Scienze

Fusione Fredda: ancora un successo

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19 Novembre 2011

Andrea Rossi all’interno del reattore E-Cat.

Il generatore da 1MW di Andrea Rossi è stato prodotto, collaudato e consegnato. La Fusione Fredda entra nella fase della produzione industriale. Un passo avanti di incredibile portata


Incredibilmente, quasi con i ritmi ed il susseguirsi di eventi e colpi di scena da romanzo di fantascienza, la storia della Fusione Fredda continua nel più entusiasmante dei modi.

E' da Bologna che giungono le ultime notizie sullo sviluppo della fusione fredda, ma andiamo con ordine.

Fin dal 1989, anno in cui Fleischmann e Pons hanno dato al mondo l'annuncio della scoperta del fenomeno denominato “fusione fredda”, si sono succedute ricerche e smentite su ciò che accade nelle provette dei ricercatori di tutto il mondo. Coloro che si sono impegnati in queste ricerche hanno da molti anni raggiunto la certezza della realtà del fenomeno, ma contemporaneamente sono stati fatti oggetto di isolamento ed attacco personale da parte della comunità scientifica e non solo.

La storia della fusione fredda è costellata di episodi misteriosi, come ad esempio la morte di Eugène Mallove, uno dei ricercatori di punta in America, assassinato di fronte a casa sua senza alcun motivo apparente da uno sconosciuto mai catturato. Si riportano episodi di esplosioni in vari laboratori, a cominciare da quella raccontata dallo stesso Martin Fleischman, a testimoniare che le energie sviluppate possono essere notevoli e dunque interessanti.

Nel corso del tempo si sono moltiplicate le linee di ricerca e si sono fatti passi avanti che divengono delle autentiche pietre miliari nella storia della fusione fredda.

Negli anni '90 Giuliano Preparata mette a punto un protocollo di iper-caricamento degli elettrodi di Palladio che rendono il fenomeno quasi totalmente ripetibile.

Nel 2002 il gruppo dell'Enea capitanato dalla dottoressa Antonella De Ninno redige, dopo tre anni di ricerca, il Rapporto 41. In questo documento vengono sintetizzate le prove dell'avvenuta fusione fredda. Ad esempio si dimostra la presenza di He4 (Elio “quattro”, isotopo pesante dell'Elio rarissimo in natura) e la concomitante produzione di un eccesso di calore. Carlo Rubbia, allora Direttore dell'ENEA, partecipa alla stesura del Rapporto 41 per defilarsi subito dopo. Non rilascerà più alcuna dichiarazione in proposito.


L’ing. Andrea Rossi di fronte alla centrale a fusione fredda da 1 MW collaudata il 28 ottobre a Bologna

Proprio a Carlo Rubbia si attribuisce una delle affermazioni che diviene un cavallo di battaglia degli skeptics. Pare che lo scienziato abbia detto più o meno testualmente: “Se la fusione fredda avviene, dove finiscono i neutroni?” Rubbia si riferisce all'incostante rilevamento di neutroni ad alta energia durante i fenomeni di fusione fredda, rilevamento che invece è atteso dalla teoria. Naturalmente non si capisce quale teoria, visto che secondo la fisica nucleare classica la fusione fredda non può esistere. Ad ogni modo, come spesso accade, i cavalli di battaglia degli skeptics sono solo degli slogan privi di valore e basati sull'ignoranza. Se non bastasse il lavoro di De Ninno, solo per citarne uno, che dire delle ripetute dichiarazioni della Marina Militare americana? A partire dal 2004 infatti la US Navy ha lavorato alla fusione fredda con successo, dichiarando che “il fenomeno è reale, eccome!”.

Proprio con riferimento al “Problema dei Neutroni”, nel 2009 il chimico Pamela Mosier-Boss e colleghi hanno dato l'ennesimo annuncio della realtà della fusione fredda al meeting dell'American Chemical Society. La dottoressa ha annunciato che, per quanto ne sapevano, avevano dato la prima prova di produzione di neutroni ad alta energia durante una LENR ovvero una Low Energy Nuclear Reaction che è il nuovo modo con cui si denominano le varie fusioni fredde.

