Meditazione

Nah-sinnar, la musica dello spirito

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28 Febbraio 2011

Frammento di flauto di osso di 50.000 anni fa
rinvenuto in Slovenia

Da quando esiste la musica?

Probabilmente, verrebbe da rispondere, esiste almeno da quando esiste l’uomo, eppure, a ben guardare, la musica potrebbe essere considerato un archetipo stesso dell’esistenza. Musica sono i suoni del vento in un bosco, di un uccello che canta su un ramo, dell’acqua che si agita in un certo modo su un lago...

Sicuramente però, da quando esiste l’uomo, o il suo antenato, la musica ha esercitato un innegabile fascino. Un fascino tale che i nostri antichissimi progenitori non si sono accontentati di ascoltare la musica quando la natura la elargiva loro, ma, ispirandosi ai suoi suoni, gli uomini di tante ere fa hanno iniziato a costruire strumenti e oggetti che potessero replicare a piacimento quei suoni che tanto li facevano star bene.

E con quei primi, rudimentali strumenti di pietre percosse e canne di bamboo scavate era nata la musica come noi ora la pensiamo.

Da allora sono passate ere e millenni e certamente, come per il resto della cultura umana, anche la musica ha subito radicali cambiamenti e oggi possiamo trovare ogni stile e ogni suono a piacimento.

Ma, quali che siano i gusti di chi ascolta, la musica continua ad essere qualcosa che attrae, che fa star bene e che esercita un innegabile richiamo sulla maggior parte delle persone. Tanto che la moderna scienza, incuriosita dal potere che la musica ha sugli individui, ha iniziato a chiedersi se non fosse possibile che la musica, oltre a un piacevole svago, non avesse effetti benefici e terapeutici sulla psiche delle persone.

La risposta è stata sì ed è nata una scienza dedicata a questo. La musicoterapia.

Nella musicoterapia vengono utilizzati diversi brani musicali, sia di musica classica che moderna, per agire sugli stati emotivi e psicologici. Per cui alle persone nervose verranno fatti ascoltare brani rilassanti, mentre per le persone depresse saranno indicati brani allegri e vivaci. Ma una sensazione resta. Che passato il momento le cose tendano a tornare lentamente al loro stato iniziale, poiché la musica utilizzata serve solo da stimolo mentale ed emotivo e funziona, perciò, solo sulla patologia stessa, ma non sulla causa primaria del disagio. Una sorta di “chiodo scaccia chiodo” insomma.

Esiste però un tipo di musica, la cui origine si perde nelle più lontane leggende della storia planetaria, che ha la proprietà di agire non sugli stati emotivi e mentali, ma di stimolare la qualità immateriale dello spirito. Una musica ben conosciuta, utilizzata e tutt’ora tramandata dalla cultura druidica.

Una musica non a caso chiamata Nah-sinnar, musica del Vuoto.

Ma per capire bene le proprietà della Nah-sinnar occorre prima capire il concetto che i Popoli naturali, di cui il druidismo è parte, avevano e hanno dell’uomo. Mentre per la società maggioritaria l’uomo è un essere composto da un corpo e da un’anima, dove nell’anima rientra essenzialmente la qualità senziente e pensante dell’individuo, i Popoli naturali del pianeta identificano l’uomo come una entità ternaria, composta di un corpo, di una mente e di uno spirito che, ben differente da quella radio generatrice di pensieri che è la seconda, è il nostro centro di coscienza e di esistenza.

Partendo da questo presupposto possiamo dire, che, vista dall’ottica dei Popoli naturali, la musica, classica, leggera, rock e altro agisce sulla seconda istanza, sulla mente quindi, mentre la Nah-sinnar opera su un altro piano, su quello dello spirito e proprio per questo i suoi benefici sono più profondi e duraturi. La musica del Vuoto non ha una struttura musicale basata sulla scala di sette note. Non si rifà alle logiche della musica come noi la conosciamo, eppure riesce a portare benessere e a renderlo duraturo, perché agisce come una vera agopuntura interiore, che porta l’individuo ad avviare non solo un processo di armonizzazione, ma anche di crescita interiore.

Ma come opera, in definitiva, la Nah-sinnar?


Il CD "The Green Path" di Giancarlo Barbadoro.
L'Autore nell'esecuzione al flauto si ispira alla musica del Vuoto.
In copertina: il Kokopelli, l'antico simbolo Hopi

La struttura su cui si basa è un vero e proprio archetipo interiore, un archetipo evolutivo che agisce come un’agopuntura spirituale, riequilibrando le funzioni della mente e aiutando a uscire dal loop delle problematiche mentali stesse, non in modo discontinuo, ma costante e che, se di questa musica si fa un uso regolare, tende a portare sempre più benessere. Il cervello viene riequilibrato e stimolato a ripristinare la sua percezione della realtà al di là delle soggettivazioni che distorcono spesso la realtà e creano disagi emotivi. Si inibisce la formazione di pensieri inutili e incontrollati che spesso la nostra mente, come fosse una fastidiosa radio senza manopole, produce e ci impone, si prova un senso di rilassamento, prima fisico poi mentale e, secondo la teoria dei Popoli naturali, si entra in contatto con il piano reale dell’esistenza, quel Vuoto primigenio, il Nah a cui appunto il nome stesso della Nah-sinnar si riferisce.

