Misteri

I Tardigradi: alieni dallo spazio profondo

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11 Marzo 2021
 I Tardigradi sono stati scoperti anche sulla Luna
I Tardigradi sono stati scoperti anche sulla Luna

Impossibili e indistruttibili, enigmatici e microscopici esseri percorrono le terre e i cieli


Da alcuni anni tutto il mondo ne parla. Di chi? Dei “Tardigrada”, nome scientifico degli ormai conosciutissimi Tardigradi, altrimenti detti “orsetti d’acqua”.

Individui decisamente al di fuori del “normale”.

I tardigradi sono stati osservati per la prima volta nel 1773 dallo zoologo tedesco Johann August Ephraim Goeze ma il nome “Tardigrada” che, dal latino, sta per “animali che camminano lentamente”, è stato coniato nel 1777 dal biologo italiano Lazzaro Spallanzani. Ma chi sono?

Sono dei microinvertebrati poiché non hanno uno scheletro interno e sono piccolissimi. Misurano infatti da un decimo di millimetro a un massimo di poco più di un millimetro, troppo poco affinché l’occhio umano li possa individuare facilmente.

Appaiono composti diuna testa e un corpo. La testa è evidente, dotata di una bocca retrattile di forma cilindrica edi occhi che in alcune tipologie sono del tutto assenti; il corpo è compatto, dall’aspetto paffuto e spugnoso, simile a una sorta di vermetto e formato da quattro cosiddetti “metameri”, cioè quattro segmenti contigui e snodabili, ciascuno dei quali è dotato di un paio di microscopiche zampe non articolate, con vere e proprie unghie e cuscinetti adesivi. Si presentano di varie coloriture, dal bianco-grigio al giallo, arancio, verdastro, fino al nero. Per il loro aspetto un po’ cicciottellogli anglosassoni li hanno soprannominati “waterbears”, orsetti d’acqua.

Hanno una caratteristica peculiare, pochissimo diffusa nel regno animale: sono“eutelici”, cioèpossiedono lostesso numero di cellule per tutta la vita. La loro crescita da neonato ad adulto non comporta un accrescimento del numero delle cellule di cui sono composti ma un aumento di volume delle cellule esistenti fin dalla nascita. E già questo è abbastanza stravagante e criptozoologico …

Ne esistonooltreun migliaio di specie conosciute, divise in tre classi: Eutardigradi, diffusi soprattutto in ambienti terrestri; Eterotardigradi, che abitano principalmente i mari; Mesotardigradi, che sono una razza davvero particolare riscontrata finora solo in acque termali del Giappone.  Si può dire che ci siano tardigradi praticamente su tutto il Pianeta, per ogni dove, infatti prediligono gli ambienti umidi, dalle acque di ogni tipo ai muschi terrestri, ma si possono trovare ovunque, dalle profondità degli Oceani alle vette dell’Himalaya. Si nutrono di batteri, di alghe e di altri invertebrati microscopici, ma qui chiudiamo con la zoologia e ci incamminiamo sulle piste più insolite di questi straordinari animali non umani. Piste davvero stupefacenti, che fanno del tardigrado un autentico supereroe nel mondo animale.

I Tardigradi: alieni dallo spazio profondo - Image: IPA Agency
Image: IPA Agency

In poche parole, paiono sopravvivere quasi a qualunque cosa e resistere in condizioni che sarebbero letali per tutti gli altri animali. Le loro cellule sono conformate in modo da consentire ai tardigradi di sopravvivere in qualunque ambientee in qualsiasi condizione climatica; sembrano non invecchiare con l’età e hanno reso finora impossibile un calcolo precisodi quella che può essere la loro durata media di vita; resistono a temperature estreme, da – 272 a + 150 gradi centigradi, excursus impossibile per ogni altro essere vivente; resistono al congelamento e sono in grado di autoibernarsi, cosa che è stata dimostratadagli scienziati dell’Istituto Nazionale di Ricerca Polare del Giappone i quali, nel 1983, raccolsero un campione di muschio congelato in Antartide e lo tennero a 20 gradi sotto zero per più di trent’anni e poi, una volta scongelato, vi trovarono sopra dei tardigradi perfettamente vitali, avevano resistito a un congelamento trentennale.

