Storia

Roma prima di Roma - 2

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03 Settembre 2012

Il Foro Romano: a sinistra il Tempio di Saturno, a destra il Palazzo Senatorio edificato sopra la sella Asylum che univa le due alture del Colle Capitolino, attuale sede del comune di Roma

Fu Età dell’Oro? Dal passato arcaico di Roma arrivano fino a noi le gesta di un grande popolo naturale, civile, progredito e costruttore di imponenti megaliti


Il “masso di Orlando” pietra megalitica pre-romana?

Se l’ipotesi di smantellamento e riutilizzo delle pietre è corretta, il “masso di Orlando” è probabilmente una di queste.

Si trova nel vicolo della Spada di Orlando, una piccola stradina adiacente al Pantheon, il “Tempio di tutti gli Dei”, in una condizione di completo abbandono, senza nessuna targa e in parte inglobato dal palazzo retrostante. Questo reperto è uno dei tanti misteri insoluti di questa città e per alcuni studiosi è una importante testimonianza preistorica. Una pietra megalitica che ricorda il simbolo delle rocce tagliate.

In base al mito questo masso fu spaccato da Orlando con la sua spada in un impeto d’ira, dopo aver scoperto di essere stato tradito dalla sua amata. Orlando era un paladino del Sacro Romano Impero di Carlo Magno (742–814d.C.) e il nome della sua spada ”Durlindana” deriverebbe dal latino “durus” (duro). La indistruttibilità della sua spada nell’impatto con il macigno riporta alla mente la mitica Excalibur che fu estratta dalla roccia dal solo Re Artù.

Ma anche in questo caso non si può non notare che un “masso di Orlando” è presente anche in Val di Susa e precisamente a Villar Focchiardo, con i medesimi riferimenti alla leggenda, anche se in questo caso la pietra è tagliata in due e sulla superficie sono visibili alcune coppelle.


Il Masso di Orlando, presso il Vicolo della Spada di Orlando, si trova vicino al Pantheon, il Tempio dedicato a tutti gli Dei

Una combinazione, o forse grazie ai Pelasgi un legame ancestrale che unisce i territori romani alla Val di Susa?


Giano il primo Re del Latium

Un altro mito dominò i trascorsi arcaici di Roma, ed è quello di Giano, ritenuto il primo Re del Latium che donò la civiltà agli aborigeni.

Giano fondò dall’altra parte del Tevere il villaggio di Gianicola sul monte Gianicolo, un piccolo e ben fortificato borgo splendente di templi e di palazzi descritti nei Mirabilia Urbis, una serie di preziosi, ricercati ed introvabili antichi libretti del XII secolo stampati nel XV, che servivano da guida ai pellegrini in visita presso la città eterna.

Giano il “Dio degli Dèi”, originario di Roma, custode del cielo e antico Dio italico del Sole, fu il primo a promuovere una civiltà di ricchezza e di abbondanza per il popolo ed i suoi culti erano strettamente legati ai cicli della natura.

Sempre in base ai miti fu proprio Giano ad accogliere Saturno quando arrivò dalla Grecia, il quale, per ringraziarlo dell’ospitalità ricevuta, gli elargì la capacità di vedere il passato ed il futuro. I due condivisero l’Età dell’Oro e quando Giano morì, Saturno restò l’unico a regnare.

Proprio perché il Dio Giano era ritenuto creatore ed iniziatore della civiltà, Numa Pompilio primo Re dell’Età Regia di origine Sabina e successore di Romolo, quando riformò il calendario romano dedicò a questo Dio il primo mese dell’anno chiamandolo gennaio. Con la venuta degli Dei classici degli antichi romani, Giano per via della sua capacità di vedere il passato ed il futuro, venne reinterpretato ed assunse l’aspetto bifronte o bicefalo e le porte dei suoi templi venivano spalancate nei periodi di guerra.


