Musica

LabGraal: quel Keltic Rock che ti prende l’anima

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25 Aprile 2011

All’Auditorium della Suoneria di Settimo Torinese sabato 16 aprile la band ha fatto registrare il tutto esaurito con il pubblico in visibilio


Una vera apoteosi si è rivelata l’ultima performance del LabGraal, band imperniata sulla voce di   Rosalba Nattero (colonna portante della musica del LabGraal), ensemble che sa sviscerare più di ogni altro in Italia il cosidetto Keltic Rock, quel sound che nasce dalla tradizione più antica dei Celti.

Sabato 16 aprile all’auditorium della Suoneria di Settimo quando ancora non rintoccavano le 21 (il concerto iniziava alle 21.30) gli operatori della Casa della Musica erano costretti a respingere oltre 150 persone perché la sala era già stracolma di gente e i posti a sedere erano tutti occupati.

E le persone respinte? Niente paura, prima la leader e cantante della band Nattero ha dato loro in omaggio i cd del LabGraal e poi gli stessi si sono assiepati fuori dalla Suoneria ad ascoltare il concerto fino all’ultimo! Un’azione, quella della Nattero, da vero timoniere di un veliero carico di spiritualità musicale. Un tutto esaurito che ha soddisfatto gli organizzatori e che ha dato una dimostrazione di come il LabGraal sia una delle band di musica celtica con più seguito in Italia. Inutile e superfluo appare ricordare le oltre 5000 presenze ai loro concerti in Bretagna o la straordinaria prestazione offerta all’apertura delle Olimpiadi di Torino 2006 in Piazza Castello, di fronte ad un pubblico internazionale di 10.000 persone.

Tornando alla serata di sabato scorso i nostri cinque  musicisti, Rosalba Nattero, Giancarlo Barbadoro, Luca Colarelli, Andrea Lesmo e Gianluca Roggero hanno dato vita ad uno dei più bei concerti della loro carriera, con la  voce di Rosalba Nattero a condurre i giochi vocali e a dirigere come un vero direttore d’orchestra la sua band in quelle linee guida musicali legate al celtismo più profondo.  D'altronde  è risaputa la bravura della vocalist che sempre si erge a vero faro illuminante del gruppo.

A rispondere alla loro musica un pubblico in visibilio ad ogni brano, ad ogni cantata, ad ogni suono espresso dalla band che ha presentato in anteprima alcune delle canzoni che faranno parte del loro album in uscita in questo 2011. Così quando il countdown si è concluso e il LabGraal ha preso a suonare alle 21.35 sul palco della Suoneria introducendo il nuovo “Now Westlin Wind”, un brano scozzese con l’eccelsa voce di Nattero a duettare con la bagpipe di Colarelli, la platea ha risposto immediatamente con applausi a scena aperta e striscioni e cori da stadio.

L’aria elettrizzante ha dato ancor più impulso ai musicisti, e nella successiva “Here & Now”, altro brano del nuovo repertorio, il rock celtico si è propagato in tutta la sala coinvolgendo ogni persona. Un’energia a dir poco devastante che ha continuato a mietere note di keltic rock roboanti in “Witch Dance”,  altra nuova composizione ispirata da un'antica evocazione druidica.

L’intimismo si materializza quando le luci si attenuano e la voce limpida come non mai di Rosalba Nattero ‘strozza’ le anime dei presenti attaccando la bellissima “Nigredo”, canzone composta dalla vocalist nella foresta di Brocéliande in Bretagna.

Ma il ritmo della band non conosce soste e l’incalzare tribale della musica celtica rigetta le sue note sul pubblico davvero in estasi musicale. Infatti in “Native” l’arte musicale del LabGraal dà vita al guerresco inno alla libertà. Si susseguono ballate occitane e irlandesi, i suoni sono perfetti, il ritmo dettato dai tamburi di Gianluca Roggero è impressionante come stupefacenti sono i virtuosismi, mai fine a  se stessi, del bouzuki di Andrea Lesmo, musicista capace di ricamare note musicali infinitamente volte all’Universo (come in “We Shall Live Again”).

Non può essere da meno la chitarra di Luca Colarelli che dà alla band un’energia rock fuori dal comune. Il vichingo Colarelli, per via dei suoi maestosi capelli rossi in trecce, sa scuotere come non mai le cadenze della band spesso duettando nelle parti cantate con Nattero. Ma è soprattutto la voce della Nattero che rende unica la band: la sua prestazione è una voce volta all’impero della musica, sia nei suoi assoli che nei suoi vocalizzi arditi, spesso senza accompagnamento musicale, “senza rete”, così come nel coinvolgimento dei suoni dei “suoi musicisti”. Le modulazioni che ti entrano dentro l’anima  come in “She Moved Through The Fair” sono segnali di una potenza celtica improponibile per chiunque. Così come la sua poliedricità di vocalist la fa sposare con la terra africana in “Gna Wa Mon Dadjè” con una canzone, tratta dall’album ‘Mother Africa’, cantata in un dialetto del Benin.

Una band che ha una grande origine nelle sue canzoni che nascono e prendono spunto dalle poesie del flautista della band, Giancarlo Barbadoro. Infatti dopo varie ballate travolgenti tra cui “Brose and Butter” e “Donald Mc Gillevry” che hanno fatto alzare il pubblico dai loro sedili e li hanno trascinati dentro l’auditorium della Suoneria in un vero serpentone danzante, l’intimità della band e del flauto di Barbadoro hanno preso la scena con le poesie “Hahqa” e “Nel bagliore della luce”. Quando Barbadoro ha poi preso in mano il flauto e le sue labbra hanno avvicinato lo strumento il suono che ne è uscito è stato quello de “La furia del mare”. Il pubblico? Impazzito negli applausi a scena aperta.

Il live-act del LabGraal ha continuato a "condannare piacevolmente" il pubblico presente con altre ballad e ritmi travolgenti come “As I Roved Out” o “In Dazzle Light” senza dimenticare la struggente “Beyond The Horizon” in cui la voce di Rosalba Nattero è entrata dentro i cuori dei presenti.

Alle 23 il LabGraal dà le sue ultime canzoni in pasto al meritatissimo pubblico con due esecuzioni eccezionali. La prima è una ballad bretone coinvolgente e si intitola “La Jumento de Michao”, con il duo Nattero-Colarelli a dare vita ad un intreccio vocale parossistico e impressionante, mentre il finale con cui si conclude il live concert del LabGraal è affidato ad un inno, una vera marcia alla libertà intitolata “End in Glory” in cui  la bagpipe di Colarelli e i tamburi di Roggero danno vita ad una catarsi con il pubblico  tutto in piedi a cantare insieme a Rosalba Nattero, vera leader e front-woman della band,  e ad accompagnare il suono col ritmo del battito di mani.

Vista la performance vocale di Nattero viene da chiedersi a quando un suo album solista. Le qualità espresse la confermano ancor più madrina del rock celtico e caposaldo di una band che non conosce frontiere. L’indiscussa classe con cui padroneggia il palco la pone sul gradino più alto del keltic rock tanta è la potenza vocale della sua voce quanto la sua bravura nel comporre e nel dare le direttive giuste alla dimensione della band: una dimensione internazionale.

Come disse un mio vecchio maestro di giornalismo: “quando si dà vita ad un concerto puro e vero e vedi che la musica tocca le anime delle persone, allora dai vita ad una recensione che sia il giusto specchio di una serata indimenticabile e che sappia far rivivere nello scritto ogni emozione”.




 

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