Altre inspiegabili e strabilianti doti del tardigrado: l’Uomo sviene se si trova a sopportare una pressione venti volte superiore a quella atmosferica, il tardigrado sopporta pressioni 400 volte superiori;al contempo, non teme assolutamente la mancanza di ossigeno, anche se lo utilizza per il proprio metabolismo, così come non teme la pressione atmosferica bassa o bassissima, come avviene ad esempio sulle montagne più alte, come le cime himalayane, dove sono stati trovati gruppi di tardigradi a oltre 6000 metri d’altezza; rimane in vita in presenza di livelli di radiazione svariate centinaia di volte più alti di quelli che ucciderebbero un essere umano.

Un’altra cosa misteriosa è chesono in grado di resistere alla mancanza d'acqua e di cibo, potendo sopravvivere in condizioni di totale disidratazione e denutrizione. Come fanno? Di preciso, non lo sappiamo anche seabbiamo potuto constatare che, se l’ambiente si fa troppo arido o privo di elementi nutritivi, producono proteine in grado di impedire che le loro cellule si danneggino e,dopo alcuni anni, si “spengano”, cadendo in una specie di letargo assolutodefinito criptobiosi, cioè “vita nascosta”, dal greco. In pratica, una sorta di vita non vita che riduce al minimo le funzioni vitali e che permette lorodi stare senza cibo né acqua per periodi di tempo incalcolabili ovvero sicuramente centinaia di anni, per poi risvegliarsi come se niente fosse laddove l’ambiente torni accettabile. E’ rimasto famoso l’esperimento di uno scienziato olandese che, nel 1850, aggiunse poche gocce d’acqua a delle foglie di felce conservate in un museo fin dal 1600: alcuni tardigradi in stato criptobiotico che si erano annidati su quelle foglie, dopo più di 200 anni, si risvegliarono e ripresero la loro vita normalmente.

In una parola, leinspiegabili capacità di adattamento ne fanno un esseredavvero enigmatico, dalle caratteristiche totalmente criptozoologiche. Un autentico alieno tra noi.

La scienza umana non riesce a rendersi conto di come possa esistere un animale fornito di tutte queste abilità nel resistere a qualunque fatto traumatico e a qualunque condizione sfavorevole o dannosa. Capiti quello che capiti, pare che questa specie abbia le doti necessarie per durare, così com’è, intorno ai dieci miliardi di anni.

E resistendo alle peggiori catastrofi naturali, come ha spiegato,con una ricerca pubblicata su Scientific Reports,un team di ricercatori dell’Università di Oxford coordinato dagli astrofisici Rafael Alves Batista e David Sloan. Costoro hanno simulato una serie di eventi catastrofici che, per ipotesi, potrebbero colpire il nostro Pianeta: dall’impatto con asteroidi all’esplosione di una supernova alle radiazioni dovute a cataclismi galattici … Ovvero tutti eventi in grado di portare all’estinzione della totalità o quasi degli esseri viventi, tranne la specie Tardigrada. Per questi animali non umani, decisamente alieni, l’unica causa di estinzione che oggi la nostra Scienza riesce a focalizzare è la morte del Sole. Che comunque avverrà, ma non prima di sei miliardi di anni circa dal 2021.

I Tardigradi: alieni dallo spazio profondo

La ricerca oxfordiana apre un libro meraviglioso e misterioso, perché i tardigradi ci riservano sorprese notevoli anche in ambiente, diciamo così, extraterrestre.

Incominciamo da alcuni scienziati russi i quali riferirono di aver trovato alcuni tardigradi viventi che si erano adattati a sorte di micro-habitat sulle pareti esterni dei razzi spaziali che tornavano indietro dalle missioni.

Eravamo nei primi anni 2000 e di questa cosa si è saputo e parlato pochissimo, forse perché portava con sé degli interrogativi davvero inquietanti. Se davvero i tardigradi si erano annidati sulle pareti del razzo, le possibilità erano due ed entrambe abbastanza stravolgenti.

Uno, che i tardigradi si trovavano in quella sede fin dalla partenza del razzo. Due, che si erano adattati al razzo durante il suo viaggio. In entrambi i casi lo scenario è inquietante. Se fossero, per così dire, partiti con il razzo, significa che hanno la capacità di sopravvivere nel vuoto, alle radiazioni, alle velocità e al surriscaldamento tipici dei velivoli spaziali. Pazzesco, inspiegabile. Altrettanto inspiegabile l’ipotesi che non fossero presenti sul razzo alla partenza ma che ci si fossero sistemati dopo, durante il viaggio; ma quando? Come? Provenendo da dove? E perché scegliendo proprio quell’habitat? Roba da fantascienza profonda. Si potrebbe dire “criptovita nello spazio”.

