Leggende e Tradizioni

Sulle tracce del drago

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11 Marzo 2021
Frammento di mosaico con grifone, acropoli di Rodi, 250 a.C. circa
Frammento di mosaico con grifone, acropoli di Rodi, 250 a.C. circa

Drago: creatura mitica o dinosauro primitivo?


Il mito, dal greco mýthos, racconto sacro, è la narrazione intoccabile della storia passata e presente d’un popolo. Con il termine “mito” viene convenzionalmente indicata una forma di racconto che tratta temi quali le origini del cosmo, le vicende degli dèi e le imprese degli eroi: come tale, il mito è uno strumento di trasmissione del sapere al proprio popolo e, di conseguenza, ai posteri. Uno strumento che ha funzionato benissimo, poiché i miti hanno superato la prova estrema del tempo giungendo fino a noi.

Spesso la testimonianza visibile del mito c’è, ma non si tratta di uno scritto, bensì di pitture rupestri ritrovate su tutta la Terra: Europa, Americhe, Asia. L’arte ha preceduto la scrittura tracciando simboli simili e “narrando” vicende comuni: coincidenze o prova dell’esistenza di miti ancora più antichi comuni a popolazioni distanti tra loro migliaia di chilometri?

Il mito, dunque, non è una testimonianza esclusivamente orale: lo si trova anche nell’arte rupestre, nelle pitture che sono giunte fino ai tempi attuali. Molte grandi scoperte archeologiche effettuate negli ultimi decenni sono avvenute proprio seguendo le tracce dei miti (la scoperta di Gobekli Tepe, Namrut Dagi, i rilievi rupestri di Faida in Kurdistan, la Città di Troia, la presunta arca di Noè sul monte Ararat…) e questo “impone” una riflessione più approfondita. Il mito non è semplicemente un racconto per bimbi, come la società maggioritaria vorrebbe farci credere, ma uno strumento ben più antico che cela delle verità.

Un mito presente in molte culture disseminate su tutto il pianeta riguarda il drago.


Un mito diffuso su tutto il pianeta

Ricostruzione di uno psittacosauro
Ricostruzione di uno psittacosauro

Il termine drago è etimologicamente derivante dal greco drakon – “serpente", dal quale deriva il latino draco, quindi il francese antico dragon, per giungere all’inglese medioevale drago(u)n.

La leggendaria figura del drago è presente in diverse culture, da quella greca e norrena, alla civiltà cinese e orientale. Il drago popola da millenni le leggende delle civiltà più antiche, tanto da essere considerato figura archetipale dell’uomo. In Oriente, passando per l’Africa e giungendo in Europa, si diffusero leggende sulle creature mitologiche: draghi volanti e potenti abitavano mondi paralleli e inaccessibili ai più, come il fondo dei mari e le caverne inaccessibili e nascoste nelle cavità montane. Omero, ad esempio, nell’Iliade cita più volte i draghi, animali fantastici dotati di una vista acuta, dell’agilità di un’aquila e della forza di un leone, rappresentati come serpenti con zampe e ali.

Nell'immaginario di alcune tradizioni arcaiche il drago avvolge nelle sue spire l'intero cosmo, come progenitore della vita umana (nella mitologia greca Cadmo uccide il drago che sta a guardia della Fonte Castalia e ne semina in terra i denti, dai quali nascono immediatamente uomini armati).

Antiche teorie suggeriscono di poter identificare i draghi con gli ancestrali dinosauri o sauri vissuti nella preistoria della nostra Terra; le scoperte dei dinosauri in Cina, Patagonia e Cappadocia potrebbero avallare tali ipotesi.

 Le uova fossili scoperte da Roy Chapman Andrews nel 1925
Le uova fossili scoperte da Roy Chapman Andrews nel 1925

Nel 1920 lo scrittore Roy Chapman, futuro direttore del Museo Americano di Storia Naturale, scoprì sulle Montagne del Fuoco del Turkestan centinaia di nidi, uova e ossa di dinosauro risalenti a circa 100 milioni di anni prima. Si trattava di psittacosauri, una specie di dinosauro dal muso allungato e provvisto di un vero e proprio becco, simile a quello di un pappagallo. Animali che ricordano le raffigurazioni dei grifoni, animali per metà uccello e per metà leone, definiti anche “draghi volanti”.

