Musica

Legio Invicta in "Eve of Rome"

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21 Febbraio 2017
Legio Invicta in “Eve of Rome”

Un'opera rock dal sapore gotico che racconta le gesta dell’Impero Romano


Il Gothic metal come non è mai stato ascoltato e suonato, con una scrittura dei testi tra il latino e l’inglese. Sono i Legio Invicta, band torinese, specificatamente di Nichelino, ma dalla dimensione internazionale in quanto a sonorità e armonie.

Il loro ultimo album si intitola “Eve of Rome” prodotto dalla casa discografica torinese Wall Records di Dante Muro, che intuendone le qualità musicali ha dato immediata fiducia alla band.

Il loro lavoro più che un semplice disco di heavy gothic metal è una vera opera gotica che potrebbe essere riflessa su un palco teatrale e recitata in opera rock.

Il disco, registrato nello studio di Audiomokette di Massimiliano Zaccone, si ispira alla storia dell’impero romano con “The birth of a legend” che apre le scene seguendo una regola molto dark rock con un cantico dolce quanto potente fino a svilupparsi in un esplosione agguerrita di suoni con le due guitar di Mario Boscatto e Gabriele Malnati a prenderne il dominio. Un testo che racconta della nascita di una leggenda sulle rive del Tevere, da Romolo e Remo nati da un amore proibito e poi salvati dagli Dei.


Il brano successivo “Seven King’s” rientra nei canoni del puro heavy metal con scale armoniose chitarristiche che ne danno una severa impronta accompagnando la voce potente di Erika Litrico che ne cavalca le sonorità fino a sposarsi in una lenta e dolce liturgia poetica. Quando arriva “Eve of Rome”, brano che da il titolo dell’album, ci si accorge che si è in presenza di un tipico pezzo classico da concerto live, incisivo e senza respiro, con le note che quasi si sovrappongono in velocità inaudita quanto le dita sulle corde delle chitarre. Ed intanto Erika ‘ricama’ la vigilia di Roma tra l’oscurità e il silenzio nell’odore di un terreno di battaglia e del sangue dei nemici ed un solo eco sopraggiunge alla folla: Gloria a Roma! “Black Smith “, quarta traccia, arriva a velocità davvero incontrollata per poi dopo pochi minuti arrestarsi in una quasi ballad funerea fino a riportarsi in una progressione lirica in grande stile.

Arriva poi la seduzione della donna, di “Lucretia” il brano nel vero senso della parola più classicheggiante grazie alla maestria di Marco Bosco alle tastiere. Un barocchismo prezioso dal sound più progressivo dell’intero album, dove il suono medievale si coniuga alla perfezione con il rock cesellato dalle note più dure che lievitano con continui cambi di ritmo e movimenti.

Il canto di Litrico poi si sposta affermando in “Si Vis Pacem Para Bellum” la voglia di lottare per Roma, per la sua storia con un solo pensiero tenere l’aquila nel proprio cuore.

Legio Invicta in “Eve of Rome”

È un pezzo che oserei definire un notturno boccheggiante, tanto potente quanto maestoso con le tastiere a disegnare linee gotiche. “Hand in flames” è invece una cavalcata dura e incessante, un vero speedy rock. Si arriva all’ottava canzone intitolata “ March To Vell”, musicalmente è una marcia verso l’ignoto, con i passi che rimbombano sui colpi possenti della batteria suonata da Fabio Samperi, e dal basso di Alberto Ferrero, fino a confluire nello stridente suono delle due chitarre quanto cattive che sembrano portarti in mondi sommersi e nascosti tra le fiamme in un vortice di vendetta dove la stoico Scevola ha il compito di salvare Roma.

“Tarentum” si apre con il rullare della batteria cui si innestano in sincronia perfetta chitarre e tastiere capaci di innalzare la vocalist in un oscuro canto. L’album chiude l’opera rock con i soldati “Soldiers” con il suono delle chitarre in primo piano in una vera gara di velocità hard senza soste, poi d’incanto i tasti di un pianoforte che disegna note portanti in un sogno infinito. Sicuramente uno dei momenti più eleganti, tecnici e belli dell’intero disco.