L’arrivo di Giove, il Dio della Lega Laziale

Della fase protostorica abbiamo visto, in sintesi, le vicende legate agli indigeni del Dio Giano e del Dio Saturno, quest’ultimo scacciato di nuovo anche dal Lazio proprio da Giove, il Dio della Lega Laziale caro ai Latini. La Lega Laziale, o Lega Latina, era l’ alleanza delle 46 città latine dell'Agro Romano o Latium.


Busto di Giano Bifronte nei Musei Vaticani

Tito Livio (59a.C.–17d.C.), storico romano ed autore di una approfondita “Storia di Roma”, e Ovidio (43a.C.–17d.C.), poeta romano, citano popolazioni greche guidate da Evandro che dall’Arcadia si trasferirono sul Palatino ai piedi dell’Aventino fino all’isola Tiberina, dove costruirono la città di Pallante, nello stesso posto dove più tardi Romolo tracciò le mura quadrate di Roma antica. Nelle leggende è riportato che i greci di Pallante furono accolti anche dagli abitanti del monte Saturnio. Gli scavi sul sito del Palatino hanno restituito i probabili cimeli dei primi popoli Latini alleati dei greci di Pallante, i quali venivano dalla città di “Alba Longa” costruita proprio sotto il Monte Cavo da Ascanio figlio di Enea.

Giove, il Dio della Lega Laziale, grazie alle conquiste dei Latini divenne la più grande divinità della regione, i primi romani lo onoravano come Iuppiter Ottimus Maximus; Tarquinio il Superbo della dinastia etrusca dei Tarquini, settimo ed ultimo Re dell’età regia, costruì un Tempio sul Campidoglio a lui dedicato.

Plinio il Vecchio (23–79d.C.), scrittore romano la cui opera più conosciuta, Naturalis Historia era una summa della conoscenza scientifica dell’epoca, ma anche vulcanologo che trovò la morte proprio a Castellammare di Stabia nel 79d.C. in occasione dell’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei ed Ercolano, riguardo i primi Latini ci parla di trenta comunità che facevano capo ad altrettanti popoli insediati in villaggi.


La grande statua di Giove seduto su un trono della Basilica di San Pietro, con sulla testa una ruota solare. La statua è oggi dedicata a San Pietro, quale simbolo del passaggio dal paganesimo al cristianesimo

Virgilio scrisse nei suoi ultimi anni di vita il poema “Eneide” dove descrisse ampiamente la storia antica dei Latini, i quali soltanto dopo diversi scontri si unirono ai guerrieri di Enea fuggiti dalla distruzione di Troia e sbarcati sulle coste del Lazio.

Dopo i Latini, un altro popolo da cui deriveranno i romani è quello degli Etruschi, i quali nella mappatura archeologica dei colli tremila anni fa occupavano la sponda sinistra del Tevere chiamata Vaticano. Il luogo sembrerebbe essere stato usato per le riunioni dei loro indovini, infatti secondo una ipotesi il nome del colle Vaticano deriverebbe proprio da Vates (indovini). Ancora oggi alcuni studiosi sono convinti che sotto la Basilica di San Pietro sia nascosto lo scettro di Porsenna, Lucumone (re etrusco) dell’era di Tarquinio il Superbo, simbolo del potere magico degli etruschi.

Inoltre Plinio il Vecchio ci racconta di un’elce secolare, l’albero più antico della città che si trovava proprio su questo colle, dove c’era una targa di bronzo con una scritta etrusca.

Infine anche le popolazioni dei Sabini contribuirono alla discendenza degli antichi romani, i quali all’epoca erano localizzati dall’Appennino fino al fiume Aniene, ma arrivarono pure al Quirinale e al Viminale.


La fondazione della Roma storica

Avendo ben chiari i popoli che si trovavano sulle alture della città, va tenuto presente che secondo la recente storiografia basata sui ritrovamenti archeologici, si presume che Roma non fu fondata dall’atto di una singola persona e quindi di Romolo, ma rappresentò la fase finale della progressiva unione dei vari nuclei abitati, sparsi nelle vicinanze, in un processo durato vari secoli.