I grifoni sono creature ricorrenti nell’iconografia degli Sciti, popolazione indoeuropea. Sono animali immaginari a cui potrebbero essersi ispirati i Romani nella realizzazione del loro stendardo del draco che vide la luce proprio dopo il contatto delle milizie romane con Sciti e Daci. Le origini del draco presente nell’iconografia degli Sciti conducono in Iran, presso i Sarmati. Nelle legioni romane lo stendardo veniva portato da un soldato a cavallo, il cosiddetto draconarius. Com’era fatto il draco? Si trattava di un lungo cono di tessuto di colore rosso che era fissato a una testa di drago metallica con le fauci spalancate. Poteva essere inserito sulla punta di una lancia o all’estremità di un bastone. Quando il vento penetrava nelle fauci spalancate del draco, lo stendardo emetteva un forte sibilo – forse causato da una serie di lamelle metalliche posizionate all’interno dello stendardo stesso – che spaventava il nemico.

E il tesoro? Perché il drago è spesso, nelle leggende, il custode di un tesoro? L’archeologa Jeannine Davis-Kimball, riferendosi ad alcune leggende greche, ipotizza che esse siano sorte dopo il ritrovamento di uova, nidi oppure anche ossa di dinosauro nel territorio del Kazakhstan. La sua ipotesi è che popolazioni nomadi si fossero spesso imbattute in scheletri ancora completamente articolati di dinosauri dotati di becco, nelle zone ricche di fossili vicino alle miniere d’oro, cosa che le aveva probabilmente portate a concludere che queste creature fossero i guardiani del prezioso metallo.


Bassorilievi del sito archeologico di Faida
Bassorilievi del sito archeologico di Faida

Il drago nelle leggende cinesi

Nel 1986 paleontologi canadesi e cinesi che esploravano le antiche terre degli Issodoniani e le colline di Thien Shan, (vasto sistema montuoso al confine tra Asia centrale e orientale, esteso per circa 2500 km) trovarono altri nidi, uova e scheletri di psittacosauri. Già nel II secolo d.C. i cronisti della regione alimentarono questi miti scrivendo di draghi che abitavano la terra degli Issodoniani, una tribù saka che viveva vicino a Lop Nur, un lago attualmente prosciugato nella parte orientale del deserto Taklamakan.

È del gennaio 2020 la notizia che in Cina è stata ritrovata un fossile di una nuova specie di dinosauro piumato che è stata denominata Wulong bohaiensis: il primo termine è una parola cinese che sta per “drago danzante”.

Il fossile, sotto forma di una traccia impressa, è stato trovato più di 10 anni fa da un contadino cinese nella provincia di Jehol, un’area nota per quanto riguarda i reperti fossili. Il dinosauro risultava poco più grande di un odierno corvo e presentava una caratteristica coda ossuta che andava più che a raddoppiare la sua lunghezza. La bocca era piena di denti aguzzi, mentre le ossa risultavano abbastanza sottili e relativamente piccole. Si trattava di un animale piumato e presentava due lunghi pennacchi proprio all’estremità della coda.

In Cina, i draghi fanno parte della mitologia locale da tempo immemorabile e “pezzi di drago” furono raccolti dai cinesi, preparati e venduti come farmaco sino al XX secolo.

Mushussu, drago babilonese, raffigurato sulla splendida porta di Ishtar
Mushussu, drago babilonese, raffigurato sulla splendida porta di Ishtar

Ne esistono diverse tipologie. I “Long”, dominatori dei cieli, erano in grado di volare; quando non utilizzavano la magia per il volo, erano dotati di piccole ali da pipistrello; i “Li”, dominatori degli oceani, erano senza corna; i “Jiao”, signori delle paludi e delle grotte montane, avevano una corazza di scaglie simili a quelle delle carpe. In tutti i casi, comunque, i draghi cinesi avevano un legame molto stretto con l’acqua, sotto forma di fiumi, mari, oceani. I benefici draghi cinesi rappresentano le nubi, il tuono, la pioggia e sono signori del tempo e dell'anno solare.


I miti sumeri e assiro-babilonesi

I draghi appaiono già all’alba della storia, ben visibili su reperti sumeri quali i Sigilli cilindrici del periodo di Uruk, risalenti al IV-III millennio avanti Cristo. Vengono raffigurati come misteriosi quadrupedi con un lungo collo da serpente e la testa di leone, o come uccelli dalla testa leonina oppure serpenti dalle tante teste. Esseri sovrannaturali che possono rappresentare un pericolo oppure una fonte di salvezza. E mentre nell’epoca più antica i draghi sono posti sullo stesso piano delle divinità sumere, nel periodo accadico assumono il ruolo di servitori degli dèi.

