunità. Ora noi, nelle nostre rispettive generazioni, abbiamo queste responsabilità.

L'articolo 25 della Dichiarazione ONU sui Diritti dei Popoli Indigeni riconosce che “I popoli indigeni hanno diritto a mantenere e rafforzare il loro particolare rapporto spirituale con le terre, i territori, le acque, le coste e altre risorse tradizionalmente posseduti o altrimenti occupati e di difendere le loro responsabilità per le future generazioni a questo riguardo”. Dobbiamo fare quel che possiamo, nonostante i molti ostacoli e le sfide. C'è tempo. C'è la speranza che non possiamo mai abbandonare. Dobbiamo credere ed essere fiduciosi in noi stessi e in chi siamo.

Lo studio che è stato fatto in questa Commissione sottolinea gli standard internazionali e regionali sui diritti dei Popoli indigeni alla lingua e alla cultura. I diritti alla lingua, come parte dei diritti alla cultura, laddove non sono adeguatamente supportati o riconosciuti devono diventare delle importanti priorità della politica pubblica dello Stato. Dove questi diritti sono stati trascurati, devono essere supportati dalla legislazione e dalla politica nazionale e devono inclusi nel processo di implementazione dei diritti umani.

I diritti alle lingue, come parte dei diritti culturali, sono elementi integranti del diritto all'autodeterminazione dei Popoli indigeni e dovrebbero essere visti nel contesto della natura universale dei diritti umani.


Grand Chief Edward John è stato eletto per acclamazione Presidente dell’attuale Permanent Forum on Indigenous Issues all’ONU di New York

Alla sua decima sessione, il Permanent Forum on Indigenous Issues dell’ONU ha sottoscritto l'avvertimento del Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, il quale ha denunciato il fatto che ogni due settimane muore una lingua indigena. Il Segretario Generale ha espresso la sua forte preoccupazione riguardo a questa terribile situazione e mi ha incaricato di dare seguito, con l’UNESCO, l’UNICEF e altre agenzie delle Nazioni Unite, insieme con gli Stati membri, di studiare delle azioni che garantiranno la sopravvivenza e la rivitalizzazione delle lingue indigene.

Nel 2008, l'Anno Internazionale delle Lingue, il Permanent Forum on Indigenous Issues ha organizzato un gruppo di esperti sulle lingue indigene, il cui rapporto può essere consultato sul sito internet del Forum Permanente.

Dallo studio presentato quest’anno all’EMRIP è emerso che i Popoli indigeni e le loro lingue sono in pericolo in tutto il mondo. La perdita delle lingue indigene significa non solo la perdita della conoscenza tradizionale, ma anche la perdita della diversità culturale e spirituale. Se consideriamo la gravità della situazione, notiamo che c'è una mancanza di consapevolezza da parte di alcuni Governi sull'urgenza di misure politiche per invertire questa tendenza.

Le lingue indigene sono i tesori di una vasta conoscenza tradizionale che riguardano sistemi e processi ecologici, su come proteggere e utilizzare alcuni degli ecosistemi più vulnerabili e biologicamente diversi del mondo. Non è una coincidenza che le aree dove vivono i Popoli indigeni sono le aree che contengono la maggior diversità biologica. Infatti le biodiversità, linguistiche e culturali, sono inseparabili e si rinforzano a vicenda, per cui quando si perde un linguaggio indigeno, si perde anche la conoscenza tradizionale su come mantenere delle parti della biodiversità mondiale.


Grand Chief Edward John intervistato da Rosalba Nattero all’ONU di Ginevra in occasione dell’Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples del luglio scorso

I diritti alla lingua devono essere implementati come un diritto collettivo e anche individuale. Ci sono alcune iniziative positive in cui leggi rilevanti e importanti testi politici vengono tradotti nelle lingue indigene, così i Popoli indigeni posso partecipare meglio nella sfera politica. È importante tradurre testi legali nei linguaggi indigeni ed usarli. È inoltre essenziale includere le lingue e culture indigene nelle cure della prima infanzia e nel curriculum dell'educazione, e promuovere il multilinguismo.

La situazione prevalente nel mondo oggi è che a certe lingue viene riconosciuto uno status ufficiale, mentre alla maggior parte delle lingue, in particolare le lingue indigene, viene negato il riconoscimento legale. Questo squilibrio deplorevole indebolisce le lingue indigene e contribuisce alla visione che presenta le lingue indigene come inferiori, lasciando spazio a pratiche corrotte e discriminatorie, difficili da combattere per vie legali o politiche.

È importante vedere le lingue indigene non come un salasso finanziario ma come una risorsa di inestimabile valore di cui ogni Stato dovrebbe essere profondamente orgoglioso.

La diversità linguistica è un contributo fondamentale al benessere dell'eredità culturale di ogni paese e come ho detto all'inizio, c'è bisogno di una volontà politica e di azioni concrete per fornir le risorse necessarie a preservare e sviluppare questa eredità, in particolare le lingue Indigene.

Dovrebbe inoltre essere sottolineato che la promozione delle lingue indigene non mina l'unità nazionale; al contrario, accanto a tutti gli altri idiomi, rappresenta un contributo positivo all'identità e al patrimonio nazionale.


Tratto dall’“Intervento sullo studio del ruolo delle lingue e della cultura nella promozione e protezione dei diritti e dell'identità dei popoli Indigeni” di Grand Chief Edward John, Tl'azt'en Nation, presidente del Permanent Forum on Indigenous Issues dell’ONU di New York, presentato all’ONU di Ginevra, quinta sessione dell’Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples

 

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