A fronte di questo annuncio possiamo suggerire agli sketpics di smettere di citare a sproposito il problema dei neutroni? Quando Rubbia ha fatto quella battuta (se mai l'ha fatta) erano altri tempi, adesso probabilmente se ne guarderebbe bene.

Ma gli attacchi furiosi perpetrati contro i ricercatori della fusione fredda e l'incomprensibile ostilità verso queste ricerche hanno fatto nascere dei sospetti tra gli addetti ai lavori. Perché tanta avversione fino a cercare di distruggere a livello personale carriere e scienziati?

Alcune delle possibili risposte sono veramente scottanti.

Naturalmente la prima ed ovvia motivazione è la rivoluzione economico-politico-sociale che comporta la scoperta di una nuova fonte di energia a basso costo, pulita ed ubiquitaria. I petrolieri non ne sarebbero contenti, per usare un eufemismo.


La Dott.ssa Antonella De Ninno, capo del progetto ENEA sulla fusione fredda che ha prodotto il Rapporto 41

Ci sono però altre possibili motivazioni, forse ancora più sconvolgenti. In internet si trova un'intervista ad Emilio Del Giudice (Vedi “Il Segreto delle Tre Pallottole”). In questa intervista, Del Giudice, collaboratore storico del fisico Giuliano Preparata e studioso della fusione fredda fin dagli inizi, dichiara che una delle principali motivazioni del tentativo di affossare le ricerche sulla fusione fredda è il suo impiego militare. Secondo Del Giudice non si tratta di teoria ma di pratica già avanzata. Pare che già nella Guerra del Golfo si sia fatto uso di proiettili di Uranio arricchito che venivano sparati contro obiettivi quali carri armati e che erano in realtà vere e proprie bombe nucleari a fissione. In questo caso la fissione veniva innescata dall'iper-caricamento dell'Uranio arricchito con Idrogeno. L'Uranio infatti si comporta come il Palladio, ovvero è in grado di assorbire grandi quantità di Idrogeno nella sua matrice cristallina. Questi proiettili di Uranio arricchito ed iper-carico di Idrogeno, una volta sparati contro l'obiettivo al momento dell'impatto, innescano la fusione fredda che causando l'innalzamento della temperatura dell'Uranio ne provoca la fissione e quindi una mini-esplosione nucleare. A riprova di questa teoria sono state trovate delle fotografie di pareti di edifici sulle quali sono rimaste impresse nella pietra le sagome di persone che sono state vaporizzate al momento dell'esplosione. Si conoscono solo altri due casi al mondo in cui si è verificato lo stesso fenomeno, Hiroshima e Nagasaki. Ad ulteriore riprova di questa teoria è stato ritrovato in Israele un proiettile inesploso che non era fatto di Uranio impoverito, come asserivano gli americani, ma di Uranio arricchito. La cosa non ha nessun senso da un punto di vista militare o economico. Se si considera che l'Uranio arricchito viene prodotto in modo artificiale nelle centrali nucleari con costi enormi, sarebbe come se all'improvviso si trovassero delle armi che invece di pallottole di Piombo avessero delle pallottole d'Oro. Come suonerebbe la motivazione secondo cui si userebbero perché essendo l'Oro più pesante del Piombo funzionano meglio? Naturalmente come un'idiozia.

Insomma con la fusione fredda si potrebbero fare delle bombe nucleari trasportabili, economiche, piccole quanto si vuole perché si supera il problema della massa critica. E' per questo motivo che con una certa amarezza Del Giudice chiuse dicendo che la fusione fredda è veramente l'energia del futuro, nel senso che non avrà mai un presente.

Ma quando sembrava che tutto fosse destinato al segreto militare ed all'oblio ecco che spunta fuori l'ingegner Andrea Rossi che molto elegantemente mette a punto un generatore di calore basato sulla fusione fredda. E l'entusiasmo vola alto nuovamente in tutto il mondo.

Fin dai primi anni '90 una delle linee di ricerca sulla fusione fredda che appariva più interessante era quella studiata all'Università di Bologna dai fisici Piantelli e Focardi. Questi ricercatori facevano uso di Idrogeno direttamente “soffiato” su Nichel ad alta temperatura. In questa condizione registravano un eccesso di calore non attribuibile a reazioni chimiche. Insomma sembrava avvenire un fenomeno inspiegabile che faceva sì che l'Idrogeno raggiungesse il nucleo del Nichel e qui si realizzasse la fusione dei due nuclei atomici con la generazione di Rame ed energia.