Nei mesi di settembre e ottobre 2019, la missione congiunta italo-curda ha effettuato una straordinaria scoperta nel sito archeologico di Faida (20 km a sud della città di Duhok, Kurdistan iracheno settentrionale). Il team di archeologi ha individuato dieci imponenti rilievi rupestri di epoca assira (VIII-VII secolo a.C.)

I dieci bassorilievi portati ora alla luce a Faida ritraggono il sovrano assiro rappresentato due volte, alle estremità di ogni pannello, al cospetto delle statue di sette divinità su dei piedistalli posti sul dorso di animali. Gli animali che portavano le statue delle divinità avanzavano verso destra, nel senso della corrente dell’acqua che anticamente scorreva nel canale. Le figure divine rappresentano il dio Assur, la principale divinità del pantheon assiro, seduto su un dragone e un leone con corna, e tutte le altre divinità sul dorso o accanto ad animali diversi. Il Dio Assur è forte, grande, potente, saggio; è creatore, padre degli dèi, signore dell'universo, è giudice e guaritore.

La lotta tra Marduk e Tiamat, particolare da un sigillo cilindrico
La lotta tra Marduk e Tiamat, particolare da un sigillo cilindrico

Il dio è raffigurato in diversi monumenti neoassiri, nei quali appare talora associato con due animali-attributi: il drago cornuto sacro a Marduk e un leone cornuto.

Il drago sacro del dio Marduk è il Mushussu, un piccolo drago simile al Long cinese, il quale sarebbe stato, a seconda delle tradizioni, la cavalcatura o l’animale da compagnia del dio medesimo.

Nel corso della primordiale lotta tra Marduk e Tiamat, divinità anch’essa in forma di drago, il Mushussu compare come attendente del giovane dio. Queste gesta sono narrate nel poema Enuma Elish, risalente, secondo le datazioni più diffuse, al secolo XVIII a.C.

Statuetta raffigurante la Dea Nammu, ritrovata nel 1919 ad Ur
Statuetta raffigurante la Dea Nammu, ritrovata nel 1919 ad Ur

Il drago babilonese e assiro simboleggia le stagioni ed è un animale composito con un corpo lungo simile a un gatto, scaglie, zampe anteriori di leone, zampe posteriori di uccello, testa e code serpentine e una corona di corna.

Le imprese del dio Marduk sono narrate nell’Enuma Elish, un poema teologico e cosmologico in lingua accadica nel quale è descritta la nascita del mondo.

Secondo il mito la nascita della Terra è dovuta alla lotta con Tiamat, la dea che per i babilonesi rappresentava gli oceani e le acque salate. Marduk uccise Tiamat, dividendo il suo corpo in due: con una metà creò il cielo e con l’altro la terra, cominciando così la sua opera. Agli altri dèi assegnò compiti diversi, dando vita al Sole e agli Astri. Secondo i miti della Mesopotamia, il dio diffuse la felicità e l’abbondanza sulla terra ed era la fonte della saggezza e della conoscenza.

Questo mito babilonese-sumero potrebbe spiegare le dee con la testa di serpente. Tiamat, anticamente era la sumera Nammu, dea del mare e di tutto il creato. La dea sumera Nammu rappresentava la forza dell’acqua e potrebbe essere la testimonianza di arcaiche divinità femminili dominanti anche in Mesopotamia.


Oltre il mito: un retaggio comune a tutta l'umanità

Il drago riunisce le caratteristiche di molti regni animali: rettili, ungulati, pesci, uccelli, leoni. Privo delle polarità tradizionali di bene/male, giusto/ingiusto, spaventoso/incantevole, il drago riunisce tutto in sé, proprio come Dio della Vita e della Morte... È simbolo di complessità, fecondità, energia infinita.

Dall'alba dei tempi, la figura del drago ha mantenuto un aspetto generalmente positivo. Per la dinastia cinese è un saggio consigliere e protettore, portatore di acqua e fertilità. Per i Babilonesi il Mushussu è un simbolo apotropaico, in grado cioè di scacciare la morte e di proteggere gli esseri umani.

Il drago è “guardiano del mistero del potere” ma soprattutto guardiano di un certo tipo di conoscenza, e chi non è pronto per affrontarlo ne rimane annientato.

Se davvero questi fossili preistorici eurasiatici sono alle origini della proliferazione di leggende sui draghi ciò spiegherebbe la matrice protoindoeuropea alla base del mito stesso. Dalle steppe dell’Asia giunsero i nostri progenitori che portarono con sé, nel lungo viaggio da un continente all’altro, leggende ancestrali di dee perdute, draghi ed eroi.

 

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