E dalla scienza le conferme non mancano di certo.

Sono stati fatti esperimenti in merito alle proprietà della Nah-sinnar e i risultati sono stati sorprendenti: dai tracciati EEG sono state rilevate non solo onde Alpha, tipiche del rilassamento, ma anche onde Theta, molto rare da rilevare in condizioni di veglia e che sono associate agli stati di coscienza tipici della meditazione profonda. Inoltre, sempre grazie all’aiuto della scienza, si è scoperto che tra le sue proprietà benefiche la Nah-sinnar ha la capacità di migliorare il rendimento scolastico e lavorativo, aumentando il livello di lucidità e di attenzione. E questo è reso ancora più evidente dai benefici che ne traggono bimbi portatori di handicap, che migliorano notevolmente la loro autosufficienza e la capacità di interagire con l’ambiente.

Ma a questo punto viene naturale chiedersi come la musica del Vuoto, così versatile e benefica per l’individuo, possa essere utilizzata al meglio, per trarre i maggiori   benefici dal suo ascolto.

Secondo il drudismo, la Nah-sinnar è un importante aiuto a chi si accosti alla pratica della meditazione, sia come catalizzatore archetipale di questa esperienza, sia per escludere l’interferenza, più o meno volontaria, di maestri o insegnanti più o meno degni di fiducia.

Oggi si parla spesso di meditazione e molti sembrano riconoscerne i vantaggi, tanto che sia in ambito manageriale che in diverse dottrine religiose viene in qualche modo praticata.

Eppure lo sciamanesimo druidico parla di meditazione come di un’esperienza ben precisa, individuale ed evolutiva, che non ha nulla a che vedere con pratiche devozio-nistiche o psicologiche. La meditazione, per il druidismo, è uno stato di coscienza in cui entrare in contatto con la natura immateriale dell’esistenza, definita con il nome di Shan. Ma, come in un processo alchemico, c’è bisogno di un catalizzatore per portare il praticante che si approccia alla medita-zione, in una condizione tale da poter entrare in contatto con il Vuoto, in modo che possa sviluppare la sua esperienza senza le ipoteche delle personalizzazioni di altri... un catalizzatore “neutro”, potremmo dire, che non agisce per scopi personali, più o meno nobili e che non influenza la pratica dell’allievo con aspettative o con morali di alcun genere. E proprio per ovviare a questo problema, lo sciamanesimo druidico indica come catalizzatore ideale la Nah-sinnar, che grazie alle sue proprietà è in grado di condurre il praticante sulla soglia del Vuoto.

Meditare con l’aiuto della musica del Vuoto diventa quindi, semplice anche per chi inizia e, allo stesso tempo, molto efficace e immediato. Bypassando i complicati training che molte scuole propongono, anche chi prova per la prima volta ha la possibilità di vivere un’esperienza completa di contatto con il Vuoto e di trarne benessere e pace, ma soprattutto di vivere tutto questo a misura di se stessi e delle proprie esigenze.

La domanda che quindi a questo punto ci si pone è come fare. Come meditare con l’aiuto della Nah-sinnar? Proprio per la sua caratteristica, la meditazione con la musica del Vuoto non richiede tecniche particolari. Basta mettersi comodi e stabili, in una    postura che non sia rigida ma che mantenga eretta la colonna vertebrale e porsi all’ascolto della musica, lasciandosi avvolgere, come da una cascata estiva, da essa. È importante non seguire la musica come sequenza di note, ma lasciarla scorrere dentro di sé. Non occorre fare altro, solo lasciare che la Nah-sinnar stessa agisca.

Questo permette non solo di meditare in autonomia, con i propri tempi e secondo le proprie esigenze senza dover pagare simboliche o materiali “ipoteche” ad alcuno. Meditare torna ad assumere quindi la sua dimensione umana e personale, ben distante da strumentalizzazioni di vario genere.

Diventa un atto di libertà personale e di crescita interiore. Una trasmutazione, per usare la poetica definizione degli alchimi-sti, dello spirito da piombo in oro. In cui la Nah-sinnar è la pietra filosofale che rende possibile la trasformazione.



Il mio Flauto, la mia anima

di Giancarlo Barbadoro
Edizioni Triskel

L’antica esperienza della Nah-sinnar arriva fino a noi attraverso il flauto di Giancarlo Barbadoro, che in questo libro racconta la sua esperienza a contatto con i Druidi della foresta di Brocéliande e il suo apprendimento della “musica del Vuoto”. I flauti e le tastiere di Giancarlo Barbadoro interpretano la continuità dell’antico linguaggio musicale dei Druidi. Archetipi matematici e musicali si uniscono in una melodia che segue una logica improntata sul concetto di “Vuoto”, visto come assenza di interpretazioni mentali. La musica del Vuoto ha come riferimento il piano globale e mistico dell’esistenza, lo Shan dell’antico druidismo, raggiungibile al di là delle interpretazioni sensoriali e mentali. Un percorso che porta al Silenzio interiore e alla pace che ne deriva.

 

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