Quindi i primi romani derivarono dalla unione tra gli indigeni già residenti, i Latini, i Sabini e gli Etruschi, visto che i primi famosi sette Re della cosiddetta “età regia” furono i discendenti di queste ultime tre etnie dominanti.


L’imponente e sfarzosa Basilica di San Pietro, simbolo del potere religioso che ha soppiantato gli antichi culti

Sulla fondazione leggendaria della città, merita un’analisi approfondita la storia di Romolo e Remo culminata con l’uccisione di quest’ultimo da parte del fratello. Sono state fatte varie ipotesi.

Una teoria dice che Remo appoggiava i Sabini, un’altra che i due fratelli rappresentavano due diverse comunità originarie del Palatino e del Quirinale.

Qualcuno ha anche paragonato le vicende di Romolo e Remo alla storia biblica di Caino, il cacciatore invidioso che uccise a tradimento il fratello Abele, l’agricoltore. Altri pensano che fu proprio lo scontro tra i due fratelli a sancire la suddivisione sociale tra i patrizi e i plebei; Remo difendeva gli interessi dei nativi del posto e quindi dei plebei, Romolo sosteneva gli interessi di quella che diventerà la casta dei patrizi.

Sono supposizioni, teorie, ma è indiscutibile che nella Roma futura, l’Età dell’Oro del Dio Saturno sarà soltanto un ricordo. Un bel sogno andato.

Come già detto, i rappresentanti della casta dei Latini, dei Sabini e degli Etruschi presero il governo della città e schiavizzarono impuniti il popolo plebeo, costretto a subire ogni tipo di angheria. E questa non è una opinione, ma storia.

Sotto il giogo imperiale il ricordo dell’Età dell’Oro verrà soltanto festeggiato al fine di accontentare i poveri; infatti i Saturnalia prevedevano che durante le celebrazioni non si era schiavi, ma appena finiva la festa tutto ritornava come prima.

In questo clima di violenza fu soffocata con prepotenza la cultura e la pacifica società dei popoli indigeni; a tal proposito sono veramente emblematiche le vicissitudini del Dio Saturno, creatore di benessere per le persone del suo regno, secondo i miti continuamente scacciato dal figlio Giove prima dalla Grecia poi dal Lazio.


Scultura raffigurante il Dio Saturno, culto che era la continuazione di un mito precedente, il Sol Invictus del culto di Mithra

Evidentemente la leggenda ci narra lo scontro tra due diversi modi di intendere la società, quella mite e dedita alla natura degli indigeni di Saturno e quella conflittuale dei cacciatori di Giove.

E che a Roma il mito di Giove prese il sopravvento su quello di Saturno è palese, in quanto il Tempio di Giove fu costruito sul Campidoglio, mentre solo in seguito quello di Saturno fu edificato alle pendici dell’altura, nell’attuale Foro Romano. Una vicenda che ovviamente decretò definitivamente chi avrebbe comandato da allora in poi.

Ancora oggi i diritti dei Popoli naturali subiscono continui attacchi dalla società maggioritaria, è stato fatto così a tutti, ai Celti d’Europa prima dall’Impero Romano e in seguito dall’evangelizzazione della Chiesa, agli Indiani d’America, agli Aborigeni australiani e purtroppo a tante altre genti. Evidentemente nella società maggioritaria della guerra continua non è previsto vivere in armonia ed in sintonia con Madre Terra.

Non per niente oggi Roma è controllata da un anacronistico potere religioso e politico, privo di riferimenti con la Natura e perciò incapace di rispettare e di soddisfare le esigenze delle persone.

Ma per nostra fortuna la storia, pur se sepolta tra le pieghe del tempo, è ancora rintracciabile; questa ricostruzione del contesto preistorico e mitico che ha dato inizio all’aggregato urbano di Roma é fondamentale per capire le nostre vere origini morali, culturali e storiche, al fine di aver chiare le vicende del nostro “presente” per un “futuro” migliore.

E dal passato arcaico di Roma arrivano fino a noi le gesta di un grande popolo naturale, civile, progredito e costruttore di imponenti megaliti.


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