Leggende e Tradizioni

Sulle tracce delle Masche

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28 Gennaio 2012

Le Masche tempestarie creano magicamente la grandine. Xilografia tratta da De lamiis et phytonicis mulieribus di Ulrich Molitor, 1482

Le Masche, figure emblematiche di una delle tradizioni più radicate in Piemonte, nascondono storie antichissime e legami con il mondo celtico, ma anche una porta su altre dimensioni


Il Piemonte è una terra antica, piena di vicende e tradizioni ancora non ben conosciute che affondano le loro radici nel passato dell’umanità. Dai megaliti alle feste, dalle tradizioni agli usi quotidiani, tutto si ricollega ad una storia ufficialmente scomparsa, ma invece ben viva e vitale.
Le Masche sono una delle tradizioni piemontesi più radicate: non c’è paese, non c’è collina, montagna, borgata che non abbia la sua vicenda di Masche. Nei modi di dire piemontesi sono ancora piuttosto comuni frasi come “ho visto le Masche”, “far vedere le Masche”, “ci sono le Masche”.
Magari a Torino le storie di Masche non si sentono più, ma basta uscire dalla grande città per trovarne una quantità impressionante. E il bello è che si incontra ancora chi è in grado di raccontarle perché le ha sentite dai propri genitori o nonni o dai vecchi del paese. Una trasmissione di conoscenze che un po’ si è perduta con la scomparsa delle “vijà”, le veglie nelle stalle, ancora abituali nelle campagne piemontesi per tutti gli anni cinquanta. D’inverno, nelle stalle delle cascine ci si ritrovava per passare la serata, scaldati dal fiato degli animali, si lavorava, si giocava, si suonava, si cantava e, sempre, qualcuno raccontava storie. Storie che i bambini ascoltavano rapiti, i grandi rispettavano e i vecchi trasmettevano, portatori di tradizioni e conoscenze antiche. Le veglie erano riunioni di clan cui partecipavano famiglie, vicini, amici; luoghi di incontri, di amori, di accordi, di semplice stare insieme…

Ma chi sono le Masche?
Le Masche, dunque, le storie più affascinanti e magiche di ogni veglia.
Ma chi sono le Masche? Negli atti ufficiali si trova per la prima volta la parola “Masca” col valore di strega nell’Editto di Rotari del 643 che riporta “strigam, quam dicunt Mascam” (strega, che chiamano Masca).

La parola Masca potrebbe arrivare dall’arabo maskarah (buffone, burattino) oppure dal latino marsicus (i Marsi erano considerati maghi) o infine dall’ispanico Mascara (maschera). Ma in ogni caso il termine fa riferimento a qualcosa che non è come sembra.

Di solito con Masca si fa riferimento ad una figura che è stata assimilata alla strega. Effettivamente lo stereotipo della Masca, nella tradizione piemontese, è quello di una donna di solito vecchia e brutta, magari con qualche difetto fisico nel corpo o nel volto.


La veglia tradizionale nella stalla

E’ una donna che vive da sola in una vecchia casa, in genere un po’ cadente, spesso ai margini del paese, e non è vista di buon occhio dagli abitanti perché è in grado di “fare la fisica”, vale a dire esercitare un qualche tipo di magia. La Masca, infatti, può fare del male alle persone, agli animali, ai raccolti; può rapire bambini, può succhiare il sangue, può far ammalare. Chi è colpito dall’azione di una Masca si dice “ammascato” e l’“ammascamento” deve essere tolto con varie pratiche: dalla bollitura degli abiti all’aggressione di un oggetto appartenente alla persona responsabile dell’ammascamento stesso. La Masca è un po’ inafferrabile: può trasformarsi in animali (gatti, capre, maiali, pecore…) come e quando vuole, ma se si colpisce l’animale la Masca rimane colpita anch’essa. La Masca possiede un simbolo del suo potere: “il libro del comando” oppure il mestolo (casül) o il gomitolo (müscel) o la scopa e, alla fine della sua vita, deve trasmetterlo a qualcun altro, se no non può morire.
Questa è l’immagine ricorrente della Masca, ma non dobbiamo dimenticare che nelle tradizioni piemontesi numerosi sono anche i “masconi” (uomini) che, spesso, erano i preti del paese (ma preti del tutto particolari), anche loro molto versati nel fare la “fisica”.

Le Masche sono sempre buone conoscitrici delle erbe e dei rimedi contro le malattie e quindi sono in grado di curare. Talora sono pure giovani e belle.


