Scienze

La Fusione Fredda: chi la vuole fermare?

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02 Maggio 2011

Le ricerche sulla fusione fredda rivelano una strana cover-up, una sistematica opera di disinformazione e inquietanti giochi di potere che sembrano voler affossare una nuova conquista scientifica che può cambiare i destini dell’umanità.
Che cosa si cela dietro questa sconvolgente scoperta?


Quando nell'ormai lontano 1989 fu dato l'annuncio che era stata realizzata una fusione nucleare in laboratorio, immediatamente nella mente dei più si formarono immagini di paradisi in terra e di un pianeta pacificato dall'abbondanza energetica. Energia infinita, praticamente gratuita, resa possibile da un semplice esperimento di elettrochimica e senza la necessità delle condizioni estreme presenti nei cuori delle stelle. Curiosamente, ciò che nella gran massa delle persone evoca un paradiso rappresenta un incubo per tutti i potenti della terra, di qualunque colore, latitudine od ideologia siano. Ad essere sociologi si potrebbero fare profonde riflessioni su questa singolare differenza di attitudine tra gli uomini, ma meglio limitarsi a dell'ironia leggera, visto il rischio di apparire immediatamente degli ingenui sempliciotti che non comprendono le profonde ragioni economiche che muovono il pianeta.

Certo, poteva essere una semplice bufala, l'ennesimo finto scoop giornalistico privo di fondamento,  ma gli ingredienti della notizia apparvero subito intriganti.

Fleischmann e Pons erano due scienziati noti ed apprezzati e certo non degli sprovveduti. Infatti l'annuncio fu dato senza preavviso con una conferenza stampa e grande clamore. Sembrava quasi che temessero per la loro incolumità ed avessero voluto mettere di fronte al fatto compiuto chi potesse eventualmente costituire un pericolo, ovvero tutti i centri di potere del pianeta in particolare le multinazionali dell'energia.

Le cronache dell'epoca raccontano che il laboratorio nello Utah (USA) venne immediatamente piantonato da agenti dell’FBI. Qualcosa succedeva nelle provette dei due ricercatori. Gli ingredienti della ricetta erano singolarmente semplici, poche migliaia di dollari di attrezzatura, ma i risultati erano clamorosi, almeno a dar fede ai due scienziati.

Come è noto, gli atomi sono composti da un nucleo e da degli elettroni che possiamo immaginare orbitanti intorno al nucleo. Se vogliamo rendere visivamente questa rappresentazione, possiamo immaginare l'atomo come un minuscolo sistema solare in miniatura, dove il sole è il nucleo e i pianeti gli elettroni.


Strumentazione in un laboratorio di fusione fredda

Il nucleo è sostanzialmente costituito da protoni, particelle con carica positiva, e neutroni, particelle neutre. I protoni si respingono con una forza terribile essendo molto vicini tra loro e di carica identica (come i poli uguali di minuscole calamite incredibilmente potenti). I nuclei sono resi stabili da una forza molto più grande di quella elettromagnetica, denominata interazione nucleare forte,  che agisce solo a distanze molto piccole e si riduce praticamente a zero appena al di fuori delle distanze nucleari ed “incolla” protoni e neutroni tra loro.

Gli atomi si differenziano tra loro per il numero di protoni presenti nel nucleo, che è uguale a quello degli elettroni che gli ruotano intorno, cosicché nel suo complesso l'atomo è elettricamente neutro.

Ad esempio l'Idrogeno ha un solo protone e nessun neutrone mentre l'Elio ha due protoni.

Se uniamo due nuclei di Idrogeno realizziamo un atomo di Elio, ovvero si ha una trasmutazione da un elemento ad un altro. Questa trasformazione libera una grande quantità di energia sotto forma di radiazioni e calore in quanto una parte di massa viene trasformata direttamente in energia e questa trasformazione ne sviluppa enormi quantità seguendo la più celebre formula al mondo, la einsteniana E=MC2.

