Leggende e Tradizioni

I Castells della Catalogna

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13 Novembre 2014

I Castells sono le torri umane delle manifestazioni folkloristiche che si tramandano da secoli in tutte le città della Catalogna. Nella foto: i Castells di Vilafranca

Da Barcellona a Vilafranca, le torri umane dilagano in tutte le province catalane


Shttttt! Che non parli nessuno ora. Tutti concentrati.

Si crea un silenzio denso, che si può tagliare con il coltello. Si sente solo lui, Kevin, il capo, che dà gli ordini opportuni, posizionando il castello. Una volta preparata la base, viene il tronco. Pezzo per pezzo, senza fretta, ma senza fermarsi un momento. Le “canaglie”, i bambini, sono lì sotto che aspettano l'ordine di salire. Lo fanno solo quando vengono collocati saldamente i pezzi superiori. Il castello non si muove, e noi che lo ammiriamo da sotto, non respiriamo nemmeno, come se avessimo paura che potesse svanire da un momento all’altro. Si posizionano i “dosos”, la “cassola” e la “anxaneta” (la punta estrema del Castell). Danae incorona il castello, saluta (fare le ali, si dice), e scende dall'altro lato. Il Castell si smonta, poco a poco, fino ad arrivare ai pezzi più bassi. La sala torna a ruggire. E io resto inchiodato alla sedia. Da quando ho l'uso della ragione, ogni anno, senza mai mancare, vado a vedere i “castells” nella piazza del mio paese. E dire che credevo di saperne di torri umane. Però, a quanto pare, non ne avevo neanche idea.

90 minuti prima entro nella sala prove dei Nens del Vendrell. Sono la compagnia decana, i primi a scegliere di costituirsi come associazione. Hanno quasi cento anni (si sono formati nel 1926), sono rispettati, sono considerati un gruppo storico e pur avendo passato un lungo periodo di crisi, la loro particolare traversata nel deserto sembra essere giunta a conclusione. Quest'anno hanno registrato una stagione eccellente. E questo periodo d’oro promette di andare “in crescendo”.


La preparazione di un Castell

Quando entro nel loro locale, su una delle pareti principali mi accoglie il loro motto: Força, Equilibri, Valor i Seny (Forza, Equilibrio, Valore e Buonsenso). È mercoledì notte, e nonostante sia la fine di Ottobre fa molto caldo. La gente parla a strilli, eccitata, si saluta festosamente. Al fondo della sala incontro Miguel, un gigante di quasi due metri, che mi presenta altre persone mentre mi spiega come funziona la compagnia da dietro le quinte.

“È un’esperienza che ti dà assuefazione – mi dice – Quando lo si vede da fuori fa impressione, ma far parte di un castell è qualcosa che non si può raccontare. L'unione di tante persone, la forza di una squadra intera, le prove, la fiducia... Qui tutti siamo importanti, ognuno occupa il suo posto ed è determinante perché tutto venga perfetto”. Mentre mi parla, osservo il paesaggio umano, geografia essenziale per capire i perché del mondo casteller. E conosco Alfonsito, che arrivò dall'Andalusia a quattro o cinque anni, ed entrò subito a far parte della compagnia e che, a quasi 60 anni, continua a seguire le prove ogni giorno. E Danae, una bimba coraggiosa di sette anni che si arrampica come nulla fosse fino alla cima del castell. E sua madre, Begoña, che mi mostra orgogliosa una foto di sua figlia, con le braccia alzate in cima a un castello di sette piani, felice anche se il castello è crollato mentre scendeva. Mi raccontano che c'è chi fa quasi duecento chilometri tra andata e ritorno due volte alla settimana, solo per partecipare alle prove. E che tra le loro fila ci sono boliviani, polacchi, marocchini, austriaci...


Il gruppo “Nens del Vendrell” durante il training del Castell

Uomini, donne, bambini e non importa da dove vengano o cosa facciano. Lingue che si mescolano, tanti modi di intendere la vita. Entusiasmante.