Il ballo delle masche

Molti sbrigano le storie di Masche come semplici superstizioni dovute all’ignoranza della gente che ha dato un nome a tutto ciò che non riusciva a spiegare. Può darsi, ma è curioso come qualcosa privo di consistenza reale abbia potuto lasciare tracce così imponenti nel territorio piemontese: a Caselette, sulle pendici del Monte Musinè, c’è il Pian d’le Masche; in Valle di Susa troviamo Pian Balour (dove si svolgeva il ballo delle Masche) come pure a Boves, in provincia di Cuneo. Sempre in Valle di Susa, in borgata Cresto presso Sant’Antonino, si trova la “Pera d’le faje” (pietra delle fate) e a Pianezza il “Bal d’le Masche” (un grande masso erratico); a Costigliole d’Asti c’è Bricco Lù (o Bric d’la Lù), luogo di ritrovo di Masche, così come il Bosco di San Tonco vicino a Piovà Massaia, in provincia di Asti, dove un enigmatico foglio vergato a mano sulla porta della chiesetta dedicata appunto a San Tonco ricorda che “San Tunc”, come altri santi, non si trova in Paradiso… A Bra, su di una collinetta, da sempre ritrovo di Masche, sorge la Zizzola, strana costruzione che ospita una storia di fantasmi musicali. Vicino a Torino c’è il Prato Aviglio, luogo deputato ad incontri soprannaturali; nell’Ossola troviamo, sulle falde del Monte Gridone, il Pian di Strì (in certe zone del Piemonte si parla di “strie” e non di “Masche”). E ancora, tanti luoghi legati a storie di Masche nelle Valli di Lanzo, nel Canavese, nel Biellese, nel Verbano.

Masche e Streghe
E’ inevitabile, a proposito di Masche, parlare anche di streghe: il collegamento è d’obbligo. Il fenomeno, qui in Piemonte come altrove, si è mischiato fortemente con la lotta da parte della Chiesa cattolica contro le eresie e contro la tradizione druidica.


Il rogo della strega

Che altro sono state le streghe se non sciamane in possesso di conoscenze antiche, di una tradizione legata alla cultura celtica, portatrice di conoscenze druidiche tramandate attraverso i secoli da uomini e donne di ogni tempo? La trasformazione di queste donne sciamane, riferimento per le loro comunità, alle quali furono d’aiuto per la cura delle malattie e per la gestione delle comunità stesse, in streghe, esseri pericolosi che esercitano la magia nera e fanno un patto con il demonio, non ci deve stupire: in guerra ogni azione è lecita pur di vincere. E quella contro il druidismo fu una vera e propria guerra durata nei secoli per estirpare una cultura antichissima che viveva in modo armonico il proprio rapporto con la natura.
Nel 1292 viene processata la prima strega piemontese, nel 1320 assistiamo al primo rogo a Cumina (TO), l’ultima viene uccisa nel 1828 in Val Sesia. Una data molto recente e molto al di fuori delle grandi ondate europee e americane contro la stregoneria, un dato drammaticamente curioso che testimonia come le antiche tradizioni di derivazione celtica fossero forti in Piemonte. Una larga documentazione sulle persecuzioni contro le streghe piemontesi ci è arrivata grazie alle relazioni ecclesiastiche che, con l’obiettivo di combatterle, hanno tramandato molte informazioni in merito. Ed è grazie a questi documenti che abbiamo oggi a disposizione il lungo elenco delle vittime di questa terribile guerra combattuta nelle nostre terre.

Il collegamento con il celtismo emerge chiaramente anche in altri aspetti. Per esempio, i momenti di ritrovo delle Masche coincidono perfettamente con le feste celtiche, soprattutto con le celebrazioni dei Solstizi e degli Equinozi. Molte pietre sono collegate a storie di Masche o sono ritrovo di Masche e molte di esse hanno poteri curativi: il druidismo ha costruito i grandi templi di pietre erette e queste pietre esercitano ancora oggi la loro influenza benefica sulla salute di chi prende contatto con esse.

C’è poi un chiaro legame tra le Masche e Madre Terra, Morrigan, la Grande Madre celtica: la Masca è quasi sempre raffigurata come una vecchia e la figura della vecchia si ritrova nei carnevali tradizionali proprio a ricordare l’unione con Madre Terra.