Detta così sembra una cosa facile, purtroppo tra il  dire ed il fare questa volta c'è un oceano di repulsione elettromagnetica. I protoni si respingono con tale forza che per farli arrivare così vicini da entrare nel campo d'azione del collante nucleare costituto dall'interazione nucleare forte devono possedere un'enorme energia cinetica in grado di superare la barriera repulsiva elettromagnetica. Quando si parla di energia cinetica a livello di particelle atomiche si parla in pratica di calore. Il calore nella materia infatti non è che una più o meno grande velocità con cui si agitano le molecole e gli atomi. Per far urtare due nuclei di Idrogeno e realizzare una fusione nucleare occorrono temperature di milioni di gradi centigradi, sono le condizioni presenti nel cuore delle stelle. I soli brillano della luce della fusione nucleare, un'energia grandissima e talmente ubiquitaria da apparire inesauribile se considerata in scala umana.

Dunque si comincia a comprendere la portata della scoperta annunciata da Fleischmann e Pons. Questi ricercatori asserivano di realizzare una fusione nucleare in provetta senza le temperature estreme della fusione calda e con liberazione di un surplus di energia.

Mettiamo dell'ossido di  deuterio (l'acqua pesante, costituita da un isotopo dell'Idrogeno che ha nel suo nucleo un protone ed un neutrone, ovvero il deuterio) a contatto con un elettrodo di Palladio. Il Palladio è un metallo in grado di assorbire nella sua struttura cristallina enormi quantità di Idrogeno,  che in pratica entra tra gli atomi del metallo come l'acqua entra nei vacuoli di una spugna. A questo punto diamo corrente, ed in presenza di un elettrolita idoneo sciolto nell'acqua pesante avviene l'elettrolisi dell'acqua pesante che libera del deuterio atomico, che a sua volta viene immediatamente assorbito nella struttura molecolare del Palladio.

I due scienziati stavano studiando la capacità dei metalli di diventare spugne di Idrogeno e si sono imbattuti nella liberazione di energia inspiegabile, e non solo di energia. Quando hanno cominciato a sospettare che l'energia liberata non fosse semplicemente dovuta a qualche esotica reazione chimica ma ad una fusione nucleare hanno cercato prove a sostegno di questa ipotesi.


I ricercatori Fleichman e Pons, scopritori nel 1989 della fusione fredda

Quando due atomi di deuterio si fondono per creare un atomo di Elio, nella somma dei nuclei c'è un disavanzo di particelle, infatti ci sono due neutroni in eccesso che devono finire da qualche parte. Fleischmann e Pons effettuarono delle misure e rilevarono l'emissione di neutroni ad alta energia (da reazione nucleare) e la formazione di 3He (“ Elio 3” ovvero un isotopo dell'Elio con due protoni ed un neutrone). Il gioco era fatto, se si rileva un raro isotopo dell'Elio e l'emissione di neutroni non può esserci che una spiegazione: avviene una fusione nucleare. Ed ecco che i nostri eroi fanno scoppiare la bomba mediatica a livello mondiale.

Naturalmente il tutto doveva restare un sogno irrealizzabile (“doveva” è l'unico verbo che possiamo usare con il senno di poi). Dopo l'annuncio della scoperta, immediatamente si attivano moltissimi laboratori di ricerca, alcuni sembrano sinceramente intenzionati a verificare quanto scoperto, altri sono solo interessati a distruggere ed affossare la ricerca ricorrendo se necessario alla menzogna e  alla mistificazione.

Gli onesti ricercatori si scontrano con un problema: l'esperimento classico di Fleischmann e Pons non ha una ripetibilità assoluta, anzi è difficilmente replicabile. Ci sono delle condizioni che lo rendono instabile per cui succede che delle celle elettrolitiche non funzionano mai, altre inspiegabilmente si attivano dopo settimane di inattività. A peggiorare la situazione non esiste un modello teorico che possa spiegare la fusione fredda e questo costituisce per una grande maggioranza di fisici teorici un grande problema. Il ragionamento è semplice anche se agli umili mortali può apparire stupido. Se  una cosa non può accadere non accade, e quindi è tutta una bufala. Si potrebbe obiettare che non è detto che possa accadere solo quanto previsto dai paradigmi conosciuti della fisica teorica, altrimenti non ci sarebbero più nuove scoperte, ma dire questo è un'eresia accolta con un sorrisetto di scherno dagli addetti ai lavori e quindi si ricade nella categoria degli ingenui sempliciotti e fine della discussione.

