Musica

Zibba e Almalibre 'E sottolineo se'

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10 Giugno 2013

Un canto che tocca le corde dell’anima. L’ultimo album del cantautore ligure in omaggio a Giorgio Calabrese


Roots Rock Reggae & Poesia: sono questi gli ‘argomenti’ musicali del patrimonio sonoro e letterario di Zibba e Almalibre. Un artista che arriva dalla vittoria del Premio Tenco con il suo quarto album “Come il suono dei passi sulla neve” e che giunge al suo quinto capitolo musicale con un lavoro intitolato “E sottolineo se” (Mescal) che lo consacra definitivamente cantautore di grande spessore. L’album è dedicato a Giorgio Calabrese, prodotto dal Premio Bindi & Mescal e realizzato non solo su supporto cd ma anche in vinile con bella cover.

Scrivere di Zibba vuol dire addentrarsi nei meandri di un artista completo che non guarda solo alla sua capacità cantautorale di scrivere musica ma anche a quella di essere autore teatrale e produttore. Con l’album “E sottolineo se” ha voluto rendere omaggio ad un grande autore che ha scritto pagine indelebili della canzone d’autore nostrana.

Dieci le canzoni che tracciano una storia legata a Calabrese e che il nostro Zibba ha rielaborato e arrangiato. Alcune mantenendole simili all’originale altre stravolgendole del tutto. Il disco si apre con “Diano Marina” una canzone scritta dal binomio Lauzi – Calabrese in pieno swing, elegante e sprizzante, con la voce di Zibba che si impone potente mentre il sax di Stefano Riggi diverte nel suo solismo.


Più cadenzata in reggae, come non poteva essere per la più famosa canzone portata al successo da Mina, “E se domani” con il ‘nostro’ cantautore a cantarla elegantemente. “Il Disertore” ha nell’intro delle due chitarre un momento intimistico inimitabile mentre la voce di Zibba vola soffice sulle note musicali. Zibba ha la notevole capacità di entrare dentro contesti musicali ‘antichi’ riportandoli in modernità. L’esempio più tipico lo mostra nell’arrangiamento di “Ciao ti dirò” trasformata da rock 'n' roll (Gaber e Celentano) in una struggente ballad alla Tom Waits.

“Senza parole” chiude la prima facciata dell’album con le corde chitarristiche di Stefano Ronchi in classico sound e il canto di Zibba a ricamarla in poesia. Con tutt’altro ritmo si apre la seconda parte del disco, infatti “Balla chi balla” ha la fusione della bossanova più classica con il rap più moderno, una vera freschezza ritmica. Un'estate che arriva e un “I sing amore” da ballare al chiaror di luna. Rispetto alla versione del grande e indimenticato Nicola Arigliano le note sono meno swinganti ma agiate al più dolce romanticismo. Sentirla da Zibba, le note portano a regalare visioni notturne davanti al mare di Napoli o di Genova, seduti su una banchina. Se parlavamo di bossanova, una toccata brasiliana viene legata al musicista per eccellenza sudamericano come Antonio Carlos Jobim, “Aqua de Marzo” trasformata in “Pioggia di Marzo” e qui stravolta nel canto blues di Zibba, ottima interpretazione e grande originalità. L’intimismo colpisce ancora attraverso Bindi – Calabrese in “Se ci sei” con il cantautore ligure insieme ai musicisti di Almalibre a disegnare ritmiche poetiche. “E sottolineo se” si chiude con “O Frigideiro” in dialetto ligure in duetto sax – voce tra Zibba e Riggi. Un album che conferma la poliedricità d’autore di questo artista che ama essere ricercatore di melodie e parole facendo arrivare nell’anima di chi lo ascolta i suoi canti. D'altronde anche le sue collaborazioni, da Roy Paci a Federico Zampaglione, passando per Eugenio Finardi e Vittorio De Scalzi, gli hanno dato quella necessaria esperienza di confronto che lo hanno portato ad essere considerato dalla critica come uno dei massimi esponenti della nuova generazione della canzone d’autore.

 

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