Ambiente

O di qua o di là

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04 Febbraio 2024
L’attore Massimo Wertmüller
L’attore Massimo Wertmüller

Pubblichiamo l'intervento di Massimo Wertmüller in occasione del Convegno per istituire la “Giornata Mondiale dell’Ecospiritualità”


Credo che non ci sia più spazio per le mezze misure. In termini di ecologia e Natura o si sta di qua o si sta di là. O si ritiene la situazione climatica una emergenza, come lo sono pure la situazione culturale, spirituale, etica, oppure si continua a guardare da un’altra parte, si pensa che chi grida aiuto, compreso il clima stesso che non sa più a chi gridarlo, lo fa per qualche oscuro e losco dettame politico, ideologico. Come se i ghiacciai si sciogliessero o le temperature si alzassero vertiginosamente e i fiumi diventassero piste per il footing, solo perché sono degli sporchi comunisti. E su questi temi, se andiamo avanti così, sembrano arrivare da laggiù, dall’orizzonte, gli echi, i tamburi, di una specie di guerra civile, come se non bastassero già le guerre che abbiamo. Perché appunto di fronte alla vita, alle vite, alla sopravvivenza di tutti non sono previste mezze misure. Oltretutto, sono temi, questi, che rimandano proprio a una concezione della vita. Il rapporto con gli animali, per esempio, è inscrivibile nel più ampio quadro della recessione etica in corso.

Nel 2007, a Lisbona, nel trattato che prese il suo nome, si ratificò, modificando l’articolo 13, che “gli animali sono esseri senzienti”. In Italia ciò non è mai successo, se è vero che nel nostro ordinamento giuridico gli animali sono ancora considerati oggetti e non soggetti. Sono insomma come “cose” e non creature viventi come in realtà essi sono. Bisognerebbe operare, così, un profondo e serio cambiamento mentale per migliorare le cose, e cominciare a considerare gli animali “individui”, come ha intelligentemente intuito e spiegato nel suo magnifico libro “Le piccole persone” Anna Maria Ortese. Le piccole persone sono loro, gli animali a quattro gambe, perché dimentichiamo spesso che anche noi con due gambe lo siamo. Loro, da sempre, non hanno mai potuto contare sulla stessa attenzione, sulla stessa dignità, sullo stesso rispetto su cui hanno potuto contare gli esseri umani. Seppure l’essere umano non sia certo tenero manco con sé stesso. Ancora oggi, poi, gli animali si uccidono per “sport”, per divertimento, per un menù potendo scegliere altre portate rispetto a quella di un pezzo di cadavere. E non si vede arrivare il benché minimo investimento su una ricerca scientifica, a parte l’opera di qualche istituto del territorio come quello di Ariano Irpino, per esempio, che in questo sistema ricorda un po’ l’azione dei carbonari, non si vede un investimento istituzionale su una ricerca che finalmente non preveda la tortura e la morte atroce di creature innocenti, tra l’altro diverse biologicamente dall’essere umano.

Massimo Wertmüller durante il suo intervento alla Camera dei Deputati in occasione del Convegno Giornata Mondiale dell’Ecospiritualità
Massimo Wertmüller durante il suo intervento alla Camera dei Deputati in occasione del Convegno “Giornata Mondiale dell’Ecospiritualità”

L’ATTRITION RATE è l’indice di insuccesso di fronte al quale, se alto, la ricerca deve fermarsi: la ricerca sugli animali presenta un valore del 98% di insuccesso, ma non lo dobbiamo sapere. Io faccio parte nel mio piccolo di quel gruppo – questo gruppo invece non tanto piccolo in verità e il politico, se non altro per interessi elettorali, dovrebbe almeno tenerne conto – che pensa che un paese o un popolo così menefreghisti di fronte a tanta mancanza di empatia, siano incivili. Dalla preistoria, infatti, qualche annetto è passato. A quell’epoca, come sappiamo benissimo ma dimentichiamo, la carne di creature viventi era una necessità. E comunque l’uomo sfidava e uccideva la sua vittima con le sue mani. Oggi non ce lo vedo proprio, non me ne voglia, il ragionier Fraschetti con la lancia in mano a sfidare un bue, lui che forse non è stato una volta in vita sua manco in un mattatoio. E, seppure avesse avuto ragione Pasolini quando diceva che sviluppo non vuol dire progresso, oggi sappiamo che la nostra dentatura non è da carnivoro, come non lo è la lunghezza del nostro intestino. Sappiamo che per star bene servono circa 2 microgrammi di vitamina B12 al giorno, che già produce normalmente un sistema sano, e un semplice integratore, che costa meno di una bistecca, risolve definitivamente il problema, se esiste il problema. E lo risolve meglio perché un conto è eleggere un animale morto e chissà con quali “eredità”, come intermediario per la nostra assunzione di vitamina e un conto è un integratore che va direttamente nel nostro organismo. Sappiamo che i gas che sprigiona il mercato della carne compongono ben il 18% della CO2 presente nell’aria che respiriamo mentre, al contempo, vietano ciò che altrove è anche incoraggiato, e cioè la ricerca per una alimentazione carnea alternativa alla carne vera e propria. Sappiamo queste e tante altre poco edificanti notizie, oggi, sulle cattive abitudini in corso, in via di peggioramento, dell’essere umano.

