07 Dicembre 2023
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La ricostruzione della super-particella dell’Osaka Metropolitan University
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La traiettoria del raggio cosmico, intercettato dal Telescope Array nello Utah, verrebbe collocata in una regione vicina alla Via Lattea. Gli esperti: la fonte da un buco nero o da un difetto nella struttura spazio-tempo
di Giovanni Caprara
L’ha battezzata «Amaterasu» come la dea del Sole della mitologia giapponese e sarebbe la seconda particella più energetica proveniente dallo spazio registrata da strumenti terrestri. La scoperta è frutto di un gruppo di ricercatori che guardavano il cielo con il Telescope Array nello Utah (USA) ed ha subito destato clamore perché non si capisce da dove sia arrivata. Infatti ricostruendo le traiettorie la sua origine cosmica, giunta come un raggio cosmico, verrebbe collocata in una regione del cosmo vicina alla nostra galassia, la Via Lattea, dove non si vede nulla. La sua energia raggiunge i 240 exa-elettronvolt, un livello di energia tremendamente superiore a quella prodotta con il Large Hadron Collider del Cern di Ginevra, il più potente del mondo. Prima di Amaterasu, nel 1991, ne veniva scoperta un’altra nota come «Oh-My-God» con un’energia ancora superiore (320 exa-elettronvolt). Anch’essa è rimasta un enigma per quanto riguarda l’origine. Dato il fitto mistero sono fiorite le ipotesi più estreme. Partendo da una spiegazione ragionevole come la fonte di un super buco nero, il professor John Belz dell’università dello Utah e co-autore dell’articolo pubblicato dalla rivista scientifica Science avanza altre possibilità. La sua provenienza potrebbe essere stata deviata nel percorso da un potentissimo campo magnetico subendo una rilevante deflessione, oppure – nota lo scienziato – ci troviamo davanti ad una comprensione incompleta della fisica delle particelle ad alta energia. Oppure – aggiunge ancora – potrebbe essere la conseguenza di un difetto nella struttura dello spazio-tempo o di una collisione di stringhe cosmiche. «Ma ci rendiamo conto che si tratta quasi di idee folli» precisa Belz. Così il mistero resta. Intanto il Telescope Array è in corso di ampliamento e ciò consentirà di affrontare indagini più precise che forse regaleranno indizi più concreti per risolvere il mistero delle due super-potenti particelle cosmiche.
(Dal Corriere della Sera del 27 novembre 2023 – Per gentile concessione dell’Autore)
Giovanni Caprara, giornalista e scrittore, è responsabile della redazione scientifica del Corriere della Sera
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