Arte

Quando luce e tenebra si incontrano...

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21 Ottobre 2013

Caravaggio, Martirio di San Matteo


Quando luce e tenebra si incontrano nasce lo spazio tridimensionale nel quale noi viviamo sulla Terra.

Secondo gli autori classici la pittura ebbe origine quando per la prima volta venne tracciato il profilo attorno alla sagoma scura proiettata da un uomo. Da quel giorno, e fino a oggi, i concetti di ombra e luce hanno accompagnato il percorso della pittura sia come strumenti per riprodurre fedelmente il reale sia come elementi simbolici dalla rilevanza sempre maggiore.

Pertanto, creare profondità e spazio tridimensionale nella pittura vuol dire mettersi in relazione con l’azione della luce nell’atmosfera secondo un determinato punto di vista.

Come nel mondo fisico noi ci muoviamo in una atmosfera di colore che la luce e la tenebra tessono continuamente, così all’interno della nostra anima viviamo in uno spazio interiore pieno di sentimenti. Fuori vive il colore, dentro di noi il sentimento.

Possiamo prendere dentro di noi la luce tramite la percezione e trasformarla in luce interiore attraverso l’attività del pensiero. La luce intorno a noi, dentro di noi diventa pensiero. Pensiero e luce sono le due facce della stessa medaglia.

Luce e tenebra sono un’esperienza spirituale, il movimento e i colori sono un’esperienza dell’anima.

Nell’arte è ben noto che la luce svolge un ruolo fondamentale. Essa rende possibile la percezione tridimensionale con le ombre, attribuisce qualità alle superfici (levigate o scabre) mediante riflessi che le rendono smaglianti o vibranti.

Con la sua posizione rispetto all’oggetto o all’ambiente osservato crea giochi chiaroscurali che esaltano (in posizione laterale) o annullano (in controluce) la modellazione dei volumi.

Con le sue dominanti cromatiche (calde nelle luci naturali, fredde in quelle artificiali) cambia radicalmente la percezione dei colori.

È quindi evidente che per qualsiasi artista la luce è una componente essenziale dell’elaborazione artistica; il linguaggio dell’artista e l’espressività delle opere sono decisamente caratterizzate dal ruolo della luce.


Van Gogh, Notte stellata

In una immagine disegnata, dipinta o fotografata, la luce costituisce un mezzo espressivo di grande efficacia. Può ad esempio comunicare sensazioni di inquietudine, tranquillità o allegria, con la sua caratteristica può evidenziare il volume di un oggetto, può accentuare o potenziare l’effetto di profondità spaziale di un ambiente rappresentato.

Parlando dell'arte occidentale, la luce è stata utilizzata anche come componente religiosa, facendo associare la luce al divino e la tenebra al malvagio ed è stato un forte veicolo mediatico che ancora oggi permea un certo tipo di rappresentazione pittorica e non solo.

Da sempre i pittori, hanno cercato di rendere l’effetto della luce nei loro dipinti. I molti studi, e le molte sperimentazioni tecniche condotte in questo senso, hanno portato alla creazione di opere suggestive in cui la luce, nei suoi vari aspetti (naturalistico, simbolico, emotivo ecc.), diviene un importante mezzo di comunicazione visiva e di espressività.

Tecnicamente l'effetto delle luci e delle ombre nelle immagini, è reso dal chiaroscuro, che è il contrasto che si nota tra zone chiare che sono dominate dalla luce, e le zone scure dove si addensano le ombre.

Nel disegno per esempio, l’effetto del chiaroscuro è reso utilizzando una tecnica molto nota, che è quella del “tratteggio incrociato”, che consiste nel disegnare segni regolari gradualmente più fitti, senza però mai arrivare al nero assoluto, perché si renderebbe l’ immagine piatta.

Un altro tipo di chiaroscuro è quello “sfumato”, il quale rende un effetto molto suggestivo ed è ottenuto con la polvere di una matita, di un carboncino o di un gessetto. Con questo tipo di tecnica, il passaggio chiaroscurale è impercettibile, e l’effetto finale è di una grande morbidezza e impalpabilità delle forme.

In pittura l’uso dei colori tonali permette di ottenere straordinari effetti di naturalezza luminosa. Un colore viene steso per strati successivi detti “velature”, in questo modo le forme non vengono disegnate, ma vengono pian piano “plasmate” con il colore che si modula in delicati trapassi di tono.


Segantini, Le due madri

I contrasti chiaroscurali possono essere netti, senza passaggi intermedi. In questo modo le parti in luce appaiono più intense, rendendo più buie e profonde le parti in ombra.

Si può creare una forte luminosità pittorica anche attraverso l’uso di colori puri e la quasi totale abolizione del nero nelle ombre, che possono essere rese attraverso colori freddi.

Caravaggio dipinge con straordinario realismo gli effetti di luce, facendo emergere i suoi personaggi da fondi scuri, che isolano ed esaltano le figure. Nella pittura barocca le ombre sono inghiottite dagli sfondi scuri o esaltate all’estremo nelle scene di notturno: la luce diventa luce di candela, bagliore o riflesso notturno.

La pittura settecentesca riscopre la luce diurna e solare e una nuova gamma di colori, schiarendo ogni ombra. Gli impressionisti infine enfatizzano il colore delle ombre, osservando che solo raramente sono grigie, e che esse esibiscono il più delle volte delle tinte che possono variare a seconda dei colori dell’ambiente circostante.

Le tonalità della luce sui quadri sono un “indizio” importante per capire le poetiche degli artisti, il significato profondo di quella “alta comunicazione” che è l’arte. Infatti, più che all’uso della luce fisica, il pittore ricorre alla luce rappresentata, cioè alla finzione e all’artificio tecnico per comunicare la propria componente spirituale e darci una sua visione del mondo.

Al di là delle conoscenze tecniche occorre dire che le opere devono diventare un canale comunicativo aperto tra il pittore e chi osserva e, proprio perchè la luce è ciò che ci definisce esteriormente e interiormente, quando il quadro ci parla, ci fa entrare nel suo mondo incantato, allora possiamo dire che siamo stati “illuminati”...

 

www.angelabettacasale.it

 

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