Il “Roc d’le Masche” o Balma di Vonzo – Valli di Lanzo

Altro interessante parallelismo emerge tra le Masche ed un fenomeno studiato soprattutto nell’area friulana: i Beneandanti. Dagli atti dei processi tenuti in Friuli tra la fine del ‘500 e la metà del ‘600 risultano molti casi di indagini condotte nei confronti di uomini e donne che si definivano “Beneandanti”, persone che agivano per il bene di quanti si rivolgevano loro. I Beneandanti potevano curare e, in certi casi, mettere in contatto con i defunti. Soprattutto, però, i Beneandanti si recavano quattro volte l’anno, durante le quattro “tempora” (i tre giorni di digiuno prescritti dalla Chiesa quattro volte l’anno: ancora i Solstizi e gli Equinozi!) a combattere contro gli stregoni in campi deputati a tale scopo: volavano sulle loro scope e combattevano con rami di finocchio gli stregoni che, invece, usavano rami di sorgo. Dall’esito delle battaglie dipendeva l’andamento dei raccolti: dunque, una sorta di milizia del bene che combatteva ai limiti della magia. Curiosamente, le Masche hanno molte caratteristiche in comune con i Beneandanti: escono dal corpo per viaggiare di notte sulle scope, partecipano alle processioni dei morti per acquisire capacità profetiche e visionarie, hanno il potere della guarigione.


Il foglio sulla porta della chiesetta di San Tonco a Piovà Massaia (AT) ricorda che San Tonco, come altri, non si trova in Paradiso

Nella tradizione piemontese le Masche hanno un altro aspetto molto affascinante, che non ha niente a che fare con le streghe: sono una manifestazione di fenomeni, diremmo oggi, paranormali. Infatti a volte agiscono come folletti dispettosi, fanno scherzi, compaiono e scompaiono. I rumori inspiegabili, le presenze, le percezioni extrasensoriali, nei racconti tramandati in Piemonte, sono attribuiti alle Masche. Quando qualcuno dice che ha visto le Masche non parla di streghe d’altri tempi, ma di un qualcosa di strano e inspiegabile che probabilmente lo ha anche spaventato a morte o quanto meno l’ha lasciato sconcertato.
Anche questa angolatura conferma il collegamento con il mondo celtico: nel druidismo infatti si parla di due mondi che costituiscono la dimensione in cui ci troviamo: il Nara e la Matchka. Il Nara è la dimensione del visibile, la Matchka la dimensione dell’invisibile, quella che ospita il mondo dei defunti ma ospita anche esseri che la abitano specificamente. In effetti la parola Masca potrebbe derivare proprio da Matchka.

Masche famose
Moltissime sono le storie di Masche: alcune piuttosto famose, altre nascoste nella memoria di tante persone.
Non si può non ricordare la più conosciuta Masca del Roero, la Masca Micilina, una donna accusata di stregoneria e bruciata sul rogo nel 1544. Micilina, al secolo Micaela Angiolina Damasius, era una donna mal maritata: il marito la picchiava e lei temeva le sue ire. Un giorno, tornando dai campi preoccupata delle sue reazioni, incontrò un elegante signore che le promise che non si sarebbe mai più dovuta preoccupare del coniuge. Micilina a casa lo trovò morto: da qui la fama di Masca, pericolosa e cattiva, fino al processo e al rogo. Ancora oggi a Pocapaglia si possono vedere le Rocche, il luogo dove venne bruciata.


La collina della Zizzola, a Bra, luogo di ritrovo di Masche con la sua stravagante costruzione che racchiude storie di fantasmi musicali

E cosa dire della vicenda della Regina Giovanna? Personaggio storico, Giovanna d’Angiò, provenendo dal Regno di Napoli, si stabilì nei pressi di Boves (CN). Aveva fama di stregoneria e la gente del luogo voleva liberarsene, ritenendola responsabile di siccità e malattie. Lei, per andarsene, chiese che le fosse consegnato un paio di scarpe dai ciabattini del paese, ma nessun paio confezionato, per bellissimo che fosse, le andava bene. Alla fine i ciabattini si misero d’accordo con una serva che cosparse di farina il pavimento ai piedi del letto di Giovanna e così poterono avere le impronte dei piedi della Regina: Giovanna aveva i piedi di gallina! E così i ciabattini poterono farle le scarpe giuste e lei se ne dovette andare.
Molto bella la storia del “ballo delle streghe”. Un giovane gobbo si ritrovò per caso ad assistere ad un ballo di Masche. Queste ballavano e cantavano, ma nella canzone non riuscivano a ricordare il nome di un giorno della settimana. Il giovane alla fine glielo disse e le Masche, invece di fargli del male, lo ringraziarono e per regalo gli tolsero la gobba. Al suo ritorno a casa, il fratello, gobbo pure lui, volle sapere cos’era successo e, saputolo, volle tentare la stessa sorte: il suo intervento al ballo però non fu gradito e le Masche lo rimandarono indietro rifilandogli, oltre alla sua, anche la gobba del fratello!
Curiosa la storia della Balma di Vonzo (Valli di Lanzo).


