Alimentazione Vegan |
Non c’è più bisogno di carne |
07 Dicembre 2023 | |||||||||
La diffusione dell’alimentazione vegan sta continuando il suo percorso nella sostituzione dei cibi animali. Si tratta di un cambiamento inevitabile e inesorabile, a cui partecipano governi, start-up e industria alimentare per garantire la transizione verso sistemi proteici più sostenibili, più sani e più etici. Lo si vede nella larga offerta di mercato dei sostitutivi della carne e di tutti quei prodotti di origine animale, comprese le uova, il latte e i latticini. Si tratta di una transizione verso alimenti a base vegetale e contemporaneamente di quello che è considerato il nuovo paradigma, ovvero la carne coltivata. L’Europa si muove spedita in questa evoluzione del cibo e molti governi si sono attivati, come la Danimarca, artefice dell’avvio della roadmap “Groundbreaking”, che indirizza verso un’alimentazione basata sui vegetali, perché proprio questi sono “il futuro”, secondo il ministro per l’alimentazione. In Irlanda l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente incoraggia le persone a ridurre il consumo di carne animale e in Svizzera il governo spinge verso un consumo di carne sempre più ridotto, inserito nella nuova strategia per il clima, per l’agricoltura e per l’alimentazione. In Gran Bretagna i dati riportati dal Governo mostrano come le persone stiano consumando la più bassa quantità di carne che si sia mai registrata nell’ultimo decennio, dove il principale artefice del cambiamento delle preferenze alimentari è la crescente diffusione delle diete a base vegetale. Infatti il consumo di carne è diminuito del 14%, dove la carne rossa ha il calo più significativo. Le persone mangiano il 26% in meno di carne di manzo, agnello e maiale rispetto al 2012 e il consumo di pollo è diminuito dell’11%, così come si è abbassato anche quello del pesce. I risultati derivano dalla progressiva consapevolezza dell’impatto etico, salutistico e ambientale della carne. Nel Regno Unito si è calcolato che sono circa un miliardo e mezzo gli animali terrestri e marini degli allevamenti intensivi che vengono cresciuti e uccisi ogni anno e per giunta spesso mantenuti e uccisi in modi brutali. Per di più l'agricoltura animale è considerata una delle industrie più distruttive per l'ambiente, perché oltre a contribuire col 14,5% delle emissioni globali di gas serra, sta determinando la deforestazione e la perdita della biodiversità.
Per affrontare concretamente questi problemi gli esperti delle Nazioni Unite hanno già ribadito che è essenziale uno spostamento verso diete più ricche di vegetali. Cosa, tra l’altro, dimostrata in modo esaustivo in uno studio dai ricercatori dell’Università di Oxford all’inizio di quest’anno, che ha evidenziato come una dieta vegana comporti una riduzione del 75% delle emissioni di riscaldamento climatico, di inquinamento delle acque e di uso del suolo, rispetto alle diete in cui vengono consumati più di 100 g di carne al giorno. Dando uno sguardo generale in UE, il 51% dei consumatori europei ha ridotto il consumo di carne, orientandosi verso alternative più sostenibili e salutari, come riporta uno studio pubblicato a novembre 2023 nel rapporto del progetto Smart Protein, condotto da ProVeg in collaborazione con Innova Market Insights, l’Università di Copenhagen e l’Università di Ghent, con il finanziamento del Progetto Smart Protein dell’UE. Studio che nella valutazione di circa 7500 soggetti, provenienti da Austria, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Regno Unito e Italia, ha evidenziato una crescente tendenza delle persone a orientarsi verso un’alimentazione più consapevole e rispettosa dell’ambiente. Lo stesso Parlamento europeo avanza inesorabile verso le proteine alternative alla carne e la sua recente relazione sulla European Protein Strategy rappresenta un passo avanti verso una produzione e un consumo di proteine più sostenibili nell’Unione Europea, riconoscendo le proteine alternative come strumento chiave per l’Unione nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione della dipendenza dalle importazioni. La relazione ha sottolineato la necessità di investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, incluso il sostegno alle infrastrutture che risulta cruciale per garantire la transizione verso sistemi proteici più sostenibili che coinvolga tutti i settori, a partire proprio dall’agricoltura. Per quanto riguarda la carne coltivata, il Parlamento europeo ha respinto le richieste di un nuovo e più severo quadro legislativo per la sua autorizzazione. Tuttavia, i deputati hanno anche deciso di mantenere una clausola che afferma che l’attuale processo di regolamentazione dei nuovi alimenti dell’UE non è “adatto allo scopo”. La Commissione è stata quindi esortata a fornire un documento di orientamento tecnico-scientifico per supportare le aziende nel loro percorso di approvazione e agevolare l’arrivo di questi prodotti sul mercato. Il Parlamento europeo ha inoltre votato a favore dell’aumento della produzione e del consumo di proteine vegetali in uno sviluppo che potrebbe portare l’UE a diventare meno dipendente dalle importazioni e contribuendo contemporaneamente ad affrontare il cambiamento climatico. L'UE dichiara di essere in gran parte autosufficiente nei prodotti agricoli grazie alla sua politica agricola comune (PAC), ma attualmente il settore zootecnico è "criticamente dipendente" dalle importazioni di proteine a base vegetale per l'alimentazione animale, soprattutto soia, provenienti da Argentina, Brasile e Stati Uniti. Allo stesso tempo il Parlamento europeo riconosce i legami tra le importazioni di proteine, la deforestazione e le cospicue emissioni di gas serra derivanti dall’allevamento animale, sottolineandoli come motivi per la transizione alle proteine a base vegetale nell’alimentazione umana.
