Scienze

Provata l'esistenza del bosone di Higgs

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11 Luglio 2012

Il Large Hadron Collider, l'acceleratore di particelle del CERN di Ginevra dove è stato scoperto il Bosone di Higgs

È la particella all'origine dell'Universo. Denominata «particella di Dio», consente a ogni cosa di avere «massa» e quindi l'esistenza della materia come la conosciamo


Il bosone di Higgs, la famosa «particella di Dio», esiste ed è stato catturato finalmente senza alcun dubbio nel superacceleratore LHC (Large Hadron Collider) del CERN di Ginevra. I due esperimenti che gli davano la caccia con tecnologie diverse sono giunti allo stesso risultato: la sua energia si esprime tra 125 e 126 GeV (miliardi di elettronvolt) e quindi conferma l’ultimo tassello rimasto aperto del Modello Standard, la teoria che spiega l’architettura di base della natura.

Il bosone di Higgs è importante perché è la particella che garantisce la massa a tutte le altre particelle subatomiche della materia della quale anche noi siamo formati. La conferma arriva dall’aver raggiunto da parte dei ricercatori gli ambitissimi «5 sigma» che è il valore che garantisce l’altissima probabilità della sua presenza. La caccia era iniziata nel 1964 quando il fisico britannico Peter Higgs aveva previsto teoricamente la sua esistenza.


Il fisico britannico Peter Higgs, scopritore del Bosone, con Fabiola Giannotti che insieme a Joe Incandela ha coordinato il lavoro di tremila scienziati, alla conferenza stampa del CERN di Ginevra

Dopo cinquant’anni la milanese Fabiola Gianotti e l’americano Joe Incandela, portavoce dei rispettivi esperimenti, hanno illustrato davanti alla comunità scientifica del CERN le loro conclusioni dell’ultima fase di indagini iniziata nel dicembre dell’anno scorso quando, sempre qui al CERN, avevano presentato i primi indizi dell’esistenza della fatidica particella. Le incertezze del passato sono definitivamente cadute. Ma con una doppia sorpresa. «Il bosone di Higgs – spiega Guido Tonelli, portavoce dell’esperimento CMS sino a qualche mese fa – non solo ora lo abbiamo davanti agli occhi ma ha anche aperto una nuova fisica. Le sue caratteristiche sono un po’ diverse da come la teoria l’aveva immaginato e presenta alcune anomalie che prospettano nuovi mondi della conoscenza da indagare. Ed è quello che faremo nei prossimi mesi».


Una rappresentazione grafica del Bosone di Higgs

Ma la materia rappresenta solo il 4 per cento dell’universo conosciuto, il rimanente 96 per cento è materia oscura ed energia oscura, così chiamate perché non se ne conoscono le caratteristiche. «Proprio le nuove anomalie intraviste nel bosone di Higgs, potrebbero costituire l’anello di congiunzione con la realtà che ancora ignoriamo – ha sottolineato Rolf Heuer, direttore generale del CERN - Per questo abbiamo raggiunto una tappa fondamentale nella conoscenza della natura».

Lunghi applausi hanno seguito le presentazioni di Joe Incandela e Fabiola Gianotti che insieme hanno coordinato il lavoro di tremila scienziati. E Fabiola, per nulla emozionata dall’evento, spesso divagava con qualche battuta per far sorridere i colleghi seri, consapevoli del grande momento.


(Dal Corriere della Sera del 4 luglio 2012 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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