E infatti, nel 2007, la Scienza umana raccoglie la sfida, per opera dell’ESA, European Space Agency, con un progetto di respiro internazionale e di grande portata, realizzato in collaborazione con l’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, la CSA, Agenzia Spaziale Canadese e con il supporto di alcune università, come l’ateneo italiano di Modena e Reggio Emilia e quello svedese di Kristiandstat, oltre ad altri enti francesi, belgi e statunitensi.

Viene organizzata la missione Foton M3, un viaggio nello spazio che prendeva il nome dal modulo spaziale utilizzato, per l’appunto Foton M3, costruito in Russia. Si era nel settembre del 2007, alle ore 13.00 del 14 settembre, dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, fu inviato nello spazio il razzo sovietico Soyuz-U; questo portò in orbita il satellite Foton M3, che rimase in volo per 12 giorni, orbitando a 260 chilometri di altezza al di sopra dell’atmosfera terrestre. Foton M3 non aveva equipaggio ma portava con sé strumenti e materiali che avrebbero sviluppato ben 43 diversi esperimenti scientifici relativi alla vita nello spazio, in materia di meccanica dei fluidi, comportamento delle strutture cristalline, fenomeni biologici.

Due di questi esperimenti riguardavano proprio i nostri indistruttibili tardigradi ovvero il progetto Tardis, promosso e realizzato dall’ESA stessa,e il progetto Tarse, promosso invece dall’Agenzia Spaziale Italiana. Entrambi i progetti muovevano dall’interesse del mondo scientifico in merito alle sorprendenti e non del tutto comprensibili capacità dei tardigradi di adattarsi a condizioni e situazioni di stress in grado di distruggere, o quasi, ogni altra forma di vita.

Tardis, il progetto europeo, aveva come obiettivo la verificadella sopravvivenza di tardigradi in stato criptobiotico (cioè nella loro particolare forma di letargo assoluto) all’esterno del modulo spaziale; Tarse, il progetto italiano, prevedeva la verifica del comportamento di tardigradi, sia criptobiotici sia vivi e vegeti, all’interno del modulo stesso. Erano state scelte per la circostanza due sole specie di tardigradi, il Richtersiuscoronifer e il Milnesium tardigradum.

I Tardigradi: alieni dallo spazio profondo

I risultati furono a dir poco eclatanti. Nel vuoto, cioè all’esterno del modulo spaziale, la sopravvivenza dei tardigradi era molto simile a quella riscontrabile sul Pianeta Terra. Solo l’azione combinata di vuoto e radiazioni solari portò, purtroppo, danni ad alcuni individui, con la sopravvivenza però di un gran numero di tardigradi e di tutte le loro uova, che si sarebbero poi dischiuse, dando vita a cuccioli di tardigrado perfettamente in forma.

Il progetto all’interno del modulo spaziale controllava invece la resistenza degli orsetti d’acqua alla microgravità e a radiazioni ultraviolette e raggi cosmici in condizioni non schermate. Risultato, anche qui, pazzesco. Ci furono una sopravvivenza al 95% (praticamente identica a quella media riscontrabile sul Pianeta Terra), nessun danno fisico o genetico, attività riproduttive costanti e regolari, deposizione di uova e sviluppo embrionale naturali, nascita di nuovi individui in perfetta forma.

Insomma, pare che questa “passeggiata cosmica” non li abbia scalfiti, cosa che ha fatto di Tardigrada il primo tipodi animale ufficialmente in grado di vivere nello spazio, capacità che fino al 2007 era stata riscontrata soltanto per alcuni batteri e licheni.

Capacità che è stata in seguito confermata da due successivi esperimenti, di minore portata, realizzati sull’ISS, la Stazione Spaziale Internazionale: i tardigradi sono in grado di vivere nello spazio e quindi potrebbero, forse tranquillamente, sopravvivere a bordo non solo di astronavi, sonde spaziali e simili, ma anchenegli ambienti di meteoriti, comete o altri corpi celesti.

Insomma, dire criptozoologico è dire veramente poco. Naturalmente, la scienza umana si è buttata sulla cosa per rinvenire ed esplorare nei tardigradi gli elementi distintivi delle loro forme di resistenza.

Ma ciò che colpisce di più e rimane è la domanda fondamentale: com’è davvero il mondo che ci circonda? Come esprime le sue esperienze di vita? Quanto ancora non sappiamo di come si rapportano alla Natura gli altri esseri viventi?

Mistero. L’affascinante mistero di dove siamo stati messi a vivere, insieme con infinite e diverse forme di vita, tutte figlie come l’Uomo della stessa Madre Terra e molto spesso per noi autenticamente aliene.