E l’Italia? Nonostante ci sia questo processo di evoluzione verso una alimentazione migliore, più sana e sostenibile, che rispecchia i vari obiettivi mondiali di protezione di salute umana, animale e ambientale, tra i governanti italiani, invece, si è creato un certo baccano.
Infatti, in un primo tempo, con un ripensamento il Governo aveva sospeso i suoi programmi per introdurre il divieto assoluto alla produzione e alla commercializzazione di carne coltivata nel nostro Paese. Più precisamente, aveva sottratto all’esame dell’Unione europea il disegno di legge che voleva vietare la produzione e la commercializzazione della carne coltivata e impedire anche di usare termini come “prosciutto” o “bistecca” per prodotti a base di proteine vegetali. Però, un progetto di legge con queste caratteristiche, avendo un significativo impatto sul mercato interno dell’Unione, avrebbe dovuto essere esaminato dalla Commissione europea e dagli stati membri prima della sua adozione, attraverso la procedura chiamata TRIS. Per cui sembra che, per prevenire una quasi certa disapprovazione o sanzioni da parte della Commissione Europea, la notifica che permetteva questo esame e avrebbe garantito il rispetto del diritto dell’Unione era stata ritirata. Ma a metà novembre ecco che il Consiglio dei Ministri finisce con l’approvare uno stop alla produzione e commercializzazione in Italia di alimenti a base di carne coltivata sia per uso umano che veterinario, mettendo il nostro Paese a rischio evidente di procedura d’infrazione da parte dell’UE, entrando in contrasto con il diritto internazionale e le regole europee che invece promuovono esattamente l’opposto. Una decisione che fa parte di un meccanismo perverso, che si appella a un valore effimero del made in Italy per una carne piena di difetti derivante da tutte quelle problematiche degli animali allevati in batteria, che riguarda sia gli allevamenti intensivi che altre tipologie di allevamenti di animali cosiddetti “da reddito”. La scienza, e il Centro Nazionale di Ricerca in primis, non è d’accordo con questo decreto legislativo perché fa parte di un quadro che prima di tutto costituisce un freno alla ricerca e in secondo luogo una eventuale pericolosità della carne coltivata non è supportata da nessuna evidenza scientifica, ribadendo che invece l’attuale produzione di carni, derivanti al 90% da allevamenti intensivi, ha un effetto deleterio sulla salute pubblica e sull’ambiente. Una visione a più ampio respiro e più pragmatica arriva dal Good Food Institute Europe, (GFI Eu) dove stanno lavorando per rendere deliziosa e accessibile a tutti sia la carne vegetale che quella coltivata. Perché “facendo carne dalle piante e coltivandola dalle cellule, si riduce l'impatto ambientale del nostro sistema alimentare e si nutrono più persone con meno risorse”. Infatti secondo il GFI ormai per tutti “è tempo di reimmaginare la carne, attraverso le proteine alternative”, perché se l’agricoltura animale sta causando quasi il 20% delle emissioni globali di gas serra, equivalenti a tutti gli aerei, camion, auto, treni e navi sulla Terra, gli studi condotti alla Oxford University dimostrano che il mondo non può raggiungere i suoi obiettivi climatici senza allontanarsi dall’agricoltura animale convenzionale. Invece il passaggio alla carne vegetale e coltivata può ridurre le emissioni climatiche fino al 92% rispetto agli animali da allevamento, consentendo alle persone di mangiare cibi familiari, senza accelerare la crisi climatica.
