Alimentazione Vegan |
Vegan: Eppur si muove! |
11 Ottobre 2021 | |||||||
La scelta vegan sta diventando sempre più concreta, nonostante si stia attraversando, da molti punti di vista, un periodo piuttosto buio della storia che porterebbe a pensare il contrario. Complici di questo si rivelano una maggiore presa di coscienza da parte delle persone sul fatto che non c’è più tempo da perdere per salvare il nostro pianeta. Allo stesso modo si sta instaurando sempre più la connessione tra cosa realmente venga portato nel piatto e cosa ci sia dietro il cibo di derivazione animale, fatto di obbrobri, di violenza, di insensibilità e di sfruttamento ingiustificato di esseri senzienti pari a noi. Così come ha una parte influente l’aspetto del benessere derivante dal cibo 100% vegetale, che rappresenta una grossa leva preventiva verso malattie metabolico degenerative e neoplasie oltre a rappresentare ormai, grazie alle evidenze scientifiche, una dieta riconosciuta completa, densa di nutrienti ottimali per tutte le fasi della vita. Il 2021 sta riscontrando una evidente crescita di acquisto delle alternative vegetali che imitano la carne. Lo rileva l’ultimo rapporto Coop, effettuato su un campione di 1.500 italiani tra i 18 e i 75 anni, nonché 1000 opinion leader, sottolineando che, a incrementare questo tipo di mercato, ci sono anche due nuove figure: i cosiddetti “reducetariani”, cioè persone che non si definiscono vegani ma hanno deciso di diminuire il proprio consumo di proteine animali sostituendole con alternative vegetali e i “climatariani”, ovvero chi volge le proprie scelte di acquisto verso una maggiore sostenibilità ambientale.
Nei primi 6 mesi del 2021 l’economia basata sul cibo vegetale è arrivata a toccare valori pari a 312 milioni di euro contro i 248 milioni dello stesso periodo del 2019, dimostrando che è decisamente un settore in crescita, che coinvolge investimenti importanti che toccano l’industria alimentare, dando maggiori opportunità di offerta al consumatore sia nei supermercati, che nei negozi, nei ristoranti, nei bar e persino nelle mense aziendali e scolastiche. I vegani in Italia raggiungono il milione e mezzo e il numero è in aumento e chi l’avrebbe detto che una scelta fino a qualche anno fa molto criticata, non solo mantenga stabilità e non venga abbandonata, ma cresca inesorabilmente? Intanto nel 2021 la vendita di carne è in declino in tutto il mondo, come riportato dall’agenzia di informazione finanziaria Bloomberg: ne sono un esempio il calo del 12% negli USA e del 4% in Argentina, che è considerato lo stato più carnivoro del mondo. Per contro si registra il boom dei prodotti vegetali sostitutivi della carne, che segna il progressivo allontanamento dalle proteine animali. La consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e danni climatici spinge verso il cambiamento, così anche gli studenti di diverse università agiscono dando un contributo concreto nell’andare nella direzione degli stili di vita vegan.
Dopo l’università di Oxford, che lo scorso anno ha deciso per uno stop nelle mense del campus alla carne di manzo e agnello, è oggi la volta dell’Università di Berlino, dove da ottobre nelle mense universitarie sarà servito cibo sempre più vegetariano e vegano: una decisione promossa proprio dagli studenti desiderosi che il cibo proposto loro nell’ateneo possa essere più rispettoso per l’ambiente. Così circa il 70% dei menu sarà vegan e la carne e il pesce avranno una quota solo del 4%. E che dire degli ex allevatori che ora producono latte vegetale? Questo processo di cambiamento è iniziato in Spagna, dove a Valencia un’azienda, la Refarm'd, è nata da pochi anni allo scopo di aiutare gli allevatori a uscire dalla produzione di latte vaccino, trasformare la loro fattoria in un rifugio per animali e guadagnarsi da vivere producendo latte fresco a base di piante. Idea davvero encomiabile che libera gli animali dallo sfruttamento e gli allevatori da un lavoro eticamente deplorevole che non vogliono più fare, nel momento in cui per loro scatta lo switch e si rendono conto che quelli che allevano e sfruttano sono come persone, che provano sentimenti e hanno una loro personalità e non possono più trattarli come cose, come schiavi e mandarli a morire al macello. È uno degli esempi dove gli allevatori possono essere indirizzati a questa nuova opportunità seguendoli nel passare alla produzione di latte vegetale, e dove, nel frattempo, gli animali da allevamento sono tenuti come gli animali del santuario e gli agricoltori sono assistiti con la riqualificazione e vari tipi di supporto nelle loro nuove imprese. Davvero una bella idea, in quanto non esiste la sostenibilità se si mantengono gli allevamenti e gli animali continuano a essere sfruttati e mangiati,nonostante si cerchi di indorare la pillola etichettando la schiavitù animale con le parole “tutela degli animali da reddito o allevamenti sostenibili”.
In una civiltà equa non c’è più posto per questo non senso. Quello della Refarm’d viene a rappresentare l’esempio di un supporto sperimentato che potrà essere sottoposto a ulteriori modifiche o adattamenti a seconda delle realtà iniziali da cui proviene l’impostazione del precedente lavoro sia esso di allevamento da carne o da latte, e che sarà senz’altro la testimonianza di un lavoro più pulito, nel rispetto della natura e degli animali, in armonia con sé stessi e col pianeta. Sicuramente queste finora descritte rappresentano alcune sfaccettature della realtà vegan che prende piede inesorabilmente e viene proprio da considerare che, a dispetto di chi si ostina a negare l’evidenza: “Vegan… eppur si muove”, giusto per citare la frase di Galileo Galilei da cui partì la metodologia scientifica arrivata fino ai giorni nostri, ma ai suoi tempi aberrata e castigata. Miriam Madau è medico omeopata e nutrizionista vegano. Conduce su Shan Newspaper le rubriche “Felicemente Veg” sull’alimentazione vegana e “H2O” sull’omeopatia. Conduce inoltre la trasmissione “VeganSì” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it
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