Musica

“La testa dentro” il nuovo album di Micol Martinez

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09 Febbraio 2012

Una cantautrice in movimento continuo


E’ un album più incisivo del precedente ma anche più vario e “divertito” sia per quello che riguarda i testi che per quanto riguarda la scrittura musicale e la produzione artistica”

Quando bisogna creare e realizzare il secondo album, per un giovane artista, dopo una buona prova discografica d’esordio, i quesiti sono molteplici: rimanere sulla stessa lunghezza sonora? Addentrarsi in nuove sperimentazioni? Allargare gli orizzonti e magari fare un prodotto più commerciale? Questo deve essere accaduto anche a Micol Martinez, dopo il suo album d’esordio “Copenaghen”, acclamato da pubblico e critica. Un secondo parto che ha dato luce e creato “La Testa Dentro” (Discipline), un album che sin dal primo ascolto si fa capire e si fa promotore di una nuova formula cantautorale di eccelsa qualità, sia in quanto a sonorità che in poesia.

La magnificenza di “La Testa Dentro” sta tutta nell’arte di Micol che sa produrre una musica di alto profilo, passando da un roccheggiante cantautorato (“60 secondi”) a limpide e dolcissime ballad (L’Alveare) e influenze celtiche (“Coprimi gli Occhi” e “Movimento Continuo) a sinuosità armoniche e eleganti, il tutto condito da testi mai banali (“A Filo D’Acqua” e “ Un Nome Diverso”). Un disco di alta qualità realizzato grazie anche alle esperienze musicali che la “nostra” in questi anni ha coltivato. D'altronde le collaborazioni di Martinez si sono moltiplicate in maniera esponenziale, passando dagli esordi con opening act a Max Gazzè e Cristina Donà per arrivare alle complicità in studio con Cesare Basile dove ha cantato in “Storia di Caino” accompagnandolo nella “Canzone dei Cani”, inclusa ne “Il Paese è reale” di Afterhours. Senza dimenticare la collaborazione con Garbo sia in tv (Scalo 76) che on stage (Alcatraz / Magnolia).


Adesso quest’album che definire stupendo è davvero il minimo. La sua voce limpida e incantevole (perché davvero incanta) caratterizza le 9 canzoni che scorrono veloci l’una dietro l’altra alternandosi nelle sonorità e nei ritmi molto cadenzati.

E’ un album più diretto, nudo, - dice Micol Martinez - che non ha bisogno di decori, più incisivo del precedente ma anche più vario e “divertito” sia per quello che riguarda i testi che per quanto riguarda la scrittura musicale e la produzione artistica. Luci e ombre nette, questa volta”.


Hai sottolineato che questo tuo secondo album è più vario e “divertito” cosa vuoi dire?

Ho voluto dare sfogo a tutte le possibili emozioni, compreso il divertimento nel giocare con parole e musica. In questo disco mi rivolgo più al presente e al futuro che al passato come nel precedente. Un album a mio avviso più maturo sotto tutti i punti di vista. Decisamente una sorpresa, mi auguro e credo, positiva, per chi già è affezionato al precedente disco Copenhagen.


Una sorpresa come lo è stata “60 secondi”, canzone roccheggiante che ha lanciato questo album. Ma come ti son venuti in mente questi 60 secondi?

Ho immaginato una canzone che vorrei sentire in auto… ed essendo il primo singolo, capiterà di ascoltarla mentre viaggio. So bene dove sto andando. Non ho dubbi né paure. So bene. E prendo quel che voglio. Spengo la mente. Mi lascio piegare. Non ho bisogno di conoscermi né di conoscerti. E’ la voglia di vivere giorno per giorno. Di dare ascolto alle passioni e all’intuito prima che la ragione si interponga tra noi e l’altro, di qualunque “altro” si parli. Una melodia avvincente e incalzante, tanto quanto il video che l’accompagna. Un messaggio chiaro perché il lavoro, i rapporti - di qualunque genere essi siano - e la vita quotidiana siano affrontati con quella leggerezza e serenità che l’attuale contingenza sociale e politica sembra non permettere.



In “questa notte”, terza canzone dell’album, tu vuoi fermare il tempo...

E’ un inno alla quiete. Un dipinto di una notte di ottobre. Quelle poche notti a Milano, dove il cielo torna ad essere blu e le stelle tornano ad esistere, anche qui. La voglia di fermare quest’attimo.


Altro momento musicale importante di questo tuo album è rappresentato dal brano ‘Nel Movimento continuo ’..

Non ero così convinta di questo brano. Non per il testo quanto per la parte musicale. Ma non sono riuscita a scartarlo. Non sono riuscita a cambiarlo. E una volta prodotto mi è piaciuta anche la parte musicale. Le mie viscere sono legate al quel nuoto e moto continuo... che, infatti, “non lascia”. Non mi lascia.


Poi ti lasci andare nella fantasia quasi fiabesca di ‘L’Alveare’

“Sono la strega dentro l’alveare, sono la madre dentro al tuo bicchiere, sono la terra prima di essere fango, sono l’incoscienza di una sola estate. E quando tu sarai con me...” Eh sì, mi sono svegliata, una mattina, con una gran voglia di giocare. E gioco così. Una fiaba noir e sadicamente felice. Immagino personaggi di Tim Burton ballare e suonare la tromba su queste note. E le parole di un Bau Bau al femminile che canta... Sono la strega dentro l’alveare…”


Non si può trascurare la poetica di ‘Sarà d’inverno’.

E’ il brano in assoluto per me più importante da quando scrivo. Una visione di un futuro impossibile per l’umanità, cantato diventa possibile: ‘Noi saremo la cosa inutile più bella al mondo, noi avremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno e non avremo più bisogno, noi cavalcheremo fantasmi fino a farli stancare, li cavalcheremo e poi li lasceremo dormire.

 

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