Secondo il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, il 37% dei terreni globali senza ghiaccio è utilizzato come pascolo per gli animali da allevamento. Per contro, la produzione di carne coltivata può invece utilizzare fino al 90% in meno di suolo rispetto agli animali da allevamento e la carne a base vegetale può utilizzare fino al 99% di terra in meno. Le proteine alternative possono quindi liberare spazio per ripristinare gli habitat e aprirsi a metodi di coltivazione più rispettosi della natura. E poi ancora se si va a considerare che il 37% degli habitat marini dell’UE è già in via di estinzione, il pesce e i frutti di mare a base vegetale o coltivati rappresentano una valida alternativa, evitando di procedere drasticamente con lo sfruttamento e l'inquinamento marino e consentendo così alle popolazioni degli animali marini di potersi riprendere dai danni della pesca. E per finire il quadro, GFI Europe sta lavorando anche per garantire l’opportunità di creare posti di lavoro locali per poter nutrire una popolazione in crescita con proteine alternative coltivate in casa. Quindi non c’è da temere la transizione alle proteine alternative, nemmeno per i posti di lavoro. Non è più tempo di carne anche per la salute Un enorme problema è l’antibiotico-resistenza che si è venuta a creare in questo secolo e rappresenta un grave ostacolo alle normali cure in medicina umana, dove una delle principali cause sono proprio gli antibiotici largamente utilizzati nell’agricoltura animale industriale, alias allevamenti. Senza contare che ogni anno più di 350.000 europei si ammalano e centinaia muoiono a causa di malattie di origine alimentare causate dalla contaminazione fecale delle carni, o ancora che l’uso di animali come cibo costituisce un fattore chiave per le pandemie. Per contro la carne vegetale e coltivata è priva di antibiotici e contaminazione fecale e non comporta alcun rischio di malattie zoonotiche. Secondo il World Resources Institute, nutrire di colture gli animali e poi mangiare una parte dell'animale è estremamente inefficiente, facendo salire il prezzo dei cereali e dei legumi e radicando la povertà globale. Calcolando che entro il 2050, il mondo dovrà nutrire una popolazione di quasi 10 miliardi di persone, non possiamo farlo con un sistema inefficiente come l’agricoltura animale. Invece facendo carne dalle piante e coltivandola dalle cellule, possiamo concentrarci su questo per nutrire le persone invece che nutrirle con gli animali, creando un sistema alimentare più efficiente, più sano e più giusto.
Non ci sarà più bisogno di carne macellata e affini anche per i Pet Foods La startup ceca Bene Meat Technologies ha ottenuto dall’Unione Europea la registrazione come prima impresa a livello globale per la produzione di carne coltivata da utilizzare come cibo per cani e gatti. La carne coltivata Bene Meat ha ricevuto la certificazione dello European Feed Materials Register e attualmente la startup sta completando la costruzione della prima linea di produzione, lavorando con i produttori di pet foods per portare il primo prodotto sul mercato europeo nel 2024. Si tratterà di un cibo pieno di proteine animali pure e di alta qualità grazie alla carne coltivata che però eviterà sofferenze a milioni di creature, quelle da reddito, e con un vantaggio ambientale notevole. Si tratta di un importante step verso un futuro migliore. In questo scenario di prospettive concrete, viene da valutare che ormai non è più tempo di allevamenti intensivi, ma neanche di allevamenti meno intensivi, o meglio, in generale di allevamenti. Infatti, che senso può avere oggi far nascere a forza e far crescere creature pari a noi per mangiarle, se è lapalissiano che non serve mangiare animali? E che addirittura fa pure male al nostro organismo e al pianeta tutto? Perché infliggere loro atroci sofferenze, prima negli allevamenti e poi nei macelli? Che senso ha portare in tavola creature a cui siamo affratellati dalla stessa matrice vivente da cui tutti deriviamo, cioè dalla polvere di stelle? Che senso ha in un’ottica di umanità e di pari dignità? Forse le abitudini e le false tradizioni portano a dare giustificazioni a questa sorta di disumanità… ma non ci sono giustificazioni plausibili. E’ tempo di cambiare, perché non c’è più bisogno di carne sulle nostre tavole. Riferimenti: https://plantbasednews.org/news/environment/swiss-government-climate-strategy-meat/ https://www.nature.com/articles/s41586-018-0594-0 https://smartproteinproject.eu/wp-content/uploads/Smart-Protein-European-Consumer-Survey_2023.pdf https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2023/751426/EPRS_BRI(2023)751426_EN.pdf https://technical-regulation-information-system.ec.europa.eu/en/home https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/sites/4/2020/02/SPM_Updated-Jan20.pdf https://link.springer.com/article/10.1007/s11367-022-02128-8 https://news.un.org/en/story/2020/07/1067711 Miriam Madau è medico omeopata e nutrizionista vegano. Conduce su Shan Newspaper le rubriche “Felicemente Veg” sull’alimentazione vegana e “H2O” sull’omeopatia. Conduce inoltre la trasmissione “VeganSì” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it
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