Il blog di Guido Barosio

Appunti e visioni di viaggio

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26 Ottobre 2013


Scriveva Ryszard Kapuscinski che il reportage è un’opera collettiva; che andrebbe firmata non solo dall’autore ma da tutti quelli che hanno reso ‘possibile’ quel viaggio. E Kapuscinski – il vero Erodoto contemporaneo – era un uomo che, come pochi altri, sapeva percorrere le carovaniere del mondo. Il nome impronunciabile, e le origine polacche (non anglosassoni, o francesi; come per altri maestri del genere…) lo hanno ingiustamente reso meno celebre, ma non certo meno memorabile. Ciò che afferma ha un senso intimo e profondo per ogni viaggiatore. Perché – quando ricordiamo le rotte percorse – sono almeno quattro gli elementi che misurano le nostre esperienze: le guide, i compagni di viaggio, i fantasmi ed i sogni. Le guide sono i mediatori, i narratori, i protettori, coloro che – talvolta anche attraverso rischi personali – ci permettono la conoscenza, abbreviano i tempi delle ‘rivelazioni’, istruiscono noi – sovente inconsapevoli – su dove mettere i piedi, su cosa metterci in bocca, su dove posare lo sguardo. Le guide sono occhi, guardie e corpi. La Siria, il Mali, le terre Zulu, il Venezuela, L’Iran, l’India, la Colombia… nessuno di quei luoghi oggi mi apparterrebbe senza di loro; chi ha letto le mie parole – qualche volta, spero, godendosele – dovrebbe ringraziarli prima di me. E chiunque abbia davvero viaggiato avrà sempre nell’anima presenze e mani sicure; i troppo spesso ‘invisibili’ artefici del progetto, i nativi di terre lontane che ci hanno donato le chiavi per comprenderle. Poi ci sono i compagni di viaggi; più difficili da scegliere di una moglie. Con Valter, amico di molte avventure, a volte tracciavamo una linea: “tra quelli che conosciamo chi sarebbe arrivato fino a lì? E poi oltre…? E poi adesso… chi resterebbe?”. Così l’elenco si riduceva via via, e – qualche volta – magari in una tenda lungo il Niger, in una notte di pece, non si restava che in due, anche a livello di ipotesi. Per terzi arrivano i fantasmi. Giovanni Paolo II, in una poesia giovanile, diceva che la terra gli faceva pensare alle migliaia di piedi che l’avevano percorsa nei secoli. Generazioni di uomini, generazioni di passi, di polvere, di strade segnate dalle genti. Il viaggiatore che sa ascoltare – ma soprattutto ‘vedere’ – li coglie, quegli uomini e quelle donne; respira la stessa aria, osserva monumenti e paesaggi che furono loro, prima di noi e prima di ora. A casa non ci si pensa, tutto è presente; per distrazione o inconsapevolezza. Ma in viaggio è diverso; se la porta, quella porta, non si spalanca tanto vale non partire. Infine ci sono i sogni. Sognare altrove non è come sognare a domicilio. Di notte, ma anche nel quotidiano di ogni luogo che ci ospita. La mente talvolta ‘vaga’ e ‘noi’ diventiamo ‘loro’. A New York, a Parigi, o a Città del Capo, si guarda una finestra, una biblioteca, una terrazza che sbuca da un palazzo, e ci si sorprende nel pensare ‘a vivere lì’. Come sarebbe? Con chi? Con quali amori, emozioni, ricette, libri, lavori, delusioni, speranze, attraverso quali ‘quotidiani’ vedremo scorrere il nostro presente… una vertigine irresistibile che può fermare il tempo. Prima di riprendere il senso dei propri passi. Qualche volta nasce anche una sceneggiatura. Come quella volta a New Orleans, quando, in un ristorante cajun, col mio amico Alessandro osservammo un austero e corpulento signore afroamericano supremamente distratto, forse irritato; nonostante (o forse proprio perché…) fosse circondato da una famiglia numerosa, vociante e rumorosa. Dov’era con la testa? A cosa pensava? Così ce lo siamo figurato in una fuga improvvisa. Mentre ‘sequestrava’ i servizi del locale; dopo aver sbarrato la porta minaccioso. Nel nostro film – prima di arrendersi – socchiudeva solo l’uscio all’unico figlio (nel mucchio) che prima sembrava comprenderne il tormento. Sempre nel film, il ragazzino gli allungava un gin tonic dopo l’altro consolandolo, riportandolo, sempre più alticcio, poco per volta alla realtà. Ha!… quasi dimenticavo, nella nostra pellicola il corpulento protagonista era un giudice… chissà poi perché. Il prossimo viaggio sarà Londra, e ci sarà di nuovo Alessandro. Forse da un pub multietnico di Brik Lane arriverà un’altra sceneggiatura, se ne varrà la pena avrete lo storyboard in anteprima col prossimo post…


Dedicato a Ryszard Kapuscinski e a tutti i nostri compagni di viaggio


PS. Ho aggiornato guidobarosio.it con i miei ultimi 34 reportage. Li dedico a chi abbia piacere, ancora una volta, di lasciarsi condurre sulle rotte dei miei viaggi



 

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