La cosa non sarebbe possibile in base alle leggi conosciute per il semplice fatto che esiste la cosiddetta “Barriera Coulombiana”. Immaginate di avere due calamite potentissime e di cercare di portarle a contatto ma dal lato in cui i due poli si respingono. Questa repulsione diviene enormemente più forte in relazione alla carica magnetica (o elettrica) e al quadrato della distanza.


L'interno del reattore da 1MW collaudato il 28 ottobre scorso a Bologna

Ora, i nuclei si respingono in quanto sono ambedue di carica elettrica positiva. Questa repulsione diventa enorme quando le distanze sono così piccole come quelle che ci sono a livello nucleare. Ecco che la barriera repulsiva appare insuperabile, a meno di avere un'agitazione delle particelle violentissima, cosa che accade a temperature di milioni di gradi.

Però i nostri fisici sperimentali bolognesi, sull'onda dell'entusiasmo dei primi anni '90, hanno ripetuto e ricreato il fenomeno molte volte e dunque hanno concluso che non sapevano come, ma il fenomeno avveniva.

Il vantaggio di questa linea di ricerca è legato al fatto che la fusione avviene senza emissione di neutroni, in modo pulito, con la semplice produzione di raggi gamma facilmente schermabili.

Il tutto è però rimasto fermo per anni perché le energie prodotte, nel campo dei mW (millesimi di Watt) non suggerivano alcun interesse economico.

A questo punto arriva Andrea Rossi. Questo imprenditore ed ingegnere italiano che lavora negli Stati Uniti, ha messo a punto quello che lui stesso ha battezzato Energy Catalyzer, ovvero un reattore che facendo uso di un misterioso catalizzatore di energia produce calore, e ne produce in quantità industriale nel senso più letterale possibile. Infatti con il suo E-Cat (da taluni ribattezzato E-Tiger con un gioco di parole) non produce mW (milliWatt) ma KW (ChiloWatt ovvero migliaia di Watt) o MW (MegaWatt =Milioni di Watt). Insomma sembra essere esplosa l'era dell'energia a basso costo basata sulla fusione fredda.

La vicenda è balzata prepotentemente agli onori della cronaca nel gennaio 2011 (nel web, ma pressoché totalmente ignorata dai media televisivi e dalle testate giornalistiche). L'ing. Rossi dà pubblica dimostrazione del funzionamento di un esemplare dell'E-Cat. Produce alcuni KW per qualche tempo di fronte ad alcuni scienziati delle Università di Bologna e di Uppsala in Svezia, nonché altri spettatori ammessi su invito. Il test ha successo.


Lo schema generale dei moduli E-Cat generatori di energia a fusione fredda.

Subito parte il solito balletto fatto di credenti da un lato e skeptics dall'altro quasi stessimo assistendo alla nascita di una nuova religione invece che ad un evento scientifico che potrebbe letteralmente cambiare il mondo.

Tra gli skeptics spicca la figura di un americano, che scrive su un suo blog dedicato alle Energie verdi ed alternative. Le sue critiche ed attacchi diventano ben presto violenti e personali, tanto da arrivare ad accusare di vera e propria truffa sia Rossi che gli scienziati che lo appoggiano, nonché i giornalisti che assistono alle sue dimostrazioni perché “non possono non vedere la truffa dietro ciò a cui assistono”.

Rossi si riferisce al suo detrattore chiamandolo il “puppet Snake”. Ovvero il serpente burattino. Sul blog di Rossi si respira un'atmosfera da guerra in prima linea. Rossi stesso dice che non è pericoloso il burattino che parla soltanto ed a sproposito, ma piuttosto preoccupano i burattinai di cui è al soldo. Infatti dice testualmente che gli “shooting” (sparatoria, caccia) del burattino sono inoffensivi, “Speriamo solo che i burattinai non passino a ben altre forme di shooting” (Dal blog di Rossi “The Journal of Nuclear Physics”).

