In questo periodo, nei Paesi di cultura cristiana sparsi per tutto il mondo, si celebra la Pasqua. Una ricorrenza che viene festeggiata con l’agonia e il massacro di milioni di innocenti agnelli.
La Pasqua celebra la resurrezione di Gesù, che secondo le scritture è avvenuta nel terzo giorno successivo alla morte in croce. La resurrezione suggerisce una nuova vita, una rinascita.
Una festa che come tutte le ricorrenze cristiane è stata mutuata da una celebrazione molto più antica: la festa celtica della vita.
La festa della vita celebrava ogni forma di vita sul nostro pianeta e in ogni angolo dell'universo.
Una festa quindi che originariamente era simbolo di speranza, di pace e di armonia tra tutti gli esseri viventi. Il suo simbolo era l’uovo, simbolicamente inteso come l’universo produttore incessante di vita. L’uovo è stato anch’esso ripreso nella celebrazione cristiana, anche se rivela chiare origini pagane.
Ma come è possibile essersi imbarbariti così tanto, al punto da celebrare la festa della vita e della rinascita con il sangue e con l’atroce spettacolo di milioni e milioni di agnelli sacrificati per il banchetto pasquale?
Il massacro degli agnellini a Pasqua è basato su una tradizione cristiana. Ma oggi per fortuna molti cristiani non sono più disposti ad accettare una tradizione che sulla base di un discorso di fede e di amore porta a massacrare esseri innocenti. È in corso un vasto dibattito sull’argomento e molte aree cattoliche prendono nettamente le distanze dal sacrificio degli agnelli, in quanto sostengono che questa usanza è basata su una errata interpretazione dei testi sacri.
Ecco un esempio delle tesi che vengono dibattute in questo periodo.
Nei Vangeli apocrifi, come per esempio “Il vangelo di Gesù” si parla in modo dettagliato e senza alcuna censura dell’amore per gli animali di Gesù. Citiamo di seguito alcuni esempi:
“Siate giusti e siate misericordiosi nei confronti del vostro prossimo e di tutte le creature che vivono e camminate in umiltà con il vostro Dio”.
In un altro punto si legge:
“Andando a Gerusalemme, Gesù incontrò un cammello con un pesante carico di legna. Il cammello non ce la faceva a trasportarlo sul monte e il cammelliere lo picchiava e lo maltrattava spietatamente, senza però riuscire a smuovere l’animale. Gesù, vedendolo, gli disse: “Perché colpisci tuo fratello?” E l’uomo replicò: “Non sapevo che fosse mio fratello, non è forse un animale da soma, fatto per servirmi?”E Gesù disse: “Non è forse lo stesso Dio che ha creato questo animale con la stessa sostanza dei tuoi figli che ti servono e non avete ricevuto tutti e due lo stesso respiro da Dio?”
Più avanti nel testo leggiamo inoltre:
“Gesù giunse in un villaggio dove vide un gattino randagio che soffriva di fame e lo implorava miagolando. Lo raccolse da terra, l’avvolse nel suo mantello e lo fece riposare sul suo petto.
E attraversando il villaggio, diede al gatto da mangiare e da bere. Ed esso mangiò e bevve e Gli dimostrò la sua gratitudine. Ed egli lo diede ad una delle sue discepole, una vedova di nome Lorenza che se ne prese cura. Ed alcuni del popolo dissero: “Quest’uomo si prende cura di tutti gli animali. Sono forse i Suoi fratelli e sorelle da amarli così tanto?” Ed Egli disse loro: “In verità, questi sono i vostri confratelli della grande famiglia di Dio, vostri fratelli e sorelle, che hanno lo stesso soffio di vita dell’Eterno. E chiunque si prende cura del più piccolo di essi e gli dà da mangiare e bere nella sua pena, lo fa a Me; e chi permette intenzionalmente che uno di essi abbia a soffrire penuria e non lo protegge quando viene maltrattato, permettendo che avvenga questa malvagità, è come se fosse stata inflitta a Me.”
“Tutto ciò che fate al più piccolo dei Miei figli lo fate a Me. Poiché Io Sono in loro e loro sono in Me. Sì, Io Sono in ogni creatura e tutte le creature sono in Me. Io gioisco di ogni loro gioia e soffro per ogni loro dolore. Perciò Io vi dico: siate buoni tra voi e con tutte le creature di Dio.”
Gia nell’Antico Testamento Dio disse tramite i profeti: “I vostri sacrifici di sangue sono un obbrobrio per Me”.
In conclusione, non c’è bisogno di fare inutili sofismi: bisogna essere dei subumani per non rendersi conto della sofferenza di creature innocenti, portate al massacro per addobbare le nostre tavole, con il solo torto di essere nate nel posto e nel tempo sbagliato.
E se questa usanza nasce, per giunta, da una sbagliata interpretazione dei testi antichi, i detentori di questa tradizione facciano una errata corrige, per pietà! |