Il “fetcasteller, il mondo dei castells, si è evoluto molto negli ultimi vent'anni. C'è sempre più gente interessata, sempre più compagnie che costruiscono castells sempre più alti, più complicati, più tecnici. “C'è chi ha cercato di mercificarlo”, mi spiega Frederic, l'addetto stampa dell'associazione. “Mettere pubblicità sulle camicie, fare di questo qualcosa di lucrativo. Non è il nostro stile, non è quello a cui aspiriamo, però chiaramente ogni compagnia è un mondo a sé...”.

Penso alla polemica sorta durante il concorso Colles Castelleres (Compagnie dei Castells) di Terragona, nell'Ottobre di quest'anno. Parte del pubblico fischiò gli spettacoli della compagnia vincitrice, i Castellers de Vilafranca. Molti di quelli che li fischiarono erano membri di altre compagnie. C'è chi li accusa di essere altezzosi. Altri li difendono, e dicono che in parte, grazie a loro, il mondo dei castells ha ricevuto un grande impulso in avanti. Come in tutte le cose, anche nel mondo dei Castells c'è una evoluzione. I social network permettono di seguire le diades (spettacoli nei Comuni, sia singoli che insieme ad altre compagnie) quasi in tempo reale. C'è tensione, voglia di scalare posti in classifica, accumulare punti, fare castelli sempre più alti, superare i limiti, essere migliori dei propri vicini. Ci sono anche più piazze castelleres, più diades, più capacità di reclutamento. Ma non si perde l'incanto, la magia, il sentimento originale. Però è innegabile che partecipare al circuito delle stelle dei castells è impegnativo e richiede anche delle rinunce.


Un Castell davanti alla Sagrada Familia di Barcellona

Osservo attentamente l'evoluzione dei castellers durante le prove, le facce serie mentre si forma il castello, mentre i membri del tronco si alzano, uno sopra all'altro, mentre i bambini salgono, arrivano in cima e scendono. Le facce serie dei responsabili concentrati affinché la struttura non crolli, non si deformi. La faccia seria del capo della compagnia mentre dà gli ordini. Più tardi, una volta smontato il castello, le facce si rilassano, ritornano le conversazioni, si formano i gruppetti di tecnici che analizzano le cose venute bene e quello che si deve migliorare. “Il risultato dipende da tante cose. Dall’impianto tecnico, dagli artisti, ma anche dalle persone che vengono ogni giorno ad assistere alle prove durante tutta la stagione della preparazione (da primavera ad autunno). Se c'è una bella atmosfera, la gente viene. Se le cose vengono bene, la gente viene. Per questo è così importante che oltre all'impegno ci siano altre componenti”, mi raccontano durante una delle pause. Queste altre componenti sono le cene, le serate nei locali, le feste di fine stagione. Questo spirito solidale ha portato l'associazione dei Nens a cedere parte del suo budget (limitato) in aiuti per le mense scolastiche. C'è orgoglio, c'è passione, c'è una fratellanza, una fiducia quasi incrollabile di stare facendo qualcosa di grande. “A volte passeggi per la strada dopo uno spettacolo e noti come la gente ti guarda, ti fermano e si congratulano con te. È fantastico” mi spiega Miguel. E penso che abbia ragione. Penso che siano degli ambasciatori fantastici. Che mi rappresentino come cittadino ma anche come persona. Perché i miei molti “io” sono lì, hanno una faccia, occhi, voci e sentimenti. Perché in sintesi, questo è qualcosa di più che costruire strutture umane. Voglia di solidarietà, di incontrarsi, sacrificio, ma anche soddisfazione, orgoglio, passione per qualcosa. Voglia di vita. Come lo specchio di una società che è un organismo vivo e in evoluzione continua. E quando esco di lì e cammino lontano dal rumore nella notte, penso che forse ora capisco veramente cosa sia un castell.


Jose Azuaga è laureato in filologia e appassionato di folklore, mitologia e musica


 

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