Scienze

Il telescopio Copernico compie 50 anni e si robotizza

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26 Giugno 2023
Il telescopio Copernico compie 50 anni e si robotizza

È il più grande d'Italia, in azione dal 1973 su Cima Ekar a 1370 metri e distante cinque chilometri da Asiago. Sa individuare dove avvengono gli scontri cosmici tra buchi neri o stelle di neutroni. Compie cinquant’anni e rinasce robotizzato.


È il telescopio Copernico dell’Osservatorio di Asiago dell’Istituto nazionale di astrofisica. Con il suo metro e 82 di diametro è il più grande in attività sul suolo nazionale.  L’osservatorio di Asiago sull'altopiano dei «sette comuni» veniva fondato ottant’anni fa, nel 1942, in località Pennar, poco sopra la cittadina che allora non creava problemi per la sua luminosità. 

Il primo telescopio era battezzato Galileo e con un diametro di un metro e 22 era il più grande d’Europa. Guardava in particolare la variabilità delle stelle raccogliendo importanti risultati. Ma col passare del tempo lo sviluppo del centro abitato e il bagliore delle luci creavano non poche difficoltà agli astronomi. Così, verso la fine degli anni Sessanta, l’allora direttore Leonida Rosino proponeva la costruzione di un telescopio più grande per studiare oggetti più deboli e lontani. Bisognava però trovare un luogo più adatto, più lontano e più elevato in quota. La scelta cadde su Cima Ekar a 1370 metri e distante cinque chilometri da Asiago. Il nome con cui battezzarlo, Copernico, era quasi scontato, ricordando che l’illustre astronomo aveva studiato anche all’università di Padova a cui Asiago è legato.

Quando Copernico entrava in azione nel 1973, dimostrava le sue eccellenti capacità consentendo di indagare novae e supernovae, ammassi stellari, stelle variabili pulsanti, galassie di ogni tipo, quasar e molto altro. Così Asiago diventava un punto di riferimento internazionale sempre più rilevante per la ricerca astronomica sperimentando anche nuove tecnologie di osservazione sempre più sofisticate. E la storia continua. Nel Natale 2021 Lina Tomasella osservava l’origine di uno dei più potenti getti di radiazione gamma, i gamma ray burst, mai individuati in cielo. «Il telescopio, infatti, - ricorda Roberto Ragazzoni, direttore dell’osservatorio – che ha continuato le ricerche anche durante la pandemia, oltre a proseguire i suoi scandagli galattici e confermando il transito di pianeti davanti ad altre stelle della nostra galassia. Si tratta di un banco di prova per nuove tecnologie, dal collaudo di sensori elettronici alle più moderne ottiche adattive per neutralizzare le anomalie atmosferiche». 

Il compleanno dei cinquant’anni coincide con un suo balzo evolutivo importante che lo renderà ancora più performante per gli astronomi. «Stiamo completando la sua robotizzazione – prosegue Ragazzoni – e basterà ordinargli di compiere l’osservazione di un astro che vogliamo indagare, che in completa autonomia si predisporrà per cercare l’oggetto cosmico quando transita in cielo, tenendo conto anche delle condizioni atmosferiche idonee, per poi proseguire nel compito assegnato». Ma si va anche oltre. E mentre Copernico è sempre pronto per individuare dove avvengono gli scontri cosmici tra buchi neri o stelle di neutroni che ad esempio scatenano le onde gravitazionali, tra le cupole di Asiago si è sperimentata pure una comunicazione quantistica poi ampliata all’osservatorio delle Canarie. In questi giorni gli astronomi hanno dato vita ad un convegno scientifico e, per non dimenticare, hanno posto una targa ricordando la nascita del prezioso strumento.


(Dal Corriere della Sera del 23 giugno 2023 – Per gentile concessione dell’Autore)


Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera

 

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