Scienze

La prima foto di un buco nero: così la tecnologia ha dato ragione a Einstein

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29 Aprile 2019
La foto del buco nero Messier 87, al centro della galassia Virgo A (o M87), distante circa 55 milioni di anni luce (Immagine Ansa).
La foto del buco nero Messier 87, al centro della galassia Virgo A (o M87), distante circa 55 milioni di anni luce (Immagine Ansa)

Uno dei momenti più importanti della storia dopo le scoperte del bosone di Higgs e delle onde gravitazionali. Ma tanti sono gli enigmi ancora da sciogliere


La prima fotografia di un buco nero apre una nuova finestra nella conoscenza dell’universo. L’esistenza dei mostri più intriganti del cielo era stata ipotizzata da Albert Einstein e ad essa avevano dato importanti contributi personaggi come Robert Oppenheimer che aveva diretto i lavori della prima bomba atomica. Ma solo lo sviluppo della tecnologia degli ultimi anni ha permesso di conquistare l’ambitissimo risultato.

L’idea chiave materializzata nel progetto internazionale Eht è stata la creazione di una rete di otto stazioni intorno al mondo collegate fra loro così da simulare un radiotelescopio virtuale grande come la Terra e quindi con una sensibilità mai raggiunta prima. Importante è il ruolo dell’Europa nella grande impresa che investendo 14 milioni di euro ha permesso ai nostri scienziati di essere tra i protagonisti del grande risultato. E tra questi ci sono cinque italiani dell’Inaf e dell’Infn.

La presentazione della foto del buco nero fatta dai ricercatori che hanno partecipato alla sua realizzazione (Immagine EPA)
La presentazione della foto del buco nero fatta dai ricercatori che hanno partecipato alla sua realizzazione (Immagine EPA)

La prima fotografia del buco nero che mostra la grande ombra dove si nasconde, è solo il primo passo della nuova ricerca che ora si avvia sui mostri del cielo. Tanti sono gli enigmi ancora da sciogliere e tra i più importanti c’è il perché contemporaneamente riescano a inghiottire la materia circostante e a lanciarne altra nello spazio. Dopo il buco nero nella galassia M87 arriverà presto il primo piano del buco nero nascosto nel cuore della nostra galassia Via Lattea ai cui confini noi abitiamo e che ci riguarda quindi più direttamente. Per l’astrofisica, grazie all’unione della fisica e dell’astronomia, viviamo uno dei momenti più importanti della storia con le scoperte del bosone di Higgs, delle onde gravitazionali e ora dell’immagine del buco nero. E in tutte, gli scienziati europei e italiani hanno dato contributi di primo piano.


(Dal Corriere della Sera del 10 aprile 2019 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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