Ma cosa è successo in pratica? Molte cose. Dopo la prima dimostrazione pubblica del gennaio 2011, Rossi ha ricevuto un ordine per un primo generatore da un MegaWatt da un cliente che vuole rimanere anonimo. Rossi stesso dice che il cliente appartiene a quel tipo di clienti che preferiscono mantenere il segreto e a seguito di queste dichiarazioni molti ritengono che il cliente finale sia una qualche agenzia militare, forse lo stesso Pentagono.

In primavera e poi nell’estate 2011 si registra un improvviso innalzarsi dell'interesse della Nasa per le LENR (Low Energy Nuclear Reaction). David Bushnell, direttore del reparto di ricerche avanzate della Nasa afferma che ormai le basi delle LENR sono piuttosto conosciute, testualmente: “siamo ben oltre il livello del non sappiamo cosa succede”. In pratica ecco che ci sembra di vivere un deja-vu, da una parte scienziati ed esperti che sostengono che la fusione fredda è una realtà e dall'altra skeptics che invece affermano, senza alcuna base e sull'onda dei loro stessi slogan, che non è vero niente. Viene da pensare che abbia ragione Andrea Rossi nel dire che sono pagati da ignoti burattinai. Bushnell sostiene che in base a quanto è noto alla Nasa il lavoro di Rossi non sorprende e che al contrario hanno effettuato delle analisi per cui l'E-Cat sarebbe più performante di un reattore a fissione nucleare convenzionale nella messa in orbita di satelliti. Da canto suo, Rossi asserisce che la conoscenza degli esperti della Nasa sui principi di funzionamento dell'E-cat lo ha stupito. Secondo lui alla Nasa hanno scoperto in modo autonomo vari principi di funzionamento del suo apparato.

Rossi si incontra in luglio con esperti della Nasa e si stabiliscono linee di ricerca, forse una futura collaborazione. Nel frattempo Rossi prende le distanze dai finanziatori greci della Defkalion e produce in proprio il primo reattore da 1 MegaWatt per il cliente misterioso. Si rincorrono voci sul web secondo cui per pagarsi l'impianto Rossi si sia venduto anche la casa.


I professori Giuliano Preparata ed Emilio Del Giudice, pionieri e teorici della Fusione Fredda

Rossi fa affermazioni che la dicono lunga sul clima che accompagna questa prima impresa industriale. Ad esempio fa sapere che il progetto E-Cat è strutturato in modo da poter continuare anche in caso di sua morte. Chiaro avvertimento ai “burattinai” di evitare di ucciderlo perché tanto non serve a bloccare i lavori? O ancora, scrivendo ai suoi lettori sul suo blog “forse non vi siete resi conto che siamo in presenza di una guerra” (All'E-Cat n.d.r.). E alla domanda di un lettore se con l'ultimo successo della dimostrazione si aspetta che la guerra diventi più o meno forte Rossi risponde laconicamente “più forte”.

Ed arriviamo a ottobre. Come preannunciato, Rossi va avanti a produrre le unità base da 1 Kw che poi assemblerà nel reattore finale. Il 6 Ottobre dà dimostrazione del funzionamento di una di queste unità. La fa funzionare e produce vari KW sotto forma di calore (vapor d'acqua). Si sprecano da una parte le lodi e dall'altra gli attacchi.

Rossi va avanti imperterrito perché le dimostrazioni non sono indirizzate al pubblico o ai critici, ma al cliente, il quale sembra più che soddisfatto. Infatti si arriva alla dimostrazione finale che non è affatto una dimostrazione ma un vero e proprio collaudo finale del reattore.

Siamo a Bologna, è il 28 ottobre 2011. Il primo generatore da un MW ha l'aspetto di un semplice container, di quelli che possono essere trasportati su di un Tir. All'interno vi sono assemblate 107 unità composte ognuna da 3 sub-unità, tutte collegate in parallelo. Queste unità vengono scaldate da resistenze elettriche che portano la parte interna dei reattori alla temperatura di innesco della fusione. Questa fase di warm up dura circa 4 ore. Infine il reattore viene scollegato dalle linee elettriche esterne e lavora, per esplicita richiesta del cliente, in modo auto-sostenuto, ovvero senza apporto di energia dall'esterno. Per oltre 5 ore vengono prodotti circa 470 KW sotto forma di vapore. Il vapore viene ricondensato in acqua e l'acqua viene reimmessa nei reattori. Il tutto sotto gli occhi dell'incaricato del cliente, l'ing. Domenico Fioravanti.

