Scienze

Volare in orbita senza inquinare

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30 Dicembre 2017
Lo Space Rider (www.esa.int)
Lo Space Rider (www.esa.int)

Esa affida all’Italia la realizzazione di un minishuttle europeo e un vettore spaziale «verde» a metano. La realizzazione affidata dall’Esa a due società italiane che svilupperanno una tecnologia a metano, così si volerà in orbita senza inquinare


Scelta importante e coraggiosa per l’Europa spaziale sempre più sotto il segno della tecnologia italiana per quanto riguarda il trasporto in orbita. L’Esa (European Space Agency) ha assegnato due contratti, complessivamente di 89,7 milioni di euro, ad Avio e Thales Alenia Space Italia per la costruzione del lanciatore “verde” di satelliti Vega-E (Evolution) grazie al quale si andrà a metano anche in orbita, e per il mini-shuttle automatico Space Rider.

La scelta da parte dell’Europa della tecnologia italiana non è un caso e le due società progetteranno, coordineranno gli altri partecipanti dell’Unione e costruiranno i due veicoli spaziali i quali rappresentano un passo significativo nelle capacità di viaggiare nel cosmo: «Un passo che è il frutto dei progetti sostenuti dall’agenzia spaziale italiana Asi - nota il suo presidente Roberto Battiston – secondo la nuova strategia di una space economy utile al Paese e stimolatrice dell’innovazione».

Vega-E è la nuova versione del vettore Vega, l’unico al mondo nella storia del trasporto spaziale, capace di effettuare i primi undici lanci realizzati finora, tutti con successo, pur essendo diversi nelle loro caratteristiche. Adesso Avio costruirà l’ultimo stadio del vettore dotandolo di un motore a razzo che brucerà metano e ossigeno liquidi. Il nuovo propulsore, il primo in Europa, racchiude inoltre altre innovazioni che gli consentiranno di riaccendersi più volte a seconda delle necessità ampliando così le possibilità nel trasporto. I propellenti «verdi» rappresentano la nuova frontiera (ne sta nascendo uno anche negli Stati Uniti) per garantire un bassissimo impatto ambientale. Il nuovo motore del Vega-E viene costruito da Avio a Colleferro coordinando dieci altre aziende europee partecipanti al programma. «Miglioriamo e potenziamo sempre di più il lanciatore Vega con il quale l’Italia e la nostra industria sono diventate uno dei protagonisti principali del mercato mondiale dello spazio assicurando un ritorno agli investimenti compiuti in passato in questo campo» commenta Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio.

Il secondo via libera dell’Esa riguarda la nascita del mini-shuttle Space Rider di cui è capofila Thales Alenia Space Italia. E’ un veicolo che potrà rimanere in orbita almeno due mesi portando nella stiva esperimenti di varia natura e riguardanti dall’osservazione della Terra alla fabbricazione di prodotti nuovi (dai farmaci alle leghe metalliche) sfruttando le favorevoli condizioni di microgravità. Completata la missione, la stiva viene richiusa e Space Rider tornerà a Terra veleggiando come un aliante controllato. Ma l’aspetto importante è che è concepito per essere riutilizzato almeno in sei spedizioni, tagliando così i costi delle attività da compiere. «Il nuovo mini-shuttle costituisce un passo significativo nei veicoli capaci di rientrare dallo spazio – precisa Donato Amoroso alla guida di Thales Alenia Space Italia. Sarà riutilizzabile e spianerà la strada ad applicazioni anche più sfidanti che includono stadi di vettori, anch’essi riutilizzabili per ridurre le spese di lancio , collegamenti punto a punto nei continenti e pure il turismo spaziale». Nelle camere bianche di Torino era stato realizzato per l’Esa un modello sperimentale di veicolo battezzato «IXV» (Intermediate Experimental Vehicle) che aveva compiuto un volo parabolico nel 2015 al fine di saggiare alcune tecnologie necessarie ora allo Space Rider. Il minishuttle è formato da due parti: il veicolo con la capacità di rientrare più un modulo di servizio che gli permetterà di arrivare a destinazione e muoversi nello spazio a seconda dei bisogni della missione; il tutto partendo con un vettore Vega dalla base europea di Kourou nella Guyana francese. Anche il modulo con il sistema propulsivo Avum viene realizzato da Avio garantendo i servizi di controllo d’assetto in orbita e l’indispensabile manovrabilità. Per le tecnologie del rientro, invece, collabora il Centro Ricerche Aerospaziali Cira di Capua dove è installato un tunnel unico in Europa, in cui collaudare gli effetti causati dall’impatto con l’atmosfera, ovviamente da conoscere e controllare. Finora uno spazioplano analogo lo ha realizzato solo il Pentagono americano: è l’X-37b, mantenendo segrete le sue caratteristiche, le tecnologie e le missioni finora compiute.


(Dal Corriere della Sera del 30 novembre 2017 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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