Scienze |
Scienziato italiano capta segnali radio dalla nostra galassia |
17 Dicembre 2020 | ||||
I più forti mai registrati. L’astronomo romano Daniele Michilli, 34 anni, e il «lampo» ascoltato (per la prima volta) nella Via Lattea. «Segnale che arriva da una stella distante trentamila anni luce: un’emozione»
È il segnale radio più forte mai registrato proveniente dalle stelle. Quando è stato ascoltato dai radiotelescopi in Canada e negli Stati Uniti inevitabilmente ha acceso subito la fantasia. Il sogno di qualche messaggio intelligente proveniente dalle profondità cosmiche è sempre vivo e ricercato. Ma il mistero è stato subito circoscritto dagli astronomi, pur mantenendo aspetti non decifrati legati comunque alla natura fisica dell’oggetto che lo ha lanciato negli spazi siderali. «Ascoltandolo ho provato una grande meraviglia», dice Daniele Michilli, che abbiamo raggiunto al McGill Space Institute di Montreal, in Canada, e protagonista della scoperta assieme ai ricercatori canadesi e americani. «Poter cogliere da vicino un lampo radio veloce e avere la possibilità di analizzare il corpo celeste che lo ha emesso è stato eccezionale». La stella a neutroni «magnetar» Chiamato Frb 200428, è nato da una stella a neutroni (Sgr 1935+2154) battezzata magnetar perché sprigiona fortissimi campi magnetici, spiegano gli autori sulla rivista Nature. Queste stelle sono degli astri morti la cui materia collassa quando si esaurisce il «combustibile» che le alimenta. A seconda della loro massa possono trasformarsi in una stella a neutroni e, se sono ancora più gigantesche, diventare pure un buco nero. Un segnale da una distanza siderale Il 28 aprile l’osservatorio canadese Chime e quello statunitense Stare2 alle spalle di Los Angeles, hanno registrato un segnale di un millisecondo che arrivava da una distanza di «appena» trentamila anni luce. Era la prima volta che si coglieva un’emissione tanto forte, migliaia di volte più intensa di tutte quelle finora rilevate. E gli astronomi sono riusciti a localizzarla grazie alle osservazioni effettuate nei raggi X anche con telescopi spaziali come Integraldell’Esa europea e Agile dell’Asi italiana. La caccia ai «Fast radio burst» I lampi radio veloci che gli astrofisici chiamano in codice Frb (da Fast Radio Burst) rappresentano un campo di studio recente e intrigante. Il primo Frb fu catturato da un radiotelescopio australiano nel 2007. Da allora si è aperta la caccia con osservatori terrestri e in orbita sempre più sensibili. La maggior parte di questi lampi si avvista a distanze remote, in altre galassie, tutti più deboli. «E succede che dopo un segnale passino anche giorni per ascoltarne un altro», precisa Michilli, romano, 34 anni, laureato alla Sapienza e arrivato all’Istituto di Montreal due anni fa, dopo quattro anni trascorsi all’università di Amsterdam. La passione per i lampi radio veloci «Inizialmente avevo studiato le pulsar, un altro tipo di stelle emittenti onde radio — ricorda lo scienziato —. Ma poi sono stato attratto dai lampi radio veloci perché rappresentano un nuovissimo campo di cui non si sa quasi nulla e che offre affascinanti prospettive di conoscenza. Ho scelto quindi l’istituto canadese, il più avanzato su questa frontiera, dove era pronto un potente radiotelescopio proprio per l’indagine dei lampi». Le scoperte sulla Via Lattea Ma che cosa scateni i violenti bagliori elettromagnetici resta un mistero. Una teoria li vorrebbe emergere dall’interno dell’astro a causa dei campi magnetici molto elevati. Un’altra, invece, immagina che delle particelle in uscita dalla stella incontrino una nube cosmica di plasma la quale accende il fortissimo lampo. Sono solo ipotesi. Tuttavia il fatto raro di aver colto il segnale all’interno della nostra galassia Via Lattea consente di studiare meglio il fenomeno. «Non solo — conclude Michilli —. L’onda radio, attraversando il cosmo, ci rivela la natura di tutto ciò che incontra. Ed è una ricerca che alimenta sempre più la mia passione per l’astronomia nata quando da bambino passeggiavo in campagna con mio papà guardando il cielo». (Dal Corriere della Sera del 15 settembre 2020 – Per gentile concessione dell’Autore)
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