Non si sa molto di lui, ma dopo qualche giorno cominciano a girare notizie più precise. L'ingegner Domenico Fioravanti è un colonnello della NATO, Rossi riporta che ha un'esperienza di oltre 30 anni nel settore delle macchine termiche e della produzione di energia. Il fatto che sia un militare NATO fa presupporre che il cliente finale, come già detto, sia un'agenzia militare. In pratica quello del 28 ottobre sembra essere stato il test di collaudo che viene solitamente fatto presso il produttore di forniture militari e che è supervisionato da esperti militari. Il nome tecnico di questo collaudo è FAT ovvero Final Acceptance Tests, e chiunque, in Italia o all'estero, abbia mai fatto forniture per i militari ne conosce bene la pignoleria.

Insomma, tutto molto concreto e reale. Fioravanti decide i tipi di test da effettuare, come svilupparli, quali valori registrare, dove collocare i sensori di temperatura (le termocoppie) ecc. Rossi esegue, e a fine giornata, passata la mezzanotte, stilano un semplice report in 3 pagine nelle quali Fioravanti si dichiara soddisfatto e l'unica cosa che richiede è il miglioramento delle guarnizioni di tenuta delle unità interne perché ha notato una perdita di vapore.


L'ing. Andrea Rossi

Insomma un collaudo storico, la produzione di quasi mezzo MW di energia con l'utilizzo di circa 18 grammi di Idrogeno e nient'altro. Il successo è talmente epocale che l'appunto di migliorare la qualità delle guarnizione sembra quasi una battuta di spirito. Un successo clamoroso.

L'E-Cat viene imballato e spedito e si guarda al futuro. Sembra che sia in preparazione un nuovo reattore da 1 MW per un nuovo cliente. Rossi rivela che non è così riservato come il precedente e che la consegna, prevista per marzo 2012, sarà preparata seguendo questa volta procedure industriali, invece di quelle quasi artigianali che hanno dovuto seguire per il primo E-Cat. Sempre secondo Rossi, la potenzialità di produzione di tali impianti da 1MW è da 30 a 100 unità per anno. Sono aperte le contrattazioni commerciali, molti, a quanto pare, sono i clienti interessati.

Il prezzo dei reattori è di 2000 €/KW per cui un reattore da 1 MW costa 2 milioni di euro.

Intanto si lavora per gli impianti ad uso domestico, sembra infatti che sia più difficile ottenere tutte le approvazioni per l'uso domestico che per quello industriale. Ci vorranno invece almeno 20 anni per rendere effettivo l'uso dell'E-Cat per le auto, sempre secondo l'opinione di Rossi.

Al collaudo finale erano invitate solo una trentina di persone selezionate da Rossi. L'unico giornalista presente era dell'Associated Presse accompagnato da un fotografo. Rossi ha dato loro l'esclusiva della notizia ed ha affermato che “hanno fatto un buon lavoro”. Gli altri giornalisti sono rimasti fuori dal capannone, compresi quelli di Focus e quelli del TG2. Questi ultimi hanno realizzato un servizio, che sembra essere il primo di una TV nazionale in Italia, consultabile in rete.

Stiamo assistendo in tempo reale ad un evento storico? Sembra proprio di sì. La fine dell'energia di origine chimica, costosa ed inquinante a favore di energia economica, pulita, ubiquitaria, inesauribile quanto quella solare. Gli scenari socio-politici futuri non potranno che essere pesantemente influenzati dagli eventi di oggi ed a dire il vero sono inimmaginabili.

All’ing. Rossi, che molto semplicemente si rimbocca le maniche e pensa a produrre e consegnare nuovi reattori e rispettare le tempistiche come se fosse un semplice industriale, combattendo la sua guerra con coraggio e determinazione, non possiamo che dire “buon lavoro ingegnere! Let's change the world!

 

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