70 milioni di anni fa è probabile che sia stato un meteorite a resettare il mondo, oggi sembrerebbe l’essere umano il grande distruttore, il novello Attila, che dove passava non faceva crescere più niente. Sapete cosa è la “linea degli alberi”? È la linea che da sempre è tracciata dalla Natura sui fianchi di una montagna per indicare un confine al di sopra del quale è visibile l’impossibilità della nascita e della crescita di alberi, dato il troppo freddo, e sotto il quale invece possono crescere. Bene, oggi quella linea si è alzata di molto e non è impossibile trovare specie di alberi che non hanno mai vissuto a certe altezze. Se andiamo avanti così si formerà per forza anche una “linea di civiltà”, che si alzerà sempre di più a erodere lo spazio per la nascita e la crescita della stessa. Ci si dovrà dividere per forza tra chi è preoccupato e chi non lo è. Se poi inseriamo questa precisa preoccupazione per la Natura e le vite in un contesto di temi più generali, allora si potrebbe pure cadere nel panico. Perché poi sembra proprio che la Storia sia passata invano, coi suoi dolori, le sue ingiustizie, il suo sangue, le sue morti.

Massimo Wertmüller con la moderatrice del Convegno, Rosalba Nattero
Massimo Wertmüller con la moderatrice del Convegno, Rosalba Nattero

Ancora oggi, tra la diplomazia, da usare prima e non dopo, e le armi, si scelgono le seconde. E ci abituiamo ai bambini appena nati ammazzati da una bomba, o sennò ci indigniamo per alcuni bambini, ma non per altri, che evidentemente sono meno bambini. Figurati quanto pianto, quanta compassione, quanto rincrescimento possono causare le grida che si sentono fuori da un mattatoio. Oppure le grida di dolore che devono aver emesso Leone, il gatto rosso scuoiato vivo, e Aron, il pitbull bruciato vivo nella pubblica piazza. Ma non c’è dubbio che per me, e quelli come me, avesse avuto ragione Margherita Hack quando diceva di non vedere differenze tra chi fa violenza su una animale a quattro gambe e chi la fa su un animale a due: chi commette la prima, più facilmente commette la seconda. Insomma, alla fine della fiera, qui si sta parlando di un mondo migliore. Alla fine si sta parlando di una operazione culturale. Perché noi dovremmo persino rivedere la nostra posizione all’interno dell’intero creato. Noi non siamo signori e padroni di niente. Tantomeno di vite altrui. Siamo solo, anche noi, ospiti temporanei a questo mondo, come tutto ciò che lo abita. E domani non basterebbero mezze misure neanche per la transizione ecologica. La situazione richiede interventi radicali, decisi. Anche qui si tratta di un lavoro culturale. E proprio per questo motivo c’è molto da lavorare, perché si parla di abitudini vecchie, di pigrizie mentali, di sacrifici, di consapevolezze, di informazione. È tutto più difficile, e certe facce che si incontrano, anche per strada non solo in certi palazzi, non aiutano certo a sperare, ma non è impossibile. E comunque mi pare un lavoro inevitabile di fronte alla sopravvivenza. E siccome, stavo per dire “purtroppo” , la politica è ancora uno strumento per fare, per emanare leggi dove per esempio siano inasprite certe pene o vietati certi usi e costumi barbari, siccome è ancora uno strumento per decidere, se è vero che da una parte è necessario andare a cercare e trovare quei politici che potrebbero avere a cuore questi temi, è vero pure, d’altra parte, che arrivati a questo punto, per noi, per quei cittadini che vorrebbero un mondo migliore è diventato doveroso, unirsi, farsi sentire, per supportare magari quella politica disattenta, diciamo così, e proporsi come aiuto, per tutti questi cittadini è diventato doveroso partecipare. Perché poi la politica siamo noi. E la Natura ha leggi ontologiche, già in sé, non indotte e decise dall’essere umano, leggi che vanno rispettate, pena forse il non sopravvivere. La prima di queste leggi della Natura è quella secondo la quale essa genera, protegge e sviluppa la vita. Chi offende la Natura , allora, offende prima di tutto questa legge, offende la vita. Gli animali, per esempio, che sono gli ultimi indici di una vita vivibile, dove sono loro è possibile che ci sia un habitat sano, dove c’è l’uomo quasi mai, rispettano le norme della Natura già da quando nascono, sanno che esistono quelle leggi senza che nessuno gliele abbia insegnate, le conoscono già. E vivono felici in quel rispetto, e non chiedono altro per continuare a essere felici. Fino a un colpo di fucile, beninteso. Signore e signori preoccuparsi, secondo me, degli animali, della Natura, del clima, vuol dire sì preoccuparsi del nostro livello di civiltà, ma vuol dire anche semplicemente preoccuparsi anche della casa in cui viviamo, la casa in cui viviamo tutti. Vuol dire in sostanza preoccuparsi di noi, se non è già troppo tardi. Chi non rispetta la Natura non rispetta sé stesso.


http://www.eco-spirituality.org/giornata-mondiale-dell-ecospiritualita.html

 

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