E' difficile rendersi conto di quanto questo atteggiamento fideistico e conservatore sia diffuso.

Ad esempio, capita di imbattersi in affermazioni del genere: tutto quanto è scoperto dall'uomo avviene a seguito di un'osservazione di fenomeni naturali, e visto che in natura non esiste una fusione a temperatura ambiente, si può dedurre che la fusione fredda non esiste (!). Evidentemente secondo questi ricercatori le provette di Fleischmann e Pons non sono annoverabili tra i fenomeni esistenti in natura.

Molti addetti ai lavori del campo del nucleare ignorano completamente lo stato delle ricerche sulla fusione fredda e pensano che se è ignorata dai guru della fisica nucleare come ad esempio Carlo Rubbia, allora il fenomeno non esiste. E' paradossale che invece proprio Carlo Rubbia abbia dato il via ad un'importante ricerca dell'ENEA che ha avuto pieno successo e lui stesso ha aiutato a redigere il famoso Rapporto 41 del gruppo De Ninno sulla fusione fredda.


Gli scienziati Andrea Rossi e Sergio Focardi, i ricercatori che hanno messo a punto la fusione fredda a Bologna

Questo atteggiamento mentale non si è venuto a creare da solo. Infatti, se diversi laboratori di ricerca hanno cercato sinceramente di ripetere gli esperimenti sulla fusione fredda, altri si sono comportati in modo molto meno onesto ed aperto. Molti pseudo-scienziati infatti si sono attivati al solo scopo di denigrare, distruggere o perlomeno rallentare a dismisura i progressi della ricerca sulla fusione fredda. Questi detrattori hanno avuto successo, almeno finora, tanto che a distanza di più di vent'anni la fusione fredda viene accolta dalle riviste scientifiche ufficiali come una frode. Gli articoli dei ricercatori non vengono pubblicati. I ricercatori stessi che abbracciano in modo molto idealistico questo campo di ricerca lo fanno a scapito delle proprie possibilità di carriera e vengono messi di fronte ad un attacco personale feroce.

Tutto questo è avvenuto a seguito di dichiarazioni ufficiali fatte poco tempo dopo l'annuncio di Fleischmann e Pons dai ricercatori del MIT di Boston che decretarono ufficialmente che la fusione fredda non esisteva. Anzi, anche peggio: la commissione di indagine richiesta dall'allora presidente degli Stati Uniti George Bush (padre: siamo nel 1991) presieduta dal rettore del MIT di Boston John Deutch decretò che la fusione fredda era una frode.

Un ricercatore del MIT stesso, Eugene Mallove, analizzando gli appunti di laboratorio dell'esperimento di ricerca effettuato al MIT  scoprì invece che la frode era stata effettuata proprio dal MIT, perché negli esperimenti si era in effetti sviluppato del calore in eccesso non spiegabile. Mallove lasciò indignato il MIT e si diede alla ricerca nel campo della fusione fredda.

Nel 2004,  poco dopo aver scritto una commovente “Lettera aperta al Mondo” dove sosteneva che le ricerche sulla fusione fredda conducono a “...fonti energetiche in grado di capovolgere il mondo dalla testa ai piedi, e di segnare l’alba di un nuovo giorno glorioso per la nostra civiltà”, Mallove fu assassinato in casa propria durante quello che sembrò un tentativo di furto. I colpevoli non furono mai identificati anche se furono effettuati vari arresti nell'arco degli anni.

Si, siamo entrati in una storia dai contorni foschi dei film gialli, solo che è tutto vero.

Distrutta con la frode la credibilità degli scienziati si è compiuto il primo passo per affossarne le ricerche. Ma le ricerche stesse non si sono mai fermate anzi sono andate avanti in modo incessante con sempre maggiori conferme sperimentali.

L'Italia, così come il Giappone, è stata in prima linea in questo campo di ricerca.