Il “Ponte del Diavolo” di Lanzo Torinese

Esisteva a Vonzo un grande masso. Un giorno, le fate vollero caricarselo sulle teste per distruggere il ponte di Lanzo costruito da Satana. Il demonio non voleva e le minacciò cercando di fermarle, poi si mise a ridere: si era accorto che le fate non sarebbero mai riuscite a passare tra due cime a causa dell’imponente mole della pietra. Le fate dovettero tornare indietro, ma il masso era pesantissimo e le poverette faticarono non poco a riportarlo a posto… pesava sulle loro teste così tanto che a poco a poco si crearono degli incavi nella pietra là dove poggiava sulle delicate teste delle fate. Gli incavi si possono vedere ancora oggi nel grande masso tornato alla sua sede sull’altipiano di Vonzo.
Non dimentichiamo le storie delle processioni dei morti con le dita che sono come candele accese, le corse delle fate sul Monte Civrari tra Val di Susa e Val di Viù, le streghe tempestarie che nel Canavese, a Cimapiasole, presso la fontana del Robiet, chiamavano la grandine; e ancora le storie dei ponti del diavolo di Lanzo, di Dronero e di Neive.
Ma le storie a cui tengo di più sono quelle che ho sentite dalla voce di conoscenti e amici.
A Revigliasco, in provincia di Asti, tutti conoscono la “gent d’l can bianc” (la gente del cane bianco).


Bal d’le Masche, Pianezza. Cosiddetto masso erratico, recintato in tempi recenti, ma tradizionalmente luogo sacro di ritrovo

Nei pressi di una cascina era facile imbattersi in un grosso cane bianco che ha dato il nome alla zona, alla cascina e alla famiglia che lo vedeva sovente. Chiunque lo incontrasse aveva sempre la stupefacente sorpresa di vederlo scomparire così come era comparso.
Ancora nell’astigiano, sulla strada per Refrancore si incontra in mezzo ai boschi la curva Bocca di Timone, popolata da sempre di strane apparizioni. Sempre a Refrancore un uomo trovò un giorno sulla sua strada un rovo; per poter passare lo tagliò, ma, incredibilmente, il giorno dopo una persona del paese aveva una misteriosa ferita ad un braccio!


La masca. Illustrazione di G. Dorè

A Montechiaro un uomo, tornando a casa di notte, incontrò sul suo cammino due belle giovani pecorelle. Tutto contento se le caricò in spalla e le portò a casa dove le legò dentro la stalla. Quale non fu la sua sorpresa quando, l’indomani mattina, legate alla parete della stalla trovò due graziose giovani donne!
Sempre a Montechiaro un giovane andava quotidianamente in un altro paese a trovare una ragazza di cui era innamorato. Al ritorno si beccava sempre un sacco di botte senza poter capire chi gliele stesse dando. Magari erano solo i parenti della ragazza… ma, in ogni caso, il giovane preferì rinunciare alla sua innamorata!

A Mongardino, in una vecchia casa padronale fuori dal paese, la famiglia si trovava alla prese con la presenza fastidiosa e incomprensibile delle “baboie panatere” (scarafaggi) che abitavano la cucina - e solo quella - invadendola senza ritegno e in grandi quantità. Il padre si rivolse al parroco del paese il quale si recò nella casa e si preparò a compiere una specie di rito: prima però chiese al padrone di casa di pensare ad un luogo dove volesse mandare gli animali indesiderati, purché non fosse a casa di qualcun altro. L’uomo pensò ad un posto giù nella valle sottostante e le “baboie” scomparvero, da quel momento e per sempre, dalla casa. Ancora oggi nella casa non compare una “baboia” a pagarla oro.

In conclusione, che dire ancora sulle Masche? Streghe, sciamane, fenomeni paranormali? Di sicuro le Masche esercitano un grande fascino ancora oggi, tant’è vero che l’industria turistica attinge a piene mani dalla tradizione proponendo festival, serate, passeggiate notturne, spettacoli teatrali e chi più ne ha più ne metta, dedicati in qualche modo alle Masche.
Ma le Masche danzano sfuggenti e misteriose sulle colline del Monferrato e delle Langhe, nelle valli alpine e sui laghi piemontesi, a ricordare che non tutto è come sembra e che il Piemonte conserva un antico e straordinario cuore.