Il blog di Roberto Cazzolla Gatti

La Natura non è crudele, l’uomo spesso sì!

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20 Ottobre 2014


La soppressione del cucciolo di orso nello zoo di Berna e il gene egoista umano


Non è buona né cattiva la Natura. La Natura è. Non è misericordiosa come un dio, né vendicatrice come un giustiziere universale. La Natura è.
È parte di noi e noi parte di lei. Ogni sua parte ha senso solo se rispetta le leggi che la regolano e può vivere di vita propria solo se il suo scopo ultimo è garantire la sopravvivenza del tutto.
Le frottole narrate da Richard Dawkins e compagni, per far soldi vendendo libri pericolosi in grado di far passare per verità scientifiche ridicole opinioni derivanti più dal contesto socioeconomico attuale che da quello naturale, sono la causa di avvenimenti come la recente soppressione del cucciolo di orso nello zoo di Berna.

L’orso bruno è stato anestetizzato e ucciso dagli addetti dello zoo svizzero, a 11 settimane di vita, per evitare che venisse ucciso dal padre, come già successo per il fratellino. L’animale sarà impagliato ed esposto nel museo di storia naturale di Berna per dimostrare ai bambini “che la natura è crudele”.
Non ci potrebbe essere miglior eufemismo per definire l’accaduto che le stesse parole dei responsabili del bioparco: «abbiamo evitato una morte certa, adesso i bambini potranno comprendere quanto la natura possa essere malvagia». Peccato che in tutto questo la Natura non abbia nulla da dimostrare se non il fatto di aver evoluto un’animale talmente presuntuoso e accecato dal suo egoismo da non comprendere l’assurdità dell’accaduto.
Si è voluta evitare la morte di un cucciolo causata dal maschio di una specie che allo stato selvatico non resta vicino alla madre e ai piccoli e la cui condizione forzata di costrizione e stress era del tutto innaturale. Inoltre, i genitori dei due cuccioli chiamati Misha e Masha, uno dei quali ucciso proprio dal padre lasciato inspiegabilmente girovagare insieme alla femmina dopo il parto, erano a loro volta figli della stupidità umana. Erano stati regalati dai due lungimiranti e sensibili presidenti e cacciatori russi, Medvedev e Putin, allo zoo di Berna nel 2009 in seguito all’uccisione dei loro stessi genitori ad opera di bracconieri, che in terra siberiana trovano terreno fertile per assassinare la Natura.
Quindi si tratta di due animali fortemente danneggiati psichicamente dalla visione dell’uccisione dei genitori, imparentati tra loro, costretti a vivere a migliaia di chilometri di distanza in un habitat centinaia di volte più piccolo rispetto a quello naturale, alimentati artificialmente, lasciati (colpevolmente) riprodurre, mantenuti in condizioni contro-etologiche subito dopo il parto (i maschi in Natura si allontanano – o vengono allontanati – da madri e cuccioli) e, dopo tutto questo, presi come esempio, da un incompetente manipolo di addestratori e gestori di lager per animali selvatici, per dimostrare “la crudeltà della Natura”. Sembrerebbe uno scherzo, ma è solo l’ennesimo paradossale episodio di cecità umana. Forse uno dei più gravi.
Cosa c’entra la Natura e la sua invocata crudeltà? Cosa diranno ai bambini gli addetti del museo, dove il cucciolo sarà impagliato in bella mostra, magari con una targhetta incisa riportante la didascalia “Questo cucciolo dimostra la crudeltà della Natura”? Narreranno ai cuccioli della specie umana la vera storia della famiglia del plantigrado soppresso? Probabilmente no. Perché i bambini sono sicuramente più intelligenti e sensibili degli adulti e capirebbero facilmente che il vero mostro è l’uomo e non la Natura. I bambini sanno per istinto ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e nessuno di essi, ancora non corrotto dalla fallacia adulta, sa che uccidere un cucciolo di orso è sbagliato. A prescindere da quali siano le motivazioni. A maggior ragione se il pericolo per lui derivava dagli abusi inferti ai suoi genitori, dallo stato di innaturale cattività, dagli spazi ristretti e dal giocare ad esser dio che tanto piace all’Homo sapiens sapiens.
Quanto avvenuto, però, è solo la concretizzazione di ciò che hanno teorizzato biologi e scienziati inclini a ritenere che la Natura sia un assassina dai denti e dagli artigli insanguinati, come piace spesso dire a Dawkins nel suo tanto famoso e tanto vergognoso libro “Il gene egoista”, copiando tra l’altro (anche in questo caso) un’espressione di Alfred Lord Tennyson. Il biologo inglese, al pari di alcuni suoi colleghi riduzionisti-meccanicisti, vede nella Natura una continua lotta, nulla a che vedere con quanto espresso da Darwin. Dawkins scrive nel suo bestseller: «concluderemo che qualunque cosa si evolva per selezione naturale sia egoista». E da qui il via libera a farsi giustizieri della notte. Uccidere la giraffa, perché geneticamente già ben rappresentata. Sopprimere l’orsacchiotto, perché destinato comunque alla spietatezza naturale. Deportare gli ebrei, perché di razza inferiore. Essere sempre competitivi, a casa, sul lavoro, nello sport, perché vince solo chi è crudele. Uccidere la tua compagna, se ha scelto un altro maschio. E via dicendo… È questo il messaggio che in Svizzera, molto poco neutrale in simili assurdità totalitariste, daranno alle nuove generazioni. Lottate, siate crudeli, altrimenti non sopravvivrete. Non bisogna cooperare, anche se la Natura, quella vera e non violentata dall’uomo, lo fa da miliardi di anni per garantire la vita sul pianeta, ma competere, perché tutto ciò che l’uomo realizza (dallo stadio in Amazzonia costruito da decine di operai-schiavi morti per far giocare in tempo i Mondiali, ai jeans cuciti in Cina da schiave-bambine per tenere bassi i costi in Occidente, allo zoo che “salva le specie dall’estinzione” ma le sopprime se non servono) avviene attraverso la crudele competizione. La lotta per l’esistenza.
Perché, dunque, meravigliarsi del disastro in cui versa il mondo delle facezie umane. Se a teorizzare l’olocausto ecologico ci sono scienziati ammirati e intervistati e, a metterlo in pratica, giardini zoologici altamente educativi, c’è ben poco da stupirsi.
Dawkins, intraprendendo il suo viaggio verso la giustificazione dell’egoismo della vita, oltre ad aver dimenticato che l’unità fondamentale dell’esistenza sul pianeta non è il gene, ma la cellula, formata da uno straordinario e armonioso cooperare evolutosi tra le sue componenti, si è illuso (come accade a molti ideologi da strapazzo) da solo: «La teoria del gene egoista è la teoria di Darwin, espressa in modo che Darwin non utilizzò ma di cui mi piace pensare che avrebbe immediatamente riconosciuto e apprezzato l’adeguatezza».
Peccato che proprio lo stesso Darwin, duecentocinquant’anni prima profetizzava: «Non ci può essere alcun dubbio che un gruppo con molti individui, sempre pronti a darsi aiuto reciproco e a sacrificarsi per il bene comune, sarebbe vittorioso sugli tutti gli altri gruppi. E questa potrebbe essere la selezione naturale».
Quell’orso impagliato con tanta alpina freddezza resterà sì un simbolo di crudeltà, ma lo sarà dei profeti dell’egoismo dei geni e degli individui che li contengono come macchine, ma non certo della Natura.

 

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