Il fisico Giuliano Preparata ha elaborato una teoria che è in grado di spiegare come la fusione fredda possa avvenire, basandosi sulle sue teorie quantistiche della QED, la Elettrodinamica Quantistica. Lo stesso Pons ha salutato entusiasta questa nuova teoria e Fleischmann ha collaborato direttamente con Preparata e il suo collaboratore Emilio Del Giudice, uscendo dall'isolamento auto-imposto nella sua casa in Inghilterra.

Le ricerche proseguono per molti anni. Lo stesso Preparata dà una spiegazione della non regolare riproducibilità degli esperimenti e nel 1998 compila un protocollo di  caricamento degli elettrodi di Palladio per raggiungere la concentrazione minima di Idrogeno al di sotto della quale non si ha la fusione fredda. Questo protocollo consente l'iper-caricamento degli elettrodi e quindi una buona ripetibilità degli esperimenti. Tanto buona che ad uno speciale RAI NEWS 24 il Dott. Violante, responsabile del secondo progetto di ricerca dell'ENEA sulla fusione fredda, ha affermato di avere una riproducibilità del 50% che è notevole per un fenomeno che ufficialmente non esiste, anzi è una truffa.

Nel 1999 il premio Nobel Carlo Rubbia è a capo dell'ENEA, l'ente nazionale italiano per l'energia. Deciso a chiarire il quadro della fusione fredda, che è ancora ambiguo, commissiona uno studio ad un gruppo di ricercatori italiani a Frascati, tra cui Del Giudice, collaboratore di Preparata, che nel frattempo è morto, e Antonella De Ninno. Dopo un paio di anni il gruppo redige il “Rapporto 41” nel quale viene esplicitamente dichiarato che si sono trovate le prove dell'avvenuta fusione fredda, in particolare sviluppo di calore e la presenza di 4He “Elio 4” un rarissimo isotopo dell'Elio che non può che essere generato da fusione nucleare.  Il rapporto è presente in internet in formato pdf nella sua versione integrale. Come si è accennato, Carlo Rubbia partecipa alla stesura del rapporto e in particolare cura il grafico che mette in relazione lo sviluppo di calore in eccesso con la formazione di 4He (Elio 4).


La luminosità sviluppata nelle provette durante gli esperimenti. Tale fenomeno è attribuito alla formazione di plasma dovuto alla fusione fredda

Per tutta risposta a questo clamoroso successo la Dott.sa De Ninno non si vede riconfermati i finanziamenti e la ricerca viene abbandonata. Carlo Rubbia dopo l'entusiasmo iniziale si richiude in un inspiegabile silenzio ed abbandona l'ENEA.

La ricerca viene dimenticata e rimane quasi sconosciuta tra gli stessi addetti dell'ENEA. La situazione è paradossale. Il rifiuto dell'ENEA a proseguire in questo campo di ricerca è tale che quando Salvatore Della Corte, del Ministero dello Sviluppo Economico, scopre per caso il Rapporto 41 e si informa per riattivare la ricerca, i vertici dell'ENEA cercano in un primo tempo di indirizzare i fondi verso altre ricerche. Solo alla precisa richiesta del Ministero di dedicare i fondi alla fusione fredda si decide infine di avviare un nuovo progetto di studio ma viene affidato a Vittorio Violante anziché alla Dott.ssa De Ninno.

A seguito dei lavori del gruppo di De Ninno si riattiva l'interesse sia in Italia che all'estero. I francesi dell'agenzia dell'energia nucleare vengono in visita al laboratorio di Frascati e raccolgono informazioni dirette dal gruppo di ricercatori. Non che questo porti ad una collaborazione, semplicemente prendono dati ed avviano vicino a Parigi un loro laboratorio di ricerca.

Anche l'ENEL riconsidera la possibilità di avviare una ricerca sui possibili sviluppi energetici della fusione fredda ma alla fine non se ne fa nulla. Nel rapporto viene detto espressamente che in questo campo è necessario considerare anche “gli aspetti di immagine” relativi all'argomento. In pratica,  chi si avvicina alla fusione fredda viene emarginato e fa immediatamente la figura dell'idiota: meglio lasciar perdere, ed infatti lasciano perdere.

Ma la fusione fredda ha un suo proprio modo di rispuntare dove meno te l'aspetti.

Fin dal primo annuncio infatti, da più parti si sono moltiplicati i rapporti su fenomeni analoghi ma non identici a quelli che sono osservati con la classica provetta a base di Palladio ed acqua pesante.

Tra le svariate tecniche di fusione fredda che sono state studiate negli ultimi vent'anni ve ne sono alcune che sono diventate improvvisamente importanti. E stiamo parlando di avvenimenti di assoluta attualità.


Il diagramma Calore-Elio del Rapporto 41
redatto da Carlo Rubbia

Fin dagli anni '90 l'utilizzo di Nichel ed acqua normale (non acqua pesante) ha dato esito a risultati   interessanti. Ad esempio nei primi anni '90 è stata brevettata la “Cella di Patterson”. Un congegno che veniva prodotto a scatola chiusa e venduto solo a laboratori di ricerca a scopo didattico: siamo negli USA. All'interno: un catodo costituito da lamelle di Nichel e Palladio alternati,  un anodo di Titanio (il tutto immerso in acqua normale) ed un elettrolita. Se si applica la potenza molto bassa di 1-1,5 W si ottiene la produzione di energia termica anche di 1300 W. Se si analizza la cella dopo qualche tempo di funzionamento si trovano tracce di elementi chimici di varia natura, il Nichel si trasforma in Ferro, Argento, Rame, Magnesio e Cromo.

In giro per il mondo sono molte le varianti che vengono adottate e studiate, ho citato la Cella di Patterson solo per parlare del Nichel che è l'ingrediente fondamentale dei più recenti (ed impressionanti) sviluppi dell'argomento.

Siamo di nuovo in Italia. Il 14 gennaio 2011 Andrea Rossi, ricercatore ed imprenditore, e Sergio Focardi, fisico sperimentale dell'Università di Bologna, convocano una cinquantina di esperti e professori universitari italiani e stranieri per un esperimento che potrebbe essere fondamentale nei lavori sulla fusione fredda.

Durante la loro dimostrazione utilizzano 350 w per produrre 12 KW sotto forma di energia termica per la durata del test di circa mezz'ora. Le precise misurazioni sono fatte da esperti in calorimetria.

Durante l'esperimento si registrano “sbuffi” di raggi gamma a riprova di eventi di fusione nucleare.

Gli accademici presenti hanno protestato per il fatto che Rossi non ha consentito un'analisi ravvicinata del reattore. Il ricercatore si è giustificato spiegando che un'analisi ravvicinata avrebbe svelato la struttura interna dell'apparecchiatura attualmente in fase di brevetto.

L'alta resa energetica è possibile grazie a un “ingrediente segreto” immesso da Rossi nel reattore. Un catalizzatore energetico che moltiplica enormemente il rendimento del reattore. Un'analisi ravvicinata dello spettro di emissione di raggi gamma avrebbe svelato certamente la natura di questo ingrediente segreto, per cui Rossi non ha permesso di fare rilevamenti ravvicinati durante l'esperimento. A quanto pare questo catalizzatore facilita la formazione di Idrogeno radicalico monoatomico separando le molecole del gas usualmente composte da due atomi.


Eugene Mallove, il ricercatore che ha dimostrato la frode del MIT, assassinato in circostanze mai chiarite

L'annuncio dell'avvenimento non ha avuto praticamente eco sui grandi mezzi mediatici e presso le TV, se ne trova traccia unicamente sul web ed ancora con opera di disinformazione che lascia stupiti. Il Resto del Carlino on-line ad esempio asserisce che la fusione fredda è una “chimera” che “non convince le riviste più accreditate del settore”. Non si capisce di quale settore parli perché la fusione fredda è stata bandita da qualsiasi rivista scientifica ufficiale dal lontano 1990 con una dichiarazione formale della rivista Nature, e da allora le riviste cosiddette ufficiali non pubblicano alcun articolo su questo argomento. Il Resto del Carlino continua dicendo che la fusione fredda “...non è mai stata dimostrata”, “benché più volte scienziati di tutto il mondo ne abbiano dato annuncio, regolarmente smentito da tentativi successivi”. Mi piacerebbe registrare un commento della Dott.ssa De Ninno su questa affermazione. Cito questo giornale ma potrei citarne molti altri. Mi domando se questi giornalisti siano al corrente di quanto scrivono o se invece molto probabilmente non ripetano degli slogan beceri senza minimamente curarsi di informarsi. Ad onor del vero molti giornali on-line si limitano ad un annuncio senza particolari commenti denigratori ma la risultante generale è sempre quella di avere delle informazioni parziali che conducono poi ad un messaggio semantico ben chiaro: “Vi diamo l'informazione ma attenzione perché si tratta di un campo minato, molto probabilmente se non certamente una bufala.”

Rossi non potendo pubblicare le sue ricerche ha fondato una sua rivista on-line, Journal of Nuclear Physics.

Analizzando ciò che avviene nel reattore i due ricercatori trovano la formazione di Rame, probabilmente per trasmutazione del Nichel. Non vengono proposti modelli teorici che spieghino ciò che succede, semplicemente ci si limita ad esperimenti che però hanno delle caratteristiche impressionanti.

Alta produzione di energia termica. 12 KW prodotti dal consumo di 0,1 gr. di idrogeno sono un risultato molto interessante e sicuramente sfruttabile dal punto di vista energetico. In proposito Andrea Rossi ha rivelato che in sede di dimostrazione pubblica non hanno voluto “tirare” la resa del reattore che potrebbe essere molto più efficace; l'amplificazione della potenza in ingresso può arrivare fino a 200 volte, ovvero per 100 W immessi ne escono 20.000 sotto forma di energia termica.

Produzione di raggi gamma, facilmente schermabili con una corazza di piombo e quindi prospettiva di sfruttamento domestico ed industriale forse a breve termine.

Produzione di Rame e quindi trasmutazione di elementi a bassa temperatura ovvero fusione nucleare fredda.


Il reattore di Rossi e Focardi con cui hanno realizzato la dimostrazione del 14 gennaio 2011

I ricercatori hanno asserito di non cercare fondi perché già in contatto con organizzazioni internazionali. Nell'intervista radio diffusa in rete e reperibile anche su You Tube, Focardi spiega che ci sono contatti con il governo greco. L'intermediario è il Prof. Christos Stremmenos, che vive a Bologna da decenni, professore greco in pensione dell'Università e collega di Focardi con il quale ha avviato studi sulla fusione fredda con l'utilizzo di Nichel al posto del Palladio. Se la prende con la cosiddetta scienza ufficiale per il suo atteggiamento di rifiuto pregiudiziale verso la fusione fredda ed asserisce che “sarà il mercato a sconfiggere gli scettici, anche se non è una scoperta che deve servire i capitalisti ma l’uomo”. Stremmenos ci dà appuntamento ad ottobre in Grecia, per l'inaugurazione della prima centrale a fusione fredda. Il giornale economico greco Express asserisce che sono stanziati 200 milioni di euro per realizzare la centrale basata sugli studi di Focardi-Rossi. Insomma il gioco si fa duro.

Ci sono molti report disponibili sul web, compresi svariati filmati con interviste a Rossi e Focardi che parlano degli esperimenti e dei test effettuati.

Ancora una volta tutto appare molto concreto e reale e avviene nel quasi totale disinteresse degli organi ufficiali di informazione. Certo trattandosi di un campo di così grande importanza come la concreta prospettiva di produrre enormi quantità di energia in modo praticamente gratuito non è possibile che si tratti di semplice disinteresse. Non possiamo che parlare di disinformazione, cortina del silenzio, cover up, scegliete voi il termine che preferite.

Ecco che ci risiamo, di nuovo si sognano paradisi in terra ed un pianeta pacificato dall'abbondanza energetica. Evidentemente non bastano una ventina di anni di lotte tra ricercatori ed establishment scientifico “ufficiale” a spegnere gli entusiasmi idealistici alimentati dalle straordinarie prospettive evocate dalla fusione fredda.

Questo significa anche che molto probabilmente gli incubi dei potenti diventano più forti.

Chissà, forse i ricercatori impegnati nella cold fusion dovrebbero cominciare a preoccuparsi.


 

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